Ismea, Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, ha condiviso in questi giorni un’analisi approfondita sulle tendenze di mercato della carne bovina nel 2023, esaminando l’andamento dell’intera filiera, a partire dai produttori per giungere al carrello dei consumatori.

La filiera carne in Italia

L’Italia risulta essere il quarto produttore europeo di carne bovina dopo Francia, Germania e Spagna. Nel 2023 il valore della filiera nella fase agricola si attesta attorno ai 3,8 miliardi di €, mentre il fatturato della fase industriale sfiora i 6,3 miliardi di €. Sono state prodotte circa 671mila tonnellate di carne con un consumo medio annuo pro capite di 16,1 kg, e un numero di capi allevati in aziende specializzate per la produzione carne pari a circa 2,33 milioni (dei quali oltre il 40% in Veneto e Piemonte).

Analizzando i numeri che hanno caratterizzato il settore negli ultimi cinque anni (2019 – 2023), appare evidente la generale contrazione in termini strutturali di offerta e di domanda. Il numero di aziende specializzate per la produzione di carne è, infatti, diminuito di 15.427 unità rispetto al 2019, e ad oggi risultano essere 84.682 unità registrate in Banca Dati Nazionale, così come i capi bovini totali che sono passati da 5,56 milioni del 2019 a 5,4 milioni del 2023, sebbene per quelli ad indirizzo carne la flessione sia stata decisamente inferiore, passando da 2,4 milioni del 2019 a 2,3 milioni del 2023.

L’offerta è passata da 759.000 tonnellate del 2019 a 671.000 tonnellate del 2023, con una variazione percentuale sul fatturato dell’industria alimentare del – 1% (ovvero il peso dell’offerta di carne bovina sul fatturato dell’industria alimentare passa da 4,2% nel 2019 a 3,2% nel 2023). Per quel che riguarda invece la domanda, il consumo apparente pro-capite risulta scendere, in cinque anni, di 1,1 kg, passando da 17,2 kg del 2019 a 16,1 kg del 2023.

Ciò che colpisce maggiormente, però, è il brusco calo del tasso di autoapprovvigionamento, che nel 2023 tocca i livelli più bassi dell’ultimo decennio attestandosi a 40,3% e confermando un alto livello deficitario, che colloca il settore tra i meno autosufficienti. Il saldo della bilancia commerciale è tra i più negativi tra le filiere (tra bovini vivi e carni nel 2023 il saldo è in passivo di -3,3 miliardi di euro).

Fonte: Ismea

Questa forte dipendenza dall’estero impatta fortemente sui costi di produzione che, ad esempio, in un allevamento a ciclo aperto, sono rappresentati dall’acquisto del ristallo (63%) e dall’alimentazione (23%), entrambe variabili per le quali il nostro Paese non è indipendente.

Fonte: Ismea

La realtà produttiva della nostra nazione

Come sopra riportato, il numero di capi bovini da carne sul territorio nazionale, registrato in BDN al 31 dicembre 2023, risulta essere pari a circa 2,3 milioni di soggetti, dei quali più della metà si trovano nel nord del Paese, e più precisamente in Piemonte (20%), Veneto (20%) e Lombardia (14%).

Molto interessante è il dettaglio fornito circa le razze allevate: solo un quarto del totale appartiene, infatti, a razze autoctone da carne, e tra queste svetta la Piemontese che, con un valore del 14%, affianca in cima alla classifica la francese Limousine. Segue con il 10% l’altra razza d’oltralpe Charolaise, con grande stacco verso tutte le altre che detengono quota che oscilla tra l’1% (Sarda, Romagnola e Maremmana) e il 3% (Chianina e Marchigiana).

Le tipologie produttive più diffuse sono vitello (incidenza su offerta di carne bovina pari a 12%), vitellone leggero (incidenza su offerta di carne bovina pari a 11-13%) e pesante intensivo  (incidenza su offerta di carne bovina pari a 44-48%), e vitellone estensivo (incidenza su offerta di carne bovina pari a 14-18%). La prima è diffusa soprattutto in Lombardia e Veneto, la seconda in Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna, mentre la terza nell’Appenino centro-meridionale e nelle Isole. Il ciclo chiuso è concentrato in Piemonte dove si alleva la razza autoctona Piemontese e Sicilia e Sardegna dove si allevano razze francesi vocate alla produzione carne. Per quel che riguarda la composizione e le variazioni dell’offerta nazionale si evidenzia una flessione della produzione nel 2023, dovuto soprattutto al minor contributo della categoria dei capi adulti (-17% le vacche che pesano per il 20% sull’offerta e -14% dei vitelloni maschi che pesano per il 40% sull’offerta). Rispetto ai prezzi di mercato la carne di vitellone viene attualmente retribuita all’allevatore 3,12 €/Kg peso vivo, che all’ingrosso diventa 6,70 €/Kg peso morto e al dettaglio 15,51 €/Kg.  

