E’ noto e condiviso da tutti che più una bovina da latte riesce ad ingerire cibo maggiore sarà la sua produzione, salute e fertilità. A condizionare l’ingestione giornaliera concorrono numerosissimi fattori. Tra quelli nutrizionali, di fondamentale importanza risulta l’appetibilità degli alimenti.

L’avvento della tecnica dell’unifeed, o meglio della TMR, ha dato un notevole contributo alla crescita dell’allevamento dei ruminanti ed in particolare della vacca da latte. Fare una TMR significa mescolare accuratamente gli alimenti previsti nella razione in modo che gli animali li assumano contemporaneamente senza avere la possibilità di scelta. Questo permette al rumine di ottimizzare la sua attività fermentativa senza sbalzi e quindi con continuità.

Una volta si pensava erroneamente che l’unifeed servisse anche ad ingannare gli animali in modo da fargli mangiare gli alimenti poveri ed alterati. In natura, tutti gli animali, ed in particolare i ruminanti, non mangiano le piante velenose o tossiche e tutti gli alimenti alterati. La TMR confonde gli odori ed i sapori, per cui a volte gli animali ingeriscono anche ciò che non vorrebbero mangiare. A volte, però, se l’odore o il sapore di molecole tossiche è forte gli animali o si rifiutano di mangiare la TMR o ne mangiano sensibilmente meno.

Gli insilati sono un ottimo modo di conservare gli alimenti e fargli migliorare la digeribilità ma bisogna porre molta attenzione alla loro qualità. Quando si invia ad un laboratorio d’analisi un campione d’insilati si chiede anche il profilo fermentativo fatto di acidi grassi volatili come l’acido lattico, l’acido acetico e quello butirrico oltre che il pH.

Più è alta la concentrazione di acido lattico maggiore sarà la stabilità dell’insilato. Anche le concentrazioni maggiori ai 60 grammi di questo acido, per kg di sostanza secca, non compromettono in alcun modo l’appetibilità di un insilato, anzi sembra che il sapore acidulo sia particolarmente gradito alle bovine da latte.

Diverso invece è l’acido acetico che rappresenta in genere, almeno negli insilati “normali”, il secondo acido grasso presente.

L’acido acetico viene principalmente prodotto dai batteri lattici eterofermentanti, come il Lactobacillus plantarum e buchneri, dagli enterobatteri e dall’Acetobacter.

Un’alta concentrazione di acido acetico (>30 grammi/kg di sostanza secca) inibisce la crescita dei lieviti e delle muffe e migliora la stabilità aerobica degli insilati una volta aperti.

Pur tuttavia, livelli così elevati potrebbero ridurre l’ingestione degli insilati se inseriti in abbondante quantità nella razione della TMR.

Molto interessante è l’analisi dei dati fatta da Katrin Gerlach ed altri e pubblicata recentemente su Animal Feed Science and Tecnology (272-2021-114782). Gli autori concludono la loro ricerca consigliando di utilizzare insilati con una concentrazione di acido acetico < 17 grammi/kg di sostanza secca per non avere cali significativi di appetibilità.