Papà, oggi a scuola il professore di latino ha detto che non dobbiamo mangiare la carne, perché fa male a noi ed all’ambiente. Tu cosa dici?

Sutor, ne ultra crepidam.

Papà che vuol dire? Sono al secondo anno della scuola secondaria. Siamo ancora a rosa, rosae, rosae, rosam, rosa, rosa…

Dopo ti traduco la locuzione latina. Tornando alla tua domanda sulla carne, per darti una risposta corretta è necessario studiare molto.

Scusa papà, chi meglio di te può rispondere a questa semplice domanda? Tu sei zoonomo/agronomo, lavori in questo settore da 20 anni, studi e leggi sempre, fai corsi di aggiornamento di continuo. Inoltre sei cresciuto in una famiglia con il nonno Veterinario, dirigente sanitario, dove a tavola si parlava di zootecnia, qualità delle produzioni, malattie infettive, etc. fin da piccolo. Con la zia dirigente chimico, specializzata in chimica degli alimenti, gli zii tutti quasi agronomi, sommelier, enogastronomi appassionati di nutrizione, alimentazione sportiva, di prodotti di qualità, vino, olio, formaggi, etc. E non dimentichiamoci della nonna, ecologista ed ambientalista incallita, che da sempre differenzia, composta in orto e compra tutto a km zero dai produttori. Perché mi rispondi così?

Perché forse è necessario studiare ancora… oltre alle materie Agronomiche, Zootecniche e Medico Veterinarie è bene studiare anche altro, tipo la paleoantropologia, disciplina dell’antropologia nata dallo studio dei resti fossili dell’uomo e dei tipi umani ormai estinti, che si integra con lo studio del clima, della flora, della fauna, della cultura materiale e delle credenze magico-religiose delle popolazioni scomparse.

Come dici papà? Non ti seguo più.

Una delle teorie più accreditate del perché l’uomo abbia, nella sua evoluzione, spostato le proprie preferenze da una dieta vegetale ad una più diversificata con aggiunta di alimenti di origine animale è quella del “cervello affamato”.

Teoria del “Cervello affamato”?!?

Andiamo avanti dai… che il discorso si fa complicato. Comunque dovresti sapere che delle 300.000 generazioni che hanno preceduto l’uomo di oggi, solo 400 hanno conosciuto l’agricoltura.

Esatto papà, l’agricoltura nasce nella Mezzaluna fertile circa 10.000 anni fa.

Non solo nella Mezzaluna fertile, ma i nuovi studi dicono che anche in altri siti del pianeta si sviluppò l’agricoltura. In ogni caso, tornando a noi, le circa 400 generazioni che hanno conosciuto l’agricoltura sono troppo poche per permettere al genoma umano di adattarsi a questa disponibilità alimentare artificiale. E solo da 150 anni gli uomini dei paesi sviluppati hanno conosciuto altri alimenti, tra cui la carne in esame, che ha una composizione assai differente da quella dei selvatici. A prescindere dalla specie di provenienza, la composizione lipidica della carne (acidi grassi, etc.) è fortemente influenzata dal regime alimentare degli animali e dalle tecniche di allevamento.

Ho capito. Quindi, oltre a studiare tutto lo scibile in materia, prima di comprare una bistecca, bisogna studiare anche da chi, come e dove viene allevata?

Esattamente, non basta leggere un post sui social per diventare vegano, architetto, allenatore… Perché con la stessa facilità si rischia di diventare razzisti, bulli, violenti, etc. L’agricoltura e la zootecnia non vanno viste solo come mero sfruttamento del suolo, ma se regolamentate ed aiutate adeguatamente, possono fornire “eco system services”, che sono tutti quei servizi che apportano molteplici benefici al genere umano.

In Italia abbiamo zone fortemente antropizzate dall’attività agricola, però riconosciute dall’UNESCO patrimonio mondiale, come ad esempio Le Langhe. Se non vuoi arrivare in Piemonte, quante foto hai fatto e quanto ti sei divertito con le vacche al pascolo in montagna questa estate? E potremmo elencarne tanti altri.

