Con l’utilizzo della mungitura automatica, passando dal TMR al PMR, il modo di alimentare le bovine cambia radicalmente e spesso i punti di vista dei nutrizionisti non sono omogenei. Abbiamo più volte affrontato questo argomento sulle pagine di Ruminantia ma con questa serie di articoli vogliamo ospitare il metodo di lavoro dei principali costruttori e distributori di AMS e degli esperti del settore.

Nelle scorse settimane abbiamo pubblicato l’opinione di Bellucci Modena, concessionaria GEA, quella di Ermanno Melli della RUM&N Consultingil punto di vista di Franco Raffanini della TDM – Nutriservice. Con questo nuovo articolo pubblichiamo invece l’opinione di Luciano Bertocchi della Veronesi.


L’alimentazione al tempo dei robot

Ogni giorno in Italia una fetta significativa di popolazione consuma prodotti lattiero-caseari che provengono anche dagli allevamenti bovini ovicaprini e bufalini italiani. Tanto è stato fatto e tanto è ancora da fare per completare un percorso di sostenibilità, a tutti i livelli, che possa trasmettere, oltre al messaggio di salubrità della produzione, quel concetto di passione e di orgoglio per il proprio lavoro. In questo senso il trattare l’argomento dell’alimentazione degli animali ai tempi del robot di mungitura si inserisce in un più ampio discorso sul ruolo della produzione dei mangimi che vengono utilizzati in questi sistemi automatici di distribuzione degli alimenti. A differenza di quanto accade relativamente alla nutrizione di base nelle stalle con robot, già trattata in modo esaustivo da illustri colleghi che mi hanno preceduto su queste pagine “elettroniche”, la quota di mangime che viene erogata dal distributore automatico del robot stesso, nella quasi totalità delle situazioni, viene acquistata dai vari mangimifici presenti sul territorio. A questo proposito vorrei appunto puntualizzare che, se esistono numerosissime combinazioni alimentari che coniugano l’uso di materie prime tal quali assieme ad integratori alimentari, nuclei o mangimi industriali, nella nutrizione degli animali, per quanto riguarda il mangime nel robot, le cose sono più lineari e si tende ad usare un mangime in pellet.

Entriamo ora nello specifico della gestione alimentare delle aziende con robot di mungitura. La sempre crescente diffusione mondiale di queste macchine, per motivi già ampiamente indagati ed illustrati, ha conseguentemente generato uno scenario molto differenziato in termini di gestione del sistema. A livello generale si può affermare che cambiano le combinazioni nutrizionali per esigenze particolari dei soggetti alimentati, ma non la FORMA fisica dell’alimento offerto agli animali nella mangiatoia del robot.

Vorrei a questo punto prendere in rassegna ALCUNE delle caratteristiche che sono ritenute, a vario titolo, di importanza strategica per il successo del sistema di mungitura automatizzata (AMS), ovvero: struttura fisica, peso specifico/durabilità, appetibilità, caratteristiche nutrizionali (titolo proteico, titolo di fibra nelle sue varie espressioni, sia fisiche che nutritive, quantità di carboidrati, ecc.) e quantità somministrata al giorno.

Struttura fisica

Va da sè che la caratteristica di non essere polveroso, di non avere residui di sbriciolatura e di essere molto compatto, con la minima variabilità possibile, è la più ricercata dai tecnici e delle aziende che si occupano a vario titolo della gestione di questi impianti. Tali prerogative si riassumono essenzialmente nei mangimi pellettati, in crocchetta o forme similiari, che possono essere prodotti da impianti industriali tecnologicamente molto avanzati.

Appetibilità

Un capitolo a sè riguarda appunto questa prerogativa che il mangime deve avere e che viene spesso invocata come la più importante rispetto alle altre. Mi permetto di dissentire in parte da questa visione: pur essendo completamente in linea sul fatto che il mangime da robot debba essere molto appetibile, questa caratteristica da sola non giustifica le migliori performances del sistema. Tutti i tecnici che si occupano oggi dei robot di mungitura hanno una competenza elevatissima, maturata in anni di esperienza sul campo o mediata da vari corsi di formazione nazionali e internazionali di altissimo livello, che dà ormai un’UNICA certezza, cioè che tutti noi sappiamo benissimo quali sono le cause che NON fanno girare le vacche. Ribaltare il discorso, secondo me, potrebbe essere solamente un esercizio dialettico di dubbia utilità alla soluzione dei problemi pratici in azienda.

Caratteristiche nutrizionali

Il titolo proteico, e tutte le altre caratteristiche dei prodotti utilizzati, deve rispondere al soddisfacimento dei fabbisogni alimentari degli animali come in qualsiasi altra tipologia di strategia alimentare, nel rispetto dei disciplinari di prodotto e del più ampio concetto di precision farming di cui la rivista Ruminantia è uno dei più qualificati divulgatori/promotori. Su questo aspetto non ritengo ci sia molto da dire, in quanto condiviso in maniera trasversale da tutti gli attori della filiera.

Quantità somministrata

Sulla quantità di mangime da somministrare alle vacche ad oggi abbiamo qualche certezza, cioè quella che, come evidenziato dalla letteratura internazionale e dalle pubblicazioni fatte da illustri nutrizionisti su prestigiose riviste scientifiche, non ci sono differenze significative nella PRODUZIONE di latte tra le aziende che danno mediamente 4 o 8 kilogrammi di mangime al giorno. Per quanto mi riguarda, sono disposto a rivedere le impostazioni che settiamo nel sistema sempre e solo ad una condizione, cioè quella di ottimizzare le prestazioni della macchina in funzione delle CARATTERISTICHE INDIVIDUALI degli animali, proprio perché spesso ci dimentichiamo di questo aspetto. Il robot di mungitura si PUO’ adattare alle caratteristiche del SINGOLO soggetto, come facevano i mungitori più attenti ed appassionati, proprio perché queste meravigliose MACCHINE si possono configurare SINGOLARMENTE sugli animali della mandria che sono simili ma NON uguali.

La sintesi di questo piccolissimo contributo potrebbe ridursi a queste poche considerazioni.

Abbiamo a disposizione una tecnologia avanzatissima sia per la produzione dei mangimi che per la gestione della mungitura automatizzata; talmente avanzata da poter essere paragonata a quella fatta dall’uomo. Spesso, però, sottovalutiamo il punto più importante, cioè che abbiamo sovente affrontato il problema della gestione pensando ad un soggetto MEDIO, dimenticando le personalizzazioni che il sistema ci consente e che per motivi di carattere non sempre tecnico, ma spesso solo di pigrizia mentale, rappresentano la difficoltà maggiore nella più efficiente gestione del sistema. Il joystick di un trattore di ultima generazione ci permette di fare cose incredibili solo con lo spostamento di un dito; la stessa cosa può essere fatta trasferendo sulla tastiera del computer del robot la nostra capacità di riconoscere le differenze tra le vacche per adattare la macchina alle loro esigenze.