I foraggi costituiscono la maggior voce di costo negli allevamenti da latte. La loro coltivazione, raccolta e conservazione rappresenta infatti una spesa significativa. La qualità e la quantità di ciò che viene prodotto in azienda sono alla base della dieta e da questo dipende la risposta produttiva delle vacche. Produzione di latte e sanità ruminale dipendono spesso dalla qualità e della quota di inclusione del foraggio e, in secondo luogo, dall’integrazione necessaria per bilanciare la dieta.

Visto il ruolo principale che l’insilato di mais svolge oggi fra i foraggi, potrebbe essere importante indagare alcune problematiche comuni associate alla scelta dell’ibrido e capire come migliorare tale processo.

Le bovine sono una categoria “schizzinosa” per quanto riguarda i “gusti” alimentari; tutti gli alimentaristi dovrebbero bilanciare le diete favorendo la crescita microbica e un ambiente ruminale sano. Tuttavia, la crescente richiesta per latte di qualità, ma contenendo i costi di produzione, continua a sfidare gli alimentaristi. Inoltre, una volta che una particolare dieta funziona, i nutrizionisti sono riluttanti a cambiarla con l’inserimento di nuovi foraggi.

La disponibilità di nuove tipologie di ibridi come i BMR ha però convinto molti alimentaristi negli ultimi anni a formulare diete con alta digeribilità della fibra (piante BMR) ed i risultati sono stati promettenti. Nella maggior parte dei casi le vacche hanno infatti risposto con maggior ingestione e più latte a parità di titoli.

Tutto inizia sul campo

Comprendere la fisiologia vegetale e i fattori agronomici che influenzano la crescita e lo sviluppo delle piante è fondamentale per produrre buoni foraggi. L’agronomia, l’entomologia, la microbiologia del suolo e la patologia vegetale non sono però punti di forza per la maggior parte degli allevatori e dei loro alimentaristi. Recenti studi di campo, condotti congiuntamente da Pioneer e da industrie del latte in Wisconsin, si sono concentrati su quanto il fattore “campo” influenzi la qualità del foraggio.

Sono emersi tre fattori chiave in grado di influenzare positivamente il contenuto di amido e la digeribilità della fibra che richiederanno in futuro maggiori attenzioni:

  1. Emergenza e vigore di partenza – piante che emergono con un ritardo sino a 72 ore rispetto alla media di campo sono significativamente più basse in amido e in fibra digeribile.
  2. Carenza di azoto – la cannibalizzazione dello stocco durante il riempimento della spiga può sottrarre preziosi nutrienti digeribili necessari alla vacca.
  3. Resistenza alle malattie – il deterioramento della salute della pianta dovuto alla pressione di patologie può ridurre la digeribilità della fibra di un punto di NDFD30 al giorno, durante il periodo di pre-raccolta.

I presupposti per un buon foraggio passano quindi da una competenza agronomica in grado di esercitare un controllo dei fattori produttivi come: la fertilità dei suoli, l’insieme delle tecniche atte a garantire un’omogenea emergenza, la bilanciata disponibilità d’azoto nel suolo e le adeguate resistenze alle patologie delle pianta.

Chi è in azienda che cammina nei campi per monitorare le prestazioni della seminatrice e valutare lo stadio di emergenza delle plantule?

Nelle realtà zootecniche monitorate da Pioneer, è stato rilevato, nel biennio 2016-2017, un valore medio del 19% di piante con un ritardo in emergenza da 12 a 72 ore. Le analisi delle singole piante hanno poi evidenziato livelli di amido inferiori fino al 50%, mentre la digeribilità della fibra risultava minore del 20% circa nelle piante emerse tardivamente.

Le piante emerse tardivamente sono come ladri silenziosi che rubano all’insilato di mais il suo vero potenziale. Gli alimentaristi e i loro clienti allevatori sono spesso frustrati dalla bassa qualità dell’insilato di mais e gli ibridi sono spesso un bersaglio facile. La scelta dell’ibrido non è l’unica variabile da considerare, condizioni agronomiche e ambientali che limitano le prestazioni degli ibridi meritano una pari attenzione. L’alimentazione della mandria potrebbe ottenere grandi vantaggi dalla qualità dell’insilato se si prestasse maggiore attenzione alle pratiche agronomiche impiegate durante la coltivazione del mais, piuttosto che aspettare la valutazione del foraggio all’apertura della trincea.