Come in tutti i settori ed argomenti, generalizzare è sempre sbagliato: in agricoltura ci sono allevatori e produttori virtuosi a cui spesso non si riconoscono i giusti meriti.

A cosa ti riferisci papà?

Mi riferisco al fatto che ci son voluti più di 2500 anni di storia ed una pandemia per capire che l’apologo di Menenio Agrippa, che ti hanno fatto studiare, in determinate situazioni fa acqua da tutte le parti. Il console romano rivolgendosi ai plebei rivoltosi descrive la società romana come un corpo umano, dove lo stomaco e braccia devono lavorare in armonia per sopravvivere. Se le braccia non portano cibo alla bocca, muore lo stomaco, ma anche le braccia… In questi giorni di stop lavorativo tutti ci siamo resi conto che esistono lavori indispensabili i quali non possono assolutamente fermarsi. Sono lavori di grande sacrificio ed inspiegabilmente retribuiti non in maniera adeguata. Lavori svolti da molti addetti della filiera agro-alimentare italiana. Lavoratori impegnati il giorno, la notte, a Natale, a Ferragosto ed anche in tempo di Covid-19. Lavoratori che in questo periodo ci hanno fatto arrivare pane, carne, frutta e verdura nella nostra tavola, che hanno continuato a lavorare esponendosi al rischio del coronavirus.

Tornando al senatore Agrippa, questi lavoratori dovrebbero lavorare coadiuvati dalla classe dirigenziale… Purtroppo quest’ultimi, per difficoltà non sempre giustificabili, hanno dimostrato in questi giorni che non solo servono a poco, ma possono fare anche gran danno! Per questo sembrano, a volte, mal inseriti in un contesto produttivo e difficile da collocare in una macchina perfetta come il corpo umano, riferendomi al famoso apologo. Tutto questo per dire che forse tornare ad incentivare veramente e rafforzare il settore primario, non è una cattiva scelta.

L’EU deve intervenire cercando di fermare l’evoluzione negativa dell’agricoltura italiana, che dagli anni novanta in poi ha visto una riduzione sia in termini di SAU (Superficie Agricola Utilizzata, -17% dal 1990 al 2013), sia in numero di aziende agricole (-48%). Progressivo decremento che ha portato principalmente alla chiusura delle aziende medio-piccole.

Volendo analizzare il settore zootecnico italiano, notiamo che riveste un ruolo rilevante nell’economia agricola dell’Italia con un valore della produzione di oltre 16 miliardi di euro pari ad un terzo del valore complessivo generato dalla produzione agricola nazionale. Purtroppo gran parte dei capi di bestiame si trovano in allevamenti intensivi localizzati al nord, mentre si riducono le produzioni zootecniche estensive, quelle meno specializzate e quelle diffuse principalmente lungo la dorsale Appenninica, l’Arco Alpino e nelle aree collinari delle regioni centro meridionali. Bisogna permettere alle aziende estensive e semi-estensive che operano in territori marginali a rischio di abbandono di operare per la valorizzazione dei prodotti locali ed il mantenimento del territorio in termini ambientali, economici e sociali.

Il modello di allevamento Italiano, ma in gran parte anche quello della UE, è basato su strutture agricole diversificate, locali e familiari che rappresentano l’unica forma di sopravvivenza delle aree rurali, alimentando una bioeconomia che garantisca posti di lavoro e forniture stabili di alimenti sicuri al giusto prezzo per il consumatore e soprattutto per l’ambiente.

Diminuire, o addirittura sostituire, gli animali da reddito in EU vuol dire perdere materie prime essenziali, perdere pascoli, esporre il territorio a rischi di incendi, perdere fertilizzanti organici ed energia green. Inoltre, per soddisfare la domanda di proteine animali dovresti rivolgerti a paesi extra UE con diminuzione degli standard di sicurezza alimentare e soprattutto con un impatto ambientale non sostenibile.

In questi giorni di guerra, stiamo vedendo i danni causati da scelte sbagliate fatte in passato, che ci vedono deficitari in materia energetica ed alimentare, con conseguente aumento di prezzo e difficoltà di reperimento.

