Si identificano sotto la denominazione di “Bufalo domestico” sia il Bufalo di palude, diffuso nel Sud dell’Asia, sia il Bufalo d’acqua o mediterraneo.

Tradizionalmente il bufalo domestico è considerato un animale d’allevamento a bassa efficienza riproduttiva a causa del raggiungimento in tarda età della maturità sessuale, della stagionalità, del considerevole intervallo parto-primo estro, della scarsa evidenza delle manifestazioni estrali e del conception rate poco vantaggioso. Il clima, l’ambiente di stabulazione, la gestione e la qualità dell’alimento possono influenzare notevolmente la performance: diversi Autori (Usmani et al., 1990; Perera et al., 1987; Vale, 1997) affermano che si possa ottenere il successo riproduttivo in questa specie attraverso il miglioramento delle condizioni di allevamento e della qualità della razione. Una pubblicazione recente della FAO (Borghese, 2005) fornisce una revisione esaustiva delle tipologie di allevamento del bufalo e delle caratteristiche produttive e riproduttive. Questa review si concentrerà, di conseguenza, su alcuni aspetti della riproduzione bufalina che influiscono sulla redditività dell’allevamento, su tecnologie riproduttive di recente introduzione e sulle potenziali applicazioni e limitazioni di queste ultime.

Genetica e riproduzione

Dalle analisi condotte sul DNA mitocondriale di esemplari di bufalo di palude e d’acqua emerge che la separazione delle due linee è avvenuta circa 18000 anni fa e che la domesticazione di queste ultime si è verificata indipendentemente, in Cina per il bufalo d’acqua ed in India per il bufalo di fiume. Dal punto di vista cromosomico, nel primo il cariotipo è 2n = 48, mentre nel secondo 2n = 50. L’ibrido F1 possiede 49 cromosomi mentre la generazione F2 può possederne 48, 49 o 50, con fertilità limitata negli ibridi con 2n = 49.

La riproduzione nella Bufala femmina

Il bufalo è un animale poliestrale capace di riprodursi durante tutto l’arco dell’anno; ad ogni modo si riconosce un andamento stagionale in molte regioni del globo. La variabilità del clima, l’abbondanza delle piogge e di alimento di qualità possono condizionare la dinamica ovarica. Generalmente nei paesi con forte stagionalità delle precipitazioni la ciclicità ovarica si manifesta 2-3 mesi dopo l’inizio del clima umido ed esita in una stagione dei parti 10 mesi più tardi. In Italia, nonostante sia fornita una alimentazione costante e di buona qualità, si osserva allo stesso modo una certa tendenza alla stagionalità. Probabilmente il fotoperiodo, agendo sul rilascio di melatonina, è in grado di influenzare la fertilità nel bufalo quanto l’alimentazione. In India, oltre allo stress dovuto alle alte temperature, si è osservata inibizione della ciclicità ovarica mediato dalla secrezione di prolattina.

Le principali caratteristiche riproduttive delle due specie sono riassunte nella tabella seguente.

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Pubertà, caratteristiche della dinamica ovarica e del ciclo estrale

Nella specie bufalina la pubertà si osserva quando gli animali raggiungono il 55-60% del peso dell’adulto, con variabilità dipendenti da fattori quali la genetica, la nutrizione, la gestione, l’ambiente ed il clima. Sebbene la maturità sessuale sopraggiunga tardivamente rispetto al bovino domestico, lo svantaggio iniziale è compensato da una vita produttiva più lunga. L’ovaio bufalino contiene una riserva di circa 10000-20000 follicoli primordiali, a differenza dei 150000 del bovino; la differenza potrebbe spiegare la scarsa risposta della specie bufalina ai programmi di ovulazione multipla e trasferimento embrionale (MOET).

Il trattamento che ha dimostrato maggior successo nell’anticipare l’ingresso in pubertà delle manze bufaline prevede la permanenza per 12 giorni di un dispositivo intravaginale di rilascio di progesterone (PRID) seguito da somministrazione di gonadotropina corionica equina (eCG) al momento della rimozione (Barile et al., 2001). Questo protocollo ha permesso di raggiungere un conception rate del 50-60% a 60 giorni dal trattamento, rispetto al 22% dei controlli. Da studi condotti in Brasile è emerso che il 63% delle bufale presenta due ondate di crescita follicolare mentre il 33%  ne mostra tre; in questo secondo gruppo la fase luteale ha durata maggiore così come l’intero ciclo estrale (circa 24 giorni rispetto ai 21.8 giorni del primo gruppo). Nella popolazione di bufali indiani si è osservata una sola ondata follicolare in cinque animali su otto, mentre nei restanti se ne verificavano due.

