Un grande rischio per i consulenti è la generalizzazione, ossia pensare che quello che succede in un allevamento succeda necessariamente anche in tutti gli altri, nel bene e nel male. L’antidoto a questo sono i dati, o meglio i fenotipi, espressi da una popolazione in un determinato periodo, e soprattutto il benchmark, ossia il confronto.

Nell’ultimissimo periodo abbiamo tutti assistito ad un netto miglioramento delle qualità del latte delle bovine di razza Frisona, almeno in quegli allevamenti seguiti da genetisti e nutrizionisti di comprovata esperienza. Le conoscenze sulla nutrizione della bovina da latte sono in continua evoluzione, l’industria mette a disposizione diversi additivi di comprovata efficacia e molti allevatori previlegiano nei piani d’accoppiamento riproduttori positivi al grasso e alla proteina percentuale perché molto incentivati dal pagamento del latte a qualità.

Nonostante queste consapevolezze, a leggere i cartellini del latte degli allevamenti italiani di Frisona si rimane comunque sorpresi. Quello che sembra essere assolutamente un fatto nuovo è che questi titoli quasi prescindono  dalla produzione procapite, dal numero di mungiture giornaliere e dalla stagione.

Per uscire dalla modalità “impressioni”, ed entrare in quella oggettiva e misurabile, abbiamo dapprima consultato l’utilissimo report che la Latteria Soresina consegna mensilmente ai soci dove ogni allevatore conferente può confrontare la sua qualità del latte con quella media del conferito e percepire, se ne ha diritto, i premi qualità. I parametri monitorati sono la percentuale di grasso e caseina (espresse come peso/volume), la carica batterica, le cellule somatiche e le spore. Nel 2023 i soci della Latteria Soresina hanno conferito un latte con il 4.13% di grasso e il 2.83% di caseina, che corrisponde all’incirca al 3.59% di proteina. Dicembre e gennaio sono notoriamente mesi dove la materia utile del latte è più elevata. Gli allevatori di Latteria Soresina hanno conferito a gennaio 2024 un latte con rispettivamente il 4.285 di grasso e il 3.671 % di proteina, e quelli del Consorzio Produttori Latte Milano  con il 4.343 % di grasso e 3.647 di proteina.

Per avere una maggiore certezza sulla rappresentatività della qualità del latte della Latteria Soresina abbiamo chiesto dei dati di confronto ad ANAFIBJ relativi alla qualità del latte derivante dalla media ponderata dei singoli campioni di latte raccolti nel corso dei controlli funzionali dell’AIA con una metodica riconosciuta da ICAR. 

Nel 2023 le concentrazioni di grasso e proteina (p/v) delle 302.671 bovine di razza Frisona italiana utilizzate da ANAFIBJ per la selezione genetica in Lombardia sono state rispettivamente del 4.10 e 3.54%.

Questi dati rappresentano un incremento non trascurabile di +0.08 % di grasso e +0.06 % di proteina rispetto ai titoli del 2022 che sono stati, nella stessa regione, del 4.02% di grasso e del 3.48% di proteina.

Sappiamo che il peso della genetica sui caratteri produttivi come la materia utile del latte è rilevante ma non totale, e che nutrizione e metabolismo sono fattori molto condizionanti.

Abbiamo pertanto chiesto ad ANAFIBJ di fare la medesima elaborazione per la limitrofa regione Emilia-Romagna, simile per orografia e “materiale” genetico ma molto dissimile da un punto di vista nutrizionale per buona parte delle bovine da latte perché soggette al disciplinare di produzione del Parmigiano Reggiano. Questa DOP vieta l’utilizzo degli insilati e di materie prime come il seme di cotone integrale, e per altri concentrati ci sono spesso dei limiti quantitativi d’impiego. 

Nel 2023, in Emilia-Romagna, le bovine di razza Frisona italiana controllate da ANAFIBJ sono state mediamente 98.174. La concentrazione di grasso è stata del 3.91% e quella della proteina del 3.53%. Nel 2022 la percentuale di grasso è stata del 3.90% e quella della proteina del 3.48%. Quindi, a fronte di una stabilità del grasso percentuale, c’è stato un incremento della concentrazione proteica del latte di + 0.05 %, similmente a quanto è avvenuto in Lombardia.

Conclusioni

Dall’analisi tecnica e non scientifica di questi dati si possono trarre molte conclusioni. L’Italia è sì un grande produttore di latte bovino ma lo è soprattutto di formaggi, per cui avere allevamenti che conferiscono elevate quantità di caseina ma anche di grasso è un fattore estremamente positivo.

Dalla consultazione del Profilo Genetico Allevamento di ANAFIBJ sembrerebbe che la Frisona italiana non abbia ancora espresso tutto il potenziale genetico che la selezione gli ha conferito.

Di notevole importanza in questo è il ruolo dei nutrizionisti, ed in particolare l’azione di contrasto del bilancio amminoacidico negativo (NAB) tipico delle bovine nei primi medi lattazione che ha anche ripercussioni negative sulla salute e la fertilità delle bovine da latte.