Scambi con l’estero 

Anche nel 2023 l’aumento generale dei prezzi ha comportato un incremento per le importazioni sia di animali vivi (33%) che di carne fresca (3%). Le nostre  importazioni di carni sono costituite prevalentemente da quelle fresche (78%), seguite dalle congelate (15%). Solo il 7% delle importazioni riguarda frattaglie e preparazioni. Nel 2023 le importazioni di carni bovine fresche e congelate sono aumentate nel complesso del 4,5% (+15% le congelate e +2,6% le fresche).

I principali fornitori si confermano Polonia e Francia, detentori rispettivamente del 22% e del 15% delle carni in entrata, cui seguono Paesi Bassi e Spagna con 13% e 12%. Aumentano anche le importazioni dalla Germania che si attesta quinto Paese tra i nostri fornitori. Per quel che concerne i capi vivi, le maggiori categorie da noi importate sono costituite soprattutto da bovini da allevamento (76%), ed in particolare broutard (46%) e giovenche (19%), ed il maggior fornitore resta la Francia con l’ 85% di quota di mercato. Nel 2023 questa attività ha registrato un calo dell’8%.

Scenario europeo

A livello europeo si registra un progressivo calo della produzione di carne, come evidenziato in un report recentemente diffuso diffuso dalla Commissione europea, DG Agricoltura e Sviluppo Rurale (disponibile QUI). Nel 2023 i quantitativi si sono attestati attorno ai 6,37 milioni di tonnellate, in flessione rispetto all’anno precedente (-0,3%), soprattutto per quel che concerne l’apporto di Italia, Portogallo Polonia e Francia, mentre aumentano Olanda e Germania.

L’Italia dopo l’uscita del Regno Unito diventa quarto produttore europeo di carni bovine con una quota del 11%. Nel primo semestre 2024 il prezzo medio europeo per la carne bovina (A/C/Z- R3) è in flessione del 1,2% rispetto al primo semestre 2023. Il prezzo medio per 100 Kg di carne bovina classificata A/C/Z R3 a giugno è di 505,5 €, superiore dello 0,5% a quello di giugno 2023 ma +23% rispetto alla media 2019-2021, cosa che rende parte della carne estera meno competitiva sul mercato italiano. La produzione di carne bovina dell’UE dovrebbe diminuire ulteriormente nel 2024, con una previsione di -2,3%, principalmente a causa di un continuo adeguamento strutturale nel settore bovino e lattiero-caseario. Contemporaneamente, nel 2024, il Brasile potrebbe avere il potenziale per aumentare le esportazioni verso l’UE  e le importazioni dell’UE stessa potrebbero crescere del 2%.

Domanda domestica e abitudini dei consumatori

La spesa per le carni pesa l’11% sullo scontrino medio annuo. In volume le carni bovine rappresentano circa un terzo sull’offerta di carni fresche (30%) con volumi inferiori alle avicole ma superiori alle suine. In valore le carni bovine dominano su tutte le altre pesando per il 40%. Nel 2023 i volumi di carne bovina acquistati sono risultati superiori a quelli del 2022 (+0,9%), la spesa continua a salire gradualmente di anno in anno, accumulando in 5 anni un incremento del 19,8%. Il bovino adulto è la referenza che nel lungo periodo ha perso più quote, sostituita con carne di scottona che, pur rappresentando solo il 10% del mercato, in 5 anni è cresciuta del 16%.

Fonte: Ismea

In termini di valore le carni bovine risultano al primo posto tra tutte. Il prezzo unitario più elevato rispetto alle altre ne determina in alcuni casi il livello di consumo, non a caso nel 2022 sono state le prime a subire una contrazione dei consumi per l’effetto del calo del potere di acquisto dei consumatori. Per approfondire questi aspetti rimandiamo al nostro articolo “Crollano gli acquisti di latte fresco (-7,4%) e carne bovina (-5,3%): ecco i dati Ismea relativi al primo trimestre 2024” che analizza i dati dell’Osservatorio sui consumi alimentari Ismea-NielsenIQ in tema di consumi alimentari nelle famiglie per il primo trimestre 2024.

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