All’interno delle aziende agricole viene spesso trascurata la qualità dell’aria nei locali adibiti all’allevamento dei vitelli.

Nell’ambito del Progetto FABELLO (FAttori gestionali associati alla salute ed al BEnessere del viteLLO), finanziato dal Piano di Sviluppo 2019-21 dell’Università degli Studi di Milano, sono state effettuate una serie di analisi per indagare le correlazioni tra la presenza di diversi gruppi di microorganismi presenti nelle gabbiette ospitanti i vitelli e l’eventuale insorgenza di malattie.

La prova è stata svolta in 8 aziende Lombarde situate in provincia di Lodi, Mantova, Milano e Pavia.

Mediante un campionatore microbiologico d’aria, Surface Air Samplers (SAS®), sono stati prelevati piccoli volumi di aria all’interno dei box occupati dai vitelli e sono quindi stati analizzati diversi substrati colturali che hanno favorito la crescita di specifici microorganismi eventualmente presenti all’interno dell’area occupata dall’animale. In particolare, è stata analizzata l’eventuale presenza ed entità di Escherichia coli, Enterobacteriaceae, Carica batterica totale (CBS), muffe e lieviti.

Poiché non risulta che questi aspetti siano stati indagati approfonditamente in precedenti studi, non sono purtroppo presenti in bibliografia dati e valori soglia specifici per i singoli ceppi o gruppi di microorganismi, ma vi sono solo alcune indicazioni sulla Carica batterica totale (CBS). Secondo Kenneth (2015) e Popescu et al., (2011) nelle aziende di bovini si può considerare normale una presenza di CBS da 5.000 a 30.000 ufc/m3 di aria. Zieger (2019) ha invece condotto uno studio riferito esclusivamente alle vitellaie ed afferma che, per quanto riguarda la CBS, valori al di sotto di 15.000 ufc/m3 di aria (limite descritto dalla linea gialla nella Figura 1) possono abbassare l’insorgenza di problematiche polmonari, seconda causa di morte nei vitelli dopo la diarrea.

Mediamente nelle aziende analizzate sono stati registrati valori di CBS superiori al limite soglia e la qualità dell’aria nelle vitellaie è quindi risultata scadente. Questo ci suggerisce che purtroppo i locali adibiti all’allevamento dei giovani animali sono spesso trascurati soprattutto per quanto riguarda la corretta ventilazione. In particolare, le aziende analizzate che hanno mostrato una qualità dell’aria estremamente peggiore sono due. La prima, situata in una zona montana, è solita apporre teli davanti alle gabbiette in modo da garantire temperature superiori durante la notte, ma tale pratica ha comportato mediamente una CBS elevata, probabilmente dovuta ad un mancato ricambio di aria. L’altra azienda è l’unica tra le analizzate che non ha riservato ai vitelli una zona all’interno dell’allevamento a loro esclusivamente adibita. La vitellaia è infatti posta in parte nella stalla dedicata all’allevamento delle vacche in asciutta e in parte in una zona in cui vengono allevati conigli. Questo ci porterebbe ad affermare, che, vista l’elevata presenza di CBS, lieviti e muffe, sarebbe ottimale dedicare una parte dell’allevamento esclusivamente ai giovani animali.

Figura 1: Valori medi relativi alla qualità dell’aria suddivisi per i differenti microorganismi.

La DIRETTIVA 2008/119/CE del 18 dicembre 2008, che stabilisce le norme minime per la protezione dei vitelli, fornisce delle linee guida generali per la gestione della vitellaia, ma libera scelta viene lasciata ai singoli allevatori. La localizzazione della vitellaia all’interno dell’azienda può dunque essere differente.

Nel questionario svolto nella prima fase del progetto FABELLO, al quale hanno partecipato 119 aziende, sono stati indagate diverse informazioni inerenti alla gestione della vitellaia. Nel 65,6% delle aziende coinvolte nell’indagine, la vitellaia è localizzata in una zona esterna alla stalla, in una zona riparata da tettoia o alberi (47,9%) oppure in una zona non riparata (17,7%). Al contrario, nel 29,4 % delle aziende la vitellaia è situata in una zona all’interno dei locali adibiti a stalla e tra queste solo l’8,40% delle aziende separa l’area dedicata ai vitelli da quella dedicata all’allevamento dei bovini adulti. A tal proposito è stata svolta un’analisi relativa alla qualità dell’aria a seconda della localizzazione della vitellaia all’interno dell’azienda.

Dai risultati ottenuti, mostrati nella figura 2, si nota che mediamente i valori dei diversi gruppi di microorganismi risultano superiori nelle vitellaie poste all’interno degli edifici (denominate “interne”) rispetto a quelle esterne agli edifici (denominate “esterne”). Di conseguenza, sembrerebbe che collocare la vitellaia in un ambiente esterno agli edifici, garantendo comunque ombreggiatura e riparo dai venti dominanti, sia una scelta gestionale migliore per quanto riguarda la qualità dell’aria.

Figura 2: Valori microbiologici distinti in base alla localizzazione della vitellaia all’interno dell’azienda

È doveroso però sottolineare che i risultati ottenuti nella prova sono il risultato dell’elaborazione di campioni di 8 aziende svolti nella stagione invernale, il che può avere influenzato la prova. In ogni caso, i dati ottenuti possono essere di riferimento e confronto per ulteriori successive analisi.

Bibliografia

  • Zieger P., DVM¸ 2019. How Climate Monitoring Can Improve Calf Health. Diamond V.
  • Popescu S., Borda C. and Diugan E.A.; 2011. Microbiological air quality in tie-stall dairy barns and some factors that influence it. African Journal of Agricultural Research Vol. 6(32), pp. 6726-6734.
  • Kenneth V. Nordlund, DVM; 2008. Practical Considerations for Ventilating Calf Barns in Winter. Veterinary Clinics: Food Animal Practice;24 (2008) 41-54.

Autori: Serena Bonizzi, Milena Brasca1, Luciana Bava2, Maddalena Zucali2

1) Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari.

2) Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali-Produzione, Territorio, Agroenergia, Università degli Studi di Milano.