L’accrescimento e lo sviluppo delle vitelle, future bovine da latte, è fondamentale per ottenere animali che possano esprimere appieno il proprio potenziale produttivo e riproduttivo. Lo sviluppo somatico del giovane animale influisce, infatti, sia sulla produzione in prima lattazione che sui principali parametri riproduttivi, come ad esempio l’età a cui è possibile fecondare l’animale per la prima volta o il successo dell’intervento fecondativo. Uno studio del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano, riguardante la gestione della vitellaia, ha preso in considerazione 16 aziende di vacche da latte situate in Lombardia; sono stati svolti rilievi ambientali e sui giovani animali, e sono state misurate 201 vitelle frisone con età tra 0 e 3 mesi. Lo scopo era individuare quali sono i fattori gestionali che influiscono maggiormente sulla crescita della vitella.

Un accrescimento ottimale porta a massimizzare la produzione in prima lattazione; si possono prendere come riferimento parametri come l’incremento ponderale giornaliero (IPG) pre-svezzamento e quello prepuberale. Gelsinger (2016) mostra come un accrescimento pre-svezzamento superiore a 0,5 kg/d possa influire positivamente sulla produzione in prima lattazione; per quanto riguarda l’accrescimento prepuberale Zanton e Heinrichs (2005) indicano, come accrescimento che massimizza la produzione in prima lattazione, circa 0,8 kg/d. 

Nella fase prepuberale la mammella si trova in fase di crescita allometrica, cioè più rapida rispetto al resto del corpo, IPG troppo elevati favoriscono un rapido raggiungimento della pubertà e quindi un incompleto sviluppo della parte secernente della ghiandola mammaria, con deposizione di tessuto adiposo nella mammella a sfavore di quello secernente, ciò porta a effetti negativi sulla futura produzione lattea. Nella fase di pre-svezzamento, invece, la mammella non si trova in fase di crescita allometrica e potenzialmente IPG elevati possono avere effetti positivi sullo sviluppo mammario; tuttavia, in questa fase, accrescimenti molto elevati derivano da elevate somministrazioni di latte che possono portare a grossi problemi allo svezzamento se la gestione non è più che ottimale e se non si prestano particolari attenzioni all’ingestione di alimento solido.

I fattori che influiscono sull’accrescimento del giovanissimo e giovane animale sono molteplici e molto diversificati. L’alimentazione della bovina gravida influisce sullo sviluppo del feto, in particolare nella fase di asciutta, quando il feto si sviluppa per 2/3 del suo sviluppo complessivo; il peso alla nascita del vitello influisce sulla crescita successiva, poiché un deficit di peso alla nascita difficilmente verrà colmato nelle fasi successive. 

Nel periodo di pre-svezzamento la quantità di latte somministrata è il parametro che determina maggiormente l’incremento ponderale (IPG) degli animali; la quantità di alimento liquido ingerita è in stretta relazione con la quantità di alimento solido (mangime starter) assunta dall’animale: secondo alcuni autori, più alimento liquido viene somministrato più l’animale cresce, ma meno alimento solido ingerirà. Il mangime starter ha un ruolo fondamentale per lo sviluppo dell’apparato digerente del vitello, in particolare per lo sviluppo delle papille ruminali; se al momento dello svezzamento l’appartato digerente non è pronto ad assumere una dieta composta esclusivamente da alimento solido, allora si avranno problemi e cali, se non addirittura crolli, di IPG. Risulta quindi fondamentale, se la somministrazione di latte in pre-svezzamento non è razionata (somministrazione razionata: latte in ragione di circa 8-10% del PV del vitello/d, mediamente 2-3 L/pasto), porre attenzioni particolari all’ingestione di alimento solido da parte dei vitelli e al momento dello svezzamento, che potrà essere graduale invece che brusco. Si eviteranno così crolli di accrescimento che portano a cali produttivi in prima lattazione. 

Altro fattore che influenza l’accrescimento è l’incidenza di patologie, poiché l’organismo di un animale malato destinerà energia al sistema immunitario e inoltre si alimenterà meno e si nutrirà meno efficientemente; è fondamentale quindi che il giovane animale sia capace di difendersi dai patogeni che incontra, inizialmente grazie allo sviluppo di un’immunità passiva efficace trasmessa alla nascita con colostro di alta qualità e poi con lo sviluppo di un’efficace immunità attiva. L’ambiente in cui il vitello vive e le superfici con cui esso entra in contatto non devono essere serbatoio di pericolosi microrganismi.  

Nello studio è stata analizzata la relazione tra ingestione di latte e accrescimento pre-svezzamento (R2 = 0,44) (Figura 1.) e la relazione tra gravità delle diarree mediamente presenti in azienda, misurate tramite fecal score (punteggio da 0 a 3 al crescere della gravità della diarrea), e accrescimento da 0 a 3 mesi (R2 = 0,46) (Figura 2). La diarrea è, assieme alle malattie respiratorie, la patologia più diffusa nella fase di allevamento del vitello, bisogna prestare quindi particolare attenzione poiché essa influisce sulle performance di crescita del giovane animale. 

Per ogni azienda analizzata sono stati prelevati campioni di colostro e sono stati analizzati la concentrazione di Gamma globuline (IgG) (g/L), tramite analisi di laboratorio, e i Gradi Brix, tramite rifrattometro. Considerando le indicazioni del National Research Council (2021), un colostro di buona qualità deve avere una concentrazione di immunoglobuline superiore a 50 g/L. I bovini, essendo ruminanti, hanno una placenta che non permette il passaggio di anticorpi; dunque, il vitello alla nascita non ha copertura anticorpale e deve assumerla passivamente attraverso l’ingestione di colostro dalla madre. Come già detto, le patologie influiscono direttamente sull’accrescimento della vitella e il primo passo per permettere all’animale di difendersi dai patogeni esterni è il successo del trasferimento dell’immunità passiva.In azienda è quindi fondamentale controllare la qualità del colostro, così da scartare il colostro di bassa qualità ed eventualmente stoccare quello di alta qualità, se ve ne è in eccesso. Il rifrattometro si dimostra uno strumento molto valido; esso ha infatti un valore predittivo molto buono per la concentrazione di Gamma globuline (R2 = 0,84) (Figura 3); inoltre, è uno strumento molto facile da utilizzare ed economico.

La vitellaia rappresenta il futuro dell’azienda e la sua gestione deve essere il più possibile attenta. Come visto, i fattori che influiscono sull’accrescimento e lo sviluppo della vitella sono molteplici e non sempre facili da controllare in azienda. Tuttavia, una routine di gestione precisa e consapevole permette di ottimizzare questa fase di allevamento anche senza l’uso di strumenti a basso livello tecnologico. La pulizia degli ambienti e superfici con cui il vitello viene a contatto (specialmente per quanto riguarda gli strumenti di somministrazione dell’alimento), una gestione corretta della colostratura, e un programma alimentare finalizzato a limitare gli stress allo svezzamento, sono tra gli aspetti più importanti. Il fattore limitante al successo della vitellaia talvolta è il tempo che viene dedicato in azienda a questo reparto. E’ però necessario prestare attenzione poiché è una delle fasi di allevamento maggiormente delicate.

Autori:

Palladini Nicola, Gislon Giulia, Zucali Maddalena, Bava Luciana Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Scienze Agrarie e ambientali.

Bibliografia:

  • Gelsinger, S. L., Heinrichs, A. J., & Jones, C. M. (2016). A meta-analysis of the effects of preweaned calf nutrition and growth on first-lactation performance. Journal of dairy science, 99(8), 6206-6214.
  • Zanton, G. I., & Heinrichs, A. J. (2005). Meta-analysis to assess effect of prepubertal average daily gain of Holstein heifers on first-lactation production. Journal of Dairy Science, 88(11), 3860-3867.
  • National Research Council. (2021). Nutrient requirements of dairy cattle: 2021. National Academies Press.