Sono ormai passati oltre due anni da quando il prezzo degli alimenti zootecnici ha iniziato a crescere in modo esponenziale, aumentando il costo di produzione del latte. Anche se il prezzo alla stalla ha avuto un incremento, ciò è riuscito a migliorare solo in parte l’utile netto degli allevatori.

Due sono le soluzioni che l’allevatore può approntare con il supporto dei nutrizionisti e degli alimentaristi.

La prima è quella di adottare “integralmente” il metodo dell’alimentazione di precisione cercando di migliorare nettamente l’efficienza alimentare (FE) delle razioni puntando all’obiettivo dell’1.6:1. In questo modo si può riuscire a far esprimere il più possibile il potenziale genetico ormai molto elevato delle principali razze da latte italiane. Ovviamente per raggiungere questa media la razione da sola non basta. Serve spazio per gli animali, un’ottima gestione, una grande fertilità e salute della mandria e la terza mungitura, dove ovviamente si può fare. Con una buona razione e un’ottima gestione si possono far ingerire alle bovine da latte di razza frisona anche 28 kg di sostanza secca, che, con una FE di 1.6 e una buona genetica, potrebbero produrre 44.8 kg di latte.

La seconda soluzione, che non è in contraddizione con la prima, è quella di ridurre al minimo la spesa per l’alimentazione che, come noto, è il centro di costo più significativo.

Molti sono gli aspetti “ottimizzabili” ma in questo scritto ci soffermeremo sull’efficienza dell’uso dell’azoto, ossia della proteina della razione. Anche se il rapporto tra azoto ingerito e azoto presente nel latte (proteina) non è elevatissimo nei ruminanti, “lavorando” con accortezza si può puntare a una MNE > 35%. Questo si può fare spostandosi dalla nutrizione proteica e approdando a quella amminoacidica.

Negli altri articoli di questa rubrica abbiamo spesso parlato della metionina. Oggi, invece, ci occuperemo della lisina.

La lisina è un importante aminoacido limitante. Si considera ottimale che abbia un rapporto con la metionina, a seconda delle fonti, che va da da 3.0 (NRC 2001), 2.9 (CPM Dairy), 2.8 (AMTS) a 1. Questi valori vengono calcolati come percentuale della proteina metabolizzabile, ossia la somma di quella derivante dal microbiota ruminale e le frazioni rumino indegradabili al netto della loro biodisponibilità. La composizione amminoacidica dei batteri e dei protozoi ruminali è sufficientemente costante e calcolabile. Nelle razioni per bovine in lattazione “ante crisi”, e in quelle non ispirate dai principi della Precision Feeding, si adotta una concentrazione proteica, intesa come proteina grezza, molto elevata. Con questa impostazione si fa largo uso di proteici come la soia, il girasole, la colza e l’erba medica, e la metionina è quasi sempre il primo amminoacido limitante.

Alla borsa merci di Milano del 27 Settembre 2022 la soia decorticata estera è stata quotata 629 euro/ton, il girasole decorticato 375 euro/ton e la colza f.e. 405 euro/ton. Il fieno di medica, oltre ad essere poco disponibile, ha prezzi spesso superiori ai 300 euro/ton. Questo stato di cose rende indispensabile ridurre al minimo l’impiego di questi alimenti, e spesso si verifica che oltre alla metionina diventa indispensabile valutare l’aggiunta di lisina rumino-protetta.

Dalla concentrazione di lisina e metionina dei principali alimenti per bovine da latte si possono anche solo intuitivamente capire le potenziali carenze di lisina che si potrebbero verificare in caso di riduzione della concentrazione proteica delle razioni o di alimenti, come la soia, la colza e il fieno di medica, nelle razione delle bovine in lattazione, specialmente se “fresche”. In questo contesto di tensione ormai cronicizzata dei prezzi degli alimenti zootecnici circola con insistenza il desiderio di ridurre o addirittura eliminare la soia f.e. dalle razioni sostituendola magari con il girasole f.e. decorticato. In questo caso appare evidente che i rischi di carenza primaria e secondaria di lisina sono molto elevati.

Con il supporto di un buon software e affidabili analisi degli alimenti è possibile individuare sia gli amminoacidi limitanti che la quantità da apportare in forma rumino-protetta nelle razioni.

L’apporto ideale degli amminoacidi e il rapporto tra di loro sono stati definiti nelle bovine da latte attraverso equazioni empiriche fondate sul “dose-risposta”, basandosi sulla concentrazione proteica del latte, che è il biomarker per eccellenza quando si vuole gestire il bilanciamento amminoacidico. Pur tuttavia, le carenze di lisina si possono evidenziare con il mancato espletamento del potenziale genetico nella produzione di latte e aspetti sanitari e riproduttivi, come del resto avviene anche con gli altri amminoacidici, essenziali e non essenziali che siano.

Nelle diete elaborate secondo i principi della Precision Feeding la concentrazione proteica, intesa come proteina grezza, è generalmente più bassa dell’usuale. Ciò è possibile farlo solo se si è in grado di calcolare la quantità di amminoacidi limitanti che sono in carenza ed integrarli. Seguendo le analisi e la produzione si può facilmente verificare se le carenze assolute e relative di lisina e metionina, una volta aggiunte nella razione in quantità nota, sono state risolte.

La lisina rumino-protetta messa a disposizione da Adisseo in Europa è la Ajipro®L 3G che veicola il 40% di lisina e ha una biodisponibilità del 65%. Pertanto, Ajipro®L 3G ha una concentrazione di lisina digeribile (LysDI) di 260 grammi/kg (26%).

Nella ricerca sottostante appare evidente che l’apporto di 10 grammi di lisina metabolizzabile può determinare un aumento di 0.5 kg di latte, di 0.07 punti percentuali e di 45 grammi di proteina.

Nelle tabelle costruite con una review di evidenze scientifiche appare chiaro che l’apporto di quantità note di lisina biodisponibile ha un chiaro effetto sulla produzione di latte, come anche la sua percentuale sulla proteina metabolizzabile.

Conclusioni

  • Seguendo l’andamento dei costi delle materie prime zootecniche e del costo di produzione del latte è inevitabile applicare i principi e le metodiche della Precision Feeding.
  • La concentrazione degli amminoacidi essenziali e non essenziali e il loro rapporti nella proteina metabolizzabile sono di fondamentale importanza per garantirne un corretto apporto, utile sia per le performance produttive che per quelle riproduttive e sanitarie.
  • Nelle razioni a ridotta concentrazione proteica dove si limita l’impiego di farine d’estrazione delle oleaginose e della medica aumenta la probabilità di carenza della lisina.
  • Alcuni software applicativi del CNCPS possono essere utilizzati per stimare il bilanciamento amminoacidico delle razioni e fare le dovute correzioni.