Abstract
Introduzione
Materiali e Metodi
Risultati e discussione

Conclusione
Informazioni supplementari
Ringraziamenti
Contributo degli autori
Riferimenti

PLOS ONE |  doi.org/10.1371/journal.pone.0200425   25 Luglio 2018
Priscilla Regina Tamioso1#*, Daniel Santiago Rucinque1#, Mara Miele2#, Alain Boissy3#, Carla Forte Maiolino Molento1#
1 Department of Animal Science, Animal Welfare Laboratory-LABEA, Federal University of Parana-UFPR, Curitiba, Parana, Brasile, 2 Cardiff School of Geography and Planning, Cardiff University, Cardiff, Regno Unito, 3 UMR 1213 Herbivores, Institut National de la Recherche Agronomique-INRA, Saint-Genès Champanelle, Francia
# Questi autori hanno contribuito in maniera uguale a questo lavoro
* priscillatamioso@gmail.com
Ricevuto: 20 Marzo2018; Accettato: 26 Giugno 2018; Pubblicato: 25 Luglio 2018

Abstract

Lo studio ha messo a confronto la percezione dei cittadini residenti nella zona di Curitiba, Brasile (OB) e di Clermont-Ferrand, Francia (OF), così come quella dei veterinari (VB), dei biologi (BB) e degli scienziati brasiliani (AB) che si occupano di animali, per quanto concerne il benessere e la sensibilità degli animali. Dal novembre 2014 al maggio 2016 è stato condotto un sondaggio online tramite 18 domande a risposta aperta, a risposta multipla e seguendo la scala Likert. Il sondaggio aveva come oggetto domande sulla demografia, sulla percezione del benessere degli animali, sul benessere delle pecore, sulle capacità emotive degli animali e sul loro essere dei soggetti senzienti. In totale, al sondaggio hanno partecipato 1103 intervistati (388 OB, 350 OF, 248 VB, 92 BB e 25 AB); i dati sono stati confrontati utilizzando test non parametrici. I cittadini brasiliani (46.9%), rispetto a quelli francesi (OF, 3.7%), avevano la percezione che il benessere animale non venisse tenuto in considerazione quando si parlava di animali d’allevamento e questi cittadini (OB) attribuivano alle pecore punteggi più alti relativamente alla sofferenza durante alcune procedure di gestione (sofferenza moderata, 4 sofferenza grave) rispetto agli OF (3, sofferenza moderata). Inoltre gli OB, rispetto agli OF (4), attribuivano agli animali punteggi più alti quando si esaminavano le emozioni (5). In linea generale, OB e BB avevano percezioni simili; OB e BB differivano da VB e AB che invece erano simili tra di loro. I cittadini di Curitiba (46.9%) e i BB (29.3%) credevano, più dei VB (18,5%) e degli AB (12,0%), che il benessere non venisse tenuto in considerazione quando ci si riferiva agli animali d’allevamento; inoltre gli OB e i BB attribuivano agli ovini punteggi più alti di sofferenza durante le procedure di gestione, rispetto ai VB e agli AB. Le donne e gli individui più anziani intervistati mostravano una maggiore percezione degli aspetti relativi al benessere degli animali. Non c’era una chiara correlazione tra la percezione del benessere degli animali, o del loro essere senzienti, e il livello di educazione dei soggetti intervistati. Complessivamente, i comuni cittadini differivano per quanto concerne la loro percezione del benessere e della sensibilità degli animali allevati e, nello specifico, questa cosa riguardava anche gli ovini che secondo i soggetti intervistati soffrono durante le procedure di management. I comuni cittadini di Curitiba hanno mostrato una maggior comprensione delle problematiche relative al benessere degli animali rispetto agli intervistati di Clermont-Ferrand, ai veterinari e agli scienziati che si occupano di animali. Secondo i risultati di questo studio, sembrerebbe giustificato richiedere una maggior attenzione verso il benessere animale, sia a livello di allevamento che di programmi educativi.

Introduzione

Gli studi scientifici che hanno messo in evidenza le molteplici capacità emotive degli animali d’allevamento hanno contribuito a far crescere l’interesse su questioni etiche e sul benessere. Queste preoccupazioni influenzano sempre di più le scelte dei consumatori quando si parla di prodotti di origine animale, e tali scelte ricadono verso quei prodotti che hanno livelli più elevati di benessere animale e livelli più bassi di sofferenza animale. Secondo Te Velde et al. [1], le conoscenze sul benessere animale possono essere legate alla cultura, alle tradizioni, alle credenze, ai valori e agli interessi degli individui. Le conoscenze e i comportamenti sono legati anche al grado di vicinanza e alle informazioni relative alle condizioni di mantenimento della specie con cui le persone interagiscono. Inoltre, l’attribuzione della capacità di sperimentare emozioni è direttamente associabile ad un trattamento positivo nei confronti degli animali [2,3]. Unitamente  agli studi scientifici sull’emotività e sulla cognizione degli animali condotti negli allevamenti, il riconoscimento del fatto che essi sono esseri senzienti può incrementare l’importanza data alla necessità di favorire il loro benessere. I cittadini partecipano a processi politici che possono influenzare o definire le condizioni che gli animali domestici devono affrontare nel corso della loro vita, pertanto è importante comprendere la percezione che i cittadini hanno del benessere e della senzienza degli animali. Anche studi sulla percezione posseduta dai professionisti che si occupano di animali sembrano essenziali, in quanto tali individui sono direttamente coinvolti nelle questioni legate al benessere degli animali ed, inoltre, contribuiscono alla diffusione delle informazioni sul benessere animale a diversi livelli della società, come cittadini, consumatori e allevatori. Più le persone attribuiscono agli animali capacità emotive, più gli animali saranno rispettati e il loro livello di benessere sarà preservato. Inoltre, il riconoscimento del fatto che gli animali siano in grado di provare emozioni avrà conseguenze rilevanti, contribuendo alla valorizzazione del loro status morale [4]. A differenza di bovini, suini e pollame (che vengono allevati in modo intensivo) solitamente gli ovini non ricevono un’attenzione sociale significativa quando si parla di benessere animale, poiché spesso vengono associati a sistemi di produzione di tipo estensivo. Tali sistemi di allevamento trasmettono l’idea che gli animali vengano allevati in condizioni più simili a quelle naturali e che, pertanto, presentino livelli di benessere adeguati [5]. Tuttavia, viste alcune procedure di management potenzialmente dannose impiegate nell’allevamento ovino e la presenza di altre pratiche in grado di suscitare l’attenzione dell’opinione pubblica generale (tra cui il trasporto e la macellazione),  sembrerebbe esserci un aumento della consapevolezza e della preoccupazione anche nei confronti del benessere degli ovini [6]. Finora sono stati condotti pochi studi riguardanti la percezione della società circa il benessere delle pecore e il loro essere animali senzienti [7±10]. Pertanto, questo studio mira a descrivere e a mettere a confronto la percezione del benessere e della sensibilità degli animali, e più nello specifico delle pecore, che possiedono i comuni cittadini di Curitiba, Brasile e di Clermont-Ferrand, Francia, unitamente alla percezione dei diversi professionisti di Curitiba che si occupano di animali.