I segni esterni dell’estro sono generalmente meno evidenti rispetto al bovino. Compaiono irrequietezza, muggiti frequenti, emissione di piccole quantità di urina a distanza di brevi intervalli di tempo.  L’edema vulvare è responsabile della scomparsa delle pieghe orizzontali solitamente presenti e questo fenomeno, assieme all’iperemia dell’area, può essere facilmente sfruttato per l’individuazione dell’estro nei sistemi di allevamento confinato. Il muco cervicale è meno abbondante che nella specie bovina ed in genere si accumula sul pavimento della vagina, senza essere eliminato esternamente come nel corrispettivo bovino. L’estro silente è un evento molto più frequente nella specie bufalina rispetto a quella bovina.

Nei climi caldi la durata dell’estro è minore ed i segni esterni possono essere espressi più facilmente durante le ore notturne e nel primo mattino. In uno studio italiano, invece, la durata dell’estro è risultata maggiore che nel corrispettivo asiatico. L’intervallo di tempo tra il picco dell’LH e l’ovulazione è stato di circa 25 ± 13 ore negli animali che concepivano dopo FA e di 46 ± 18 ore in quelli che non rimanevano gravidi (Moioli et al., 1998; Borghese, 2005), Il momento appropriato per eseguire la Fa di conseguenza, si colloca nella parte finale dell’estro per cui la regola mattina/sera secondo la quale una bovina individuata in estro la mattina viene inseminata la sera dello stesso giorno mentre quella in estro la sera è sottoposta a FA la mattina del giorno seguente, può essere applicata anche nella specie bufalina.

Gravidanza, parto e periodo postparto

La durata della gestazione nel bufalo varia da 300 a 330 giorni con media di circa 310 giorni nel bufalo di palude e 320 nel tipo mediterraneo. La diagnosi precoce di gravidanza tramite ultrasonografia  può essere effettuata a partire da 20 giorni dopo l’inseminazione o dopo 45 giorni se si prevede la palpazione tramite il retto. Tra i metodi di laboratorio è utilizzato il dosaggio del progesterone a partire da 20-23 giorni dopo l’intervento fecondativo.

Il profilo ormonale in corrispondenza del parto è sovrapponibile a quello riscontrabile nella specie bovina. L’involuzione uterina solitamente è completa attorno ai 25-35 giorni postparto; lo stimolo causato dalla suzione del vitello bufalino abbrevia il tempo necessario all’involuzione. La durata dell’anestro postparto è solitamente maggiore che nel bovino: in buone condizioni di allevamento è 30-90 giorni. In Sri Lanka le bufale allevate al pascolo e per le quali al vitello è permessa una poppata al giorno si osserva ripresa dell’attività ciclica attorno ai 30-60 giorni; in condizioni di allevamento difficili dal punto di vista climatico ed alimentare, invece, si raggiunge un intervallo di 150-200 giorni. La prima ovulazione postparto è solitamente seguita da uno o più cicli di breve durata (meno di 18 giorni). La presenza di tori bufalini nella mandria può essere utile per accelerare la ripresa dell’attività ovarica grazie all’effetto stimolante del toro.

I trattamenti ormonali utilizzati per indurre l’attività ovarica prendono ispirazione dai protocolli utilizzati nel bovino. Normalmente si fa uso di GnRH o analoghi, oppure di progesterone (o progestageni di sintesi) somministrato sotto forma di dispositivi intravaginali o impianti sottocutanei per 10-12 giorni, cui fanno seguito eCG o GnRH al momento della rimozione. Alcuni trial hanno permesso di conseguire buoni risultati inducendo attività ciclica nell’81% degli animali con conception rate del 74%, contro un 54% dei controlli (Zicarelli, 1997). In altri studi, invece, i risultati sono stati deludenti, probabilmente a causa del mancato controllo di altri fattori quali clima, alimentazione, patologie, gestione, BCS insufficiente.

 

 Reproduction in Domestic Buffalo

BMAO Perera

Reprod Dom Anim 43 (Suppl. 2), 200 – 206 (2008)

Doi: 10.1111/j.1439-0531.2008.01162.x