Monitorare e trasmettere in tempo reale e in modo continuo la temperatura corporea delle bovine è diventata una realtà in questi giorni, e questo può migliorare i trattamenti di raffrescamento somministrati loro, con tutti i benefici che ne possono derivare. L’articolo che segue è stato scritto dopo quello pubblicato su questa rivista dal Dott. Alessandro Fantini, con il titolo “Cambiare il paradigma per prevenire lo stress da calore – l’era post THI” (RUMINANTIA, marzo 2024).
Scrivo questo articolo per supportare l’affermazione del Dr. Fantini e condividere con i lettori le esperienze e le conoscenze accumulate negli ultimi anni in Israele, attraverso il monitoraggio della temperatura corporea delle vacche con i data logger intra vaginali, nonché i benefici ottenuti quando si tratta di affrontare gli effetti negativi dell’estate sulle vacche.
In uno dei miei “progetti di raffrescamento”, realizzato più di 10 anni fa in un allevamento di grandi dimensioni, abbiamo inserito dei data logger intra vaginali in estate ad un gruppo di 30 vacche, raffrescate da una combinazione di bagnatura e ventilazione forzata nella sala di attesa, prima di ogni sessione di mungitura.
All’inizio, le vacche venivano raffrescate per un totale di tre ore al giorno (una sessione ogni otto ore). Nella figura 1, possiamo vedere la temperatura corporea delle bovine che ricevono questo trattamento.
Come si può vedere nella figura 1, le vacche sottoposte a questo regime di raffrescamento non sono state raffrescate a sufficienza e hanno trascorso la maggior parte del giorno a una temperatura corporea superiore a 39,0 °C, che è considerata la soglia per essere in stress da caldo. A causa di questi scarsi risultati, abbiamo deciso di raddoppiare il tempo di raffrescamento, fornendo alle vacche tre trattamenti di raffrescamento aggiuntivi (uno ogni 4 ore). I risultati sono illustrati nella figura 2.
Come si può vedere nella figura 2, raffrescare le vacche per sei ore cumulative al giorno, un’ora di raffrescamento ogni quattro, può mantenere la temperatura corporea della vacca normale per l’intera giornata.
Parallelamente a questa esperienza, è stata condotta una ricerca nell’allevamento sperimentale del Ministero dell’agricoltura dello stato di Israele. Il consumo di mangime e la produzione di latte delle vacche raffrescate per 3,5 ore cumulative al giorno, in 5 sessioni di raffrescamento da 45 minuti ciascuna, sono state confrontate con quelle delle vacche raffrescate per 6 ore cumulative al giorno, in 8 trattamenti da 45 minuti ciascuno. (Honig et al, JDS 95:3737, 2012). I risultati sono presentati nella tabella 1.
Da quanto presentato nella Tabella 1 si evince chiaramente che raffrescare le vacche per sei ore cumulative al giorno probabilmente ha permesso loro (come si è potuto vedere nell’esperienza presentata in precedenza in questo articolo) di mantenere una temperatura corporea normale nell’intera giornata. Ciò si è tradotto in un aumento significativo del tempo di riposo e ruminazione delle vacche, nonché del consumo di mangime e della produzione di latte.
I dati sopra presentati, rappresentano i risultati raggiunti da intensità di raffrescamento che probabilmente sono difficilmente raggiungibili negli allevamenti commerciali comuni. Di solito, la situazione in questi allevamenti non è così buona, e le aziende che attuano queste procedure di raffrescamento non hanno altrettanto successo.
È vero che il monitoraggio continuo della temperatura delle vacche, come presentato nelle figure 1 e 2, può consentire agli allevatori di individuare le singole vacche, vedere se sono completamente raffrescate e apportare le modifiche necessarie nel caso in cui non lo siano.
In ogni caso, c’è ancora la questione di quale sarà l’impatto sulle vacche di essere a temperature corporee al di sopra della soglia in un certo momento della giornata. Uno studio condotto dai ricercatori dell’Istituto di ricerca del Ministero dell’agricoltura israeliano, ha cercato di dare una risposta a questa domanda esaminando la relazione tra il numero di ore al giorno in cui le vacche subiscono stress da caldo e la loro fertilità quando vengono inseminate in estate.
I data logger intravaginali sono stati inseriti in 32 vacche in ciascuno dei 12 allevamenti situati nella parte centrale di Israele. I data logger sono stati inseriti per due intervalli di 3 giorni ciascuno durante il periodo estivo (luglio – settembre). Sulla base dei dati ottenuti, gli allevamenti sono stati classificati in tre gruppi in base al numero medio di ore al giorno in cui la temperatura vaginale della vacca ha superato la soglia dei 39 °C.
I tassi di concepimento per le inseminazioni effettuate in quell’estate nei tre gruppi di allevamenti sono presentati nella tabella 2.
Come si può vedere nella tabella 2, gli allevamenti da latte le cui bovine avevano una temperatura corporea superiore alla soglia per 4,4 ore al giorno hanno raggiunto un tasso di concepimento estivo del 33%, quasi il doppio del tasso di concepimento degli allevamenti in cui le vacche hanno sperimentato 9,7 ore al giorno con temperatura corporea superiore alla soglia.
Il livello del 33% di CR raggiunto in questi allevamenti è vicino a quello ottenuto da allevamenti “con un buon raffrescamento” in Israele, il cui “rapporto di produzione di latte estivo/invernale” era vicino a 1,0 (Famenbaum e Galon, J. of Reproduction and Development Vol. 56, 2010), e dove meno del 10 percento dei tassi di concepimento erano inferiori al livello invernale.
Resta da chiedersi se le vacche in completo comfort termico (sotto i 39 °C per tutte le 24 ore) raggiungeranno una completa cancellazione del divario del tasso di concepimento tra l’inverno e l’estate. Sembra che queste informazioni saranno disponibili solo quando si sarà in grado di monitorare la temperatura corporea in un gran numero di vacche.
L’espansione dell’uso di mezzi avanzati per il monitoraggio continuo della temperatura corporea in un gran numero di vacche, nonché l’elaborazione e la trasmissione di questi dati in forma digitale, hanno il potenziale per migliorare l’efficacia del trattamento di raffrescamento fornito alle vacche. Allo stesso tempo, sarà possibile ottenere una risposta alla domanda se le vacche possono “tollerare” un certo periodo della giornata con la temperatura corporea al di sopra della soglia, senza che ciò influisca negativamente sulle loro prestazioni.
La risposta a questa domanda, e la sua quantificazione, possono avere un grande valore economico derivante dalla possibilità di ridurre il tempo di funzionamento del sistema di raffrescamento, risparmiare sulle spese correlate e migliorare la redditività dell’azienda agricola.