Introduzione
L’asciutta è un periodo molto delicato dell’allevamento della bovina da latte, dura circa 60 giorni ed è caratterizzata dalla sospensione della mungitura. Durante questa fase si verificano diverse modifiche ormonali, fisiologiche ed anatomiche; risulta quindi fondamentale gestirla al meglio per evitare che la bovina sia sottoposta a forti stress, i quali si potrebbero, poi, ripercuotere negativamente sia sul piano produttivo che su quello riproduttivo. Il seguente articolo illustra i dati preliminari raccolti nell’ambito del Progetto PSR-PEI della Regione Lombardia MAGA (Modelli Aziendali per la Gestione efficiente e sostenibile del periodo di asciutta nella bovina da latte), il quale ha come obiettivo proprio quello di identificare pratiche che permettano di ottimizzare la gestione delle bovine asciutte, in modo da ridurre l’incidenza delle malattie e l’uso degli antibiotici. Durante la prima fase di attività del progetto, è stata condotta un’indagine tramite la diffusione di un questionario con lo scopo di ottenere informazioni riguardo le modalità di gestione delle bovine in asciutta su un numero di aziende che fosse il più ampio possibile.
Risultati
All’indagine hanno aderito 136 allevatori di tutta Italia, con una netta prevalenza delle regioni settentrionali e, in particolar modo, della Lombardia (65% del totale, figura 1). Le province più rappresentate sono Lodi, Cremona e Brescia, con 17, 16 e 14 aziende, rispettivamente.
Le caratteristiche dell’azienda tipo che si possono derivare dai questionari sono:
- mandrie di circa 150-200 capi in lattazione (in media 173 ±209 capi),
- sistema di allevamento intensivo (oltre l’85%),
- produzione media di 32,3 ±4,7 kg/capo giorno.
Per quanto riguarda la gestione del periodo dell’asciutta, è emerso che, in oltre il 90% delle aziende, questo ha una durata compresa tra 45 e 65 giorni, risultato in linea con la durata considerata “standard” di 60 giorni. Dall’analisi dei dati ricavati dai questionari è emerso un importante problema per la gestione dell’asciutta che limita in modo significativo l’efficienza dell’allevamento, ovvero l’elevata produzione di latte alla messa in asciutta. Considerando un valore soglia ottimale di 12,5 kg/capo giorno (Rajala-Schultz et al., 2005), solo un terzo degli allevatori ha dichiarato di avere produzioni medie alla messa in asciutta inferiori a 15 L/capo giorno, mentre il 28% raggiunge o supera i 20 L/capo giorno. Ciò ha importanti ripercussioni sulla salute della mammella e, di conseguenza, sulla carriera produttiva delle bovine. Ne deriva, quindi, l’importanza di trovare soluzioni e tecniche di gestione che limitino tale problematica. In merito alle tipologie di stabulazione per le vacche in asciutta prevale l’uso di lettiera permanente (52%), seguito dalle cuccette (32%). È molto importante in questa fase garantire spazi adeguati e la possibilità di deambulare su superfici che permettano di ridurre le problematiche legate alle zoppie. Inoltre, per garantire una migliore gestione dell’alimentazione sarebbe opportuno prevedere la divisione delle vacche in asciutta in almeno due gruppi, far-off (per i primi 40-30 giorni) e close-up (20-30 giorni prima del parto) (Rapetti, 2020). Dai questionari è emerso che il 50% degli allevamenti mantiene le vacche in asciutta in un unico gruppo, la restante metà invece gestisce due o più gruppi.
Dopo aver valutato le tipologie di stabulazione e la gestione in gruppi, sono state valutate le condizioni ambientali delle stalle dove vengono ospitate le bovine. In particolare, nei questionari è stato chiesto come viene gestito lo stress da caldo. I dati ricavati sono abbastanza confortanti, in quanto il 70% degli allevatori ha dichiarato di utilizzare sistemi di raffrescamento quali ventilatori (45%) o combinazioni di ventilatori e nebulizzatori (24%). Nonostante questo, però, resta ancora una quota importante di allevamenti in cui non è previsto l’uso di nessun sistema di mitigazione dello stress da caldo (30%). Ciò si suppone porti a situazione di stress da caldo delle vacche in asciutta nella stagione estiva. Un altro aspetto rilevante per quanto riguarda la gestione del periodo di asciutta è l’utilizzo degli antibiotici. Dai questionari risulta che il 38% degli allevatori tratta solo alcuni animali effettuando quindi l’asciutta selettiva, il 9% non utilizza antibiotici alla messa in asciutta, mentre ben il 53% somministra antibiotici a tutti gli animali. Quest’ultimo valore in particolare porta a considerare che ancora in un elevato numero di allevamenti si utilizzano antibiotici in modo indiscriminato, andando ad aumentare i rischi di insorgenza di antimicrobico resistenza, oltre al fatto che ciò implica un costo che in alcuni casi può rivelarsi inutile. Infatti, la scelta dell’asciutta selettiva può essere un’importante decisione che permette di individuare e trattare solo gli animali che hanno realmente bisogno di essere curati, riducendo notevolmente l’uso di antibiotici.
L’indagine svolta tramite i questionari ha permesso di creare un quadro dettagliato delle principali modalità di gestione del periodo di asciutta. Inoltre, è stato possibile evidenziare alcuni punti critici quali la produzione alla messa in asciutta, l’uso di sistemi di raffrescamento e la somministrazione di antibiotici. Per il proseguo del progetto sarà dunque importante agire su tali aspetti al fine di migliorare le performances produttive e riproduttive delle bovine, aumentando così l’efficienza degli allevamenti.