Oggi la ricerca si pone come obiettivo, nei ruminanti come nei monogastrici, l’aumento dell’efficienza di utilizzo delle proteine della dieta. Recenti ricerche hanno dimostrato quanto l’efficienza di utilizzo delle proteine apportate nella dieta, soprattutto se ben bilanciata per gli aminoacidi, sia cruciale al corretto mantenimento dello stato di salute, dell’immunità e della riproduzione della bovina da latte. Questo ci dimostra che una bovina deve essere sana per poter produrre in modo sostenibile.

L’INRA (Istituto Nazionale Francese di Ricerca in Agricoltura) è un pioniere della nutrizione aminoacidica nei bovini da latte, avendo pubblicato le sue prime raccomandazioni per la metionina (Met) e la lisina (Lys) nel 1992 (Rulquin, 1992; Rulquin et al., 1993a; Rulquin et al., 1993b). Nel 2001, Rulquin ha confermato le sue prime raccomandazioni per la Met e Lys digeribile e ne ha fornite di nuove per altri aminoacidi essenziali, come l’Istidina (His), la Leucina (Leu), la Fenilalanina (Phe) e la Treonina (Thr). Qualsiasi ricerca scientifica su obiettivi di nutrizione proteica, nel ruminante come nel monogastrico, studia l’aumento dell’efficienza di utilizzo delle proteine. La nutrizione aminoacidica è stata utilizzata principalmente come strumento per aumentare il contenuto di proteine del latte e la resa di caseificazione. Questo oggi è ancor più importante dove si adotti un sistema di riconoscimento del prezzo del latte in relazione al suo contenuto in grasso e in proteine. Ripercorrendo la storia dei prezzi dei mercati delle materie prime, l’anno 2008 è stato fondamentale per il significativo aumento dei prezzi delle fonti proteiche. Questa nuova situazione, che aveva aumentato il costo della dieta del 15%, aveva portato a focalizzare l’attenzione su un aspetto originale della nutrizione proteica, ovvero la possibilità di migliorare l’efficienza dell’utilizzo delle proteine al fine di mantenere un margine rispetto al costo degli alimenti zootecnici e dunque ottimizzare l’utilizzo delle risorse impiegate.

L’ampio lavoro di Rulquin, combinato con molte prove sul campo, ci ha dato una comprensione più profonda e più accurata della nutrizione aminoacidica dei ruminanti. Questo ci permette di fare di più e meglio con meno, come i nutrizionisti già fanno con i monogastrici da più di 30 anni. Anche se l’efficienza di utilizzo delle proteine è indubbiamente importante, recenti ricerche hanno dimostrato l’impatto cruciale di una dieta bilanciata per gli aminoacidi sullo stato di salute, sull’immunità e sulla riproduzione (Zheng Zhou et al., 2016; Zheng Zhou et al., 2017; Osorio et al.,2013;).

Sistema INRA: da un sistema lineare al sistema dinamico SYSTALI

I fondamenti dell’attuale sistema INRA sono validi da quasi 40 anni e, nonostante alcuni aggiustamenti marginali nel 1988, il quadro generale rimane lo stesso: il fabbisogno e l’offerta espressi in UFL (energia per la lattazione) per l’energia e in PDI (proteine digeribili intestinali) per le proteine.

Per quanto riguarda la nutrizione proteica, che è l’obiettivo principale di questo testo, l’attuale sistema INRA è lineare e additivo (Jarrige, 1988). L’INRA sta lavorando attivamente al suo nuovo sistema SYSTALI, pubblicato nel 2018.

INRA, Sistema classico

Apporto in PDI nel sistema INRA:

Il sistema INRA considera due fonti di proteine digeribili nell’intestino: la proteina microbica ruminale (PDIM) e la proteina del by-pass derivante dalla frazione indegradata degli alimenti (PDIA). La somma dei valori PDIM e PDIA dà il valore in PDI per un singolo ingrediente o una razione.

Il valore PDIM è determinato dal fattore che limita maggiormente la crescita microbica: energia (E) o azoto (N). Questo dà un valore di PDIME per ogni materia prima (la crescita microbica è limitata dall’energia) e dipende dalla materia organica fermentata nel rumine, o un valore di PDIMN (la crescita microbica è limitata dalla proteina degradabile, calcolata con la degradabilità teorica misurata con il metodo “in sacco” per un tasso di passaggio della proteina del 6%/ora (DT6) (Ørskov e McDonald, 1979)).