Materiali e Metodi

Gli intervistati di Curitiba, nel sud del Brasile, e di Clermont-Ferrand, nel centro della Francia, sono stati invitati a prendere parte ad un sondaggio online (disponibile nelle rispettive lingue) sulla piattaforma Survio®, dal novembre 2014 al maggio 2016. Il link per accedere al sondaggio è stato distribuito tramite e-mail e social network. A Curitiba, gli intervistati target sono stati ampliati per poter creare quattro gruppi: cittadini comuni (OB), veterinari (VB), biologi (BB) e scienziati che si occupano di animali (AB). In Brasile, su un totale di 985 intervistati, 753 sono stati selezionati poiché vivevano a Curitiba, e 388 erano OB, 248 VB, 92 BB e 25 AB. Per quanto riguarda Clermont-Ferrand sono stati valutati solo i cittadini comuni (OF), cioè senza effettuare una distinzione di categoria socio-professionale. In Francia ha partecipato all’indagine un totale di 376 intervistati e ne sono stati selezionati 350, cioè quelli che vivevano nella città di Clermont-Ferrand. Complessivamente sono state valutate le risposte di 1103 partecipanti (dati in S1 Dataset). Il campione minimo per ogni gruppo di intervistati è stato ottenuto da Schaeffer et al. [11] attraverso una formula per il campionamento casuale senza restrizioni, sulla base del censimento del 2010 per la popolazione di Curitiba e sulla base del censimento del 2014 per la popolazione di Clermont-Ferrand. Per quanto concerne VB, BB e AB, sia il Regional Council of Veterinary Medicine che il Regional Council of Biology dello Stato del Paraná hanno fornito il numero di veterinari, biologi e studiosi di animali registrati nella città di Curitiba. Lo studio comprendeva un campione con un margine di errore pari al 5% e un livello di confidenza del 95% per ogni gruppo di intervistati. Il livello di significatività è stato fissato a p<0.05. Lo studio è stato approvato dall’Human Research Ethics Committee of the Federal University of Paraná (Comética-SCS/UFPR), con il numero di protocollo 814 835/2014. Prima di iniziare l’indagine è stato inviato elettronicamente un modulo per il consenso informato. Il questionario conteneva 18 domande con formato a risposta aperta, a scelta multipla o in scala di tipo Likert a 5 punti, relative ai dati demografici, al benessere degli animali in generale e al benessere e alla sensibilità degli ovini, suddivise poi in sei sezioni. Le domande sui dati demografici, come genere, età e livello di educazione, costituivano la prima sezione. La seconda sezione comprendeva quattro domande sul benessere degli animali in generale (Q01-Q04) (Tabella 1). La terza sezione era composta da due domande sul contatto con le pecore e sul benessere e la sensibilità delle pecore (Q05-Q06) (Tabella 1). La quarta sezione introduceva due domande relative alla sofferenza delle pecore, durante le differenti procedure di gestione che vengono comunemente eseguite nell’allevamento ovino. Tali domande sono state presentate due volte (in modo tale che le risposte potessero essere valutate in base alla percezione degli intervistati): 1) con le procedure di gestione (identificazione1, castrazione1, taglio della coda1, tosatura1, tecniche riproduttive1 e svezzamento1) non accompagnate dalla descrizione di come vengono normalmente eseguite (Q07) e 2) con le stesse procedure (identificazione2, castrazione2, taglio della coda2, tosatura2, tecniche riproduttive2 e svezzamento2) (Q08) ma accompagnate dalla descrizione di come vengono comunemente eseguite (Tabella 1). La quinta sezione era relativa alla sensibilità nelle diverse specie animali (Q09) (Tabella 1). L’ultima sezione riguardava la percezione che scaturiva dalla visione di tre video, della durata di più di 50 secondi, che mostravano pecore in situazioni in grado di suscitare diversi stati emotivi. Il primo video mostrava un agnello femmina che esplorava il pascolo ed esprimeva un comportamento di gioco (V1); il secondo video mostrava un agnello femmina isolato in un recinto non familiare (V2); e il terzo video mostrava una pecora maschio che veniva spazzolata da una persona a lui familiare (V3). Ogni video è stato fatto vedere due volte: come prima cosa, gli intervistati hanno descritto lo stato emotivo dell’animale utilizzando tre aggettivi a loro scelta (Q10-Q12) e in secondo luogo, hanno scelto tre dei 10 descrittori con diverse valenze emotive, adattati dal Qualitative Behavior Assessement-QBA® (Q13 Q15) (Tabella 1). Prima dell’inizio del sondaggio, tre esperti di emotività degli animali hanno analizzato la validità dei video ed hanno concordato che il V1 rappresentava un evento potenzialmente positivo, il V2 un evento potenzialmente negativo e il V3 un altro evento potenzialmente positivo. Inoltre, la validità dell’evento esposto in ogni video è stata supportata da scoperte scientifiche: il comportamento di gioco di Holloway e Suter [12]; l’isolamento sociale di Boissy et al. [13]; e la spazzolatura di Tamioso et al. [14].

Tabella 1. Principali domande (Q) messe a disposizione dei 1103 partecipanti, di cui 388 cittadini ordinari provenienti da Curitiba, Parana, Brasile (OB), 350 cittadini ordinari provenienti da Clermont-Ferrand, Theix, Francia (OF), 248 veterinari (VB), 92 biologi (BB) e 25 scienziati che si occupano di animali, tutti provenienti da Curitiba, Parana, Brasile; Da novembre 2014 a maggio 2016.

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Le risposte al Q02 e al Q04 sono state analizzate in maniera descrittiva e classificate sulla base delle Cinque Libertà (Five Freedoms) [15]. Le risposte che non potevano essere classificate secondo le Cinque Libertà sono state classificate sotto la dicitura “altre”. Anche le risposte alla Q10, Q11 e Q12 sono state analizzate in maniera descrittiva e classificate, in base alla rilevanza degli aggettivi citati in ciascun video, come 1) Positivo, 2) Negativo e 3) Altro (ad esempio “non so”, “non ho potuto aprire il video”, “non voglio vedere il video” e aggettivi che non potevano essere classificati come positivi o negativi, come “adattato”). I dati sono stati analizzati confrontando le risposte date da OB e OF, così come da OB, VB, BB e AB. Sesso, età e livello di istruzione sono stati tenuti in considerazione quando sono stati effettuati i confronti tra i vari gruppi di individui. Durante i confronti effettuati tra VB, BB e AB, sono stati tenuti in considerazione solo il sesso e l’età, in quanto tutti i veterinari, i biologi e gli scienziati che si occupavano di animali erano, almeno, laureati. Il confronto tra le città (Curitiba e Clermont-Ferrand) e il sesso dei partecipanti (uomini e donne) è stata effettuata tramite il test di Mann-Whitney; il test di Kruskal-Wallis, seguito dal test post hoc di Dunn, è stato utilizzato per effettuare i confronti tra le categorie dei partecipanti brasiliani (OB, VB, BB e AB), l’età (18±29 anni, 30±39 anni, 40±49 anni e 50 o più anni) e l’istruzione (secondaria o inferiore, superiore (in corso o interrotta), superiore (completata) e superiore (post-laurea)). Tali test sono stati applicati per Q01, Q03, Q05, Q06, Q07, Q08 e Q09. Il test Wilcoxon per i confronti in parallelo è stato utilizzato tra Q07 e Q08. Tutti i test sono stati applicati utilizzando il pacchetto software Minitab, versione 17.

Risultati e discussione

Dati demografici

I dati demografici presentati nella Tabella 2 mostrano che, in linea generale, la maggior parte degli intervistati erano donne, di età compresa tra i 18 e i 29 anni e con un’istruzione superiore (completa o post laurea) (Tabella 2). La percentuale notevolmente più elevata di donne, rispetto alla popolazione complessiva di Curitiba (47.7% uomini e 53.3% donne) [16] e di Clermont-Ferrand (48.0% uomini e 52.0% donne) [17], può essere correlata al fatto che le donne manifestano maggior preoccupazione ed empatia verso il benessere degli animali e verso il fatto che sono esseri senzienti [2, 18]; di conseguenza, sono probabilmente più motivate a partecipare a questa tipologia di studio. Ci aspettavamo anche l’elevato numero di partecipanti più giovani e di intervistati con un livello di istruzione superiore, in quanto queste categorie sembrerebbero mostrare un maggiore interesse per le questioni relative al benessere degli animali [19, 20]; tuttavia, questo potrebbe essere legato anche alla probabile maggiore dimestichezza che essi hanno con il mondo di Internet. L’elevata adesione dei giovani intervistati è in accordo con la distribuzione per età della città di Curitiba, Brasile (26.4% di età compresa tra i 15 e i 19 anni) [16], ma non con quella di Clermont-Ferrand, Francia (38.1% di età pari o superiore ai 50 anni) [17].

Tabella 2. Dati demografici dei 1103 intervistati che hanno partecipato al questionario sul benessere degli animali e sul loro essere soggetti senzienti, novembre 2014 maggio 2016.

