Negli ultimi anni, il mercato dei distributori automatici di prodotti alimentari ha vissuto una notevole crescita, specialmente in Germania. Qui, l’introduzione di macchine vending per prodotti freschi e a chilometro zero ha trasformato il modo di fare acquisti, a partire soprattutto dal periodo della pandemia. In Italia questo modello di vendita diretta è ancora in fase di sviluppo, seppur con buone prospettive future.
In Germania, i distributori automatici hanno visto un vero e proprio boom, diventando parte della vita quotidiana. Sebbene già in uso in Baviera dal 2005, è stata la pandemia a dare un’ulteriore spinta a questa forma di commercio, grazie alla possibilità di fare acquisti rispettando le regole del distanziamento: macchine posizionate all’esterno, disponibili 24 ore su 24, con prodotti freschi e locali come latte, uova, carne, formaggi, frutta, verdura e persino hamburger pronti e zuppe. La caratteristica distintiva è la produzione locale, che garantisce l’autenticità e la freschezza dei prodotti, proponendo un’alternativa alle lunghe filiere della grande distribuzione.
L’idea è partita dagli agricoltori bavaresi, che nel 2005 hanno iniziato a vendere latte fresco direttamente dai distributori automatici, eliminando così ogni intermediario. Il successo è stato tale che persino i food blogger hanno cominciato a recensire questi prodotti, contribuendo alla popolarità del fenomeno. Ad oggi, la Germania conta oltre 612.900 distributori automatici, con un fatturato di 2,53 miliardi di euro, un settore che impiega circa 15.000 persone (dati della BDV (Bundesverband der Deutschen Vending-Automatenwirtschaft e.V.), l’associazione che rappresenta l’industria dei distributori automatici in Germania.
In Italia, il mercato della distribuzione automatica ha registrato segnali di ripresa. Secondo uno studio condotto da Ipsos per Confida, nel 2022 il settore ha visto un aumento del 10% del fatturato rispetto al 2021, raggiungendo 1,5 miliardi di euro. Tuttavia, questo è ancora lontano dai livelli pre-pandemia, con una contrazione del 16% rispetto al 2019.
In Italia, il pilastro centrale del settore vending rimane il consumo di caffè, rappresentando il 57% delle consumazioni totali, per il resto crescono gli snack e altre tipologie di bevande.
Anche nel nostro Paese, così come già accaduto all’estero, si sta facendo strada una particolare attenzione alla sostenibilità. Progetti come RiVending puntano al recupero e al riciclo dei materiali utilizzati nei distributori, come bicchieri e bottiglie di plastica, un segno di come il settore sia in costante evoluzione.
In Italia, quindi nonostante il consumo vending rimanga fortemente legato a bevande e snack, ci sono le potenzialità per sviluppare il settore soprattutto nel mercato dei prodotti freschi a km zero, in un connubio ideale tra innovazione tecnologica, sostenibilità e valorizzazione delle produzioni locali.