Il valore PDIA di ogni materia prima viene calcolato con la proteina non degradabile nel rumine (1 – DT6).

Quindi, il valore finale per il PDI è la più piccola differenza tra PDIE (PDIME+PDIA) e PDIN (PDIMN+PDIA). L’obiettivo della formulazione è quello di ottenere una dieta equilibrata per il PDIN e il PDIE, con un valore preferibilmente più alto per il PDIN rispetto al PDIE, al fine di fornire teoricamente abbastanza azoto per la crescita microbica.

Il limite di concentrarsi solo sull’equilibrio tra PDIN e PDIE in una dieta è che non consideriamo la quantità totale di azoto e di energia disponibile per il rumine. Fare questo può risultare inadeguato, con il risultato di una funzione non ottimale del rumine o di un eccesso di azoto ed energia. Poiché la sintesi microbica del rumine è limitata, e non è proporzionale alla produzione di latte, è importante considerare la proporzione di PDIA per quanto riguarda l’apporto totale di PDI, con un livello più alto di PDIA per le vacche a più alta resa, mantenendo abbastanza nutrienti per i microbi del rumine.

In secondo luogo, prendendo l’ipotesi di un tasso di passaggio teorico del 6%/ora per qualsiasi ingrediente, l’INRA ha proposto uno strumento molto semplice per la formulazione dei mangimi e delle diete. Tuttavia, questo riflette la realtà solo per una vacca media alimentata con una dieta media a base di foraggio.

È ormai noto che il tasso di passaggio dipende dal tipo di ingrediente (ad esempio foraggio vs. concentrato – Figura 1) e dall’assunzione di sostanza secca.

Entrambi hanno un impatto significativo sul flusso di nutrienti, sulla velocità, e poi sul valore della proteina degradabile reale e by-pass.

Le matrici per un ampio elenco di materie prime e foraggi sono disponibili nel “Libro rosso INRA” del 2007.

Fabbisogno in PDI nel sistema INRA

  • Mantenimento: dipende dal peso vivo metabolico (3.25 g PDI/kg LW75 )
  • Lattazione: efficienza metabolica fissa per trasformare la PDI in proteine del latte del 64% (kPDI), il che significa un fabbisogno di 50 g PDI/kg di latte, contenente 32 g di proteine/kg (32/64).

Anche se noti, i fattori che influenzano il kPDI, come il profilo amminoacidico o le differenze tra l’apporto di PDI e i fabbisogni, non sono presi in considerazione come fattore correttivo di questa efficienza metabolica. Ciò crea differenze tra la produzione di latte prevista e quella effettiva, influenzando la redditività e l’ambiente.

SYSTALI: migliore integrazione della variabilità degli animali e delle razioni

L’INRA ha studiato un nuovo sistema nutrizionale chiamato SYSTALI (Sauvant et al., 2014; Sauvant e Noziere, 2016). L’obiettivo è quello di fornire uno strumento per produrre la qualità e la quantità di latte desiderata, con la migliore efficienza per preservare la sostenibilità e la redditività. Questo sistema è applicabile a qualsiasi tipo di ruminante e di dieta. Alcuni esempi di obiettivi sono la previsione del profilo degli acidi grassi del latte, e la quantificazione dell’escrezione di azoto o dell’emissione di metano.

Il cambiamento più notevole di questo nuovo sistema è che diventa dinamico. Considera infatti un maggiore numero delle interazioni digestive che influenzano i flussi di nutrienti, l’efficienza metabolica e l’utilizzo dei nutrienti. Gli input nel modello sono le caratteristiche degli alimenti, come le composizioni chimiche (sostanza organica, proteine, amido, grassi, fibra, energia), la digeribilità tabulata della sostanza organica (OMd), i parametri di degradazione in situ (a, b, kd) per l’amido e l’azoto, e la vera digeribilità delle proteine di by-pass. Le interazioni digestive sono meccanicamente previste dalle caratteristiche della dieta (proporzione del concentrato, livello di alimentazione e bilancio proteico del rumine).

Una prima conseguenza diretta è che la successiva banca dati delle materie prime fornirà solo valori nutritivi indicativi per un animale di riferimento. La seconda è che l’approccio additivo non è più valido e quindi, l’ottimizzazione con un modello lineare non sarà appropriata se vogliamo utilizzare appieno questo sistema dinamico. Un dato alimento avrà valori nutritivi diversi se viene offerto ad una vacca che produce 25 kg o 40 kg di latte.