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Aspetti generali riguardanti il benessere degli animali

Tra gli OB e gli OF non sono state riscontrate differenze significative per quanto concerne le loro conoscenze in materia di benessere degli animali (p >0.05), in quanto il 43.5% degli OB e il 60.3% degli OF aveva sentito parlare dell’argomento in maniera superficiale, mentre il 42.3% degli OB e il 35.1% degli OF aveva sentito parlare dell’argomento in maniera più approfondita. I risultati indicano che il benessere degli animali potrebbe essere una tematica importante per i cittadini più istruiti. Un totale di 15.2% degli OB ha risposto che non aveva mai sentito parlare del benessere animale, rispetto allo 0.0% dei VB, all’1.1% dei BB e allo 0.0% degli AB (p<0.01). Schnettler et al. [21] hanno evidenziato che anche il 17% dei consumatori cileni non possiede conoscenze relative al benessere degli animali. Le differenze di età sono state rilevate solamente tra i BB. Tutti i BB con età pari o superiore ai 50 anni hanno dichiarato di essere a conoscenza del benessere animale, rispetto ai soggetti intervistati più giovani con età compresa tra i 18 e i 29 anni (71.2%) (p<0.05). Tale risultato potrebbe essere correlato all’insegnamento del benessere animale in Brasile. Nei settori veterinario e delle scienze animali, l’insegnamento del benessere viene ancora considerato limitato [22]. Non c’è nessun insegnamento relativo al benessere degli animali nel curriculum dei biologi brasiliani, e ciò ci suggerisce che la questione potrebbe essere ancora più incipiente; di conseguenza, i biologi più giovani potrebbero mostrare una scarsa conoscenza della materia a causa della mancata esposizione a tali argomenti durante gli studi di laurea. Inoltre i biologi più giovani hanno sicuramente meno esperienza professionale rispetto ai colleghi più anziani, che potrebbero aver avuto più opportunità di affrontare i problemi legati al benessere degli animali. Sono state osservate differenze significative per quanto riguarda l’istruzione degli OB. La maggior parte degli OB con un’istruzione di tipo secondaria o inferiore ad essa (29.7%), ha riferito di non aver mai sentito parlare di benessere animale, a differenza degli altri soggetti intervistati (p<0.01). Tale risultato indica una correlazione positiva tra il livello di istruzione e le conoscenze relative al benessere degli animali, in accordo con altri studi che mostrano un’associazione positiva tra l’istruzione e la percezione del benessere e del comportamento degli animali [20]. I termini riferibili alla libertà dalla paura e dall’angoscia sono stati quelli più utilizzati per definire il benessere animale, citati il 27.0% delle volte dagli OB, il 33.4% dagli OF, il 24.8% dai VB, il 25.9% dai BB e il 21.9% dagli AB (Fig 1). Te Velde et al. [1] hanno inoltre riscontrato che i consumatori e gli allevatori definiscono il benessere degli animali soprattutto in termini di benessere fisico e mentale. I risultati indicano una correlazione tra la definizione di benessere animale e gli stati emotivi degli intervistati. Il 46.9% di OB e il 3.7% di OF ritiene che il benessere non venga tenuto in considerazione quando parliamo di animali d’allevamento (p<0.01) (Fig. 2). Tale differenza tra i due gruppi di intervistati è probabilmente multifattoriale, potenzialmente dovuta ai diversi scenari del benessere animale e alle diverse percezioni che si hanno nelle 2 città. I paesi europei dispongono di una grande quantità di prodotti etichettati come positivi per ciò che concerne il benessere animale [23], superiore sicuramente a quella presente in Brasile [24]; di conseguenza, i consumatori francesi possono ipotizzare che gli animali d’allevamento sperimentino diversi livelli di benessere, senza tralasciare il fatto che i consumatori francesi hanno a disposizione più opzioni e più informazioni relativamente ai prodotti che acquistano. Negli studi di Evans e Miele [25] e di Miele e Evans [26], i partecipanti francesi tendevano ad associare i prodotti di qualità (come “Etichetta Rossa”) ed i prodotti locali e regionali, ad un maggiore benessere animale. Tuttavia una recente ricerca ha rivelato che specifici aspetti del benessere, valutati all’interno di allevamenti intensivi di polli da carne, erano migliori negli allevamenti del Sud del Brasile piuttosto che in quelli del Belgio [27]. Inoltre, Souza et al. [28] hanno confrontato il benessere dei polli da carne in allevamenti intensivi certificati e non certificati situati nel sud del Brasile e non hanno trovato differenze per quanto concerne alcuni problemi critici relativi al benessere presenti in questa tipologia di allevamento, tra cui la zoppia, le difficoltà respiratorie e la dermatite da contatto. Tali risultati indicano la necessità di sviluppare standard più rigorosi per gli schemi di certificazione. Sono state riscontrate differenze significative anche tra gli intervistati brasiliani; OB (46.9%) e BB (29.3%) ritengono che il benessere non venga preso in considerazione quando parliamo di animali d’allevamento, rispetto a quanto ipotizzato da VB (18.5%) e AB (12.0%) (p<0,01) (Fig 2). Te Velde et al. [1] hanno osservato come i consumatori abbiano una percezione negativa della vita degli animali d’allevamento, con i soggetti intervistati che citano spesso problematiche relative all’ambiente, come la mancanza di spazio, di aria fresca e di luce, e che sottolineano quei valori relativi alla libertà di movimento e alla libertà di soddisfare i comportamenti naturali. Un aumento della percezione del benessere degli animali da parte di VB e AB sarebbe un traguardo importante che richiede ulteriore attenzione. Abbiamo ipotizzato che possa essere correlato ad una desensibilizzazione di questi professionisti per quanto riguarda le questioni relative al benessere degli animali durante il corso degli anni accademici [29]. Tuttavia, potrebbe essere correlato anche ad una conoscenza più dettagliata, da parte di VB e AB, degli scenari che caratterizzano le produzioni animali. Si tratta di una discussione complessa, in quanto implica una conoscenza del livello effettivo di considerazione delle questioni relative al benessere degli animali d’allevamento. Ciò è molto importante per il benessere degli animali, visto l’impatto che questi professionisti possono avere in molte differenti decisioni relative all’allevamento degli animali. Anche tra i VB, sono state riscontrate differenze di genere: il 22.4% delle donne VB ritiene che il benessere degli animali d’allevamento non venga tenuto in considerazione, rispetto al 7.7% dei colleghi maschi (p<0.05), il che suggerisce una maggiore percezione dei problemi relativi al benessere da parte delle donne, come concordato anche da altri studi [30]. Questi risultati sono in accordo anche con quelli riportati da Paul e Podberscek [29]. Gli autori hanno osservato che le studentesse mostravano livelli simili di empatia verso gli animali per tutta la durata degli studi universitari, al contrario degli studenti maschi che dimostravano meno empatia con il passare degli anni. Gli aspetti correlati alla libertà dal disagio sono stati citati il 31.3%, il 36.8%, il 27.7% e il 34.0% delle volte, da OB, OF, VB e BB rispettivamente, come alcuni degli aspetti più importanti all’interno dell’allevamento in grado di contribuire ad un buon benessere degli animali. Per gli AB, gli aspetti relativi alla libertà dalla fame, dalla sete e dalla malnutrizione contribuiscono maggiormente al buon benessere degli animali, e li hanno citati il 25.7% delle volte. Gli aspetti relativi all’alimentazione degli animali (presenza di mangime ed acqua), alla salute degli animali, oltre agli aspetti ambientali, sono stati riconosciuti come molto importanti anche dai cittadini e dagli allevatori belgi coinvolti in uno studio di Vanhonacker et al. [31]. I nostri risultati concordano con i risultati di questi studi, suggerendo una maggiore preoccupazione della società per quanto riguarda il comfort e gli aspetti nutrizionali come aspetti in grado di influenzare il benessere animale.

Figura 1. Definizione del benessere animale (Q02) secondo i 1103 partecipanti, di cui 388 cittadini ordinari provenienti da Curitiba, Parana, Brasile (OB), 350 cittadini ordinari provenienti da Clermont-Ferrand, Theix, Francia (OF), 248 veterinari (VB), 92 biologi (BB) e 25 scienziati che si occupano di animali, tutti provenienti da Curitiba, Parana, Brasile; Da novembre 2014 a maggio 2016. 1 Libertà dalla fame, dalla sete e dalla malnutrizione; 2 Libertà dal dolore, dalle ferite e dalle malattie; 3 Libertà di esprimere il proprio comportamento naturale; 4 Libertà dal disagio; 5 Libertà dalla paura e dallo stress; 6 Altro.

 

doi.org/10.1371/journal.pone.0200425.g001

Figura 2.  Considerazione del benessere nello scenario dell’allevamento animale (Q03), secondo i 1103 partecipanti, di cui 388 cittadini ordinari provenienti da Curitiba, Parana, Brasile (OB), 350 cittadini ordinari provenienti da Clermont-Ferrand, Theix, Francia (OF), 248 veterinari (VB), 92 biologi (BB) e 25 scienziati che si occupano di animali, tutti provenienti da Curitiba, Parana, Brasile; Da novembre 2014 a maggio 2016. L’asterisco indica differenze significative tra OB e OF ( p < 0.05, Mann-Whitney test); le lettere indicano differenze significative tra gli intervistati di Curitiba, Parana, Brasile ( p < 0.05, Kruskal-Wallis test).

