Asciugare una bovina significa interrompere la mungitura del latte per un determinato lasso di tempo prima del parto successivo. Solitamente tale interruzione viene fatta a 220 giorni di gravidanza così da assicurare un “fermo produttivo” di 60 giorni, periodo considerato ancora oggi un paradigma adottato in moltissimi allevamenti nel mondo. Negli anni, la produzione di latte delle bovine è aumentata molto, principalmente grazie alla selezione genetica ma anche per il miglioramento delle condizioni d’allevamento e della nutrizione. Questi aspetti, unitamente ai tentativi di accorciare quanto più possibile l’intervallo parto-concepimento, fanno sì che molte bovine, specialmente se primipare, arrivino alla messa in asciutta (dry-off) con produzioni molto elevate. Per questi animali è consigliabile ritardare la messa in asciutta a 235 giorni di gravidanza in modo da avere una produzione giornaliera più ridotta. Scendere al di sotto dei 45 giorni d’asciutta, o non farla per niente è, allo stato attuale delle conoscenze, altamente sconsigliabile per una serie di ragioni.
Prima di procedere è bene chiarire perché è consigliabile concedere un periodo d’asciutta prima del parto successivo, considerando che se le bovine fossero munte continuerebbero a produrre latte fino alla fine della gravidanza. L’interruzione volontaria della produzione per un periodo variabile di 45-60 giorni è per gli allevatori un importante momento di mancato ricavo. Se la produzione media negli ultimi 60 giorni di gravidanza fosse di 15 kg di latte al prezzo di 0.4 euro/kg, il mancato ricavo per ogni bovina sarebbe di 360 euro. Per rinunciare a questa cifra devono quindi esserci delle “robuste” motivazioni.
I motivi principali per cui si interrompe la produzione di latte di una bovina nelle ultime settimane di gravidanza sono principalmente, ma non esclusivamente, di ordine sanitario. L’asciutta infatti è uno dei momenti fondamentali per la lattazione successiva. In questa fase la bovina cerca di recuperare l’equilibrio metabolico messo a dura prova durante le fasi più produttive, nonché la capacità produttiva e la funzionalità della ghiandola mammaria. L’asciutta è anche il periodo in cui aumentano le probabilità di un risanamento batteriologico della mammella, ovvero dell’eliminazione di potenziali batteri patogeni che si sono accumulati in mammella durante la lattazione precedente. Oltre a queste due motivazioni sanitarie principali, durante le ultime settimane di gravidanza alcuni nutrienti, come gli amminoacidi (essenziali e non) e il glucosio, vengono stoccati nei tessuti della bovina come proteine labili e glicogeno epatico rispettivamente, per costruire importanti riserve a cui attingere dopo il parto. Durante l’asciutta i fabbisogni nutritivi sono ridotti per la mancanza della produzione di latte ma, oltre alla necessità di ricostruire le scorte di nutrienti, ci sono comunque i fabbisogni di mantenimento e accrescimento. Verso la fine della gravidanza il feto cresce esponenzialmente ed è nelle ultime due settimane che si forma il colostro. È altamente improbabile che nella fase centrale dell’asciutta si verifichino carenze primarie e secondarie d’energia, mentre è frequente che avvengano a carico degli amminoacidi, del glucosio e di altri specifici nutrienti, soprattutto durante le ultime due settimane di gravidanza. Dal momento che i fabbisogni nutritivi del feto sono prioritari rispetto a molte funzioni metaboliche della madre, sarà difficile osservare nel vitello segni clinici di carenze nutrizionali, mentre se ne osserveranno nella madre, anche se quasi sempre a decorso sub-clinico e come fattori di rischio delle principali malattie metaboliche.
È quindi molto importante verificare con accuratezza che nelle tre fasi che compongo l’asciutta, oltre agli aspetti gestionali e ambientali, anche la nutrizione sia corretta, sia come apporti di base che nell’ambito di quella clinica o funzionale.
La messa in asciutta
Questa fase, anche detta “dry-off”, è la più delicata sia dell’asciutta che dell’intero ciclo produttivo della bovina da latte e può durare diversi giorni. Negli allevamenti meglio organizzati esiste un gruppo “fisico” dove fare la messa in asciutta nel quale si spostano le bovine a 220-235 giorni di gravidanza e dove vengono munte regolarmente fino a che la produzione non scende al di sotto dei 15 kg di latte al giorno. Per raggiungere questo obiettivo, generalmente si sospende la dieta della lattazione e ogni tipo di concentrati e insilati, somministrando solo fieno e paglia. In passato si limitava anche l’acqua da bere, usanza che ha un effetto piuttosto negativo per la salute del rumine. Lo spostamento in un nuovo gruppo e l’alimentazione limitata creano un grande stress alle bovine, in un momento in cui si ricerca invece la massima efficienza del sistema immunitario cellulo-mediato. Quando si sospende la mungitura si spera in un’elevata presenza di macrofagi e neutrofili negli alveoli mammari e anche in una loro “vivace” attività fagocitaria nei confronti dei residui di latte e dei batteri lì presenti. È noto che il sistema immunitario, in particolare i leucociti, ha un vero e proprio fabbisogno di glucosio, amminoacidi e soprattutto di anti-ossidanti. La restrizione alimentare e lo stress del cambio di gruppo non sono però le condizioni ideali per avere un sistema immunitario alla sua massima efficienza.