Per quanto riguarda la nutrizione proteica, ci sono quattro modifiche principali rispetto al sistema precedente (Sauvant e Noziere, 2016).

Apporti:

PDIN e PDIE sono rimpiazzati dal valore in PDIE:

  • La previsione della produzione di proteine microbiche è integrata in un’equazione influenzata dalla Proporzione di Concentrato (PCO), dal flusso di azoto attraverso il rumine (differenza tra il flusso di azoto duodenale e l’apporto di azoto – BALPRORU) e dalla materia organica fermentata nel rumine (MOF).
  • Lo scopo di questo cambiamento è quello di ottimizzare la capacità del rumine di produrre proteine microbiche.

La velocità di passaggio è dinamica e influenzata dal livello di alimentazione (DMI/kg LW) e dal PCO.

  • Il precedente sistema PDI considerava un tasso di deflusso fisso del 6%/ora, mentre questo livello era raramente ottenuto, ad eccezione delle diete ricche di concentrato e dell’elevato apporto di sostanza secca (Figura 1).
  • Questa evoluzione permette di prevedere meglio la degradabilità delle proteine e dell’amido o di altre sostanze nutritive. Poiché il tempo di ritenzione delle particelle nel rumine è considerato più alto, il valore di PDIA calcolato sarà inferiore.

 

Figura 1. Relazione intra-sperimentale tra l’assunzione di sostanza secca nel bovino e i tassi di deflusso di particelle in transito; tassi di deflusso di foraggi e concentrati (Sauvant e Noziere, 2016).

Fabbisogni:

  • L’efficienza metabolica per convertire le PDI in proteine strutturali è stata rivista al 67%. Il fabbisogno di mantenimento integra ora le esigenze di perdite fecali endogene, legate all’assunzione di sostanza secca. Ciò implica che il fabbisogno di mantenimento diventa associato alla produzione di latte.
  • kPDI, l’efficienza metabolica per convertire le PDI in proteine del latte è considerata al 67% (invece del 64% per la sintesi delle proteine del latte nel sistema precedente) per una dieta contenente 100 g PDI/kg DM, percentuale considerata dall’INRA come il valore fondamentale per un’efficienza ottimale. Un’equazione tiene conto della variazione di questa concentrazione di PDI. Il fabbisogno di PDI per 1 kg di latte a 32 g/kg di proteine del latte può variare da 40 a 64 g di PDI/kg di latte. Sfortunatamente, secondo l’INRA è troppo presto per mettere in relazione il kPDI con il profilo amminoacidico mentre è stato dimostrato che il profilo amminoacidico influenza l’efficienza metabolica della PDI (Rulquin, 2009, pubblicazione interna PRE-14-00194). Poiché la metionina e la lisina sono gli amminoacidi essenziali più limitanti, in qualsiasi apporto di PDI, è ovvio che diversi livelli di questi due amminoacidi contribuiranno alle diverse rese di latte (Lemosquet et al., 2014).

Formulazione amminoacidica nel sistema INRA: la situazione attuale

I valori degli amminoacidi digeribili sono calcolati con la formula di Rulquin et al., (1998) (vedi sotto). Per una data materia prima, si calcola come la somma degli amminoacidi dietetici “by-pass” (sulla base del valore in PDIA e del profilo aminoacidico della materia prima) e gli aminoacidi da proteine microbiche (basati su proteine microbiche digeribili e sul profilo degli aminoacidi dei microbi (Tabella 1)).

Generalmente, nel sistema INRA, gli amminoacidi digeribili sono espressi in percentuale del PDIE totale dell’ingrediente o della dieta (AADI %/PDIE).

AADI (g/100 g AA): il contenuto di AA dell’alimento x PDIA + il contenuto di AA della proteina microbica vera e propria x PDIME

Dove PDIA è la proteina digeribile e non degradabile nel rumine e PDIM è la proteina microbica vera digeribile, calcolata con le proteine o l’energia come fattore limitante.

La somma degli amminoacidi degli alimenti e degli amminoacidi delle proteine microbiche viene ulteriormente corretta con un’equazione Y = a + bX, specifica per ogni AA. Queste correzioni si basano su equazioni di regressione tra i valori calcolati e misurati di ogni AADI nell’ampia banca dati di prova utilizzata per stabilire il sistema. La correzione viene effettuata sull’AADI e calcolata su 16 amminoacidi anziché su 18, perché cisteina e triptofano non sempre sono stati riportati nei dati di prova utilizzati per convalidare le equazioni.