Avere gli strumenti giusti

Anche la regolazione della seminatrice è fondamentale per la qualità del foraggio da cui poi dipende la qualità del latte e la salute delle mammelle. È facile attraversare un campo di mais in primavera e vederlo diventare verde quando le piante emergono, e tuttavia essere totalmente inconsapevoli che i problemi di emergenza potrebbero essere la causa principale della scarsa qualità dell’insilato alla fine della stagione. Le arature autunnali, la lavorazione primaverile e le condizioni del terreno durante la semina influiscono notevolmente sul successo della stessa. Le regolazioni delle seminatrici devono essere appropriate per adattarsi alle condizioni specifiche di campo e ibrido, giorno per giorno.

Chi aiuta l’azienda nel comprendere l’importanza di una buona preparazione del letto di semina?

Solo gli agronomi che quotidianamente calpestano i campi per valutare lo sviluppo corretto delle piante di mais, come probabilmente nessuno meglio dell’allevatore è in grado di comprendere il benessere dei propri animali, la temperatura e umidità ideale di stalla, la gestione della propria trincea aziendale.

In molte realtà zootecniche esiste una carenza di azoto in campagna. Le piante, geneticamente programmate per riprodursi, cannibalizzeranno l’azoto dagli stocchi per depositare l’amido nella granella. Nella maggior parte degli allevamenti si confonde la concimazione con la gestione dell’azoto. Gli allevatori devono prendere decisioni critiche su come usare l’azoto disponibile da fornire alla pianta nelle fasi critiche.

Chi ci sta aiutando a capire di quanto azoto abbiamo bisogno in base all’andamento stagionale e a come le piante interagiscono con le condizioni del terreno?

La scelta dell’ibrido deve considerare, oltre alle performance produttive, anche l’adattabilità all’ambiente, individuando il prodotto con le resistenze alle principali patologie presenti nell’area. Gli ibridi ben adattati all’ambiente, e con le adeguate resistenze, mostrano in campo un migliore staygreen. Piante in buon stato di salute svolgono al meglio le funzioni fisiologiche migliorando le loro prestazioni produttive con un’elevata qualità.

Conoscere il potenziale di un ibrido, i punti di forza e di debolezza, è la chiave per un prodotto finale bilanciato ed economico. Le diete e il reddito potenziale appariranno molto diversi in base alla capacità delle piante di mantenersi in salute, produrre amido e fibra digeribile.

Conoscere le persone del raccolto

Chi visita i tuoi campi e monitora lo stato delle piante e ti consiglia sulla migliore epoca di raccolta? Non ti aspetti che il tuo alimentarista prenda decisioni riguardanti l’alimentazione e la cura della mandria senza camminare nella mandria. Lo stesso atteggiamento dovrebbe essere applicato ai campi da cui si raccogliere il silomais.

Quando si deve raccogliere o acquistare del foraggio è cruciale affidarsi a professionisti che conoscono il territorio, hanno camminato nei campi e hanno seguito la coltura nelle fasi critiche di sviluppo. Le diete sono fatte con i prodotti delle trincee, ma il foraggio e la qualità viene fatta in campo.

E’ fondamentale nel processo decisionale coinvolgere il professionista, esperto di foraggio, che deve informare e dialogare con l’alimentarista che utilizza il silomais come componente di base delle razioni. L’analisi del foraggio arriva dopo il raccolto e non svela i sottili indizi che l’occhio esperto dell’agronomo può scoprire già in campagna, molto prima di riempire la trincea.

Condividi con il tuo esperto di campo la selezione degli ibridi. Fino a quando non abbiamo scoperto i segreti benessere animale, molte mandrie hanno faticato prima di raggiungere produzioni fattibili sul piano teorico.

L’esperto di foraggio deve conoscere il terreno, la fisiologia vegetale, le patologie della pianta, la nutrizione della coltura, le potenzialità dell’amido e dell’NDFD dell’ibrido, oltre a ad avere dimestichezza con i prodotti chimici o biologici cruciali per la difesa della coltura.

Questo livello di competenza sarà il prossimo step da aggiungere al ristretto circolo di consiglieri dei caseifici del futuro. Esistono molte opportunità per migliorare la produttività della bovina partendo dalla gestione del silomais in campo così come già l’azienda zootecnica ha realizzato miglioramenti produttivi con la progettazione di stalle innovative negli ultimi 20 anni.

Pubblicato su HOARD’S DAIRYMAN June 2018

 

 

A cura di Bill Mahanna,
Iowa State University Global Nutritional Sciences Manager,
DuPont Pioneer