Le aziende ovine neozelandesi sono spesso gestite in concomitanza con, almeno, un’altra impresa parallela, come ad esempio allevamenti di bovini da carne e/o di cervi. La maggior parte delle pecore da riproduzione, in Nuova Zelanda, sono di razza Romney a duplice attitudine con lana spessa (superiore a 30 μm), oppure incroci con linee diverse a seconda che gli agnelli siano destinati alla rimonta o alla vendita (Farrell et al., 2020a). Le due fonti di reddito per la maggior parte delle aziende ovine sono rappresentate dalla lana grezza e dalla carne (Beef and Lamb New Zealand 2021a). La carne di agnello contribuisce in percentuale maggiore alla produzione di carne ovina, mentre le pecore riformate e gli arieti contribuiscono per la restante parte (Beef and Lamb New Zealand, 2021a). Il valore reale della lana è diminuito dalla stagione 1994-95, ma il valore della carne, principalmente di agnello, è aumentato notevolmente nello stesso periodo di tempo. Questo cambiamento di valore ha fatto si che molti allevatori spostassero i loro obiettivi di produzione dalla lana grezza alla produzione di agnelli da carne. Contemporaneamente, anche i tassi medi di svezzamento degli agnelli nati sono aumentati dal 101% del 1990-91 al 133.5% del 2021 (Beef and Lamb New Zealand, 2021b), ed il peso della carcassa di agnello è aumentato da 13.9 kg nel 1990 a 19.0 kg nel 2020 (Beef and Lamb New Zealand, 2021b). Insieme, questi dati evidenziano i cambiamenti nell’allevamento selettivo e nella gestione che gli allevatori hanno adottato per migliorare la produzione di agnelli, e che la combinazione dell’aumento dei parti degli agnelli e dell’aumento del peso della carcassa, ha portato ad un aumento del peso totale della carcassa dell’agnello prodotto per pecora ogni anno, passando da 9.8 kg a 21.5 kg nel 2020 (Beef and Lamb New Zealand, 2021b).
L’utile operativo dell’azienda che alleva pecore può essere definito come reddito meno le spese, e può essere incrementato aumentando le entrate o riducendo le spese aziendali. Dato che la produzione di carne di agnello ha superato quella della lana grezza come principale fonte di reddito per la maggior parte degli allevatori, l’aumento della resa dell’agnello (peso totale dell’agnello) per ettaro può aumentare il reddito totale dell’impresa.
Per aumentare le entrate, gli allevatori possono concentrarsi quindi sulla massimizzazione del numero e del peso degli agnelli svezzati per pecora e sul valore di questi agnelli. Il numero di agnelli, in combinazione o meno con il peso, viene utilizzato per calcolare il peso totale degli agnelli svezzati per ettaro: un indicatore chiave di performance (KPI) per gli allevamenti di ovini della Nuova Zelanda (Red Meat Profit Partnership, 2018). Utilizzando questo parametro, è stato calcolato che, affinché un’azienda ovina ottenga il massimo valore dai propri agnelli di prima qualità (agnelli venduti direttamente ad un trasformatore per la macellazione), il peso della singola carcassa di agnello deve rientrare in un intervallo di peso target compreso tra i 14.1 e i 23 kg (New Zeland Meat Classification Authority (NZMCA), 2004). Ribassi vengono effettuati per le carcasse (su base per chilogrammo) se sono troppo leggere o pesanti, o se lo strato di grasso è superiore o inferiore allo standard specificato (NZMCA, 2004). Il peso alla nascita e allo svezzamento degli agnelli differisce in base al parto, con gli agnelli nati da un parto singolo che sono in media più pesanti rispetto ai loro omologhi nati da parti multipli (Kenyon et al., 2009; Kenyon et al., 2019). Quando la percentuale di parto aumenta oltre il 100%, aumenta la percentuale di gemelli, terzine e quartine (Amer et al., 1999). Questi agnelli nati da parti plurigemellari sono più soggetti a morbilità e mortalità rispetto ai loro omologhi nati da parto singolo e sono associati a pesi più leggeri allo svezzamento (Kenyon et al., 2019). Per ottenere un peso della carcassa compreso nell’intervallo ideale, il peso vivo di un agnello deve essere compreso tra i 33 e 54 kg. Pertanto, gli agnelli nati da parti plurimi potrebbero non riuscire a raggiungere la fascia di peso della carcassa ideale in un lasso di tempo relativamente breve, quindi il loro valore potrebbe diminuire poiché gli agnelli più leggeri vengono venduti dopo lo svezzamento ad un altro allevatore che li cresce fino al raggiungimento di un peso della carcassa nel range ideale. Dunque, un gregge altamente prolifico potrebbe non tradursi necessariamente in maggiori profitti o entrate per l’azienda. Altro aspetto da prendere in considerazione riguarda i fabbisogni di mantenimento alimentare, che contribuiscono alla domanda giornaliera di cibo di un animale, richiedendo circa il 60% del fabbisogno totale annuo di mangime (Nicol e Brookes, 2007). La vendita di agnelli all’inizio della stagione di produzione riduce la domanda totale di alimento, riducendo di conseguenza i costi dei mangimi e i costi per la salute degli animali, abbassando anche il rischio di perdite dovute a lesioni, malattie o morte. Pertanto, gli agnelli più pesanti allo svezzamento hanno una maggiore efficienza alimentare per raggiungere il peso target alla macellazione.