Per il calcolo di AADI si assume che il profilo AA della proteina grezza non degradata sia simile al profilo AA della proteina degli alimenti. Si assume anche che la digeribilità dell’AA individuale sia la stessa della proteina grezza non degradabile.

Il metodo è additivo, in modo che la somma degli AADI fornita da ogni ingrediente di una dieta fornisca l’apporto totale di aminoacidi per un animale.

 

Tabella 1. Profili degli aminoacidi endogeni e di quelli dei microbi, ed equazione correttiva utilizzata per calcolare l’AADI in Systali (Lemosquet et al., 2016).

1 Numero di razioni selezionate nelle 243 diete del database per stabilire l’equazione (Tyr non è stato misurata in 2 razioni su 9). 2 Profili aminoacidici microbici. 3 Profili aminoacidici endogeni da Rulquin et al., (1998). 4-5 (a) Valore ordinato all’origine e (b) pendenze delle equazioni di correzione mantenute per Systali. 6 Residuo del modello.

Amminoacidi nel sistema SYSTALI

La stima dell’apporto di aminoacidi nella dieta nel nuovo sistema SYSTALI utilizza lo stesso metodo del sistema attuale (aminoacidi digeribili dai microbi + aminoacidi by-pass digeribili dalla dieta) (Lemosquet et al., 2016). Poiché il sistema non è di tipo “additivo”, il valore finale deve essere calcolato sulla dieta totale, in base ai diversi fattori di input.

Il profilo degli amminoacidi microbici che è stato preso in considerazione nella revisione del sistema INRA è presentato nella Tabella 1.

Queste evoluzioni implicano modifiche dell’apporto di aminoacidi rispetto all’INRA 2007 e, di conseguenza, anche i requisiti per l’AADI sono stati rivisti. Il nuovo sistema riduce l’errore tra l’offerta effettiva e il valore previsto.

Raccomandazioni per gli amminoacidi digeribili (AADI)

Rulquin (2001) ha stabilito raccomandazioni per MetDi e LysDi rispettivamente al 2,5% e al 7,3%/PDIE di una dieta completa. Questi rapporti sono piuttosto vicini al profilo aminoacidico delle proteine microbiche (Tabella 1). Questa coerenza incoraggerà i nutrizionisti e gli allevatori a concentrarsi prima di tutto su un buon equilibrio del rumine utilizzando un foraggio di alta qualità e su un corretto equilibrio tra energia degradabile e proteine. Questa è la fonte più economica e migliore per gli amminoacidi.

In pratica, i valori di attenzione sono stati impostati al 2,1% MetDi/PDIE e al 6,8% LysDi/PDIE. Una media tra 1,8 e 1,9 % MetDi/PDIE riscontrata nella maggior parte delle razioni dimostra che la metionina è costantemente in deficit mentre in alcuni casi si osserva un adeguato livello di LysDi (Figura 2).

Queste raccomandazioni sono valide per le vacche da latte dopo il picco di lattazione, in quanto i dati provengono da studi zootecnici condotti dopo sei settimane di lattazione. Una maggiore richiesta di tali aminoacidi sarebbe necessaria, come Osorio et al., (2013) e Zheng Zhou et al. (2016) hanno descritto parlando degli effetti della metionina, in particolare nelle vacche in prossimità del parto.

Anche l’istidina è stata studiata da Rulquin (2001) e Haque et al. (2012). La raccomandazione per la HisDi è compresa tra il 2,5 e il 2,8% HisDi/PDIE. E’ difficile formulare delle razioni per soddisfare un fabbisogno di istidina perché attualmente non ne esiste una fonte rumino protetta. Consigliamo di bilanciare HisDi/MetDi con un rapporto di 1 : 1, minimo.

Altri aminoacidi sono stati studiati da Rulquin (2001), e le sue prime raccomandazioni per un maggiore contenuto di proteine nel latte sono riportate di seguito. Alcune curve di risposta alle dosi considerate sono state costruite con ancora troppe poche osservazioni, tuttavia si può consigliare:

Profilo ideale degli amminoacidi

  • LeuDi > 8.8 %
  • ValDi > 5.3 %
  • IleDi > 5 %
  • PheDi : compreso tra il 4 e il 5 %
  • ThrDi > 4 %
  • ArgDi > 4.3 %

La sintesi proteica è geneticamente determinata con un profilo specifico di aminoacidi. Il concetto di amminoacido limitante richiede non solo che ogni singolo amminoacido essenziale sia fornito in quantità adeguata, ma anche che la sua proporzione rispetto agli altri amminoacidi sia coerente con la concentrazione ottimale, per ottimizzare l’efficienza proteica (Haque et al., 2012, Lemosquet et al., 2014).

