Premessa
I consumi di carne e dei prodotti fatti con il latte sono in netta e costante diminuzione in quei paesi dove buona parte della popolazione si è affrancata dai bisogni primari e dove tra le priorità dei cittadini ci sono l’attenzione alla salute, all’ambiente e ai diritti degli animali. A livello globale, invece, i consumi di questi alimenti sono in crescita in quanto tipicamente le popolazioni che escono dalla fame e dalla miseria modificano il loro comportamento alimentare inserendo nella propria dieta, e in quantità crescenti, il latte e la carne. Questi popoli hanno la consapevolezza che le proteine e i grassi di origine animale danno dei sensibili vantaggi alla loro salute e al loro benessere, anche se spesso il loro abuso può creare seri danni alla salute. Fin dagli albori della storia umana il consumo di questi alimenti è stato riservato quasi esclusivamente agli individui di più alto rango, mentre alla parte più povera della popolazione era riservata una dieta molto simile a quella definibile ai giorni nostri come vegetariana. La storia ha ben documentato gli effetti nocivi sulla salute umana provocati da questi comportamenti alimentari estremi e la medicina all’unanimità vede nella “dieta mediterranea” il miglior modo di nutrirsi, modulando il rapporto tra alimenti di origine animale e di origine vegetale in funzione della fase della vita.
Il costante monitoraggio dei consumi degli alimenti di origine animale ci mostra ciò che sta avvenendo negli ultimi anni in Italia. Nel periodo 2012-2016, secondo la fonte Ismea-Nielsen, il consumo di latte è calato mediamente del 7%, con punte di -15.8% nelle famiglie con più alto reddito e di – 21% negli under 34 anni. In calo anche i consumi di formaggio che nel solo 2016 hanno subito una riduzione del 4.5%. Identica la tendenza alla riduzione nel consumo delle carni. Negli ultimi 10 anni si è infatti passati dai kg 25 ai kg 17 pro-capite.
La crisi economica globale iniziata nel 2008 ha avuto molti ripercussioni sulla capacità di spesa delle famiglie italiane. Ad essa è stata attribuita la maggiore responsabilità per il graduale abbandono nella dieta dei prodotti di origine animale, generalmente più costosi di quelli vegetali. Altre giustificazioni sono state trovate nella sempre più rara classica “prima colazione” e nel dilagare del veganesimo, comportamento alimentare estremo a cui i media danno ampia visibilità. Infine, sembrerebbe in aumento il numero delle persone intolleranti e allergiche al latte, o solo al lattosio, e alle carni rosse, nonostante la “pesante” polemica in seno alla classe medica sui metodi clinici utilizzati per diagnosticarle. Ognuna di queste ragioni ha ovviamente una responsabilità in questo crollo dei consumi ma non tale da giustificare integralmente la situazione.
Negli ultimi anni il numero delle persone che utilizzano internet e i social media è cresciuto in modo esponenziale. Un’umanità così “connessa” dialoga ormai in tempo reale e le opinioni, o meglio il “sentire collettivo”, nascono e si modificano indipendentemente dalle opinioni diffuse dei media classici come televisioni e stampa, dalla politica e da chi in passato aveva la possibilità, grazie alla propria notorietà e carisma, di condizionare le opinioni di fasce importanti della popolazione. I social media, in particolare, possono avere effetti rapidi e importanti.
L’attuale sentire collettivo è questo:
- La gente pensa che le bovine da latte soffrano negli allevamenti perché costrette ad una vita lontana dal loro comportamento naturale.
- La gente pensa che non sia giusto che non possano sempre pascolare.
- La gente pensa che allevare le vacche inquini il pianeta e sottragga enormi quantità di risorse idriche.
- I medici attribuiscono agli allevamenti la maggiore responsabilità per l’antibiotico-resistenza.
La sensibile riduzione dei consumi di latte e carne può avere conseguenze molto gravi sulla salute delle persone, soprattutto delle donne gestanti, dei bambini e degli anziani, e sulla sopravvivenza della nostra zootecnia.
Ruminantia ritiene che la sensibilità dei consumatori verso la tutela dell’ambiente e il diritto degli animali d’allevamento di vivere una vita la più vicina possibile a quella che avrebbero fatto in natura, siano le principali ragioni che spingono sempre più persone ad eliminare dalla loro dieta il latte e la carne. Sensibilità peraltro già palesemente sottolineata nel 2000 nel “Libro bianco” della comunità europea sulla sicurezza alimentare.
La domesticazione dell’Uro (Bos Primigenius), avvenuta circa 10.000 anni fa, stabilì di fatto un patto di reciproco vantaggio tra la specie umana e questo animale progenitore di tutti i bovini. Un patto talmente importante che ha garantito la diffusione di queste due specie su tutto il pianeta e che ha condizionato reciprocamente la loro evoluzione. Gli uomini, dotati della possibilità di digerire il lattosio fino all’età adulta, avevano la possibilità di inserire stabilmente nella loro dieta le proteine di alto valore biologico del latte, alcuni importanti minerali, vitamine e acqua pulita perchè depurata dal ruminante. I bovini hanno invece ottenuto la possibilità di diffondersi sulla terra e non estinguersi, e non necessariamente a causa dell’uomo. Il patto ha permesso di trasformare le fibre dei vegetali, indigeribili all’uomo, in latte e carne e di avere letame per la terra. L’ingresso di sempre maggiori quantità di latte e di carne nella dieta dell’uomo ha favorito un ulteriore sviluppo del cervello soprattutto nei bambini dove esso continua, a differenza di quasi tutte le altre specie animali, nei primi anni di vita proprio in virtù delle sostanze contenute in questi alimenti.