Ci vogliono misure adeguate e rapide da parte della UE, se vogliamo una vigorosa ripresa del settore agroalimentare. Dove tutti gli attori della filiera devono avere un approccio One Health, come voleva insegnarci il “buon” Agrippa, vista l’evidente e stretta interconnessione esistente tra la salute dell’uomo e quella del mondo animale/vegetale che ci ospita.

Ok mi hai convinto… Basta così papà, come sempre quando parli di queste cose sei un fiume in piena. Vado a studiare.

Bravo, e se vai a cercare quanto impatta l’agricoltura sui cambiamenti climatici, ti accorgerai che ha colpe pari a poco più del 10 %, mentre quasi l’80 % è causato dall’uso di energia (un terzo sono i trasporti). Hai capito bene, solo un decimo circa del problema o poco più. I settori più impattanti sono trasporti, energia e industria, che utilizzano carbonio fossile non inserito nel ciclo vitale atmosferico.

Quindi, quando ti avranno fatto a scuola 4 lezioni sul problema dell’impatto ambientale dato dall’uso dell’energia, 3 lezioni sull’impatto dei trasporti, 1 lezione sui processi industriali, 1 lezione sulla gestione rifiuti, solo allora accetta di buon grado 1 e solo 1 lezione sull’impatto ambientale causato dall’agricoltura.

Accidenti papà, ti vedo serio come non mai. Basta così, andiamo a preparare la cena dai… Tanto ho capito che non risponderai alla mia domanda e tantomeno mi tradurrai la locuzione latina, perché devo documentarmi e studiarle.

Aspetta però, a proposito di mangiare, ti faccio un esempio su cui riflettere. Immagina di essere a pranzo nella bella Bologna in un ristorantino vicino alla cattedrale di San Petronio. Io ordino una bella birra messicana servita con un fresco spicchio di lime del Brasile e delle arachidi prodotti negli Stati Uniti d’America. Tua sorella ordina un bel piatto di pasta fatta a mano, con grano italiano/canadese, condita con pelati italiani confezionati con concentrato di pomodoro della Cina e filo d’olio spagnolo. Tu ordini una bella bistecca di Romagnola IGP Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale, cotta alla brace condita con sale di Cervia ed olio DOP di Brisighella. Tua madre si prende un bel caffè con una miscela di arabica del Brasile e robusta del Vietnam, corretto con una golosa crema fatta in casa con del whisky del Tennessee.

La mia domanda a questo punto è la seguente: chi uccide più animali per mangiare?

Mi verrebbe da dire io papà, che mi mangio una bistecca, ma dal tuo ragionamento è chiaro l’esatto contrario.

Esattamente, e quello che deve essere ancora più chiaro è che con questo nostro stile di vita non uccidiamo solo gli orsi polari e distruggiamo la natura, ma stiamo già uccidendo tanti uomini e molti altri ne moriranno se non cambiamo rotta e cerchiamo le colpe negli altri per nascondere le nostre.

Davvero terribile!

Terribile davvero, e stiamo parlando di alimentazione, immagina cosa può esserci dietro la produzione dei vestiti, dei tanto amati smartphone, dei pc, etc.

Su Richi, andiamo a preparare la cena che abbiamo fatto tardi con i nostri ragionamenti.

Papà, che dici se facciamo serata hamburger di Bovinitaly IGP Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale e poi sfida con la PlayStation? E non dirmi che i videogiochi fanno male, prima di parlare bisogna pensare e soprattutto studiare molto. Infatti, devi sapere che se usati con criterio i videogiochi possono migliorare la coordinazione, migliorare la capacità di problem solving, potenziare la memoria, l’attenzione e concentrazione. Non solo, grazie ad alcuni giochi on line si può socializzare parlando inglese.

Hehehe… Vedo che hai capito il ragionamento che ti ho fatto. Molto bene! Sono contento.

Su dai papà, almeno la frase in latino traducimela…

No Richi, ho sbagliato ad usarla. Pensandoci bene potrebbe offendere qualcuno, e non sono solito farlo.

Autori

Dott. Andrea Fioroni – Quality Sales Manager, Bovinitaly

Richi Bombus Taurus – Mini Agronomo, ma che vuole fare il veterinario come il nonno – Scuola Secondaria, classe seconda.