La tossiemia gravidica è una malattia metabolica tipica di pecore e capre che colpisce verso la fine della gravidanza con dei sintomi abbastanza caratteristici.

Si riconosce perché gli animali ammalati sembrano addormentati, non mangiano, sono costipati, vagano, si isolano, digrignano i denti e alla fine non si alzano più e muoiono se non adeguatamente curati.

L’incidenza di questa malattia non è elevata (1-2%) ma il tasso di mortalità può raggiungere l’80%. Colpisce principalmente animali con più parti o con gravidanze gemellari. Il rischio di contrarre la tossiemia gravidica può aumentare se le pecore e le capre sono grasse. Il nome della malattia deriva dal fatto che i sintomi clinici ricordano un’intossicazione.

In sede diagnostica si può confondere con la listeriosi, la poliencefalomalacia, la cenurosi, l’ipocalcemia (anche se sono spesso associate) e l’ipomagnesiemia. La certezza diagnostica si ha analizzando il sangue. Ha poco senso misurare la glicemia negli animali in lattazione perché la competizione con la mammella in produzione rischia di dare informazioni non corrette. In ogni caso, a fine gravidanza nei soggetti a rischio si possono trovare valori di glicemia compresi tra 20 e 40 mg/dl.  Di grande valore diagnostico è la misurazione della concentrazione dei corpi chetonici BHB nel sangue. Valori minori di 0.8 mM/L sono considerati normali, valori compresi tra 0.8 e 1.6 mMol/L sono ritenuti espressione di moderata mal nutrizione, mentre valori maggiori di 1.6 mM/L sono considerati sintomo di grave malnutrizione. Già ad un valore di 3 mM/L è possibile osservare i segni clinici della tossiemia gravidica. Per convertire i valori espressi in mM/L in mg/dl basta moltiplicarli per 10.

Per comprendere perché le pecore e le capre possono ammalarsi di tossiemia gravidica è importante sapere che nei ruminanti da latte la priorità metabolica varia a seconda del fatto che l’animale sia o meno gravido. Nelle prime settimane di lattazione o in assenza di una gravidanza è la mammella ad avere ogni priorità metabolica (allattamento del nascituro). Dopo che si è instaurata la gravidanza invece è l’utero gravido a subentrare nelle priorità.

Nelle pecore e nelle capre a fine gravidanza, specialmente nel caso di gravidanze multiple, a causa delle minori dimensioni del rumine che limitano la capacità d’ingestione, l’elevato fabbisogno energetico dei feti, lo stress e eventuali malattie concomitanti creeranno le condizioni per un abbassamento della glicemia e per la produzione dei corpi chetoni, e quindi la comparsa della tossiemia gravidica.

La prevenzione è piuttosto intuitiva. Nelle ultime due o tre settimane di gravidanza delle pecore e delle capre è necessario somministrare un supplemento energetico e proteico che può raggiungere anche i 400 gr.

Più complessa è invece la terapia, o almeno lo è quella fattibile in allevamento. La terapia per bocca più utilizzata è quella che prevede l’uso  di 100-200 ml di glicole propilenico da dividere in due somministrazioni giornaliere, magari associato al glicerolo. Utili sono anche le somministrazioni orali, 3 o 4 volte al giorno, di soluzioni di glucosio, cloruro di sodio e glicina, normalmente utilizzate per reidratare i vitelli con diarrea. Per via endovenosa si possono somministrare 120 ml di una soluzione al 50% di destrosio o 250 ml di una al 20%. Utile è anche la somministrazione sottocutanea di una soluzione al 20% di calcio borogluconato, addizionato con vitamine del gruppo B per stimolare l’appetito e la motilità ruminale. Spesso la tossiemia gravidica è associata ad ipocalcemia.

Una tecnica piuttosto estrema ma a volte “salva vita” è quella di indurre l’aborto utilizzando il desametasone.

La prevenzione e la diagnosi della tossiemia gravidica sono piuttosto complesse, e la terapia difficile e potenzialmente pericolosa, per cui è bene rivolgersi ad un veterinario esperto di patologia ovina e caprina.