Precedenti ricerche internazionali hanno studiato i fattori che influenzano i sistemi di produzione degli agnelli, come le dimensioni della figliata, l’alimentazione delle pecore, la disponibilità del pascolo e le pratiche di gestione complessive associate alle performance del gregge e alla morte degli agnelli (Bohan et al., 2017, Farrell et al., 2022, Salmon et al. al., 2004, Thompson et al., 2011, Young et al., 2010). Tuttavia, in tutte queste ricerche condotte, era possibile accedere a mangimi supplementari o a fonti di foraggio aggiuntive per mantenere i tassi di crescita degli animali ai livelli desiderati o fornire una nutrizione sufficiente alle pecore prima del parto per aumentare la produzione di latte. Mancano studi che confrontino l’impatto di un aumento della percentuale di agnelli e del tasso di crescita prima dello svezzamento sulla redditività operativa dell’azienda agricola, data la condizione che l’offerta di alimento sia fissa, come solitamente accade negli allevamenti ovini neozelandesi.
Lo studio
L’obiettivo della ricerca, di cui vi proponiamo una sinossi in questo articolo, è stato proprio quello di esaminare l’impatto sulla redditività delle modifiche alla percentuale di agnelli nati e/o alla crescita degli agnelli prima dello svezzamento, con una data alimentazione fissa e in condizioni di allevamento ovino estensivo. Si è partiti dall’ipotesi che l’aumento della percentuale di agnelli nati o del peso allo svezzamento dell’agnello aumenti la redditività rispetto alla situazione dello status quo, con la percentuale di agnelli nati che ha il maggiore impatto sui guadagni rispetto al peso allo svezzamento. L’aumento del numero di agnelli venduti richiede un aumento degli agnelli nati per pecora; tuttavia, ciò ha un costo in quanto questi agnelli generalmente sono più piccoli e potrebbero non raggiungere il peso di macellazione ottimale entro il periodo di tempo prestabilito. In alternativa, aumentare il peso degli agnelli, pur mantenendo costante l’offerta totale di mangime, potrebbe rendere necessario ridurre il numero di pecore da riproduzione presenti nell’azienda.
Nello studio è stato utilizzato un modello bioeconomico esistente, per esaminare l’impatto sulla produttività e sul rendimento dell’allevamento di un aumento della percentuale di agnelli nati, passando da una media del 133.5% a 140, 150 o 160%, o di un aumento del peso degli agnelli allo svezzamento da 30 kg e 25 kg (rispettivamente per i nati singoli e i gemelli) del 10, 20 o 30%, o in alternativa una combinazione delle due cose, vale a dire, 140% di tasso di parto e peso allo svezzamento di 33 e 27.5 kg rispettivamente per gli agnelli nati da parto singolo e per i gemelli.
I risultati mostrano che un aumento del peso allo svezzamento degli agnelli del 10, 20 o 30%, aumenta il surplus di cassa operativo (COS) dell’impresa da 291 $/ha (ovvero 268,65 euro/ha) a 342 $, 392 $ o 444 $/ha (ovvero 315,73 euro/ha, 361,89 euro/ha o 409,89 euro/ha) , rispettivamente, che appare superiore agli aumenti del COS derivanti dall’aumento percentuale del 10, 20 o 30%, di agnelli nati che ha fatto incrementare il COS fino a 313 $, 345 $ o 368 $/ha (ovvero 288,96 euro/ha, 318,50 euro/ha o 339,73 euro/ha), rispettivamente. L’alternativa di aumentare del 10% la percentuale di agnelli nati e il peso degli agnelli allo svezzamento passando a 33 kg e 27.5 kg, ha aumentato il COS di 74 $/ha ( ovvero di 68,32 euro/ha).
Nel complesso, l’aumento della crescita degli agnelli prima dello svezzamento è stato più redditizio rispetto all’aumento della percentuale di agnelli nati. Pertanto, se un produttore ha una percentuale di parti del 140% o superiore, dovrebbe concentrarsi sul miglioramento dei tassi di crescita degli agnelli prima dello svezzamento piuttosto che sull’aumento della percentuale di agnelli nati.
La presente nota è tratta dall’articolo: “Bigger lambs or more lambs: The conundrum for New Zealand lamb producers” di Adam J. Moloney, Peter R. Tozer *, Stephen T. Morris, Paul R. Kenyon
School of Agriculture and Environment, Massey University, Private Bag 11 222, Palmerston North 4442, New Zealand
https://doi.org/10.1016/j.livsci.2023.105204