Nell’alimentazione della vacca da latte i foraggi vengono spesso processati al fine di aumentarne l’ingestione e migliorarne la conservabilità, come nel caso dell’insilato. Il taglio, poi, impedisce alla bovina di selezionare l’alimento, come nel caso della razione unifeed. La componente lunga del foraggio è necessaria alla bovina per promuovere la salivazione, la motilità ruminoreticolare ed il mantenimento di un pH idoneo nel rumine; il calo del pH diminuisce la digeribilità della componente fibrosa della dieta, così come la percentuale di grasso nel latte e la performance riproduttiva. La lunghezza del foraggio (forage particle size, FPS) sembra avere effetti diversi in base alla percentuale di quest’ultimo che viene inclusa nella razione o del tipo di foraggio, o ancora a seconda del metodo di conservazione. Lo scopo di questo lavoro è stato condurre una meta analisi ed una meta regressione della letteratura scientifica disponibile che prendesse in considerazione gli effetti della FPS, del tipo di foraggio e del metodo di conservazione sulla digeribilità, sull’ingestione e la produzione lattea nelle bovine da latte.

A tale scopo sono stati recuperati dalla letteratura scientifica 46 lavori, per un totale di 95 trials, pubblicati tra il 1998 ed il 2014. Studi precedenti non erano stati presi in considerazione in quanto le bovine incluse non sono state ritenute rappresentative della moderna vacca da latte.

Risultati

La meta analisi rivelava che l’ingestione di sostanza secca aumentava con il decrescere della FPS, mentre la digeribilità della NDF mostrava andamento opposto. Vi era una notevole variabilità tra gli studi e l’eterogeneità era superiore al 59%, statisticamente significativa. Si rendeva necessario eseguire una meta regressione tenendo in considerazione anche la fonte del foraggio, il metodo di conservazione e la percentuale di foraggio nella razione. La meta regressione confermava che la FPS influenza l’ingestione a seconda della quantità di foraggio compreso nel piatto unico: in diete ad alta percentuale di foraggio (< 50% sostanza secca) sia l’ingestione sia l’assunzione di amidi aumentavano man mano che la lunghezza di taglio diminuiva (P < 0.01). L’ingestione di NDF invece diminuiva di pari passo con il decrescere della FPS nelle razioni povere di mais, mentre non era influenzata in quelle basate su tale cereale. Il metodo di conservazione del foraggio aveva un effetto notevole sull’ingestione quando agli animali era fornita una razione in prevalenza costituita di foraggio, mentre non vi era effetto per le diete a base di insilato. Al decrescere della FPS si osservava diminuzione della digeribilità dell’amido nelle diete a base di mais e ad un aumento in quelle a base di foraggio. La produzione lattea aumentava al diminuire della FPS, cosi come la produzione di proteina; il grasso mostrava andamento opposto. In questo caso la composizione del latte era affetta da una variabilità ed eterogeneità minori, eccetto che per la composizione in grasso percentuale. La meta regressione dimostrava una influenza della fonte di foraggio sugli effetti che la FPS esercitava sulla composizione lattea. Una razione costituita da insilato comportava una maggiore produzione di proteina nel latte, mentre in quelle composte principalmente da fieni si otteneva aumento della percentuale di grasso e proteina al decrescere della FPS.

