La sostenibilità dell’agricoltura è la tematica principale nel dibattito odierno per chiunque lavori in questo settore.

Da un lato le pressioni per i costi dell’energia, la scarsità delle materie prime, le nuove normative europee, dall’altro una richiesta di prodotti sostenibili da parte dei consumatori, che vogliono anche avere chiarezza e trasparenza nella comunicazione.

È in questo contesto che è stata organizzata una giornata di presentazione dello schema di certificazione di sostenibilità “Certification’s ESG-SDGs Rating:2021” delle aziende da latte, svoltasi presso l’azienda Ponte Ghiotto, di Modena, realtà all’avanguardia nel consorzio del Parmigiano Reggiano.

I relatori si sono alternati nel presentare lo schema di certificazione – con i suoi requisiti e i suoi benefici verso i consumatori e le istituzioni finanziarie -, le tecniche a disposizione di agricoltori e allevatori per mitigare il proprio impatto su clima e ambiente, e i risultati zootecnici che queste tecniche possono portare, perché non esiste sostenibilità se non c’è un beneficio economico per chi compie queste scelte.

Presenti all’evento circa 40 allevatori del distretto, intervenuti con interesse per valutare la certificazione di sostenibilità come un mezzo per distinguersi, per avere un vantaggio sui propri competitors e per poter valorizzare la propria immagine nei confronti dell’opinione pubblica.

Lo schema di certificazione

L’ing. Angelo Freni, fondatore dell’agenzia di certificazione Certification Milano, ha spiegato ai presenti in cosa consiste lo schema di certificazione “Certification’s ESG-SDGs Rating:2021”.

Come evoluzione di quanto già raccontato in questa rubrica, lo schema propone una robusta valutazione dell’allineamento delle aziende agricole ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (UN SDGs), secondo i rigorosi e internazionalmente riconosciuti standard ISO. L’azienda agricola può quindi ricevere un rating ESG, il passaporto di sostenibilità per l’accesso al credito.

È infatti in base a questo rating che le banche e gli altri istituti di credito hanno il mandato di valutare se un’azienda è sostenibile potendo offrire tassi più vantaggiosi, oppure, se non lo è, potenzialmente revocando i finanziamenti.

Le tecnologie SOP per migliorare l’impatto ambientale delle aziende da latte

Le aziende agricole, come ogni attività umana, hanno un impatto sull’ambiente ma, a differenza di altre attività come industria e servizi, vivono di ambiente. Esse hanno da un lato il maggior potenziale per poterlo conservare e migliorare, e dall’altro sono le prime attività a subire gli effetti di un clima che cambia.

L’ing. Daniele Aspesi, Sustainability Expert Certificato, ha quindi spiegato quali possono essere le tecniche e tecnologie ad oggi disponibili, ed economicamente sostenibili, che le aziende da latte possono impiegare per adattarsi al cambiamento climatico e mitigare i propri effetti su clima e ambiente in generale.

Si è visto come le aziende da latte, grande esempio virtuoso di economia circolare, già adottino comportamenti che le allineano ad alcuni SDGs. Le minime lavorazioni del terreno, il recupero delle acque di raffreddamento dei tank del latte, la corretta gestione dei liquami, sono solo alcuni degli esempi che vengono presi in considerazione e valorizzati nell’ambito di questo schema di certificazione.

Le soluzioni SOP, tutte validate scientificamente, permettono alle aziende agricole di fare un passo in più nel migliorare il proprio rating ESG, intervenendo nella mitigazione dell’impatto climalterante delle proprie attività, aspetto che ha un peso importante nella valutazione complessiva della sostenibilità:

  • nei campi, permettendo di ridurre fin da subito di almeno il 30% l’utilizzo di concimazione chimica azotata e le conseguenti emissioni di protossido di azoto a parità di produzione (Maris et al, Agronomy 2021);
  • in stalla, permettendo di ottimizzare la produttività degli animali e riducendo allo stesso tempo odori, ammoniaca ed emissioni enteriche di metano (oltre il 20%) e di anidride carbonica (oltre il 18%) (Ross et al, Sustainability, 2020);
  • nei liquami, mantenendoli fluidi, migliorando il loro valore agronomico e riducendo le emissioni di odori, ammoniaca (oltre il 90%) e gas serra (fino a oltre il 90%) (Borgonovo et al, Sustainability, 2019; Peterson et al, Sustainability, 2020).

Il quadro economico e normativo

Il dottor Gioacchino Quarta, responsabile tecnico settore ruminanti di SOP, ha riassunto il quadro economico e normativo in cui gli allevatori si trovano a muovere i propri passi.

Il mercato ha mostrato come il 2022 stia dando segni molto positivi per il consorzio del Parmigiano Reggiano e i suoi produttori, con volumi di produzione in crescita ai massimi storici e con la ripresa del valore dopo il tonfo del 2020.

Il dottor Quarta poi sottolinea come il settore dovrà evolvere verso una maggiore sostenibilità, spinto dalle richieste dei consumatori, sempre più attenti, e dal quadro normativo in evoluzione.

Non va dimenticato che, a livello globale, la popolazione sta crescendo ed è sempre stato, e sarà sempre, compito degli agricoltori e degli allevatori produrre cibo per sfamare i quasi 9 miliardi di esseri umani che abiteranno il nostro pianeta nei prossimi 20 anni.

L’esempio dell’azienda agricola Fava

L’incontro è proseguito quindi con la presentazione dei risultati produttivi ottenuti dall’azienda agricola Fava di Meletole (RE), la prima azienda da latte nel consorzio del Parmigiano Reggiano ad ottenere la certificazione di sostenibilità con un ottimo rating ESG.

L’azienda agricola Fava ha scelto SOP come partner per migliorare la produttività in azienda e ridurre il proprio impatto sull’ambiente e sul clima.

I risultati produttivi, raccontati dal signor Fava in persona, insieme con la dottoressa Emanuela Sorgia, nota buiatra nazionale e veterinaria dell’Azienda Fava, e il dottor Quarta, hanno mostrato come la sinergia tra le soluzioni SOP e il management aziendale abbia portato un miglioramento della produzione, sia a livello quantitativo che qualitativo.

Parlando di Parmigiano Reggiano, è di particolare rilevanza notare l’incremento di caseina, che può avere risvolti positivi importanti per la caseificazione e, quindi, per la redditività della filiera: secondo il modello proposto da Summer, infatti, il miglioramento ottenuto dall’azienda Fava porterebbe, in un caseificio con 10 caldaie, ad un aumento di produzione di oltre 40 forme di Parmigiano all’anno.

I dati hanno mostrato come questo incremento di produzione di latte registrato dall’azienda Fava sia avvenuto anche grazie a un miglioramento generale del benessere degli animali, testimoniato dal livello di cellule somatiche in calo rispetto ai periodi precedenti.

Il successo di questo evento, dimostrato dalla partecipazione interessata degli allevatori in sala, testimonia come tutti gli attori della filiera lattiero casearia, dai produttori ai consumatori, siano pronti per effettuare quella svolta verso una maggiore e vera sostenibilità ambientale, sociale ed economica, l’unico futuro possibile per questo settore.