Nei ruminanti una adeguata dimensione di taglio dei foraggi somministrati è di fondamentale importanza per la stratificazione del contenuto ruminale e per la regolazione del transito delle ingesta, nonché per la promozione della degradazione delle fibre alimentari. La formazione di uno strato di materiale compattato a livello ruminale stimola la ruminazione e la salivazione, incrementando la capacità di tamponamento degli acidi che si vengono a formare a seguito dei processi fermentativi. Numerosi studi hanno indagato l’effetto della dimensione di taglio delle razioni per le bovine da latte sull’attività ruminativa e sulla qualità delle fermentazioni; i risultati, però, sono fortemente influenzati da altri fattori quali la percentuale di foraggio inclusa nella dieta, la fermentescibilità, la fonte e la modalità di conservazione del foraggio stesso. In questo studio sono state condotte una meta-analisi ed una meta-regressione al fine di valutare l’effetto della dimensione di taglio della razione sull’attività ruminativa e sulla qualità delle fermentazioni, includendo nell’analisi anche gli effetti di percentuale di foraggio, metodo di conservazione e fonte del foraggio.

La ricerca nei database scientifici restituiva 86 trials soddisfacenti i criteri di inclusione. La lunghezza di taglio media delle razioni era così intesa: 10.0 ± 4.9 mm per il taglio lungo e 6.7 ± 4.11 mm per il taglio corto. I dati erano poi stratificati in base a: livello di inclusione del foraggio nella dieta (alto, con 608 ± 135 g/Kg; basso, 443 ± 73.9 g/Kg), fonte del foraggio (mais, erba medica, erba, orzo, avena, erba mazzolina) e metodo di conservazione (insilato o fieno) al fine di esplorare le cause di disomogeneità tra risultati nei diversi studi.

I risultati della meta-analisi restituivano una diminuzione del tempo di ruminazione mano a mano che decresceva la lunghezza di taglio della razione, cui si associava minor tempo di ruminazione (circa 19 minuti al giorno). Si individuava una grande eterogeneità tra risultati, per cui si procedeva con la meta-regressione per l’analisi delle fonti di variabilità tra gli studi. Il livello di foraggio incluso nella dieta influenzava l’effetto della lunghezza di taglio sull’attività ruminativa: al diminuire della dimensione di taglio decresceva anche la frequenza di ruminazione, ma solo nelle diete con alto contenuto in foraggio (P ≤ 0.05). Risultato simile si osservava per l’interazione lunghezza di taglio – fonte del foraggio, ma solo nelle razioni a base di mais (P ≤ 0.05) e di insilato, non in quelle a base di fieni.  Una minore lunghezza di taglio diminuiva il tempo speso dagli animali per alimentarsi nelle diete ad alto contenuto di foraggio, mentre tale parametro aumentava in quelle con bassa percentuale di foraggi. La fonte del foraggio influenzava lievemente i parametri relativi alla ruminazione al decrescere della lunghezza di taglio in maniera non significativa (P – 0.09). L’impiego di insilati con taglio corto comportava diminuzione del comportamento ruminativo, al contrario dei fieni (P ≤ 0.01).

Il pH ruminale tendeva a decrescere al diminuire della lunghezza di taglio. Anche in questo caso era presente una notevole variabilità tra gli studi, per cui le influenze degli altri fattori erano indagate tramite meta-regressione. La lunghezza di taglio influenzava il valore del pH nel rumine nelle diete a basso contenuto, ma non in quelle ad alto contenuto di foraggio (P ≤0.05), così come in quelle a base di insilato (P ≤0.01). La proporzione di acetato rispetto agli altri acidi grassi volatili incrementava al diminuire della dimensione di taglio nelle diete a base di fieni (P ≤0.01), ma non in quelle a base di insilati. L’impiego di razioni ad alto contenuto di foraggio incrementava la quota di propionato al diminuire della lunghezza di taglio (P ≤0.01).

L’aumento del tempo speso dagli animali per alimentarsi al diminuire della lunghezza di taglio nelle diete con basso contenuto in foraggio è probabilmente indice di una minore concentrazione di fibra effettiva. In questo caso, però, si osservava diminuzione del tempo di ruminazione. La fonte di foraggio ed il metodo di conservazione rappresentano i due parametri che maggiormente influenzavano il tempo di ruminazione: al decrescere della lunghezza di taglio, gli atti ruminativi diminuivano nel caso di diete a base di mais insilato, al contrario delle razioni con fonte di foraggio diversa dal mais ed a base di fieno. L’aumento della ruminazione è di fondamentale importanza nelle diete a base di mais, in quanto con essa è stimolata anche la produzione di saliva e di tamponi, tali da contrastare l’elevata fermentescibilità dell’amido derivato dal mais (350-450 g/Kg di amido sulla sostanza secca). La diminuzione della lunghezza di taglio potrebbe influenzare negativamente la stimolazione della ruminazione. Al tempo stesso una dimensione di taglio minore porterebbe alla composizione di una razione più uniforme e difficile da selezionare: ciò aumenterebbe l’ingestione di fibra per Kg di sostanza secca ingerita e quindi nel miglioramento dei parametri relativi alla ruminazione ed alle fermentazioni, soprattutto nelle diete a base di fieni o con fonte di foraggio diversa dal mais. I risultati sembrano quindi suggerire che offrire all’animale una razione finemente tagliata ma più uniforme potrebbe essere vantaggioso nelle diete a base di fieni o con fonti di foraggio diverse dal mais. Questo tipo di lavorazione della razione, inoltre, facilitando l’ingestione di sostanza secca potrebbe favorire anche l’aumento delle concentrazioni di acidi grassi volatili nel rumine, soprattutto acetato, sebbene i meccanismi responsabili di tale effetto non siano chiari. Gli Autori di questo studio ipotizzano che l’aumento dell’ingestione di una dieta molto uniforme potrebbe incrementare l’assunzione di fibra e la stabilità dell’ambiente ruminale e quindi la produzione di acetato.

Nell’analisi dei dati deve essere tenuta in considerazione la possibilità di errori e quindi la minore affidabilità delle informazioni relative alle misurazioni del pH ruminale. Il risultato delle misurazioni dipende infatti da diversi fattori quali il momento, il metodo ed il sito di prelievo all’interno del rumine, tutti fattori difficilmente comparabili nel caso della meta-analisi (in quanto sono analizzati i risultati di studi diversi tra loro).

A meta-analysis and meta-regression of the impact of particle size, level, source and preservation method of forages on chewing behaviour and ruminal fermentation in dairy cows

Nasrollahi S.M. et al.

Animal Feed Science and Technology 219 (2016) 144-158

DOI: http://dx.doi.org/10.1016/j.anifeedsci.2016.06.012