Il periodo di transizione è un momento estremamente delicato della vita produttiva del ruminante e gli ovi-caprini non fanno eccezione. Per queste specie il periodo di transizione copre le 2-3 settimane prima e le 2-3 settimane dopo il parto. L’animale in questo lasso di tempo sperimenta una serie di cambiamenti: deve affrontare le ultime fasi della gestazione con maggiore richiesta di nutrienti da parte del/dei feto/i e il parto (evento di per sé fisiologicamente stressante), una riduzione dell’ingestione di alimento con fluttuazione dell’appetito stesso, la preparazione dei tessuti mammari all’inizio della lattazione, una variazione della dieta ed il cambiamento dell’assetto ormonale generale.

Tutto questo porta l’animale ad avere un grande aumento del fabbisogno energetico e al contempo una ridotta disponibilità di energia. Così come avviene nella bovina da latte, si ha quindi un bilancio energetico negativo, che risulta anche più drammatico se si pensa che in queste specie è molto frequente assistere a gravidanze e parti gemellari. L’organismo mobilita le sue riserve adipose per produrre l’energia di cui necessita, ma il metabolismo epatico spesso non riesce a sopperire alle esigenze fisiologiche di questo periodo. Gli acidi grassi non esterificati (NEFA) vengono portati al fegato e trasformati in trigliceridi. Questi devono essere poi trasportati nel torrente circolatorio mediante le VLDL (very low density proteins), ma la sintesi epatica di queste ultime è limitata rispetto alle reali esigenze del periodo di transizione. Inoltre, un’eccessiva presenza di NEFA a livello epatico porta alla produzione di corpi chetonici come ad esempio il BHBA (Zang et al., 2019). Si ha quindi un forte rischio di steatosi epatica e di sviluppare i sintomi clinici o sub-clinici della cosiddetta “tossiemia gravidica”, ovvero di chetosi (Wand, 2010).

Il management degli animali durante questo delicato periodo della loro vita produttiva deve necessariamente tenere conto delle condizioni fisiologiche e metaboliche in cui essi si trovano. Per ridurre, almeno in parte, l’intensità del bilancio energetico negativo una soluzione utile può essere di dividere le madri con gravidanze gemellari dalle altre gravide. In questo modo risulta più semplice bilanciare le diete in base alle reali esigenze degli animali, evitando una forte carenza energetica per quelli a più alto merito genetico e prevenendo un eccessivo aumento di BCS per le madri in attesa di un solo agnello/capretto.

Un altro strumento molto utilizzato durante il periodo di transizione è l’addizione di amminoacidi rumino-protetti alla razione. La rumino-protezione permette al ruminante di utilizzare al meglio la supplementazione somministrata, evitando la degradazione ruminale, e di controllare in modo più accurato il bilanciamento della razione. Oltre a migliorare la produzione lattea, diversi studi dimostrano che gli amminoacidi rumino-protetti sono coinvolti nel metabolismo epatico degli acidi grassi e nel trasporto di acidi grassi a lunga catena dal torrente ematico alla mammella (Glascock e Welch, 1974; Madsen et al., 2005; Tsiplakou et al., 2017). Tra questi, il più comunemente utilizzato è la metionina. Come per le bovine, anche negli ovi-caprini un corretto bilanciamento dell’apporto amminoacidico (in particolare di amminoacidi limitanti come la metionina) porta alla massimizzazione della produzione lattea e del contenuto in proteine del latte. La metionina funge inoltre da donatore metilico, fondamentale a livello epatico per il metabolismo lipidico (transmetilazione) e importante per il trasporto dei lipidi in circolo e alla mammella (Křížová et al., 2010). Al contempo, la metionina, insieme alle vitamine del gruppo B (la B12 in particolare), è coinvolta nella produzione del glutatione. La glutation-transferasi è uno degli enzimi fondamentali per la riduzione di radicali liberi dell’ossigeno (ROS) e di altre molecole ossidanti. Di conseguenza, una supplementazione di metionina, unita alla vitamina B12, ha un effetto positivo sulla capacità degli animali di far fronte a stress ossidativo (Halsted, 2013).

Nonostante la supplementazione di metionina sia quella più studiata per i ruminanti, i principali donatori metilici conosciuti sono due. Il primo è un metabolita della metionina, la S-adenosil-L-metionina (SAM), mentre il secondo è la betaina, a sua volta un metabolita della colina. Quest’ultima risulta importante al pari della metionina per il metabolismo lipidico epatico poiché è direttamente coinvolta nel metabolismo dei glicerofosfolipidi: in particolare prende parte alla metilazione della fosfatidiletanolamide (PE) e alla produzione di fosfatidilcolina (PC) (Figura 1). Una carenza di queste molecole, e soprattutto di PC, è strettamente correlata allo sviluppo di steatosi epatica nei ruminanti durante il periodo di transizione: la supplementazione di colina alla dieta di questi animali è comunemente riconosciuta come un mezzo di prevenzione di “fatty liver disease” (McFadden, 2018; Cooke et al., 2007).