Il Latte Etico
Ruminantia ritiene che un equilibrio sia possibile perché il patto possa continuare anche in un mondo sempre più antropizzato, con una popolazione umana che a breve raggiungerà i 10 miliardi e in cui la tutela dell’ambiente è diventata una priorità inderogabile come il rispetto del diritto degli animali ad avere una vita dignitosa.
Il Latte Etico è quello prodotto nella Stalla Etica, dove vengono fatte scelte di genetica, gestione, nutrizione, salute e ambiente d’allevamento che possano contemporaneamente rassicurare le ansie etiche delle persone, migliorare oggettivamente la qualità della vita delle bovine da latte e garantire un reddito adeguato agli allevatori. Il latte etico ha anche l’obiettivo di tutelare la dignità umana che passa prioritariamente per il benessere economico sia dei titolari degli allevamenti che dei loro dipendenti. Nel manifesto del latte etico non verrà mai utilizzato il termine benessere che è già la mission di ogni allevatore, veterinario e zootecnico in quanto un animale che non sta bene (malessere) rappresenta per l’allevatore un danno economico. Per noi il benessere è semplicemente un requisito della produzione. La medicina veterinaria ha la missione di garantire, con diverse finalità, il benessere delle singole bovine. Gli zootecnici sanno strutturare gli allevamenti e la nutrizione con questa finalità. Quando si stabilisce l’identikit del buon allevatore che guadagna bene del suo lavoro, si individua semplicemente quello che cura al meglio il benessere delle singole bovine.
Ruminantia è ben conscia della “trappola” culturale dell’antropomorfizzazione. Quello che l’uomo pensa essere la condizione psico-fisica ideale per se non lo è necessariamente per gli animali che vivono con lui. Gli animali hanno un loro equilibrio etologico che va rispettato e che è spesso diverso da quello che l’uomo pensa essere quello ottimale. La selezione operata dall’uomo sulle molte specie domesticate è stata maggiormente finalizzata alle sue esigenze. Agli animali così detti d’affezione ha richiesto fedeltà ed affetto, a quelli che lo affiancano nello sport performance e a quelli destinati a produrre e diventare cibo sempre maggiori produzioni. Il modo di costruire gli allevamenti ha avuto come prima priorità quella di trovare un equilibrio tra benessere e facilità di gestione. La specie bovina si è negli anni naturalmente selezionata anche nella capacità di adattarsi agli ambienti, alla nutrizione e al management offerti dall’uomo, spesso deviando dalla loro etologia originaria. Oggi la scienza ha chiarito, anche se non definitivamente, questo aspetto e il fallimento delle performance produttive, riproduttive e sanitarie e quindi economiche di molte bovine, soprattutto di razza frisona, ne è la più tangibile testimonianza. E’ oggettivamente difficile sostenere sia economicamente che davanti alla gente la ridotta vita produttiva, l’elevato tasso di eliminazione e la medicalizzazione sistematica delle bovine da latte.
Il latte etico può essere sia convenzionale che biologico. Le uniche differenze tra le due produzioni sono pertanto legate al tipo di alimenti utilizzati.
La Stalla Etica è un approccio olistico, o meglio plurifattoriale, a tutti questi aspetti senza cadere nella “trappola” dell’antropomorfizzazione. Il “sentire collettivo” ritiene essere ideale, per il rispetto del diritto delle bovine di avere un’ottima qualità della vita, il pascolamento o l’allevamento estensivo. Questa tecnica d’allevamento è auspicabile per valorizzare le produzioni su territori non coltivabili e con scarsa disponibilità d’acqua. Un pascolamento non razionalizzato può avere effetti devastanti sull’ambiente, che possono evolvere fino alla desertificazione. L’allevamento genericamente definito intensivo fu scelto dall’uomo anche per difendere meglio la salute delle bovine e dell’ambiente. La stalla offre alle bovine un sicuro riparo dalla intemperie, una difesa verso i predatori, cibo e acqua sempre disponibile e permette di evitare il contatto con i parassiti e un maggiore controllo per la diffusione di malattie infettive, alcune delle quali trasmissibili all’uomo. Molto complessi da risolvere sono invece i due aspetti del precoce allontanamento del vitello dalla madre e dell’uccisione delle bovine ormai non più produttive. Su questi due temi la sensibilità dei consumatori è piuttosto forte. Il vitello viene precocemente allontanato dalla madre, spesso subito dopo il parto, per assicurane la salute e quindi la maggiore possibilità di sopravvivenza. La gente ritiene che questo comportamento sia molto negativo e come tale esecrabile. Ancora più complesso e ricco di argomenti psicologici e antropologici è il tema dell’uccisione degli animali allevati per produrre cibo. L’uomo si è evoluto come predatore. Infatti, prima dell’avvento dell’agricoltura era esclusivamente un cacciatore e gli attuali bovini discendendo dall’Uro sono ancora classificabili come prede.
Obiettivi
Gli obiettivi del Latte Etico saranno pertanto:
- Garantire alla bovina da latte in ogni fase del suo ciclo produttivo il massimo rispetto della sua etologia.
- La riduzione della produzione dei gas serra (CO2, NH4 e N2O) e delle sostanze eutrofizzanti (N, P e K).
- La riduzione del consumo delle risorse idriche (water footprint).
- Dare un contributo positivo alla produzione d’energia attraverso le rinnovabili (fotovoltaico e biogas).
- L’uso razionale dei farmaci (antibiotici, ormoni e antinfiammatori) e dei sanitizzanti.
- Garantire agli allevatori e a tutti gli operatori d’allevamento un reddito dignitoso.
Cibo sano e abbondante per tutti nel rispetto dell’ambiente, del diritto delle bovine di avere una vita degna di essere vissuta e della dignità economica degli allevatori.