doi.org/10.1371/journal.pone.0200425.g002

Contatti con la pecora, benessere della pecora e suo essere animale senziente

I comuni cittadini di Curitiba e Clermont-Ferrand non si sono espressi in maniera discordante per quanto concerne il contatto con le pecore (p>0.05). Tra gli intervistati brasiliani, il 48.7% di OB e il 50.0% di BB ha risposto di non avere alcun contatto con le pecore, rispetto al 23.8% dei VB e al 12.0% degli AB (p<0.01), un risultato atteso e correlato ad una più frequente interazione tra veterinari e scienziati che si occupano di animali con i soggetti presenti in allevamento. In linea generale, la maggior parte degli intervistati non aveva alcun contatto con le pecore, il che è conforme a quanto riscontrato in letteratura e ci dimostra come, in una società moderna, gli esseri umani spendano poco tempo nell’avere un contatto fisico con gli animali [32]. Alla domanda se le pecore che sono sane e che crescono bene abbiano garanzie per quanto concerne il loro benessere, il 21.6% degli OB e il 32.9% degli OF era d’accordo con questa affermazione (p<0.01) (Fig 3I). Questo risultato ci suggerisce una maggiore percezione da parte degli intervistati francesi della correlazione tra il benessere animale e le condizioni fisiche. Tra gli intervistati di Curitiba, il 15.5% di OB e l’11.3% di VB concordava pienamente con tale dichiarazione, rispetto al 6.5% dei BB e al 4.0% degli AB (p<0.05); BB e AB differivano anche tra di loro e da OB e VB (p<0.05) (Fig 3I). Ci aspettavamo che i professionisti (principalmente veterinari e scienziati di animali), essendo più a contatto con gli animali d’allevamento, avessero una percezione simile. In un sondaggio condotto tra gli studenti di una facoltà di veterinaria, il 40% concordava sul fatto che se gli animali producono (ad es. aumentando di peso o la produzione di uova) significa che hanno un buon livello di benessere [33]. I risultati indicano percezioni simili da parte di OB e di VB per quanto concerne l’associazione tra il benessere degli animali e la produzione. Sono necessarie ulteriori ricerche per indagare il motivo per cui veterinari, scienziati che si occupano di animali e biologi (ma soprattutto le prime due categorie), abbiano percezioni diverse del soggetto. Differenze correlate all’età e al livello di educazione sono state osservate anche tra OB e OF (Fig 4); gli OB di 40±49 anni e gli OF di 40±49 e 50+ anni tendevano a concordare sul fatto che le pecore che sono sane e che crescono bene hanno il loro benessere garantito (p<0.01) (Fig 4A). Inoltre, gli OF con livello di istruzione secondaria o inferiore erano d’accordo con tale affermazione (p<0.01) (Fig 4B). I risultati suggeriscono che gli anziani OB e OF e gli OF con un livello di istruzione inferiore sembravano considerare il benessere animale principalmente in termini di salute fisica. Per quanto riguarda l’affermazione “le pecore che vengono allevate in ambienti a stabulazione chiusa, in sistemi di tipo intensivo, hanno bassi livelli di benessere”, il 61.3% degli OB e il 38.0% degli OF appariva fortemente d’accordo con essa (p<0.01) (Fig. 3II). I risultati mostrano una maggiore percezione, da parte degli OB, della correlazione tra sistemi di allevamento all’aperto e migliori livelli di benessere. Il 2.8% di OB e il 5.4% di BB non era d’accordo con tale affermazione, se confrontato al 16.9% VB e al 28.0% AB (p<0.01) (Fig 3II). I risultati indicano un aumento della percezione del benessere animale quando parliamo di accesso all’esterno da parte degli OB e dei BB, cosa che non avviene per i VB e gli AB. Tale risultato potrebbe essere correlato alla maggiore conoscenza, da parte dei veterinari e degli scienziati che si occupano di animali, dei sistemi di produzione. L’allevamento estensivo offre agli animali l’opportunità di mettere in atto il loro comportamento naturale, ma li espone a maggiori difficoltà ambientali. I sistemi di stabulazione proteggono gli animali dalla predazione, da alcuni parassiti e dalle intemperie. Tali fattori devono essere equilibrati, e probabilmente sono stati presi in considerazione dai VB e dai AB nelle loro risposte a questa affermazione. Tra gli OF sono state riscontrate anche differenze correlate al livello di scolarizzazione. Il 39.7% di tali cittadini, aventi un livello di istruzione di scuola secondaria o inferiore, ha concordato fortemente sul fatto che le pecore allevate in ambienti chiusi avessero bassi livelli di benessere, rispetto agli altri gruppi di intervistati (p<0.05). Tali risultati suggeriscono che gli OF con livello di istruzione più basso mettono in correlazione il benessere degli animali con l’accesso all’esterno. Il 75.0% degli OB concorda fortemente  sul fatto che “le pecore sono capaci di provare emozioni, come la paura e la felicità, oltre alla sofferenza”, rispetto al 66.3% dei cittadini francesi (p<0.05) (Fig 3III). Il fatto che meno partecipanti francesi siano d’accordo sul dire che le pecore siano capaci di provare emozioni è un risultato interessante. A Clermont-Ferrand è presente un elevato numero di allevatori di pecore, quindi ci aspettavamo che i partecipanti francesi avessero più familiarità con questi animali e di conseguenza attribuissero loro maggiori capacità emotive, come riportato da Morris et al. [34]. Tuttavia, già in studi precedenti si era vista una minore attribuzione di emozioni agli animali da parte degli intervistati francesi. Evans e Miele [25] hanno riscontrato che alcuni partecipanti francesi ritengono che alcune delle disposizioni del Welfare Quality®, compresi gli stati emotivi positivi, siano più adatte all’uomo piuttosto che agli animali. Nessuna differenza significativa è stata riscontrata tra OB, VB, BB e AB (p >0.05). In linea generale, la maggioranza degli intervistati si è detta d’accordo o molto d’accordo sul fatto che le pecore siano in grado di provare emozioni (Fig 3III). I risultati confermano le conclusioni ottenute da Rasmussen et al. [35] e da Morris et al. [34], nelle quali la maggioranza degli intervistati ritiene che gli animali provino emozioni. Differenze di genere sono state riscontrate tra gli OF e i VB, poiché le donne hanno mostrato una maggiore percezione delle emozioni delle pecore rispetto agli uomini (p<0.05) (Fig 5A). Phillips e McCulloch (2005) [3] hanno riferito anche che le studentesse si opponevano maggiormente alla sofferenza degli animali rispetto ai colleghi maschi. Tra i BB e gli AB sono state rilevate anche differenze correlate alla loro età (Fig 5B); BB e AB di 40±49 anni tendevano ad essere meno d’accordo con tale affermazione rispetto alle altre fasce di età (p<0.01) (Fig 5B). I risultati suggeriscono una maggiore percezione della sensibilità delle pecore soprattutto da parte dei biologi e degli scienziati che si occupano di animali più giovani. Alla domanda “le pecore sono in grado di esprimere chiaramente il loro stato d’animo e, di conseguenza, risulta facile identificare se si trovino in situazioni emotive positive o negative”, non sono state osservate differenze tra i gruppi, che al 66.2 % erano complessivamente d’accordo (p>0.05) (Fig 3IV). Tuttavia, differenze correlate all’età sono state riscontrate per gli OF (p<0.05) e i VB (p<0.01) (Fig 6A); OF e VB di 40±49 e 50+ anni tendevano a concordare con l’affermazione (Fig 6A), evidenziando una maggiore percezione ed identificazione degli stati emotivi delle pecore rispetto ai più giovani OF e VB. Tra i cittadini francesi sono state notate anche differenze correlabili al livello di istruzione (Fig 6B). I cittadini francesi con un livello di istruzione secondaria o inferiore concordavano con l’affermazione precedente (p<0.01) (Fig 6B), indicando una maggiore percezione della sensibilità degli animali da parte degli OF con livelli di istruzione più bassi. Tale risultato è potenzialmente in  disaccordo con quelli provenienti da altri studi che non mostrano alcuna associazione significativa tra le opinioni pro benessere animale e il livello di istruzione [36].

Figura 3. Livelli di concordanza per quanto concerne il benessere delle pecore e il loro essere animali senzienti (Q06), da parte dei 1103 partecipanti, di cui 388 cittadini ordinari provenienti da Curitiba, Parana, Brasile (OB), 350 cittadini ordinari provenienti da Clermont-Ferrand, Theix, Francia (OF), 248 veterinari (VB), 92 biologi (BB) e 25 scienziati che si occupano di animali, tutti provenienti da Curitiba, Parana, Brasile; Da novembre 2014 a maggio 2016. (I) Le pecore che sono in salute e che crescono bene hanno un benessere garantito; (II) Le pecore che vengono allevate al chiuso, in sistemi di allevamento intensivi, hanno bassi livelli di benessere; (III) Le pecore sono capaci di provare emozioni, come paura e felicità, oltre alla sofferenza; (IV) Le pecore esprimono in maniera chiara come si sentono, ecco perché è facile identificare se si trovano in situazioni positive o negative; 1 =  Fortemente in disaccordo; 2 = in disaccordo; 3 = neutro/insicuro; 4 = d’accordo; 5 = fortemente d’accordo; l’asterisco indica differenze significative tra OB e OF ( p < 0.05, Mann-Whitney test); le lettere indicano differenze significative tra gli intervistati di Curitiba, Parana, Brasile ( p < 0.05, Kruskal-Wallis test).

