Già nel nostro articolo precedente riguardante la correlazione tra mastite ed igiene della stalla sono state introdotte le principali cause dell’infezione mammaria più comune tra le bovine.

Questa volta ci focalizzeremo invece su una delle problematiche derivate dalla mastite e più diffuse negli allevamenti delle bovine da latte: l’antibiotico-resistenza.

La possibilità di sconfiggere questa malattia e risanare la propria mandria evitando le situazioni drastiche di abbattimento degli animali e agendo soprattutto sulla prevenzione, e anche sull’utilizzo dei prodotti e mezzi più opportuni, risulta essere molto interessante per diversi motivi.

Qualora dovessero riscontrarsi mastiti, la terapia prevede infatti l’uso tempestivo di composti farmacologicamente attivi, in prevalenza antibiotici, con una percentuale di successo compresa tra il 20 ed il 90%, a seconda del tipo e dello stadio dell’infiammazione. Gli antibiotici sono farmaci fondamentali per il controllo delle malattie infettive dell’uomo e degli animali, ed hanno inoltre contribuito al miglioramento delle produzioni zootecniche. Controllando le infezioni batteriche, essi permettono infatti il mantenimento del buono stato di salute degli animali e, al contempo, riducono la possibilità che la malattia possa estendersi dall’animale all’uomo (Palumbo, 2008).

L’uso degli antibiotici varia a seconda dell’agente eziologico che ha causato la mastite. In generale, i principi attivi principalmente utilizzati sono le cefalosporine, le aminopenicilline e i fluorochinoloni, associati spesso ad antinfiammatori non steroidei (FANS) (Brajon 2016).

Tuttavia, la resistenza dei microrganismi agli antibiotici è attualmente considerata, a livello mondiale, come uno dei principali problemi della sanità pubblica, e coinvolge in modo equivalente la medicina umana e la medicina veterinaria. E’ stato ampiamente dimostrato come l’utilizzo di antibiotici negli animali porti alla selezione di ceppi resistenti che hanno la possibilità di colonizzare l’intestino e, conseguentemente, di essere escreti e di contaminare l’ambiente e gli alimenti derivati (Ricci et al., 2003).

Tra i vari microrganismi causanti mastiti, di cui già parlato nell’articolo precedente, troviamo tra i più comuni che riguardano le mastiti contagiose lo Staphylococcus aureus. Esso causa soprattutto mastiti sub-cliniche in bovini ed altri ruminanti domestici da latte. Già nel 1960 furono identificati alcuni ceppi di Staph. aureus in grado di resistere all’antibiotico meticillina: essi vennero chiamati MRSA (Methicillin-resistant Staph. aureus). Anche se la meticillina non è più molto usata, il nome MRSA può essere considerato come riferimento alla resistenza nei confronti della maggior parte degli antibiotici ß-lattamici. Questo è soltato un esempio poiché con l’aumentare della frequenza dell’utilizzo degli antibiotici si presume che lo scenario possa peggiorare nel tempo.

Oltre al rischio sanitario nei confronti dei consumatori, la presenza di residui di antibiotici nel latte rivela problematiche verso l’idoneità alle fermentazioni lattiero-casearie, portando quindi a perdite economiche (Brajon 2016). Come tutti sappiamo, sono previsti dei limiti per i residui nel latte di sostanze farmacologicamente attive, i LMR (limiti massimi residui) oltre i quali esso è considerato inutilizzabile. La possibilità di abbassare l’utilizzo di questi farmaci può essere indubbiamente un fattore interessante soprattutto per le grandi filiere di produzione dei formaggi.

In questi casi sarebbe opportuno fare riferimento appunto a leggi e normative inerenti all’utilizzo dei farmaci veterinari, come il decreto legislativo del 6 aprile 2006, n° 193 (attuazione della direttiva CE 2004/28 che modifica la dir. 2001/82) che mette chiarezza su alcuni punti tra cui:

  • requisiti e procedure per l’autorizzazione alla produzione, importazione ed immissione in commercio del farmaco veterinario;
  • etichettatura e foglietto illustrativo;
  • detenzione, distribuzione e fornitura del farmaco veterinario;
  • farmacosorveglianza sul farmaco veterinario;
  • rischio sanitario dovuto a residui nei prodotti e all’antibiotico resistenza.

