Nella splendida cornice della Valtellina, tra le Alpi e il lago di Como, sorge l’azienda agrituristica “La Fiorida”, una realtà piuttosto unica nel suo genere in Italia ed in Europa, di notevole interesse per la sua gestione e per l’alto livello di tecnologia introdotta, che abbiamo voluto scoprire con il supporto di Viola Vanini, figlia del fondatore Plinio, presidente dell’azienda.
Di fronte alla mia richiesta iniziale di qualche dettaglio sulla storia dell’azienda, il racconto di Viola inizia con una bellissima frase:
«La Fiorida nasce dal sogno di Plinio Vanini di allevare animali e trasformare le loro produzioni per venderle direttamente sul posto».
«Intorno ai 17 anni – prosegue – la perdita del padre costringe però il giovane Plinio, a dedicarsi ad un settore completamente diverso e prendere in mano la gestione della concessionaria auto di famiglia avviata a Morbegno. La passione resta comunque nel cuore, e così un giorno decide di recarsi ad un’asta di bestiame ed acquista una vacca di razza bruna, inizialmente ospitata nell’azienda di un amico. Quando nasce il primo vitello, si rende necessario spostare l’animale e si decide di prendere in affitto di una piccola stalla, a Sacco, in Valgerola. Presto da una le vacche diventano quattro ed inizia a prendere forma il sogno: ogni mattina Plinio munge i suoi animali e si dedica alla caseificazione prima di andare in concessionaria».
Il numero di animali continua a crescere e si rende necessario il trasferimento in una stalla più grande così come l’ausilio di personale per la gestione delle attività quotidiane. Nel frattempo, nasce anche Viola, che, con la stessa passione e determinazione del papà, appena può corre dai suoi animali. Dunque, viene affittata una stalla più grande, a Traona, e le vacche arrivano ad essere quaranta. Qui si avvia anche la parte commerciale della vendita dei propri prodotti, da sempre considerata imprescindibile dall’allevamento. Vedendo che Viola cresceva e con lei la passione per questo mondo, arriva la decisione di costruire una stalla di proprietà, e dopo qualche anno di ricerca vengono acquistati i terreni e sviluppato il progetto “La Fiorida”, cresciuto pian piano negli anni ma ben chiaro sin dall’inizio al suo fondatore.
Chiedo a questo punto a Viola di ripercorrere velocemente insieme le tappe di questo percorso iniziato nel 2001.
«Le nostre ricerche sono state minuziose e prolungate nel tempo, ci siamo rivolti ad esperti di diverse aree tematiche attinenti all’allevamento e alle attività annesse. Nel 2001 è iniziata la costruzione della stalla, terminata nel 2002, mentre il caseificio è inizialmente rimasto a Traona dove portavamo il latte con la cisterna. Pian piano abbiamo costruito fienile, porcilaia, stalla per le capre (introdotte per diversificare un po’ l’offerta dei prodotti lattiero-caseari n.d.r.), caseificio, macello e spaccio aziendale, per arrivare poi nel 2009 alla parte dell’ospitalità con ventinove camere, quattro sale ristorante, la SPA e i giardini che fanno da contorno. Dunque, quello che era il sogno di un bambino inizia a diventare realtà, spingendosi appunto oltre la vendita, per arrivare alla trasformazione, nella cucina del ristorante, dei prodotti aziendali in piatti da degustare. La ristorazione aggiunge nuove sfide, e nel 2016 al ristorante viene assegnata una stella Michelin, cosa che rende unico questo agriturismo in tutta Europa! Una delle quattro sale viene pertanto dedicata al ristorante stellato, cui viene dato il nome “la Preséf”, ovvero la mangiatoia. Le altre tre restano dedicate al ristorante “Quattro Stagioni” che mantiene una cucina più tradizionale. La particolarità della nostra organizzazione è che si tratta delle stesse materie prime, degli stessi prodotti, gli stessi chef e della stessa unica cucina, ciò che cambia sono semplicemente le modalità di preparazione dei piatti. Nel 2021 un nuovo riconoscimento giunge dalla Guida Michelin che, accanto alla riconferma della ‘Stella Rossa’, attribuisce anche la ‘Stella Verde’, con cui dal 2020 sono identificati i ristoranti all’avanguardia nel campo della sostenibilità, che lavorano con produttori e fornitori ‘sostenibili’ per evitare sprechi e azzerare l’impronta della loro filiera, rapportandosi in modo etico e inclusivo con i produttori locali. Praticamente un riconoscimento di quella che è sempre stata la filosofia de La Fiorida».