Figura 4. Livelli di concordanza per quanto riguarda l’affermazione “Le pecore che sono in salute e che crescono bene hanno  il loro benessere garantito” (Q06-I), da parte di 388 cittadini ordinari provenienti da Curitiba, Parana, Brasile (OB) e di 350 cittadini ordinari provenienti da Clermont-Ferrand, Theix, Francia (OF); Da novembre 2014 a maggio 2016. 1 =  Fortemente in disaccordo; 2 = in disaccordo; 3 = neutro/insicuro; 4 = d’accordo; 5 = fortemente d’accordo; le lettere indicano differenze significative tra i gruppi per l’età (A) e il livello di educazione scolastica (B) (p < 0.05, Kruskal-Wallis test).

Figura 5. Livelli di concordanza per quanto riguarda l’affermazione “ Le pecore sono in grado di provare emozione come paura e felicità, oltre alla sofferenza” (Q06-III), tra 350 cittadini ordinari provenienti da Clermont-Ferrand, Theix, Francia (OF), 248 veterinari (VB), 92 biologi (BB) e 25 scienziati che si occupano di animali, tutti provenienti da Curitiba, Parana, Brasile; Da novembre 2014 a maggio 2016. 1 =  Fortemente in disaccordo; 2 = in disaccordo; 3 = neutro/insicuro; 4 = d’accordo; 5 = fortemente d’accordo; l’asterisco indica differenze significative tra i gruppi di genere (A) (p < 0.05, Mann-Whitney test); le lettere indicano differenze significative tra i gruppi d’età (B) (p < 0.05, Kruskal-Wallis test).

Figura 6. Livello di concordanza per quanto riguarda l’affermazione “ La pecora è in grado di esprimere chiaramente come si sente, ecco perché è facile identificare se si trova in uno stato positivo o negativo” (Q06-IV), tra 350 cittadini ordinari provenienti da Clermont-Ferrand, Theix, Francia (OF) e 248 veterinari (VB) provenienti da Curitiba, Parana, Brasile; Da novembre 2014 a maggio 2016. 1 =  Fortemente in disaccordo; 2 = in disaccordo; 3 = neutro/insicuro; 4 = d’accordo; 5 = fortemente d’accordo; le lettere indicano differenze significative tra i gruppi d’età (A)  e  il livello di educazione scolastica (B) (p < 0.05, Kruskal-Wallis test).

Sofferenza nella pecora

La percezione della sofferenza differiva significativamente (in base alla prima e alla seconda domanda) per le seguenti procedure di gestione, tra gli OB: identificazione, castrazione, taglio della coda, tecniche di riproduzione e svezzamento (p<0.05) (Fig. 7); tra gli OF: identificazione, taglio della coda, tecniche di riproduzione e svezzamento (p<0.05) (Fig. 7); tra i VB: castrazione, taglio della coda e tecniche di riproduzione (p<0.05) (Fig. 7); tra i BB: castrazione, taglio della coda e tecniche di riproduzione (p<0.01) (Fig. 7) e tra i AB: tecniche di riproduzione (p<0.01) (Fig. 7).

Figura 7. Livelli di sofferenza attribuiti alle diverse procedure di gestione (Q07 e Q08) da parte di 388 cittadini ordinari provenienti da Curitiba, Parana, Brasile (OB), 350 cittadini ordinari provenienti da Clermont-Ferrand, Theix, Francia (OF), 248 veterinari (VB), 92 biologi (BB) e 25 scienziati che si occupano di animali, tutti provenienti da Curitiba, Parana, Brasile; Da novembre 2014 a maggio 2016. 1 = nessuna sofferenza; 2=  sofferenza lieve; 3 = sofferenza moderata; 4 = sofferenza grave; 5 = sofferenza molto grave. I1 = identificazione1; I2 = identificazione2; C1 = castrazione1; C2 = castrazione2; T1 = taglio della coda1; T2 = taglio della coda2; S1 = tosatura1; S2 = tosatura2; R1 = tecniche riproduttive1; R2 = tecniche riproduttive2; W1 = svezzamento1; W2 = svezzamento2; l’asterisco indica differenze significative tra la prima e la seconda domanda riguardante la sofferenza della pecora dovuta alle procedure di gestione ( p < 0.05, test di Wilcoxon). doi.org/10.1371/journal.pone.0200425.g007

Ci aspettavamo differenze significative tra le due domande; gli OB e gli OF potrebbero non essere abituati a tali procedure e, di conseguenza, potrebbero non esserne a conoscenza. Inoltre, quando le domande sono state proposte per la seconda volta, le spiegazioni potrebbero aver suscitato maggior preoccupazione nei partecipanti. Tutte le procedure di gestione invasive che vengono eseguite di routine nell’allevamento ovino potenzialmente possono causare stress e sofferenza nelle pecore, che possono durare per pochi o per molti giorni. Le procedure di gestione che potenzialmente sono in grado di causare turbe psichiche o lesioni fisiche, possono essere associabili ai maltrattamenti e agli abusi sugli animali. A causa delle differenze in entrambe le domande, anche per i VB sarebbe necessario discutere maggiormente sulle sofferenze causate da procedure di gestione invasive e migliorare i contenuti dell’insegnamento veterinario su questi temi, per favorire il riconoscimento delle pecore come esseri senzienti. Un aumento delle conoscenze sulla sofferenza degli animali potrebbe contribuire anche all’identificazione degli eventuali abusi esercitati sugli animali da parte dei professionisti che interagiscono con loro. I cittadini avevano percezioni differenti per quanto concerne le procedure di gestione (Tabella 3). I cittadini di Curitiba, rispetto agli OF, mostravano una percezione maggiore della sofferenza delle pecore durante l’identificazione1 e 2, la castrazione2, il taglio della coda1 e 2, la tosatura1 e 2, le tecniche di riproduzione1 e 2 e lo svezzamento 1 e 2 (p<0.01) (Tabella 3). Questi risultati potrebbero essere collegati al fatto che i partecipanti francesi credevano, più degli intervistati brasiliani, che il benessere degli animali fosse tenuto in considerazione a livello zootecnico. Di conseguenza, i cittadini francesi potrebbero avere la percezione che le procedure di gestione, frequentemente eseguite nell’allevamento ovino, causino bassi livelli di sofferenza negli animali. Differenze significative sono state riscontrate anche tra i gruppi di intervistati brasiliani per quanto concerne l’identificazione1, la castrazione2, il taglio della coda1 e 2, la tosatura1 e 2, le tecniche riproduttive1 e 2 e lo svezzamento1 e 2 (p<0.01) (Tabella 3). I risultati mostrano che, in linea generale,  gli OB e i BB avevano percezioni simili della sofferenza delle pecore, e si differenziavano dai VB e dagli AB, che invece avevano percezioni simili tra loro (Tabella 3). Una percezione maggiore del dolore nelle pecore da parte di OB e BB suggerisce una potenziale richiesta di un incremento del livello di benessere animale durante le varie procedure di gestione e la necessità di nuove strategie per aumentare la sensibilità e l’empatia di VB e AB verso il dolore degli animali. Una minor percezione della sofferenza da parte di VB e AB potrebbe essere dovuta ad una minore sensibilità raggiunta al termine del percorso universitario, che potrebbe persistere durante la vita professionale. Paul e Podberscek [29] hanno evidenziato un’associazione negativa tra l’anno di studio e l’idea degli animali come esseri senzienti, in quanto studenti di veterinaria durante i loro ultimi anni di studio hanno valutato alcuni animali come aventi livelli di sensibilità più bassi. Un’interpretazione alternativa dei nostri risultati, secondo la quale i professionisti del settore potrebbero avere un’interpretazione più consapevole e corretta dei segni attribuibili alla sofferenza negli animali, sembrerebbe controversa e meriterebbe ulteriori studi. Le conoscenze scientifiche relative alla presenza di stress e di sofferenza durante le comuni pratiche di allevamento, ad esempio dopo l’identificazione con marche auricolari di metallo e plastica [37], il taglio della coda e la castrazione [38], la tosatura [39], le tecniche di riproduzione [40] e lo svezzamento [41], sono abbondanti. Le differenze significative riscontrate nel nostro studio potrebbero essere legate anche allo scarso insegnamento del benessere e del dolore degli animali nei programmi di studio dei veterinari brasiliani [42]. Pertanto, è necessario preservare e promuovere la sensibilità durante i corsi universitari, come modo per migliorare la percezione del dolore da parte dei VB e degli AB, dal momento che tali professionisti saranno poi coinvolti nelle decisioni riguardanti la gestione degli animali.

Tabella 3. Livelli di sofferenza attribuiti alle differenti procedure di gestione (Q07 e Q08) da parte dei 1103 partecipanti, di cui 388 cittadini ordinari provenienti da Curitiba, Parana, Brasile (OB), 350 cittadini ordinari provenienti da Clermont-Ferrand, Theix, Francia (OF), 248 veterinari (VB), 92 biologi (BB) e 25 scienziati che si occupano di animali, tutti provenienti da Curitiba, Parana, Brasile; Da novembre 2014 a maggio 2016. I valori sono espressi in %.

L’asterisco “*” indica differenze significative tra OB e OF ( Mann-Whitner test)

Le lettere indicano differenze significative tra gli intervistati di Curitiba, Parana, Brasile (Kruskal-Wallis test seguito dal test di Dunn)

doi.org/10.1371/journal.pone.0200425.t003

Effetto del genere sulla percezione della sofferenza della pecora

Le femmine VB e BB attribuivano punteggi di sofferenza più alti alle pecore per il taglio della coda1 e 2 (VB), le tecniche riproduttive1 (VB e BB) e 2 (BB) e per lo svezzamento1 (VB e BB) e 2 (VB), rispetto ai colleghi maschi VB e BB (p<0.05) (Fig 8). Ci aspettavamo questa maggiore preoccupazione da parte delle donne nei confronti delle procedure di gestione, in quanto esse tendono a reagire in maniera più emotiva ed empatica alla sofferenza degli animali [43, 44].

Figura 8. Differenze di genere sui livelli di sofferenza attribuibili alle diverse procedure di gestione (Q07 e Q08) da parte di 248 veterinari (VB), 92 biologi (BB) e 25 scienziati che si occupano di animali, tutti provenienti da Curitiba, Parana, Brasile; Da novembre 2014 a maggio 2016. 1 = nessuna sofferenza; 2 =  sofferenza lieve; 3 = sofferenza moderata; 4 = sofferenza grave; 5 = sofferenza molto grave. I1 = identificazione1; I2 = identificazione2; C1 = castrazione1; C2 = castrazione2; T1 = taglio della coda1; T2 = taglio della coda2; S1 = tosatura1; S2 = tosatura2; R1 = tecniche riproduttive1; R2 = tecniche riproduttive2; W1 = svezzamento1; W2 = svezzamento2; l’asterisco indica differenze significative tra i partecipanti maschi (M) e femmine (F) (p < 0.05 Mann-Whitney test).

Effetto dell’età sulla percezione della sofferenza della pecora

 In linea generale un aumento della percezione del dolore delle pecore è stato evidenziato tra gli OF, i VB e gli OB più anziani (p<0.05). Il 44.0% degli intervistati con età di 30±39 anni ha assegnato una sofferenza moderata alle pecore durante l’identificazione1 (p<0.01). Il 53.9% di OF con età di 18±29 anni non ha assegnato alcuna sofferenza alle pecore durante la tosatura1 (p<0.01). Il 13.3% di VB con età di 40±49 anni e il 13.3% con 50+ anni ha attribuito una sofferenza elevata alle pecore durante la tosatura2 (p<0.05). Tutti gli AB di 40±49 anni di età attribuivano una sofferenza moderata alle pecore durante la castrazione2, una percezione della sofferenza più elevata rispetto alle altre fasce d’età (p<0.05). Questi risultati contraddicono i report presenti in letteratura, nei quali generalmente i partecipanti più anziani mostrano meno preoccupazione per il benessere e la sofferenza degli animali [19]. Sono necessari ulteriori studi per comprendere l’effetto dell’età sulla percezione della sofferenza da parte dei gruppi studiati, principalmente veterinari e scienziati che si occupano di animali, poiché  tali professionisti sono direttamente coinvolti nel settore della zootecnia.

Effetto del livello di istruzione sulla percezione della sofferenza della pecora

I cittadini francesi con livelli di istruzione elevati hanno attribuito una sofferenza elevata alle pecore durante l’identificazione1, rispetto agli altri gruppi (p<0.05). Inoltre, l’avere un livello di istruzione secondaria (o inferiore) e una laurea incompiuta ha fatto si che attribuissero una sofferenza moderata alle pecore durante il momento della tosatura2, con una percezione della sofferenza più bassa rispetto a quella degli altri gruppi (p<0.05). Tali risultati indicano che livelli di istruzione più elevati potrebbero essere associabili ad una percezione più positiva del benessere degli animali [20, 45]. Sarebbero utili ulteriori ricerche incentrate sugli intervistati francesi per comprendere meglio l’effetto del livello di istruzione sulla percezione della sofferenza degli animali.

Senzienza nelle diverse specie di animali

La figura 9 mostra come i mammiferi abbiano ottenuto dagli intervistati i punteggi più alti in relazione all’essere animali senzienti, seguiti dagli uccelli, dai pesci e dagli invertebrati. I punteggi più elevati attribuiti al cane e al bambino possono essere dovuti alla familiarità e alla popolarità dei cani come animali da compagnia [3]. Il lupo viene percepito come un essere altamente senziente dai partecipanti all’indagine (Fig 9), probabilmente a causa delle sue somiglianze con il cane. Gli invertebrati hanno ricevuto i punteggi più bassi relativamente a quando si parla di emozioni (Fig 9), in linea con i risultati ottenuti da altri studi [46]. I risultati concordano con quelli di diversi studi che dimostrano l’esistenza di una associazione positiva tra le somiglianze tra animali e uomini e l’attribuzione agli animali di stati mentali ed emotivi [47, 48]. Differenze significative tra OB e OF sono state riscontrate per quanto riguarda il piccione, la farfalla, il cane, il pollo, il pesce, le pecore, i bovini e gli scarafaggi (p<0.01) (Fig 9); gli OB hanno attribuito, a tali animali, punteggi più alti relativamente alle capacità emotive (Fig 9). Per la prima volta sono state segnalate differenze tra i cittadini brasiliani e quelli francesi sulla percezione delle emozioni degli animali, quindi ulteriori studi potrebbero contribuire alla comprensione di tali risultati. Per quanto concerne la percezione degli intervistati brasiliani relativamente alla farfalla e al ratto abbiamo evidenziato un risultato curioso. Un totale del 18.4% degli OB ritiene che la farfalla non provi emozioni, rispetto al 24.7% dei VB, al 26.9% dei BB e al 30.0% degli AB (p<0.05); VB, BB e AB si differenziavano anche per quanto concerne la percezione delle capacità emotive delle farfalle (p<0,05) (Fig 9). Poiché alle farfalle viene comunemente attribuito un certo fascino estetico, rispetto ad altri invertebrati, ci aspettavamo che tutti gli intervistati attribuissero loro capacità emotive più elevate. Kellert [46] ha riportato che gli intervistati americani non gradivano e temevano molti invertebrati, ma le farfalle erano comunque apprezzate. Dall’altro lato, il 74.2% dei BB ha mostrato una percezione più alta nei confronti dei ratti, differenziandosi dagli altri gruppi (p<0.01) (Fig 9); VB e AB hanno mostrato percezioni simili nei confronti dell’emotività nei ratti (68.4% per la percezione più alta; p>0.05) (Fig 9). I topi solitamente occupano i livelli più bassi della classifica quando parliamo di preferenze e di empatia, forse a causa della paura che suscitano in quanto sono in grado di diffondere alcune malattie [49]. Tuttavia, questa maggior consapevolezza della sensibilità nei ratti da parte dei biologi potrebbe essere dovuta alle interazioni e alla familiarità che questi individui hanno con questa specie animale. Per alcune specie di animali abbiamo osservato differenze di genere in tutti i gruppi di intervistati, ad eccezione degli OB (Tabella 4). Le donne hanno attribuito agli animali punteggi di senzienza più elevati rispetto agli uomini (p<0.05) (Tabella 4). Queste differenze di genere, per quanto concerne l’assegnazione della sensibilità agli animali, solitamente ce le aspettiamo, in quanto le donne tendono ad essere più empatiche nei confronti degli animali. Furnham e Heyes [50] hanno anche riscontrato che le donne attribuiscono punteggi più alti alle capacità emotive degli animali rispetto agli uomini. Come già notato per le differenze di genere tra OF, VB e AB, è curioso che le donne abbiano dato punteggi di senzienza più alti agli invertebrati rispetto agli uomini (Tabella 4). Tali risultati contrastano con quelli di Bjerke e Østdahl [51], i quali hanno riferito che le donne attribuiscono punteggi di preferenza più elevati alle specie popolari e neutre, rispetto agli uomini, mentre agli uomini piacciono gli animali meno graditi, come invertebrati. L’attribuzione dei punteggi di preferenza agli animali potrebbe essere correlata al grado di empatia che gli intervistati mostrano nei loro confronti e, di conseguenza, agli atteggiamenti utili per proteggere la loro esistenza [51]. Tuttavia, punteggi di preferenza più alti potrebbero non essere necessariamente correlati al riconoscimento della sensibilità degli animali, per questo sono necessarie ulteriori ricerche.

Figura 9. Capacità dei diversi animali di provare emozioni (Q09), in una scala da 1 a 5, dove 1 è l’animale che non prova emozioni, 5 è l’animale che prova sicuramente delle emozioni e i valori intermedi equivalgono alla capacità crescente di provare emozioni, secondo i 1103 partecipanti, di cui 388 cittadini ordinari provenienti da Curitiba, Parana, Brasile (OB), 350 cittadini ordinari provenienti da Clermont-Ferrand, Theix, Francia (OF), 248 veterinari (VB), 92 biologi (BB) e 25 scienziati che si occupano di animali, tutti provenienti da Curitiba, Parana, Brasile; Da novembre 2014 a maggio 2016. L’asterisco indica differenze significative tra OB e OF ( p < 0.05, Mann-Whitney test); le lettere indicano differenze significative tra gli intervistati di Curitiba, Parana, Brasile ( p < 0.05, Kruskal-Wallis test).

Tabella 4. Differenze di genere sulla percezione delle capacità emotive negli animali (Q09), in una scala da 1 a 5, dove 1 è l’animale che non prova emozioni, 5 è l’animale che prova sicuramente emozioni e i valori intermedi equivalgono alla capacità crescente di provare emozioni, secondo i1103 partecipanti, di cui 388 cittadini ordinari provenienti da Curitiba, Parana, Brasile (OB), 350 cittadini ordinari provenienti da Clermont-Ferrand, Theix, Francia (OF), 248 veterinari (VB), 92 biologi (BB) e 25 scienziati che si occupano di animali, tutti provenienti da Curitiba, Parana, Brasile; Da novembre 2014 a maggio 2016. Valori espressi in %.

Mann-Whitney test, p < 0.05 è in grassetto; M = maschio; F = femmina.

doi.org/10.1371/journal.pone.0200425.t004

La percezione della senzienza degli animali variava tra OB, VB e BB anche a seconda delle fasce d’età (p<0.05) (fig. 10). È possibile notare come i comuni cittadini più anziani abbiano generalmente attribuito un punteggio elevato agli stati emotivi  di pesci e di scarafaggi, differenziandosi dai gruppi di professionisti che interagiscono con gli animali, all’interno dei quali i VB più giovani tendevano ad attribuire elevati livelli emotivi al ratto e al lupo e i BB più giovani tendevano ad attribuirli alla farfalla (fig. 10). I risultati presenti in letteratura suggeriscono l’esistenza di una probabile correlazione negativa tra l’età e l’interesse per gli animali, poiché le persone anziane sembrerebbero mostrare meno interesse ed empatia verso di essi [52±54]. Tuttavia, nel nostro studio abbiamo riscontrato che, in linea generale, gli intervistati più anziani mostravano livelli maggiori di percezione dei problemi legati al benessere animale (ad esempio, conoscenza del benessere degli animali, percezione ed identificazione dello stato emotivo e della sofferenza delle pecore). Per quanto concerne gli OB, abbiamo evidenziato alcune differenze di giudizio verso gli animali legate al livello di educazione scolastica (fig. 11). La maggior parte degli OB con un livello di istruzione secondario o inferiore ha attribuito più alti punteggi all’emotività di piccioni, polli e pecore, rispetto ad altri gruppi (p<0.05) (Fig 11). Questo è il primo studio che mostra l’effetto delle variabili demografiche sulla percezione dei diversi gruppi di intervistati provenienti dal Brasile e dalla Francia. I risultati suggeriscono una maggior cognizione delle capacità emotive in specifici animali e tra specifici gruppi di intervistati, indicando come questa sia un’area ricca su cui effettuare degli approfondimenti.

Figura 10. Differenze di età sulla percezione delle capacità emotive negli animali, in una scala da 1 a 5, dove 1 è l’animale che non prova emozioni, 5 è l’animale che prova sicuramente emozioni e i valori intermedi equivalgono alla capacità crescente di provare emozioni, secondo 388 cittadini ordinari provenienti da Curitiba, Parana, Brasile (OB), 248 veterinari (VB) e 92 biologi (BB), tutti provenienti da Curitiba, Parana, Brasile; Da novembre 2014 a maggio 2016. Le lettere indicano differenze significative tra i gruppi ( p< 0.05, Kruskal-Wallis test). doi.org/10.1371/journal.pone.0200425.g010

Figura 11. Differenze del livello di educazione scolastica sulla percezione delle capacità emotive negli animali (Q09), in una scala da 1 a 5,dove 1 è l’animale che non prova emozioni, 5 è l’animale che prova sicuramente emozioni e i valori intermedi equivalgono alla capacità crescente di provare emozioni, secondo 388 cittadini ordinari provenienti da Curitiba, Parana, Brasile (OB); Da novembre 2014 a maggio 2016. Le lettere indicano differenze significative tra i gruppi ( p< 0.05, Kruskal-Wallis test). doi.org/10.1371/journal.pone.0200425.g011

Video

La fig. 12 presenta i cluster di parole con i descrittori più citati per Q10, Q11 e Q12. Si può notare che i descrittori più citati in portoghese e in francese, rispettivamente, erano simili per V1: “feliz”/ “joyeux” (felice) e “livre”/ “libre” (libero); V2: “medo”/ “peureux” (impaurito); V3: “tranquilo” (rilassato) e “bien” (bene). Descrittori simili sono stati riscontrati per Q13, Q14 e Q15 (Tabella 5). Ad esempio, nel V1, il comportamento di gioco è stato associato principalmente a stati emotivi positivi. La maggior parte degli intervistati ha attribuito alla pecora gli aggettivi “felice” (“alegre”/”joyeux”) e “curioso” (“curioso”/ “curieux”) (Tabella 5). La maggioranza degli intervistati credeva che la pecora socialmente isolata nel V2 fosse principalmente “spaventata” (“assustado”/“effrayé”), “ansiosa” (“ansioso”/ “anxieux”), “stressata” (“estressado”/ “stressé”) ed “impaurita” (“com medo”/ “peureux”) (Tabella 5). Per il V3, la maggior parte degli intervistati ha attribuito uno stato “calmo” (“calmo”/ “calme”) e “felice” (“alegre”/ “joyeux”) alla pecora che veniva spazzolata da un soggetto a lei familiare. I termini utilizzati dagli intervistati possono fornirci informazioni su quali descrittori siano più comprensibili o facili da applicare nella pratica (in Brasile e in Francia), per raggiungere una serie di obiettivi come, ad esempio, lo sviluppo del Qualitative Behaviour Assessement [55] e per un miglioramento della comunicazione con gli individui che lavorano nel settore del bestiame. Per quanto riguardava i video che mostravano eventi positivi (V1 e V3), la maggior parte degli OB (68.0% per V1 e 79.6% per V3), degli OF (66.0% e 90.3%), dei VB (76.2% e 89.5%), dei BB (68.5% e 84.8%) e degli AB (84.0% e 92.0%) ha attribuito aggettivi con valenza positiva alle emozioni della pecora. Per quanto riguardava il video che mostrava un evento negativo ( il V2), il 91.5% di OB, l’89.4% di OF, il 92.3% di VB, il 95.6% di BB e il 92.0% degli AB credeva che le pecore provassero emozioni negative. Ci aspettavamo una maggiore frequenza di percezioni corrette da parte di VB, BB e AB. I risultati mostrano che, in linea generale, gli intervistati potrebbero aver compreso la valenza delle emozioni delle pecore; tuttavia, questa percezione deve essere migliorata. È necessario riformare l’offerta didattica relativa al campo del benessere animale, per affinare il riconoscimento da parte dei professionisti dell’importanza delle emozioni provate dalle pecore, in modo tale che possano soddisfare le aspettative della società che li ritiene essere maggiormente a conoscenza del benessere animale rispetto ai cittadini comuni. Inoltre, la maggior parte degli aggettivi assegnati dagli intervistati appartengono al gruppo delle emozioni primarie, tra cui paura, rabbia, ansia, curiosità, gioia e felicità. Nel nostro studio, pochissime emozioni secondarie sono state attribuite alle pecore. Il basso numero di emozioni secondarie attribuite alle pecore può essere spiegato dal fatto che le persone non interagiscono comunemente con queste come animali da compagnia. Martens et al. [56] hanno scoperto che i proprietari di animali da compagnia attribuiscono loro più comunemente emozioni di base invece che emozioni complesse. In alternativa, ci può essere la convinzione che gli animali non provino emozioni secondarie, come l’orgoglio, il senso di colpa, l’imbarazzo e la vergogna, anche se alcune prove dimostrano il contrario [57]. Questo è il primo documento che indaga, attraverso registrazioni video, l’attribuzione di stati emotivi alle pecore da parte di gruppi differenti di intervistati, e i nostri risultati ci suggeriscono che questo è un approccio valido in grado di giustificare ulteriori ricerche future.

Conclusione

I comuni cittadini di Curitiba e Clermont-Ferrand si sono differenziati per quanto riguarda la percezione che essi hanno del benessere animale e della senzienza del bestiame e, più nello specifico delle pecore, nella percezione della sofferenza delle pecore durante le procedure di gestione. Nel complesso, i cittadini brasiliani avevano una percezione maggiore del benessere degli animali e del loro essere senzienti, rispetto ai cittadini francesi. Per quanto riguarda gli intervistati brasiliani, i cittadini comuni e i biologi sembravano avere percezioni simili del benessere e degli stati emotivi degli animali. Tali percezioni erano più alte rispetto a quelle che si ritrovano tra i veterinari e gli scienziati che si occupano di animali. I veterinari e gli scienziati hanno mostrato una minor percezione dei problemi legati al benessere degli animali, in quanto ritenevano, più dei comuni cittadini e dei biologi, che tale benessere venisse tenuto in considerazione negli animali d’allevamento, e attribuivano punteggi più bassi alla sofferenza delle pecore durante alcune procedure gestionali. Pertanto, sembrerebbe importante studiare ulteriormente le ragioni di questa minor percezione delle questioni relative al benessere animale e perfezionare quei programmi di studio che si occupano di benessere degli animali, in maniera tale che vadano ad arricchire i curricula dei professionisti. Inoltre, i risultati dello studio mostrano l’esistenza di una correlazione tra la percezione del benessere e della senzienza degli animali con il genere e l’età, in quanto le donne e gli intervistati più anziani tendevano a mostrare maggiori preoccupazioni relativamente alle questioni di  benessere animale. I risultati, riguardanti il riconoscimento da parte degli intervistati della sofferenza degli animali d’allevamento, sembrerebbero promuovere un miglioramento delle specifiche normative che mirano a ridurre al minimo il dolore degli ovini durante alcune procedure di management invasive. Le nuove conoscenze relative ai descrittori naturali dei sentimenti delle pecore impiegati dai cittadini brasiliani e francesi, sono una risorsa preziosa sia per il progresso scientifico che per il miglioramento della comunicazione sul campo del benessere e della sensibilità degli animali. Anche se la percezione delle emozioni provate dalle pecore da parte dei gruppi studiati può essere migliorata, è evidente che questi animali possono essere considerati esseri senzienti. Pertanto, oltre alle conoscenze scientifiche sul fatto che gli animali sono esseri senzienti, l’opinione pubblica potrebbe farsi garante di tutte quelle iniziative utili a promuovere la ricerca sul benessere degli animali d’allevamento e potrebbe favorire la presa in considerazione del benessere animale, sia a livello di allevamento che di programmi educativi.

Figura 12. Insiemi di parole che mostrano i descrittori (nelle rispettive lingue) più citati dai cittadini ordinari provenienti da Curitiba, Parana, Brasile (OB), Clermont-Ferrand, Theix, Francia (OF), dai veterinari (VB), dai biologi (BB), e dagli scienziati che si occupano di animali (AB) tutti provenienti da Curitiba, Parana, Brasile, per i video 1, 2 e 3. I Word Cloud contengono aggettivi che sono stati citati almeno 3 volte o al massimo 170 volte. Le parole scritte più in grande rappresentano i descrittori che sono stati utilizzati più frequentemente dagli intervistati. 2014-2016. WorkItOut Word Clouds. doi.org/10.1371/journal.pone.0200425.g012

Tabella 5. Frequenza assoluta (AF) e percentuale (%) dei più citati descrittori da 388 cittadini ordinari provenienti da Curitiba, Parana, Brasile (OB), da 350 cittadini ordinari provenienti da Clermont-Ferrand, Theix, Francia (OF), da 248 veterinari (VB), da 92 biologi (BB) e da 25 scienziati che si occupano di animali, tutti provenienti da Curitiba, Parana, Brasile, per Q13, Q14 e Q15, riguardanti i video 1 (V1), 2 (V2) e 3 (V3) rispettivamente. Da novembre 2014 a maggio 2016.

doi.org/10.1371/journal.pone.0200425.t005

Informazioni supplementari

S1 Dataset. Risposte provenienti da partecipanti che vivono in Curitiba, Brasile e Clermont-Ferrand, Francia (OF), per quanto concerne il welfare delle pecore e il loro essere animali senzienti. (XLS)

Ringraziamenti

Gli autori ringraziano il Coordination for the Improvement of Higher Education (Capes) Programa Ciências Forenses n° 25/2014 – Pró-forenses e Science Without Borders (CSF-CNPq), per i fondi e il supporto fornito. Gli autori sono grati a tutti i partecipanti, così come al Regional Council of Veterinary Medicine of the State of Parana (CRMVPR), Regional Council of Biology of the State of Parana (CRBio-PR), Agência de Defesa AgropecuaÂria do Parana (ADAPAR) e l’Institut National de la Recherche Agronomique (INRA), Auvergne-Rhoñe-Alpes Centre, Francia.

Contributo degli autori

Concettualizzazione: Priscilla Regina Tamioso, Daniel Santiago Rucinque, Mara Miele, Alain Boissy, Carla Forte Maiolino Molento.

Allestimento dei dati: Priscilla Regina Tamioso, Daniel Santiago Rucinque, Mara Miele, Alain Boissy, Carla Forte Maiolino Molento.

Analisi formale: Priscilla Regina Tamioso, Daniel Santiago Rucinque, Carla Forte Maiolino Molento.

Acquisizione dei finanziamenti: Priscilla Regina Tamioso, Alain Boissy, Carla Forte Maiolino Molento.

Indagine: Priscilla Regina Tamioso, Daniel Santiago Rucinque, Mara Miele, Alain Boissy, Carla Forte Maiolino Molento.

Metodologia: Priscilla Regina Tamioso, Daniel Santiago Rucinque, Mara Miele, Alain Boissy, Carla Forte Maiolino Molento.

Amministrazione del progetto: Priscilla Regina Tamioso, Carla Forte Maiolino Molento.

Risorse: Priscilla Regina Tamioso, Daniel Santiago Rucinque, Mara Miele, Alain Boissy, Carla Forte Maiolino Molento.

Supervisione: Mara Miele, Alain Boissy, Carla Forte Maiolino Molento.

Visualizzazione: Priscilla Regina Tamioso, Mara Miele, Alain Boissy, Carla Forte Maiolino Molento.

Scrittura – manoscritto originale: Priscilla Regina Tamioso, Daniel Santiago Rucinque, Mara Miele, Alain Boissy, Carla Forte Maiolino Molento.

Scrittura – review ed editing: Priscilla Regina Tamioso, Daniel Santiago Rucinque, Mara Miele, Alain Boissy, Carla Forte Maiolino Molento.

Citazione: Tamioso PR, Rucinque DS, Miele M, Boissy A, Molento CFM (2018) Perception of animal sentience by Brazilian and French citizens: The case of sheep welfare and sentience. PLoS ONE 13(7):e0200425.  https://doi.org/10.1371/journal.pone.0200425

Editor: Arda Yildirim, Gaziosmanpasa University, Turchia

Copyright: ©2018 Tamioso et al. Questo è un articolo ad accesso libero distribuito sotto i termini della Creative Commons Attribution License, che permette un utilizzo e una distribuzione senza restrizioni e una riproduzione tramite qualsiasi mezzo, a patto che l’autore originale e la fonte vengano citati.

Comunicato sulla disponibilità dei dati: Tutti i dati più importanti si trovano all’interno dell’articolo e nei file Supporting Informations

Finanziamenti: Gli autori ringraziano il Coordination for the Improvement of Higher Education (Capes) Programa Ciências Forenses nº 25/2014 – Pró-forenses per il CFMM e lo Science Without Borders (CSF-CNPq) processo 206931/2014-0 per il CFMM e il PRT, per i fondi stanziati e il sostegno al progetto. I finanziatori non hanno avuto alcun ruolo nella progettazione dello studio, nella raccolta e nell’analisi dei dati, nella decisione della pubblicazione o nella preparazione del manoscritto.

Conflitto d’interessi: Gli Autori dichiarano di non avere alcun conflitto d’interessi.

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PLOS ONE | doi.org/10.1371/journal.pone.0200425