La sfida di integrare gli indicatori del benessere animale nel Life Cycle Assessment

La transizione verso una zootecnia più sostenibile richiede l’adozione di strategie volte a garantire il benessere degli animali da produzione, che possano contemporaneamente implementare l’efficienza ambientale delle aziende (European Commission, 2020; FAO-OIE-WHO, 2010; Keeling et al., 2019). Infatti, il comparto zootecnico, analogamente ad altri settori produttivi, è responsabile di una serie di impatti ambientali che influenzano la qualità dell’acqua, dell’aria e del suolo (Leip et al., 2015).

L’analisi del ciclo di vita (Life Cycle Assessment, LCA), metodologia standardizzata a livello internazionale (ISO, 2006a, 2006b), è l’approccio utilizzato per quantificare i potenziali impatti ambientali causati dall’intero processo produttivo per ottenere un prodotto finale (European commission, 2021). Nonostante il suo ampio utilizzo in diversi campi, la sua applicazione per la valutazione dell’impatto ambientale per la produzione di prodotti derivati dagli animali necessita di un’implementazione. Infatti, il LCA ambientale è stato criticato per essere un approccio basato sul prodotto e sull’efficienza produttiva che non riesce a cogliere la piena multifunzionalità e complessità dei sistemi agricoli (Van der Werf et al., 2020), premiando prevalentemente le situazioni di maggiore intensificazione, senza tenere adeguatamente conto di altri aspetti che potrebbero invece essere decisivi per la sostenibilità a lungo termine dei sistemi produttivi (es. riduzione della qualità e della fertilità del suolo, aumento dell’erosione del suolo, impatto sulla biodiversità e sugli ecosistemi e benessere degli animali).

In particolare, approcciando la sostenibilità di questo settore in maniera più olistica, con un’ottica “One Welfare”, riconoscendo quindi le interconnessioni tra il benessere animale, il benessere umano e l’ambiente (Pinillos et al., 2016), risulta chiaro come l’integrazione della “componente animale” nelle valutazioni di sostenibilità sia fondamentale (Scherer et al., 2018; Broom, 2019; Tallentire et al., 2019). Per valutare questa “componente animale”, vengono utilizzati degli indicatori di benessere, che possono essere “animal-based”, “resource” o “management”-based, o meglio, una combinazione di questi (EFSA, 2012). Includere tali indicatori di benessere animale all’interno di valutazioni di sostenibilità ambientale sarebbe infatti indicato, non solamente da un punto di vista etico e di sicurezza alimentare, ma come ulteriore elemento di controllo della sostenibilità del processo di produzione. Infatti, uno scarso benessere degli animali da produzione non è solo legato a un allevamento eticamente discutibile, ma è spesso associato a prestazioni scarse, rischi per la salute degli animali e degli esseri umani, un uso più elevato di input (di materie prime) e un’efficienza non ottimizzata nell’uso delle risorse e quindi in alcuni casi un’efficienza ambientale inferiore del sistema (Özkan et al., 2022).

In questo senso, un presente lavoro di revisione bibliografia è stato condotto considerando: (A) LCA come strumento più efficace e standardizzato per valutare l’impatto ambientale del settore agroalimentare, (B) il ruolo chiave del benessere animale per la sostenibilità del settore zootecnico, e (C) l’assenza di una chiara mappatura delle metodologie adottate per questa integrazione. La revisione della letteratura ha avuto lo scopo di (1) descrivere le metodologie adottate fino ad oggi per integrare gli indicatori di benessere animale nell’LCA, (2) identificare i punti di forza ed i limiti dei differenti approcci e, (3) proporre una strategia metodologica per promuovere una standardizzazione dell’integrazione del benessere animale nell’LCA

I risultati hanno dimostrato come negli studi revisionati, che integravano indicatori di benessere con LCA, quest’ultimo fosse eseguito con un approccio più omogeneo e standardizzato, rispetto alla valutazione di benessere.

Per quanto riguarda le valutazioni di benessere animale: il 16.7% degli articoli utilizzava un singolo indicatore per valutarlo, il 45.8% indicatori multipli, l’8.3% protocolli di benessere sviluppati all’interno di progetti precedenti (i.e., TGI-200 and TGI-35L), il 16.7% protocolli sviluppati ad-hoc, ed il 12.5% utilizzavano altri metodi (es. parere degli esperti). Gli articoli sono stati poi classificati in funzione del tipo di indicatore di benessere utilizzati nel framework dei “5 domini di benessere” proposto da Mellor et al., 2017, 2020: il dominio più valutato era quello “ambientale” (90.5% degli articoli), seguito dal dominio “salute” (52.4%), “alimentazione” (33.3%), “interazioni comportamentali” (28.6%) e “stato mentale” (9.5%). In nessuno degli studi sono stati valutati tutti i domini simultaneamente. La scelta degli indicatori di benessere è di fatto un momento cruciale per ottenere un risultato il più possibile affidabile. Risulta infatti importante che gli autori selezionino una serie di indicatori validati scientificamente, che siano in grado di cogliere la multidimensionalità di questo concetto (EFSA, 2012). Il rischio principale nella selezione degli indicatori in maniera arbitraria, come osservato in molto dei lavori revisionati, è quello che il risultato finale rifletta piuttosto una opinione soggettiva del ricercatore del benessere animale, piuttosto che la situazione oggettiva (Spoolder et al., 2003; Browning, 2022). Effettuare delle valutazioni che non tengano in considerazione la multidimensionalità del benessere animale, poiché non integrano le varie tipologie di indicatori (animal, resource e management-based) e/o poiché non valutano tutti i domini di benessere (ambiente, salute, alimentazione, interazioni comportamentali, stato mentale), potrebbe portare a delle conclusioni errate (Mason and Mendl, 1993; EFSA Panel on Animal Health and Welfare, 2012).