Effettivamente, dal racconto di Viola emerge in ogni parola il forte legame che la sua azienda ha con il territorio in senso lato, non solo inteso come produzioni, ma anche come persone che lo vivono e ci lavorano. Dopo esserci persi in questa storia che ha un po’ il sapore della favola, ci concentriamo adesso sugli aspetti tecnici della gestione della mandria. Viola, nel frattempo, si è infatti laureata in biotecnologie veterinarie e ha intrapreso gli studi in veterinaria, e dal 2015 inizia con papà Plinio uno studio su come realizzare una nuova struttura che ospiti gli animali secondo i più elevati standard di benessere ed innovazione disponibili sul mercato. Si avvalgono di un gruppo di esperti con cui valutare gli aspetti strutturali e gestionali, ed iniziano a viaggiare in Europa, America ed Israele per confrontarsi e vedere le realtà più all’avanguardia del momento. Nel maggio del 2022, dopo qualche ritardo legato alla pandemia, viene inaugurata la nuova stalla.
Lascio la parola a Viola per raccontarcela, chiedendole di soffermarsi sulle principali innovazioni che hanno voluto introdurre.
«Partendo dalla struttura abbiamo puntato sugli spazi realizzando un capannone in legno di 6.250 mq che garantisce agli animali quasi 21 mq a capo, circa tre volte rispetto alla stalla vecchia. Abbiamo voluto le pareti aperte per ridurre le infezioni e sfruttare il più possibile il vento, molto presente nella nostra zona. Sono state predisposte delle tende dotate di un sistema di autoregolazione, che in base al vento, alla temperatura e all’umidità esterna prevedono tre livelli di apertura: totalmente chiuse, totalmente aperte e con apertura a metà. Questo sistema permette quindi di controllare molto bene il microclima della stalla garantendo parametri ambientali idonei agli animali tutto l’anno. Sulla scelta della lettiera abbiamo preso in considerazione due tipologie: compost barn o sabbia, e dopo aver valutato pro e contro di entrambi, abbiamo scelto la sabbia per le sue caratteristiche intrinseche. Questa è infatti un materiale completamente inerte che mette al riparto dalla diffusione delle principali infezioni. Certamente richiede una pulizia accurata e una attenta gestione che realizziamo in questo modo: per le deiezioni solide utilizziamo un apposito macchinario, adoperato nelle aziende olandesi, che setaccia la sabbia e le raccoglie in uno scomparto, mentre il liquido percola sul fondo della lettiera dove c’è una rete di tubi con una membrana che permette l’assorbimento dell’urina senza passaggio della sabbia, e la convoglia nelle vasche di raccolta.
La ventilazione gioca un ruolo chiave nel mantenere la sabbia asciutta, per questo, oltre a sfruttare al massimo il vento, abbiamo installato circa una trentina di elicotteri che si attivano al bisogno, e garantiscono anche un opportuno raffrescamento agli animali nel periodo caldo. Con la sabbia la stagione più difficile è l’inverno per l’elevata umidità, ma con una gestione molto precisa il risultato è davvero soddisfacente, come dimostra la riduzione che abbiamo avuto nell’uso di antibiotici per mastiti e zoppie. Un altro accorgimento che abbiamo introdotto a livello strutturale riguarda l’installazione sul tetto di diversi abbaini, posizionati in base al percorso del sole nelle diverse stagioni, cosa che permette di sfruttare in inverno il calore naturale per asciugare la lettiera e in estate di migliorare il ricircolo dell’aria.»
Dunque, a livello strutturale sono davvero molteplici gli aspetti che avete considerato per garantire il benessere e allo stesso tempo la sostenibilità delle produzioni aziendali. Ma per quanto riguarda le attrezzature, quali innovazioni avete introdotto?
«Abbiamo scelto di automatizzare tutte le operazioni possibili, partendo innanzitutto dalla mungitura. Abbiamo installato due robot Lely Astronaut A5, essendoci 120 animali in lattazione e non avendo alcuna intenzione di aumentare il loro numero. Il passaggio a questo nuovo sistema devo ammettere che è stato faticoso ed impegnativo, sicuramente ha inciso molto il fatto che l’introduzione della nuova modalità di mungitura ha coinciso con tutta un’altra serie di cambiamenti: struttura, lettiera, modalità di somministrazione dell’alimentazione, ma adesso che le vacche si sono ambientate posso affermare che ci troviamo davvero molto bene. Le vacche appena partorite vengono munte per la prima volta all’interno delle due sale parto disponibili, che sono dei box senza sabbia con pavimento in gomma lavabile e disinfettabile su cui mettiamo paglia per il comfort. Questo viene fatto per assicurare un’immediata somministrazione di colostro al vitello; dalla seconda mungitura vanno al robot. A proposito di colostro, procediamo abitualmente al controllo con refrattometro e abbiamo la banca del colostro interna.
Altra importante innovazione è stata l’acquisto del robot di miscelazione e alimentazione Lely Vector, nato dall’idea che le vacche al pascolo mangiano sempre fresco, e quindi avere a disposizione anche in stalla poco alimento sempre fresco le avrebbe fatte stare meglio. Il robot ha delle razioni fissate per i vari gruppi presenti all’interno della stalla (lattazione, vitelle, manze, vacche asciutte) fatte in continuo durante la giornata in base alla soglia di alimento che viene rilevata in mangiatoia.