Rulquin (2009) ha ipotizzato che il kPDI (produzione di proteine del latte/PDI per la produzione di latte) dipenda dal rapporto tra MetDi e LysDi. Il database utilizzato nel suo studio è stato sviluppato dall’INRA nel corso degli anni. Il database finale è risultato in un documento di lavoro contenente 336 trattamenti, costruito tra il 1967 e il 2008. È stato studiato il seguente rapporto:

Efficienza della proteina metabolizzabile (kPDI) = a x MetDi/LysDi + b

dove:

  • MetDi – contenuto di metionina digeribile (Met) a livello intestinale
  • LysDi – contenuto di lisina digeribile (Lys) a  livello intestinale.

Il risultato dello studio è mostrato nella Figura 3.

 

Figura 3 – Efficienza della PDI (proteina digeribile a livello intestinale) e il rapporto tra MetDi e LysDi. kPDI = Proteine totali del latte / (Assunzione totale di PDI – Fabbisogno di mantenimento di PDI),  IOFC – ricavi dei costi di alimentazione. Fonte: Kemin Internal Publication PRE-14-00094.

Da questa osservazione si deduce che il profilo amminoacidico può essere utilizzato come fattore in grado di influenzare il fabbisogno di PDI e quindi permette di ottimizzare l’apporto proteico ai ruminanti per una data produzione “target” di proteine nel latte. Con un profilo amminoacidico migliore, dove il rapporto MetDi/LysDi è al 33%, per esempio, rispetto al 27%, il fabbisogno in PDI per produrre 1 kg di latte si riduce del 7-8 %.

Impostazione pratica della formulazione della dieta secondo il sistema INRA

L’obiettivo della formulazione amminoacidica è quello di massimizzare l’efficienza e la redditività e di rendere più efficiente qualsiasi livello produttivo di latte. Abbiamo bisogno di sapere quale sia il nutriente mancante da fornire per raggiungere questo obiettivo. Se vogliamo mantenere lo stesso livello di produzione, è necessario capire se c’è qualche nutriente superfluo nella dieta attuale. Per rispondere a questa domanda sono stati sviluppati diversi approcci.

Formulazione basata sulle PDIM e sugli AADI

Per passare dalla teoria alla pratica abbiamo bisogno di alcune linee guida per ottenere una razione efficiente. Per quanto riguarda la nutrizione proteica, devono essere seguite due fasi generali:

  • Fornire nutrienti adeguati per la crescita microbica del rumine e per massimizzare le PDIM.
  • Fornire una quantità e un profilo adeguato di aminoacidi bypass:
    1. Formulare per il più alto contenuto di amminoacidi limitanti (MetDi > 2,2%/PDIE e LysDi > 7 % / PDIE), con le materie prime disponibili e gli amminoacidi biodisponibili per i ruminanti. Questo limita il fabbisogno di proteine bypass (PDIA).
    2. Ricercare un rapporto 3 a 1 tra LysDi e MetDi al fine di massimizzare l’efficienza della proteina metabolica.
    3. Offrire una quantità totale adeguata di amminoacidi per coprire i fabbisogni necessari per la produzione “programmata” di latte e il fabbisogno metabolico giornaliero, che dipende dall’assunzione di sostanza secca e dalla relativa concentrazione di AADI (g/kg DM). Poiché la ghiandola mammaria converte un grammo di nutriente in un grammo di latte, Mercier e David (comunicazione personale, 2017) hanno costruito delle equazioni per prevedere la produzione di proteine del latte dalla fornitura totale di LysDi e MetDi (e viceversa). Queste equazioni hanno preso ispirazione da varie fonti (Lapierre 2014; Vyas e Erdman, 2009) e sono state adattate considerando le esperienze di campo. Attraverso un tabulato, hanno proposto un modo alternativo e pedagogico per stimare una dieta e un modo per ottimizzare gli apporti (Tabella 2).

 

Tabella 2. Tabella indicativa per la stima del fabbisogno di MetDI e LysDI in g/capo/giorno in base alle diverse rese in kg di latte e di proteine (comunicazione personale di Mercier e David, 2017).

 

Questo schema è valido per razioni per fasi di lattazione medie e finali. Si presume che l’equilibrio del rumine sia buono e che LysDi e MetDi %/PDIE siano rispettivamente superiori al 6,8% e al 2,1%. La sostanza secca disponibile per ogni capo è considerata ad libitum.