La fase centrale d’asciutta
Questo periodo, anche definito “early dry”, dura solitamente 28 giorni nell’asciutta di durata convenzionale (60 gg), mentre viene tendenzialmente saltato nell’asciutta “corta” (45 gg) per evitare un inutile e dannoso cambio di gruppo e di dieta per soli 17 giorni. In quest’ultimo caso si opta infatti per un passaggio diretto dalla messa in asciutta alla preparazione al parto. Nel caso si decidesse di ricorrere a questa fase, tre sono le raccomandazioni fondamentali: 1) somministrare una dieta coerente con i fabbisogni consigliati dall’edizione 2001 del Nutrient Requirements of Dairy Cattle (Tabella 1); 2) evitare ogni fluttuazione (negativa o positiva) del BCS; 3) garantire un ottimo ambiente d’allevamento e, soprattutto, spazio anche all’esterno, facile accesso al cibo e all’acqua e un’ottima gestione del raffrescamento estivo. La gestione del fotoperiodo (giorno corto) in questa fase, allo stato attuale delle conoscenze, non è applicabile.
Tabella 1: Fabbisogni nutritivi di bovine di razza frisona (peso vivo 680 kg, BCS 3.3), Nutrient Requirement of Dairy Cattle, 2001.
Giorni di gravidanza | 240 | 270 | 279 | |
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Peso corporeo | kg | 730 | 751 | 757 |
Età | Mesi | 57 | 58 | 58 |
Ingestione | kg/SS | 14.4 | 13.7 | 10.1 |
Enl | Mcal/die | 14.0 | 14.4 | 14.5 |
Enl | Mcal/kg | 0.97 | 1.05 | 1.44 |
MP | g/die | 871 | 901 | 810 |
MP | % SS | 6.0 | 6.6 | 8.0 |
RDP | g/die | 1114 | 1197 | 965 |
RDP | % SS | 7.7 | 8.7 | 9.6 |
RUP | g/die | 317 | 292 | 286 |
RUP | % SS | 2.2 | 2.1 | 2.8 |
Proteina grezza | (RUP+DIP) | 9.9 | 10.8 | 12.4 |
NDF min | % SS | 33 | 33 | 33 |
ADF max | % SS | 21 | 21 | 21 |
NFC max | % SS | 42 | 42 | 42 |
Calcio | % SS | 0.44 | 0.45 | 0.48 |
Fosforo | % SS | 0.22 | 0.23 | 0.26 |
Magnesio | % SS | 0.11 | 0.12 | 0.16 |
Cloro | % SS | 0.13 | 0.15 | 0.20 |
Potassio | % SS | 0.51 | 0.52 | 0.62 |
Sodio | % SS | 0.10 | 0.10 | 0.14 |
Zolfo | % SS | 0.20 | 0.20 | 0.20 |
Cobalto | mg/kg | 0.11 | 0.11 | 0.11 |
Rame | mg/kg | 12 | 13 | 18 |
Iodio | mg/kg | 0.4 | 0.4 | 0.5 |
Ferro | mg/kg | 13 | 13 | 18 |
Manganese | mg/kg | 16 | 18 | 24 |
Selenio | mg/kg | 0.3 | 0.3 | 0.3 |
Zinco | mg/kg | 21 | 22 | 30 |
Vitamina A | UI/kg | 5576 | 6030 | 8244 |
Vitamina D | UI/kg | 1520 | 1645 | 2249 |
Vitamina E | UI/kg | 81 | 88 | 120 |
La preparazione al parto
Analogamente alla messa in asciutta, anche la preparazione al parto, o close-up, richiede una gestione complessa e difficilmente standardizzabile. In queste tre settimane le bovine subiscono un “imponente” riassetto ormonale e metabolico e un vistoso calo d’ingestione, dovuto anche all’ingombro addominale dell’utero gravido. È frequente riscontrare nell’ultima settimana di gravidanza un’elevata mobilizzazione di grassi corporei e un aumento dei corpi chetonici nel sangue. Errori nella gestione e nella nutrizione durante la preparazione al parto possono causare acidosi ruminale e chetosi metabolica a decorso sub-clinico, ed essere fattori di rischio per la sindrome ipocalcemica del post-parto, la ritenzione di placenta, la chetosi del puerperio, l’edema mammario patologico, la metrite puerperale e la dislocazione dell’abomaso. Inoltre, è in asciutta che si condiziona una precoce ripresa dell’attività ovarica dopo il parto che, come è noto, è altamente correlata con il tasso di concepimento alla fecondazione successiva alla fine del periodo volontario d’attesa.
Nella seconda parte di questo articolo, che sarà pubblicata il 17 marzo, analizzeremo nel dettaglio alcuni aspetti della nutrizione in asciutta. Per un ulteriore approfondimento rimandiamo ad un articolo precedentemente pubblicato su questa rubrica: “Una corretta nutrizione funzionale aiuta a prevenire i danni economici della transizione”.
Rubrica a cura di Vetagro
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