Infatti, quando passa davanti a un gruppo in cui l’alimento è sotto la soglia che gli abbiamo impostato, una volta tornato a casa, inizia a preparare la razione adatta per quel gruppo. Nella cucina del robot vengono prelevate le materie prime necessarie per la preparazione dei vari unifeed: fieno per le vacche in lattazione, fieno per le vacche asciutte, paglia, erba medica, insilato di mais (fieni e mais sono di produzione aziendale n.d.r.). Oltre agli ingredienti della cucina, ci sono anche quattro silos con i vari pellet necessari per le diverse razioni. Siamo molto soddisfatti di questa scelta, il robot passa fino a diciassette volte nelle ventiquattro ore nel gruppo delle vacche da latte, gli animali sono più invogliati a mangiare, non si bloccano e producono anche di più, supportati anche dal molto spazio che li dispensa dalla competizione in mangiatoia. Unica criticità emersa è stata la necessità di acquistare un macchinario per fare un pretaglio in quanto il robot lo prepara molto lungo e gli animali sceglierebbero lasciando molto scarto».
Le parole di Viola lasciano trapelare la soddisfazione delle scelte fatte, soprattutto per il riscontro tangibile di miglioramento del benessere delle loro vacche che oggi si presentano decisamente più tranquille e con molte meno problematiche sanitarie. Parlando un po’ di questi aspetti le chiedo se è d’accordo nel condividere con i nostri lettori qualche dato produttivo o riproduttivo che consenta di quantificare il cambiamento apportato.
Di seguito i dati estrapolati dall’applicativo SiAll confrontati a distanza di un anno (estrazione al 9 maggio 2022 vs 9 maggio 2023):
PARAMETRO RIPRODUTTIVO | 9 MAGGIO 2022 | 9 MAGGIO 2023 |
---|---|---|
% vacche gravide | 41,5 | 48,9 |
Periodo Medio Parto - Concepimento (gg) | 174 | 130 |
N. Inseminazioni Per Gravidanza | 4,0 | 3,2 |
Tasso Di Concepimento Al Primo Servizio | 36,8 | 22,0 |
Non Gravide a 150 gg | 12,8 | 6,1 |
Fonte A.I.A. (SiAll CF) |
Fonte A.I.A. (SiAll CF)
Anno 2022
Fonte: A.I.A. (SiAll CF)
Anno 2023
Fonte: A.I.A. (SiAll CF)
Come ricordato all’inizio, la visione di Plinio è sempre stata quella gestire l’intera filiera, dalla produzione alla vendita al consumatore finale, e sin dalla prima stalla in affitto la caseificazione è stata portata avanti negli anni con grande orgoglio e soddisfazione. L’azienda alleva da sempre bovine Brune proprio per l’elevata qualità che contraddistingue il latte di questa razza e per il legame con il territorio e le produzioni, prima tra tutte il Valtellina Casera DOP, riconoscibile con il codice 084.
A tal proposito, Viola, ci daresti qualche notizia in più anche sulle attività di trasformazione che avvengono a La Fiorida?
«Il latte, dopo la mungitura delle vacche, viene stoccato in un locale apposito all’interno della struttura della stalla nuova dove sono presenti due tank da 50 quintali che lo mantengono alla temperatura di 4°C fino a quando il casaro lo richiama in caseificio per le lavorazioni attraverso un lattodotto sotterraneo. Viene lavorato anche latte caprino proveniente dalle 80 Camosciate delle Alpi introdotte circa quindici anni fa per diversificare un po’ l’offerta rivolta ai consumatori. All’interno del nostro caseificio sono presenti due caldaie di rame e lo spazio di lavorazione è caratterizzato da un’ampia vetrata che permette l’osservazione della trasformazione ai visitatori. Abbiamo svariate tipologie di formaggi vaccini e caprini. Con il latte bovino, oltre al Casera, facciamo anche delle paste filate (mozzarella e burrata), dei semistagionati, panna, ricotta e yogurt e siamo soci del Consorzio Disolabruna®.
Il latte caprino lo utilizziamo invece soprattutto per prodotti freschi e yogurt, ma facciamo anche uno stagionato molto interessate che vendiamo nel periodo tra ottobre e febbraio quando le capre sono in asciutta. Disponiamo poi di un macello aziendale dove lavoriamo carne e salumi sempre del nostro allevamento, abbiamo infatti anche 300 maiali cui viene destinato il siero delle lavorazioni, sempre nell’ottica della sostenibilità e dell’economia circolare.»
Ci sarebbero ancora diverse cose da raccontare, come ad esempio che l’85% del fabbisogno energetico dell’azienda è autoprodotto attraverso i pannelli solari e la caldaia a biomassa alimentata a cippato, con la quale, tra l’altro, si riscalda l’acqua dell’abbeverata in inverno per mantenerla sempre ad una temperatura consona anche quando fa freddo. Non potendomi però dilungare ulteriormente, concludo la descrizione di questa realtà davvero multifunzionale a 360° anticipandovi che il prossimo obiettivo in cantiere è la realizzazione dell’impianto di biogas!
Per chi volesse approfondire la conoscenza de La Fioridia e dei servizi offerti è possibile visitare il suo sito cliccando QUI!