Si ricorda anche il regolamento CE n° 470/2009, che stabilisce procedure comunitarie per la determinazione di limiti di residui di sostanze farmacologicamente attive negli alimenti di origine animale, ed il regolamento UE n° 37/2010 (di cui la versione consolidata attuale del 06/05/2021) della commissione concernente le sostanze farmacologicamente attive e la loro classificazione per quanto riguarda i limiti massimi di residui. In diversi stati europei sono stati istituiti piani di monitoraggio dell’antibiotico-resistenza a livello nazionale, e viene promossa con sempre maggior rigore l’applicazione di pratiche di uso prudente degli antibiotici nel settore zootecnico.

Inoltre, è in discussione l’applicazione, anche in campo zootecnico, della normativa sui biocidi: dato che i disinfettanti, e dunque i prodotti post-dipping, rientrano in questa categoria, diventa di grande interesse trovare alternative naturali agli antibiotici e disinfettanti comunemente utilizzati. Questi prodotti devono consentire di ottenere un alto grado di sicurezza contro i microrganismi patogeni per gli animali e, al contempo, permettere di aumentare la sicurezza degli alimenti destinati al consumo umano.

La prevenzione delle malattie riveste un ruolo di primissimo piano nell’ambito della diminuzione dell’uso di antibiotici nell’azienda zootecnica. Per questo motivo, negli ultimi anni è aumentato notevolmente l’interesse verso l’impiego di sostanze naturali ad azione antimicrobica quali presìdi alternativi. Come tutti sappiamo le sostanze naturali quali le erbe e le piante rappresentano un rimedio semplice sempre disponibile per molti tipi di problematiche, tra le quali molte infezioni di origine batterica.

La nostra impronta ecologica

Akron s.r.l. offre dei prodotti innovativi in campo zootecnico e specifici. In questi casi presenta FITOMIL e FITOMIL OTRE, siringhe intramammarie da usare quotidianamente e simultaneamente.

FITOMIL: l’insieme degli ingredienti naturali permette di offrire localmente un prodotto indicato nella prevenzione delle mastiti bovine, tramite il sostegno dell’epidermide capezzolare attraverso un’efficace idratazione ed un’azione antimicrobica. FITOMIL:

  • contribuisce nella rimozione delle infiammazioni esistenti;
  • fronteggia nuove infezioni;
  • monitora la salute della mammella;
  • ripristina le difese immunitarie.

Valore aggiunto in FITOMIL: gli oli essenziali aggiunti in formulazione derivano da un interessante tipo di estratto di erbe composto da miscele complesse con elevate attività antimicrobiche. Risulta utile sfruttare questa proprietà e trasferirla nel trattamento dei batteri resistenti agli antibiotici.

FITOMIL OTRE: svolge un’azione emolliente, rinfrescante, lenitiva in virtù della presenza di preziosi estratti e derivati vegetali. Questa azione viene amplificata dalla presenza di olio di girasole ozonizzato. L’ozono, oltre ad avere un’azione antibatterica, agisce sulle cellule epiteliali esercitando un’azione rigenerante. FITOMIL OTRE:

  • promuove l’epitelizzazione;
  • facilita ed accelera la guarigione delle ferite;
  • svolge un’azione antibatterica e repellente, soprattutto sui batteri anaerobi;
  • agisce come antisettico per il trattamento delle ferite e tagli.

Valore aggiunto in FITOMIL OTRE: La melaleuca presente in formulazione svolge un’azione benefica contro tagli e lividi ed inoltre svolge un’azione contrastante nei confronti dei microrganismi patogeni. La presenza di ozono non solo supporta lo stato di salute degli animali, ma abbassa anche la quantità di leucociti nel latte non interferendo con altri trattamenti.

FITOMIL e FITOMIL OTRE garantiscono la possibilità di prevenire l’utilizzo di antibiotici supportando l’epidermide capezzolare, spesso stressata e infiammata.

Per avere maggiori informazioni si prega di contattare il nostro ufficio tecnico: ufficio.tecnico@akronbio.com

Bibliografia

  1. Palumbo D. (2008). Mastite bovina da Staphylococcus Spp.: studio in vitro e in vivo per l’applicazione di un nuovo approccio terapeutico.
  2. Ricci A., Vio D., Zavagnin P. (2003). Monitoraggio dell’antibioticoresistenza in batteri zoonotici e commensali isolati da bovini al momento della macellazione. Atti della Società Italiana di Buiatria. 35, 59-66.
  3. Brajon G. (2016). Antibiotici nella filiera del latte: tutela della salubrità e rischi di contaminazione. Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana.