Il valore di un’irrigazione
Anche se il mais è una tra le colture più efficienti nell’utilizzo delle risorse idriche naturali, per raggiungere grandi risultati produttivi l’irrigazione rimane comunque un fattore irrinunciabile. Una strategia produttiva vincente richiede pertanto cura, attenzione e pianificazione dell’apporto idrico. Stress idrici più o meno marcati vanno infatti ad influire:
- sul numero di cariossidi per spiga.
Irrigare consente di ottenere spighe di maggiore dimensione e con più ranghi, specie con ibridi a spiga di tipo indeterminato. - sulla dimensione delle carriossidi.
L’apporto irriguo permette di mantenere ai massimi livelli l’efficienza fotosintetica della pianta e, di conseguenza, di traslocare più nutrienti nella granella. - sullo stato sanitario del raccolto.
Lo stress idrico indebolisce la pianta, favorendo l’insediamento e lo sviluppo di vari microrganismi patogeni come i funghi del genere Aspergillus, potenziali produttori di aflatossine.
Uno studio decennale condotto da Pioneer nelle aree orientali della Pianura Padana ha dimostrato che in media l’irrigazione permette di produrre 27 quintali di granella in più rispetto all’asciutta, con punte di 37-40 quintali in stagioni siccitose come il 2012 o il 2006 (vedi Fig.1)
Quando irrigare
Due sono i momenti del ciclo colturale in cui la disponibilità idrica gioca un ruolo chiave per il successo produttivo della coltura.
- Pre-fioritura e Fioritura:
uno stress idrico in queste fasi influenza la dimensione della spiga e l’impollinazione, riducendo il numero di cariossidi. Stress in questa fase critica portano a perdite produttive superiori ai 3 q/ha di granella per singolo giorno di stress accumulato. - Riempimento della granella:
gli stress idrici hanno ripercussioni sulla capacità della pianta di traslocare i nutrienti e quindi limitano la dimensione e il peso della cariosside, incidendo anche sul suo valore nutrizionale. Le perdite produttive sono stimate in 1,8 q/ha per giorno di stress.
Ne consegue l’importanza di mantenere un alto benessere delle piante in questi stadi delicati. L’irrigazione in questo è il fattore più determinante. In annate particolarmente estreme non bisognerà però sottovalutare gli stress anche in fase di differenziazione della spiga, ovvero tra le 4 e le 6 foglie. Già in questi stadi apparentemente “precoci”, la pianta predispone la spiga e gli embrioni delle potenziali cariossidi, determinando quindi il proprio massimale produttivo, che avrà compimento con l’impollinazione. Su terreni particolarmente sciolti e con tassi di evapotraspirazione elevati, il ricorso all’irrigazione in questa fase è più che giustificato.
Quanto irrigare
Durante il suo ciclo vitale il mais ha bisogno mediamente di 600 mm di acqua (con uno scarto di 150 mm in più o in meno in base alla maturità e alla lunghezza del ciclo). Nei nostri ambienti e in annate normali, circa la metà di questi fabbisogni è coperto dalle precipitazioni. Di conseguenza circa 300 mm dovrebbero venire dall’irrigazione.
Il fabbisogno idrico giornaliero è molto variabile durante la stagione colturale. Mediamente nelle settimane più calde di Giugno e Luglio è compreso tra 6 e 7.5 mm/giorno (vedi fig.2).
La gestione della risorsa irrigua è andata via via affinandosi negli ultimi anni, consentendo la razionalizzazione dei turni e dei volumi di adacquata. I sistemi irrigui che più si adattano alle nuove tecnologie, e che consentono un aumento dell’efficienza, sono quelli basati sull’aspersione (rotolone, pivot e rainger) e sull’irrigazione a goccia. Per le aziende che hanno adottato sistemi gocciolanti, Pioneer ha sviluppato un modello matematico di fertirrigazione, basato su specifici parametri aziendali come la tipologia di impianto, la posizione geografica, la tessitura del terreno e l’evapotraspirazione media stagionale.
Un utile supporto, quindi, per permettere di gestire e pianificare il regime irriguo e restituire la giusta quantità di acqua e azoto in ogni momento della stagione.
Negli areali maidicoli dove l’irrigazione viene eseguita per scorrimento con turni fissi di adacquata, può risultare difficile razionalizzare la risorsa irrigua. In questi casi è importante non saltare i turni nei periodi più critici e gestire al meglio i volumi e il corpo d’acqua in modo da favorire un’uniforme infiltrazione nei primi 30-40 cm di suolo, evitando di creare costipazione o suole, specialmente nei terreni limosi.
Rubrica a cura di DuPont Pioneer