In aggiunta, il 66.7% degli autori avevano proposto di aggregare gli indicatori di benessere animale per ottenere uno score finale, utile soprattutto a scopo comparativo.  Il metodo di aggregazione, tuttavia, variava enormemente fra gli autori: nel 25% degli articoli era stato proposto uno score relazionato all’unità funzionale dell’LCA, mentre nei restanti casi era stata proposta una aggregazione come scala di benessere (es. da 0 a 100, da 0 a 10..) o come sistema “a semafori”. Tuttavia, ogni metodo di aggregazione porta con sé vantaggi e svantaggi poiché inevitabilmente coinvolge un certo grado di giudizio umano soggettivo (Spoolder et al., 2003), soprattutto nel momento in cui risulta necessario attribuire un peso a questi indicatori (Sandøe et al., 2019). Di fatti, la percezione dell’importanza e dell’interpretazione del benessere animale puo’ variare enormemente in base allo stakeholder e all’individuo interpellato (Spoolder et al., 2003; Li et al., 2018; McKendree et al., 2018). Poiché questi score finali potrebbero essere utili anche per prendere decisioni etiche, morali, o addirittura politiche, risulta fondamentale promuovere l’utilizzo di una metodologia trasparente e procedere con una consultazione di stakeholder diversi per il processo di selezione e attribuzione di un peso dei differenti indicatori (Spoolder et al., 2003).

I risultati sottolineano come una delle sfide principali per l’integrazione di questi indicatori con LCA, sia la possibilità di utilizzare la stessa unità di misura (o unità funzionale) (Broom, 2019). Alcuni autori hanno proposto della soluzioni, soprattutto inserendo il benessere animale come tematica di social-LCA (Scherer et al., 2018; Tallentire et al., 2019; Zira et al., 2020, 2021), tuttavia la metodologia risulta complessa e richiede ulteriore approfondimento per renderla affidabile, trasparente e adattabile a più specie.

Quando vengono valutati più aspetti della sostenibilità (ambientale, economico, sociale, benessere animale) può essere utile fornire uno score finale complessivo. Uno score di questo tipo era stato calcolato nel 46% degli articoli revisionati. Tuttavia, ancora una volta, questo processo di aggregazione comporta la compressione di una serie elevata di informazioni in un risultato finale, implicando anche in questo caso scelte di selezione degli indicatori e di peso da attribuire a ciascuno di questi (Arulnathan et al., 2020). Di conseguenza, si tratta di una procedura complessa, che richiede molto tempo e che necessita di una trasparenza metodologica, che potrebbe essere in parte facilitata da metodi più partecipatori come tecniche di modellizzazione sistemica.

In conclusione, i risultati del presente lavoro mostrano come non vi sia al momento una standardizzazione in nessuna fase dell’integrazione fra indicatori di benessere ed LCA, a partire dalla scelta degli fino al peso attribuito per la loro aggregazione. Questo probabilmente perché il benessere animale e la sostenibilità ambientale sono argomenti complessi e multidimensionali, ricchi di implicazioni etiche e sociali. Questa sfida può essere affrontata enfatizzando la multidisciplinarietà attraverso una maggiore collaborazione tra esperti di benessere animale e LCA. Data la natura pressante dei problemi, per effettuare una valutazione olistica della sostenibilità delle aziende zootecniche, è essenziale sviluppare linee guida per garantire la standardizzazione degli approcci, e i risultati di questa revisione contribuiranno a questo processo di sviluppo.

Breve proposta pratica riportata dagli autori di integrazione benessere animale-LCA per una valutazione olistica della sostenibilità (Fonte: Lanzoni et al., 2023).

La presente nota, la cui bibliografia è disponibile presso gli autori, è una sintesi del lavoro scientifico pubblicato da L. Lanzoni, L. Whatford, A. S. Atzori, M. Chincarini, M. Giammarco, I. Fusaro e G. Vignola. 2023.  Review: The challenge to integrate Animal Welfare indicators into the Life Cycle Assessment. Animal. 100794. https://doi.org/10.1016/j.animal.2023.100794.

Autori

Giuseppe Conte, Alberto Stanislao Atzori, Fabio Correddu, Antonio Gallo, Antonio Natalello, Sara Pegolo, Manuel Scerra– Gruppo Editoriale ASPA