Il bilanciamento corretto dei nutrienti nella razione dei ruminanti rappresenta da sempre uno degli aspetti maggiormente studiati dal mondo scientifico e che al contempo trova maggiore applicazione nel panorama dei nutrizionisti animali. Con l’affrancamento dei modelli di alimentazione dinamici, infatti, l’interazione fra i valori chimico nutrizionali degli alimenti e lo stato fisiologico degli animali, ogni singolo parametro ha acquisito un peso ben preciso nella pratica del razionamento.

Conoscere come ogni singolo valore influisce sulla produttività dell’animale; permette infatti di poter effettuare un’analisi razionale di come ottimizzare il costo razione, la produttività e la qualità del latte, considerando come dinamica non solo l’alimentazione animale, ma anche la redditività della mandria.

Questo concetto, se prima era associato prevalentemente alle fonti proteiche della dieta, storicamente più dispendiose, adesso è diventato estremamente attuale anche sulla componente energetica, nello specifico sull’amido in razione. L’aumento del costo della granella di mais sul panorama nazionale ed internazionale ha infatti caratterizzato nel recente passato le spese per chi non aveva prodotto sufficienti scorte o non aveva tenuto conto della qualità delle produzioni aziendali.

L’utilizzo del silomais come base alimentare per la razione dei bovini da latte e da carne rappresenta in questo frangente un’opportunità per aumentare la quota di energia prodotta dai foraggi. La combinazione fra la scelta di una genetica di mais performante e la corretta gestione dei cantieri di raccolta è quindi il fattore determinante per massimizzare le qualità delle produzioni aziendali. Vari studi condotti nel corso degli anni e l’esperienza del monitoraggio costante in campo dimostrano infatti che la scelta del momento corretto della trinciatura o della pastonatura, va a determinare la quota di amido accumulata dal foraggio che l’azienda potrà raccogliere.

Durante il periodo di maturazione della granella, la sostanza secca della pianta di mais aumenta proporzionalmente all’accumulo di amido nella spiga. Questo processo, in condizioni di piante sane, non causa una riduzione significativa della digeribilità della fibra, che subirà un calo trascurabile a fronte di un aumento consistente del contenuto energetico del foraggio.

Figura 1. Effetto dell’aumento della sostanza secca sulla qualità del silomais.

Gli ibridi da trinciato infatti riescono ad accumulare in fase di maturazione della granella più di due punti percentuali di amido ogni tre punti percentuali di sostanza secca, perdendo meno di un punto di NDF. Il livello di accumulo di amido nella spiga può essere valutando rompendo la spiga e controllando la linea dell’amido: il periodo di trinciatura ottimale si colloca idealmente quando la linea dell’amido è tra 1/2 e 2/3. Seguendo questa indicazione possiamo effettuare la raccolta al momento migliore, ottenendo un prodotto ricco in amido ed estremamente digeribile.

L’utilizzo di farina di mais, se pur essenziale ai fini nutrizionali, pesa in maniera diversa sul costo della razione, proporzionalmente alla qualità degli altri prodotti utilizzati. Le aziende che strutturalmente utilizzano pastoni o hanno prodotto granella ad uso aziendale nel 2020 hanno sofferto meno l’aumento del costo delle materie prime, mentre chi ha impostato i piani alimentari sull’acquisto di prodotti energetici ha dovuto fare i conti con un’annata estremamente negativa. Per queste realtà, l’importanza di raccogliere il mais con un’adeguata quota energetica si è rivelata una discriminante fondamentale per determinare la quantità di farina da impiegare in razione. Se infatti le autoproduzioni non hanno di fatto inficiato il costo razione, gli aumenti di mais e soia hanno spostato in alto i costi di produzione del latte e della carne (dati CLAL.it).

Figura 2. Fonte CLAL.it – effetto dell’aumento nel tempo del prezzo del mais in una razione per bovini da latte con alto utilizzo di silomais (verde) e farina di mais (viola).

 


L’utilizzo di un software di alimentazione consente, al tecnico che ne fa uso, di poter discriminare in maniera chiara l’efficienza alimentare di un foraggio: nel caso specifico del silomais si può valutare come la variazione in sostanza secca e in amido comporti una discriminante importante per valutare l’efficienza specifica di un prodotto rispetto ad un altro, e la conseguente inclusione compensativa per bilanciare gli apporti energetici e proteici con gli altri ingredienti della razione.

Prendiamo ad esempio un ipotetico piano di razionamento per bovini da latte, impostando come fattori fissi le produzioni attese (38 kg* giorno, grasso 3.85%, proteine 3.36%). L’unica variabile soggetta a oscillazioni è la qualità del silomais, che simula gli scenari verosimili che si verificano in campo anticipando o posticipando il momento della trinciatura.

Quando si inserisce l’insilato con minore sostanza secca e amido, a parità di inclusione, il software mostra che i fabbisogni in ME (Energia Metabolica) e MP (Proteina Metabolizzabile) non vengono soddisfatti per la produzione attesa. Il bilanciamento dei fabbisogni porta ad un aumento della quota di farina di mais non direttamente proporzionale alla riduzione di amido nel silomais, in quanto dipende dal livello di sostanza secca specifica del prodotto a cui l’amido è riferito. Vediamo quindi come rispetto alla razione 1, la riduzione della qualità del silomais comporti un aumento di farina di mais di 0.5 kg nella razione 2 e di 1.3 kg nella razione 3. Questo aumento rappresenta di fatto la causa del maggior costo razione, considerando che le altre variabili rimangono immutate, compreso il latte prodotto atteso.

 

Ne consegue quindi un maggiore costo, rispettivamente di 0.15 € (raz. 2) e 0.39 € (raz. 3) capo per giorno. Ipotizzando un allevamento di 100 animali con 305 giorni di lattazione media, l’aumento si tradurrà in una perdita complessiva di circa 4.600 € nella prima simulazione (razione 2) e di circa 11.900 € per la razione 3, considerando solo le vacche in mungitura.

Figura 3. Effetto della qualità del silomais sul costo della razione.

La qualità del mais raccolto in campo e conservato in trincea rappresenta l’investimento maggiore per l’allevatore, in quanto verrà utilizzato per tutta la stagione e quindi andrà ad influire sul resto dei costi per tutta quella successiva. Comprendere l’esatto valore di un punto di sostanza secca e un punto di amido ci permette di capire quanto l’ottimizzazione dei costi passi imprescindibilmente dal massimizzare la qualità del foraggio raccolto in campo.

Autore

Luca Campidonico, Animal Nutritionist Gruppo foraggi Pioneer – Corteva Agriscience.