Formulazione della razione con PDIE

Nella maggior parte degli attuali software di formulazione della dieta che funzionano con il sistema INRA, la previsione della produzione di latte si basa principalmente sulla fornitura di PDI. Quindi, la formulazione amminoacidica non influisce sulla produzione di latte prevista, mentre l’efficienza proteica è stata migliorata grazie ad un migliore equilibrio tra aminoacidi. Per tener conto dell’equilibrio tra gli aminoacidi, vengono date 2 possibilità:

  1. L’equazione che calcola il fabbisogno di PDI per la lattazione può integrare l’equazione “Rulquin” (Figura 3). Quindi il kPDI non è più fisso e il fabbisogno di PDI dipenderà dal rapporto MetDi/LysDi.
  2. Se non è possibile modificare l’equazione e/o i valori degli amminoacidi non sono stati correttamente inseriti nelle matrici, è possibile utilizzare la matrice calcolata per la nostra metionina rumino-protetta. Questa matrice fornisce una valorizzazione del valore PDI basata sul miglioramento del rapporto MetDi/LysDi (Figura 3). Questa matrice può essere utilizzata per formulare al minor costo di alimentazione.

Vantaggi della nutrizione amminoacidica sulle vacche in preparto

Effetto della dieta arricchita con metionina rumino-protetta

Il periodo di transizione è il periodo più critico e importante. Una preparazione inadeguata delle vacche da latte per la prossima lattazione comporterà dei disturbi metabolici, inefficienza e perdita di redditività.

Mentre la nutrizione amminoacidica si è concentrata principalmente sull’efficienza della sintesi proteica, Osorio et al., (2013), Zheng Zhou et al., (2016) e Zheng Zhou et al., (2017) hanno misurato l’impatto di una dieta arricchita in metionina nelle vacche in transizione (21 giorni prima e 30 giorni dopo il parto). Entrambi gli studi portano a conclusioni molto simili: riduzione del contenuto di lipidi epatici, miglioramento dello stato antiossidante, miglioramento della fagocitosi, riduzione dell’infiammazione, che porta a una migliore assunzione di sostanza secca (da +1,5 a +2 kg DMI) e migliori produzioni di latte (da +3 a 4 kg di latte/ vacca al giorno). Questi risultati sono stati ottenuti con un’aggiunta di circa 5 g MetDi/vacca/giorno per tutto il periodo indicato. Questa quantità è considerata come il fabbisogno metabolico per le vacche in preparto e deve essere sommato al fabbisogno indicato nella Tabella 2.

Effetto della lisina nelle vacche in preparto

L’integrazione di lisina rumino-protetta è una pratica piuttosto recente e, come per la metionina, il primo punto focale sono l’efficienza proteica e le prestazioni produttive. Recenti esperienze francesi sul campo (David e Mercier, dati non pubblicati) mostrano un forte impatto della dieta arricchita con LysiGEMTM (lisina rumino-protetta) nella prima lattazione (da +3 a 4 kg di latte/ vacca al giorno), con effetti più forti del previsto, mentre per la metà e la fine della lattazione, il LysiGEM aiuta a mantenere la persistenza della curva di lattazione. La lisina è conosciuta come un precursore della carnitina che svolge un ruolo cruciale nel trasporto cellulare degli acidi grassi verso i mitocondri. Reynier et al. (1998) hanno dimostrato che un integratore con carnitina, lisina e metionina, contro un placebo, ha aumentato la sensibilità all’insulina dei tessuti.

Viviani et al. (1966) hanno dimostrato che i ratti che ricevono una dieta carente di lisina e treonina avevano un contenuto di lipidi epatici più elevato rispetto a quelli che seguivano una dieta appropriata. Anche gli acidi grassi esterificati nel plasma erano più elevati nei ratti che seguivano una dieta corretta.

Nonostante la poca o nessuna ricerca sull’impatto della lisina sul metabolismo energetico nelle vacche da latte, ci sono alcune prove che incoraggiano a concentrarsi sui fabbisogni di lisina anche nelle vacche da latte durante il preparto o in periodi condizionati da stati di stress dovuti alle alte temperature, e si consiglia l’aggiunta di 13 g di LysDi /vacca/giorno, su una dieta equilibrata per MetDi.

 

Autori: Anthony Mercier, Damien David, Stefano Mattuzzi

 

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