Introduzione

La gestione dei primi mesi  di vita del vitello di razze da latte è fondamentale per il suo benessere, le prestazioni e la produttività. Ricerche condotte in precedenza hanno dimostrato l’importanza del contatto sociale per lo sviluppo delle abilità sociali e cognitive ed evidenziato l’influenza dell’ADG (Accrescimento Medio Giornaliero) pre-svezzamento sull’inizio della pubertà, sull’età al primo parto e sulle performance durante la prima lattazione.

Consentire ai vitelli di raggiungere il loro potenziale di crescita non vuol dire solo offrirgli un’alimentazione adeguata, ma avere anche una gestione proattiva che riduca al minimo le malattie e promuova comportamenti alimentari naturali. Negli ultimi due decenni, ricerche approfondite hanno messo in discussione le pratiche comunemente adottate che prevedono una limitazione dell’alimentazione con latte tramite un secchio.

La somministrazione giornaliera ai vitelli di una quantità di latte pari o superiore all’equivalente del 20% del loro peso corporeo migliora l’ADG durante il periodo pre-svezzamento e l’utilizzo della tettarella promuove il comportamento naturale di suzione e riduce comportamenti orali anomali come la suzione di componenti del box.

Tuttavia, resta il dibattito su quali pratiche di gestione migliorino le prestazioni e il benessere dei vitelli alimentati con latte. I timori di un’alimentazione con quantitativi elevati di latte sorgono al momento dello svezzamento poiché questa tipologia di alimentazione riduce l’assunzione di mangime starter e rallenta lo sviluppo del rumine, con conseguente riduzione della crescita e aumento dei segnali di fame al momento dello svezzamento.

Esiste una grande variabilità nei metodi di somministrazione del latte negli allevamenti. In Norvegia, la quantità media di latte somministrata ai vitelli di 3 settimane era di 7 L/giorno (intervallo: da 2 a 15 L/giorno), con il 61% degli allevamenti che offriva un quantitativo inferiore rispetto a quello stabilito dalle raccomandazioni del settore di 8 L/giorno. Simili quantità di latte pre-svezzamento sono state riscontrate nella Repubblica Ceca (6 L/giorno) e in Canada (8 L/giorno). Tuttavia, nel Regno Unito (31%), negli Stati Uniti (53%) e in Austria (96%) un’elevata percentuale di allevatori riferisce ancora di somministrare ai vitelli 4 L/giorno di latte.

Sono state segnalate anche differenze nel metodo di somministrazione del latte, con il 64% degli allevamenti di Frisone nella Repubblica Ceca, il 53% negli Stati Uniti, il 33% in Canada, 23% nel Regno Unito e il 2% in Austria che alimentava i vitelli con il secchio.

Questa grande variabilità nelle pratiche di somministrazione del latte negli allevamenti e i costanti tassi di mortalità elevati nei vitelli in pre-svezzamento riportati dal settore (dal 3,3 al 5,3% in Norvegia, Canada, Svizzera, Stati Uniti e Paesi Bassi) indicano che c’è ancora spazio per un progresso nella gestione degli allevamenti da latte, compreso un miglioramento delle pratiche di somministrazione del latte.

Lo scopo di questa review sistematica, pubblicata sul Journal of Dairy Science nel 2023, era di riassumere e identificare le lacune conoscitive, presenti nella letteratura disponibile, sugli effetti dei metodi di somministrazione del latte (quantità, metodo e frequenza) per quanto concerne il comportamento (in particolare il comportamento di suzione), le performance (inclusa l’ingestione di mangime e la crescita) e la salute dei vitelli da latte.

Metodo

Sono stati inclusi articoli pubblicati, sottoposti a peer review, scritti in inglese, che confrontavano direttamente gli effetti della razione a base di latte, dei metodi di somministrazione del latte o della sua frequenza di somministrazione ai vitelli.

Le misure di esito potevano includere il comportamento di suzione, la suzione da una tettarella (suzione alimentare, suzione non alimentare da una tettarella), il comportamento di suzione anormale (suzione non a scopo alimentare di attrezzature presenti nel recinto, altri comportamenti orali o suzione crociata tra vitelli), i segnali di fame (vocalizzazioni o visite senza ricompensa alla mangiatoia), le attività (tempo di riposo o di movimento per gioco), il comportamento alimentare (assunzione di latte, assunzione di mangime starter, durata del pasto a base di latte o durata del pasto a base di starter), la crescita (peso corporeo o incremento medio giornaliero) e la salute (comparsa di diarrea, malattie respiratorie o mortalità).

Sono state condotte 2 ricerche mirate utilizzando Web of Science e PubMed per identificare la letteratura chiave. Gli articoli risultanti sono stati sottoposti a un processo di screening in due fasi, che ha condotto ad un campione finale di 94 studi.

