A meno di un rapido cambio di rotta dell’amministrazione Trump, dal 18 Ottobre 2019 in poi si preannuncia un futuro molto brutto per l’allevamento italiano di vacche e pecore da latte.

I fatti sono noti. Gli Usa contestano all’Europa di aver dato un sostegno economico ad Airbus danneggiando pertanto il costruttore americano Boeing. E’ stata annunciata il 2 ottobre la decisione del WTO che ha stabilito che gli Stati Uniti potranno imporre dazi sui prodotti europei per 7,5 miliardi di dollari come compensazione per gli aiuti illegali concessi dall’UE al consorzio aeronautico.

A meno di “ripensamenti”, dal 18 Ottobre 2019 gli USA applicheranno dazi del 25% ad una lunga lista di prodotti europei nella quale sono stati inseriti molti prodotti dell’agroalimentare italiano.

Gli Stati Uniti sono un grande importatore di formaggi italiani, ed in particolare di Grana Padano, Parmigiano Reggiano e Pecorino Romano. Dazi così elevati renderanno impossibile l’acquisto dei prodotti del latte inseriti nella lista da parte dei consumatori statunitensi. Assolatte stima un crollo dell’export dell’80-90% sia per il Parmigiano Reggiano che per il Grana Padano che porterà ad un surplus di ben 400.000 forme all’anno da ricollocare su altri mercati esteri o da non produrre più. Analoga situazione per il Pecorino Romano del quale si esportano negli USA ben 9.000 tonnellate all’anno. In totale il nostro paese esporta negli USA ogni anno 30.000 tonnellate di formaggi. Se i fatti confermeranno le stime, oltre ai danni diretti per i produttori di Parmigiano e Grana, ci saranno quelli indiretti sul prezzo del latte che colpiranno tutti gli allevatori italiani dovuti al riversarsi sul mercato di un’enorme quantità di latte non più utilizzabile per produrre questi formaggi. Per fare un chilogrammo di Parmigiano e Grana servono mediamente 15 litri di latte, una forma pesa all’incirca 40 kg e la produzione di queste due grandi DOP recluta il 45% del latte bovino italiano. Pertanto, si potrebbe generare un surplus di latte colossale e quindi uno scenario catastrofico.

I Consorzi di Tutela e la politica si stanno muovendo ma le soluzioni “tipiche” possono essere solo due. Mettere in atto una rapida ed efficace ritorsione applicando dazi maggiorati alle merci USA importate in Europa per un valore di 7.5 miliardi di dollari con effetto dissuasivo per l’amministrazione Trump. Decidere una misura di sostegno economico straordinario che compensi le perdite a carico delle filiere coinvolte mentre si cerca di aprire nuovi mercati o nuovi scenari.

Gli operatori italiani della filiera del latte, alleandosi con i consumatori, possono però fare molto di più e molto rapidamente astenendosi dal 18 ottobre 2019 dagli acquisti dei prodotti USA di qualsiasi tipo. Queste forme di protesta sono molto più “crudeli” ed efficaci del riempire le piazze o fare presidi sotto le ambasciate perché colpiscono direttamente le lobby americane che sono dietro alle decisioni anacronistiche e “infantili” di Trump.

Il boicottaggio sistematico dell’acquisto e di ogni merce Made in USA provocherebbe molti mal di pancia all’industria e all’agricoltura USA e molte dispute interne. Quello che i Media possono fare è comunicare forte e chiaro al sistema politico e produttivo statunitense che il 18 Ottobre 2019 è iniziata in Italia, e magari in tutta Europa, l’astensione degli acquisti dei prodotti USA.

Stavolta il rischio è serio e gli interessi europei e nazionali sono stati messi a repentaglio. La motivazione del boicottaggio degli acquisti di prodotti Made in Usa non è ideologica ma dovuta ad un puro spirito di sopravvivenza.