Il settore delle bovine da latte genera circa un terzo del valore economico prodotto dal settore zootecnico italiano, grazie ad una filiera fortemente focalizzata verso prodotti caseari di alta qualità, spesso caratterizzati dal riconoscimento di Denominazione di Origine Protetta (DOP).

Il settore sta da tempo affrontando sfide ad ampio raggio riguardanti la riforma della Politica Agricola Europea, da ultima la strategia Farm-to-Fork, il progressivo aumento dell’importanza della sostenibilità ambientale e del benessere animale nelle scelte dei consumatori e lo sviluppo tecnico e tecnologico all’interno delle stalle stesse, che va di pari passo con l’evoluzione genetica di animali sottoposti a schemi di selezione sempre più efficaci.

In tale contesto, si è osservato un drastico calo nel numero di aziende e di vacche da latte (-40% in 30 anni, a 1.6 milioni di capi), bilanciato però dal contestuale aumento di produttività degli animali, che ha consentito di mantenere grossomodo inalterato negli anni il volume complessivo di produzione del settore nazionale. Tale aumento di produttività appare anche associato al progressivo incremento della presenza di vacche di razza Frisona Italiana, a discapito di altri tipi genetici specializzati o a duplice attitudine.

La crescente richiesta della società verso sistemi di produzione environmental friendly ha stimolato lo sviluppo di metodi di valutazione dell’impatto ambientale associato ai processi produttivi. Oggi, l’analisi di ciclo di vita (Life Cycle Assessment, LCA) è divenuto un metodo standard anche nel settore delle produzioni alimentari. Il metodo LCA, standardizzato a livello ISO (14040-14044 del 2006) si prefigge di analizzare l’impatto ambientale legato a un prodotto lungo tutto il suo ciclo di vita, dalla produzione delle materie prime alla gestione delle problematiche post-consumo. Tale metodo è stato ampiamente utilizzato nell’ultimo decennio per studiare l’impatto legato alla produzione di latte bovino, in primis per quanto riguarda l’emissione di gas climalteranti (anidride carbonica, metano, protossido di azoto), una delle sfide ambientali di primaria importanza. In questo ambito si inserisce lo studio in esame, finalizzato ad analizzare, con un approccio LCA, il trend di emissioni di gas climalteranti negli ultimi trenta anni (1991-2021) associato al settore italiano della produzione di latte bovino, con uno speciale focus sul trend associato alla Frisona Italiana.

I dati annuali riguardanti il numero e peso vivo medio di vacche da latte e di manze, la produzione di latte per vacca/giorno, il contenuto di proteina e grasso nel latte sono stati ottenuti da Eurostat e dal rapporto annuale sull’inventario delle emissioni italiane (NIR) e integrati con il database dei controlli funzionali dell’Associazione Italiana Allevatori circa i dati specifici riguardanti le vacche di Frisona Italiana.

L’ingestione degli animali e il bilancio dell’azoto sono stati calcolati su base annuale tramite i dati presenti nel NIR e specifiche relazioni tra resa in latte e tipologia di razione (indice: energia netta per kg in sostanza secca) ottenute da precedenti analisi LCA del settore italiano bovino da latte. Sulla base di tale inventario, le emissioni legate alle fermentazioni enteriche e alla gestione dei reflui sono state stimate secondo le indicazioni del protocollo dell’International Panel on Climate Change (IPCC) del 2019, mentre le emissioni legate alla produzione della dieta sono state calcolate per il 2019-2021 sulla base delle pubblicazioni sopracitate e poi proiettato negli anni precedenti sulla base della relazione tra resa in latte e tipologia della dieta.

I risultati ottenuti mostrano come, dal 1991 al 2021, l’emissione totale di gas climalteranti del settore primario italiano delle vacche da latte, espressi in termini di CO2-equivalente, è calato del 30%, da 20.4 a 15.5 Mt CO2-eq, mentre il contributo legato alla Frisona Italiana è passato dal 46% al 78%, seguendo il corrispondente aumento della sua presenza nel patrimonio bovino nazionale. Nello stesso periodo, grazie all’aumento della resa in latte per vacca ma anche alla produttività agricola, l’emissione per kg di latte si è ridotta di circa il 40% a circa 1.17 kg CO2-eq (Frisona Italiana: 1.09 kg CO2-eq). La riduzione osservata circa il gap tra settore nazione e Frisona Italiana indica come ulteriori riduzioni nelle emissioni saranno sempre più legate a miglioramenti produttivi legati a tale razza.

Usando una nuova metrica, denominata global warming potential star (GWP*), che tiene conto nella valutazione delle emissioni cumulate in un definito arco temporale e della diversa durata dei gas climalteranti in atmosfera, è emerso come il settore bovino da latte nazionale abbia stabilizzato le sue emissioni intorno al 2015-2017, evidenziando contestualmente un calo delle emissioni di metano e protossido d’azoto di origine animale.

Sebbene la nuova metrica abbia ancora qualche criticità da risolvere, essa mostra come gli interventi di miglioramento produttivo effettuati dal settore primario delle vacche da latte abbiano ottenuto risultati tangibili in termini di riduzione delle emissioni climalteranti e conseguente effetto di riscaldamento dovuto alla sovra-presenza di tali gas rispetto all’era preindustriale.

Inoltre, tali risultati mostrano come si debba considerare in modo specifico anche le emissioni indirette, in primis di anidride carbonica, per mantenere il settore su un percorso di riduzione del suo contributo alla problematica del riscaldamento globale.

La presente nota è una sintesi del seguente articolo scientifico, dove è riportata tutta la letteratura citata: “Thirty years of global warming potential evolution for the Italian dairy cow sector measured by two different metrics” (2024) di M. Berton, G. Bittante, E. Sturaro, L. Gallo. Pubblicato in Italian Journal of Animal Science, vol. 23, no. 1, pp 1002-1017. Doi: 10.1080/1828051X.2024.2373211

 

Autori

Gruppo Editoriale ASPA – Giuseppe Conte, Alberto Stanislao Atzori, Fabio Correddu, Luca Cattaneo, Gabriele Rocchetti, Antonio Natalello, Sara Pegolo, Aristide Maggiolino, Antonella Della Malva, Giulia Gislon, Manuel Scerra.