Discussione

La maggiore ingestione di sostanza secca e di NDF al diminuire della FPS può essere spiegata tramite un minore effetto ingombro all’interno del rumine dato dalle particelle più piccole. Offrire una razione più fine migliora la palatabilità e diminuisce il tempo impiegato dall’animale per assumere l’alimento. Al tempo stesso la minore digeribilità dell’NDF dovrebbe essere considerata come il rovescio della medaglia nel caso si offra alle bovine una razione con basso FPS; la diminuzione della digeribilità potrebbe essere causata dal calo del pH ruminale oppure dalla maggiore velocità di transito del materiale all’interno del tratto gastroenterico. Da un punto di vista pratico l’aumento dell’ingestione al diminuire della FPS potrebbe essere vantaggioso per ottenere una maggiore assunzione di nutrienti ed energia in animali che, nella prima fase di lattazione, si trovano in bilancio energetico negativo: l’incremento anche di 0.5 Kg di sostanza secca al giorno, come osservato, fornisce da 3 a 4 MJ di energia netta in più rispetto alla controllo. L’eterogeneità tra studi indica che anche altri fattori sono chiamati in causa nella regolazione di questi meccanismi. L’effetto della FPS sull’ingestione di sostanza secca, comunque, era variabile e dipendeva dalla quota di foraggio inclusa nella razione: l’effetto di riempimento nel rumine da parte delle componenti più fine è influenzato dalla quota di foraggio della dieta: solo nelle razioni composte di foraggi, il diminuire della FPS permetteva di ottenere un incremento dell’ingestione di sostanza secca. La digeribilità dell’amido decresceva a mano a mano che la FPS diminuiva nel caso di diete a base di foraggio o altri alimenti ad esclusione del mais o di insilato di mais. La causa di tale correlazione potrebbe risiedere nella maggiore omogeneità della razione composta da fieno di leguminose, a differenza di quelle a prevalente composizione di mais. L’incremento della produzione lattea al decrescere della FPS non è segnalato in letteratura scientifica ma potrebbe essere giustificato con la maggiore ingestione di sostanza secca osservata. E’ stata anche riscontrata una maggiore percentuale di grasso al diminuire della FPS, probabilmente dovuta alle componenti più fini della razione che, aggregate, hanno azione stimolante per la ruminazione e la salivazione. L’effetto è quindi stabilizzante sul pH ruminale e preventivo contro l’acidosi: in condizioni di pH basso, infatti, può esservi alterazione dei processi di bioidrogenazione ruminale e formazione di acidi grassi CLA trans-10,cis-12 che a loro volta esercitano effetto inibitorio sulla sintesi endomammaria dei grassi del latte. Altra spiegazione potrebbe essere rappresentata dalla maggiore uniformità della razione con impossibilità per l’animale di selezionare le componenti da ingerire, oppure alla maggiore ingestione di fibra indotto da una dieta a basso contenuto di foraggio ma tagliata in particelle più fine. Il miglioramento della produzione di proteina al diminuire della FPS con diete ad alto contenuto in foraggio, invece, potrebbe essere dovuto alla maggiore ingestione di energia oltre che di sostanza secca, nonché alla aumentata digeribilità dell’amido. Quando la razione era composta principalmente da fieno, il diminuire della FPS comportava tanto un aumento della proteina quanto del grasso nel latte; ciò potrebbe essere dovuto sia alla maggiore disponibilità di energia per la bovina, grazie all’aumento dell’ingestione, sia all’impossibilità di selezionare le componenti da ingerire e quindi alla stabilità del pH ruminale.

Conclusioni

La meta analisi ha mostrato miglioramenti nell’ingestione di sostanza secca e di NDF al diminuire della FPS, sebbene si ottenesse una minore digeribilità per l’NDF stessa. L’incremento dell’ingestione di sostanza secca, comunque, si osservava quando le razioni erano composte prevalentemente di foraggio (> 50%) . Va ricordato che la digeribilità aumentava al diminuire della FPS quando la fonte foraggera non era rappresentata dall’insilato di mais.  La percentuale di grasso nel latte subiva una variazione in negativo quando la FPS era diminuita, mentre per la proteina di osservava andamento opposto. Appare chiaro che la FPS abbia il potenziale per influenzare l’ingestione di sostanza secca e la performance produttiva delle bovine da latte, ma i suoi effetti sono modulati da: livello di inclusione del foraggio nella razione, fonte e metodo di conservazione del foraggio stesso.

 

A meta-analysis and meta-regression of the effect of forage particle size, level, source, and preservation method on feed intake, nutrient digestibility, and performance in dairy cows

Nasrollahi S.M. et al.

  • Dairy Sci. 98:8926-8939, 2015