Risultati

La maggior parte degli studi analizzava il consumo di latte (n = 69).  I comportamenti indicativi della fame sono stati misurati in 16 studi, con 15 studi che hanno misurato le visite non ricompensate al distributore di latte. Nel complesso, i vitelli alimentati con maggiori quantità di latte hanno compiuto meno visite non ricompensate al distributore di latte durante il periodo pre-svezzamento (come illustrato nella Figura 1); 13 studi hanno indicato un effetto positivo di quantità maggiori di latte, mentre 2 studi non hanno trovato alcun effetto. Durante lo svezzamento, le visite non ricompensate sono state misurate in 5 studi, con 3 studi che indicavano un effetto positivo e 2 studi che non indicavano alcun effetto della fornitura di quantità maggiori di latte. Durante il post-svezzamento, le visite non ricompensate sono state misurate in 5 studi, con 1 studio che indicava un effetto positivo e 4 studi che non indicavano alcun effetto di quantità maggiori di latte.

Figura 1 – Relazione tra la quantità di latte fornita ai vitelli e le visite non ricompensate al distributore di latte durante il periodo pre-svezzamento. La figura include 12 su 15 studi che hanno fornito il numero medio (±SE) di visite non ricompensate durante il periodo pre-svezzamento.

La maggior parte degli studi (76%) ha indicato un effetto negativo della maggiore ingestione di latte sul consumo del mangime starter; i vitelli alimentati con quantità crescenti di latte hanno costantemente consumato meno cibo solido durante il periodo precedente lo svezzamento rispetto a quelli alimentati con basse quantità di latte (Figura 2).

Allo stesso modo, durante lo svezzamento, il 67% degli studi ha indicato un effetto negativo o non desiderabile dell’aumento di ingestione di latte sull’assunzione di mangime.

Dopo lo svezzamento, solo il 26% degli studi ha riscontrato un effetto negativo o non desiderabile dell’aumento dell’ingestione di latte.

Figura 2 – Relazione tra l’assunzione di cibo solido e la quantità di latte fornita ai vitelli durante il periodo pre-svezzamento. La figura include 22 su 38 studi che hanno fornito la media (±SE) dell’assunzione di cibo.

Gli studi riguardanti la salute non hanno evidenziato alcun effetto della razione di latte, senza prove coerenti che indichino che quantità di latte maggiori provochino diarrea.

Gli studi sui metodi di alimentazione con latte (n = 14) hanno rilevato che la somministrazione del latte con la tettarella riduce la suzione crociata e altri comportamenti orali anormali. Tuttavia, i risultati sugli effetti dell’utilizzo di una tettarella asciutta erano pochi e contrastanti.

La frequenza di somministrazione del latte (n = 14 studi) sembrava avere scarso effetto sull’assunzione di cibo e sulla crescita; tuttavia, ci sono prove che i vitelli con una frequenza di somministrazione bassa soffrono la fame.

Figura 3 – Relazione tra l’accrescimento medio giornaliero (ADG) e la fornitura di latte ai vitelli durante il periodo pre-svezzamento. La figura include 26 su 41 studi che hanno fornito la media (±SE) del ADG durante il periodo pre-svezzamento.

La maggior parte degli studi (90%) ha riportato un effetto positivo  dell’aumento dell’ingestione di latte sull’ADG durante il periodo pre-svezzamento; i vitelli alimentati con quantità maggiori di latte hanno avuto un ADG maggiore rispetto a quelli alimentati con quantità minori di latte (figura 3).

Durante lo svezzamento, solo il 15% degli studi ha indicato un effetto positivo. Durante il post-svezzamento, la maggior parte degli studi (67%) ha indicato che non c’è stato alcun effetto della maggiore ingestione di latte sull’ADG.

Per quanto riguarda il peso corporeo (BW), 33 studi hanno riportato il BW durante il periodo pre-svezzamento, 9 durante lo svezzamento e 21 durante il post-svezzamento. Similmente all’ADG, l’85% degli studi ha indicato un effetto positivo  dell’aumento dell’ingestione di latte sul peso corporeo pre-svezzamento. Durante lo svezzamento, i risultati sono stati misti, con il 55% degli studi che riportavano un effetto positivo, mentre il 44% non riportava alcun effetto. Durante il post-svezzamento, il 57% degli studi ha riportato un effetto positivo.

Conclusioni

L’ingestione di quantità maggiori di latte ha avuto un effetto positivo o desiderabile sulla crescita, ha diminuito i segnali della fame e ha incrementato il comportamento di movimento per gioco durante il periodo pre-svezzamento, mentre ha diminuito l’ingestione di mangime starter.

Nel complesso, i risultati suggeriscono di somministrare volumi maggiori di latte utilizzando una tettarella; tuttavia, è necessario condurre altro lavoro per determinare la frequenza di alimentazione ottimale per i vitelli da latte.

Infine, prevediamo che l’alimentazione con latte una sola volta al giorno non consenta ai giovani vitelli di soddisfare i loro fabbisogni nutrizionali.

Fonte –  Invited review: The effect of milk feeding practices on dairy calf behavior, health, and performance—A systematic review. A. Welk, N. D. Otten and M. B. Jensen. Dairy Sci. 106:5853–5879. https://doi.org/10.3168/jds.2022-22900