Figura 1: La complessa sintesi e degradazione della fosfatidilcolina (PC).


CDP = citidina difosfato; CMP = citidina monofosfato; CPT = coline-fosfotransferasi; DAG = diacilglicerolo; HCY = omocisteina; LPCAT = LPC aciltransferasi; PEMT = fosfatidiletanolamina N-metiltransferasi; PLA2 = fosfolipasi A2; SAH = S-adenosilomocisteina; SAM = S-adenosilmetionina. (Tratto da: McFadden, 2018).

Dalla colina viene ricavato il secondo donatore metilico per importanza, ovvero la betaina. Questa molecola deriva anche dalla lavorazione della barbabietola da zucchero di cui è un sottoprodotto e può essere estratta tramite separazione cromatografica e successiva cristallizzazione dal melasso. Nei tessuti funge da osmolita, mantenendo il trofismo cellulare, oltre a prendere parte al metabolismo epatico dei grassi (Peterson et al., 2012). È stato dimostrato che addizionare la dieta dei piccoli ruminanti in lattazione porta ad un aumento di produzione lattea e ad una sua maggiore concentrazione di grassi e proteine (Fernandez et al., 2004 e 2009). La betaina è estremamente importante per il corretto funzionamento di diversi processi metabolici e viene prodotta dall’organismo utilizzando colina. Per evitare che parte della colina ingerita dall’animale venga utilizzata per produrre betaina diventa vantaggioso aggiungere entrambe queste molecole alla dieta del ruminante durante il periodo di transizione.

La microflora ruminale utilizza e/o degrada gran parte dei nutrienti finora citati. Ne consegue che il bypass ruminale diventa di primaria importanza perché l’animale riceva un’adeguata concentrazione degli stessi a sostegno dei suoi processi metabolici. Come già detto, il periodo di transizione per gli ovi-caprini va da 2-3 settimane prima a 2-3 settimane dopo il parto. Come dimostrato dallo studio pubblicato da Tsiplakou et al. (2017), la supplementazione di metionina, colina, betaina e vitamine del gruppo B aiuta a sostenere l’animale per un periodo più lungo sia prima che, soprattutto, dopo l’inizio della lattazione, per prevenire la steatosi epatica e tutte le patologie ad essa correlate. Nel caso specifico dello studio, una combinazione di questi donatori metilici e vitamine in forma microincapsulata (rumino-protetta) è stata somministrata a pecore di razza Chios durante il periodo di transizione (da 15 giorni prima a 60 giorni dopo il parto). Gli effetti di tale supplemento sono stati messi a confronto con quelli dati da una dieta standard e una addizionata con sola metionina protetta, somministrate nel corso dello stesso periodo. I risultati (Tabella 1) mostrano come l’aggiunta dei diversi additivi in combinazione porti ad una migliore produzione lattea. Inoltre gli animali trattati hanno mostrato un incremento dell’attività antiossidante a livello sistemico (“ferric reducing ability of plasma”, FRAP) e un miglioramento della concetrazione di β-BHB plasmatico.

Tabella 1: Risultati relativi alla produzione lattea e a parametri plasmatici di pecore alimentate con dieta standard (fieno di medica, paglia di frumento, concentrati) addizionata o meno con metionina o un mix di donatori metilici e vitamine del gruppo B (metionina, colina, betaina, vitamina B2 e B12) rumino-protetti (Tsiplakou et al., 2017, Anim. Physiol. Anim. Nutr. 101:1004-1013).

FCM 6% = Fat corrected milk 6% = (0.28 + 0.12*G)*L, in cui G = grasso % e L = latte (kg/d).

ECM = L*(0.71*G + 0.043*P + 0.2224) dove L = latte (kg/d), G = grasso % e P = proteina %, (Bocquier et al., 1993).

a,b Lettere differenti nella stessa riga indicano differenze statisticamente significative tra i valori indicati (P < 0.05)

In conclusione, il periodo di transizione è un periodo di particolare stress per i piccoli ruminanti, che spesso presentano sintomi clinici legati alla steatosi epatica. Un corretto management delle greggi può aiutare a prevenire questa e altre patologie legate al periodo di transizione. Il primo passo è di individuare le reali esigenze dei diversi animali in base al tipo di gestazione (gemellare o no) in modo da poter bilanciare nel migliore dei modi l’apporto energetico della dieta. Un ulteriore strumento, di provata efficacia, è la supplementazione di tutte le diete pensate per questo periodo con donatori metilici (metionina, colina e betaina) e vitamine del gruppo B per sostenere sia il metabolismo epatico dei lipidi che la produzione e la qualità del latte fino al picco di lattazione.

Rubrica a cura di Vetagro


 

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