Tra i sette nuovi Presìdi Slow Food pugliesi c’è la pecora Gentile di Puglia, una razza ovina strettamente legata al territorio di cui è originaria, ovvero l’antica Daunia e la Capitanata.

Sette nuovi Presìdi Slow Food pugliesi sono stati inaugurati in questi giorni. Tra questi troviamo la pecora Gentile di Puglia, oltre all’Uva Baresana, i piselli tradizionali Salentini, gli agrumi tradizionali di Palagiano, la cipolla rossa delle Saline di Margherita di Savoia, il suino Nero Pugliese e il carciofo della Terra dei Messapi.

L’istituzione di questi nuovi Presìdi, che hanno l’obiettivo di valorizzare e tutelare le piccole produzioni di qualità, è il frutto del lavoro portato avanti con la seconda parte del progetto “Presidiamo la Puglia” nato dalla sinergia tra la Regione Puglia e Slow Food Puglia.

Questi Presìdi, insieme ai cinque “nuovi nati” nella prima fase del progetto, e cioè il Pane di Monte Sant’Angelo, la Focaccia a libro di Sammichele di Bari, il Colombino di Manduria, il Confetto Riccio di Francavilla Fontana e la Capra Jonica, portano a 12 i nuovi Presìdi Slow Food in Puglia in due anni.

«Slow Food aggiunge un altro importante tassello nell’attuazione della nostra strategia di valorizzazione e tutela delle eccellenze enogastronomiche made in Puglia – ha sottolineato l’assessore all’agricoltura della Regione Puglia, Donato Pentassuglia -. Per la precisione altri sette tasselli, sette Presìdi di prodotti, che sono identitari di un territorio, della cultura e della storia di tante comunità, elementi che rappresentano anche fortissimi attrattori turistici. Quella di Slow Food, come ho già ribadito, non è solo un’azione strategica di promozione dei nostri prodotti, ma una vera e propria operazione culturale che può avere un ritorno straordinario anche da un punto di vista economico, per le imprese agricole, i produttori, per il comparto turistico-ricettivo».

La pecora Gentile di Puglia

La Gentile di Puglia è una razza ovina autoctona di taglia media con vello di colore bianco. La zona di allevamento ricade nella parte settentrionale della regione Puglia, province di Bari, Barletta – Andria – Trani, Foggia e nelle regioni limitrofe storicamente interessate alla transumanza.

Secondo i dati riportati dalla Banca Dati Nazionale dell’anagrafe zootecnica, sul territorio italiano sono presenti 9752 capi di questa razza (dati elaborati il 30/06/2023) distribuiti come riportato nella tabella di seguito.

La sua origine può essere ricondotta alla provincia di Foggia, e in particolare all’area compresa tra il fiume Fortore, il fiume Ofanto, il Gargano e il Sub Appennino Dauno.

Questa razza è nota per la finezza della sua lana, caratteristica che ha ereditato dai suoi antenati. Deriva infatti dall’incrocio della razza locale “Carfagna” con arieti Mérinos provenienti dalla Spagna, importati da Alfonso I d’Aragona e successivamente sotto la dominazione del regno delle due sicilie, e produce quindi una lana fine di altissima qualità.

Ha poi raggiunto la sua massima diffusione a partire dal XV secolo grazie all’impiego della sua lana per la creazione di raffinati tessuti.

Per via della notevole resistenza alle malattie e della sua capacità di adattarsi alle condizioni climatiche semi aride questo ovino è stato in grado di sfruttare al meglio i pascoli estesi dell’Italia Centro Meridionale. Per secoli la sua presenza ha così plasmato il paesaggio e la transumanza, il suo principale sistema di allevamento, fino a raggiungere la consistenza di alcuni milioni di capi.

La crisi dell’industria della lana, la scarsa quantità di latte prodotta e il passaggio dall’allevamento transumante a quello permanente hanno poi provocato una drastica riduzione numerica della razza. Il Presidio Slow Food rappresenta quindi l’impegno per la conservazione di un patrimonio genetico e culturale unico.

Anche se è conosciuta prevalentemente per la sua lana, attualmente si sta lavorando per esaltare l’attitudine alla produzione di carne (agnello da latte), tanto che la razza è oggi considerata a duplice attitudine (lana e carne). Inoltre, nonostante la sua scarsa attitudine lattifera, l’ottimo latte è utilizzato per la produzione del celebre canestrato pugliese DOP.

Fonte: Slow Food, BDN, Regione Puglia