Qualche giorno fa abbiamo pubblicato un articolo del direttore Alessandro Fantini intitolato “La medicina veterinaria sta perdendo un treno“, scritto con l’intento di aprire una discussione costruttiva sul ruolo dei medici veterinari che si occupano di food animal.
Di seguito pubblichiamo la lettera ricevuta dal dr. Roberto Preti, medico veterinario libero professionista, che ha voluto contribuire alla riflessione attraverso un interessante excursus della professione dal dopoguerra ad oggi, evidenziando l’assoluta necessità di ripensare il ruolo del medico veterinario all’interno della società contemporanea.
La lettera
Ci rivolgiamo ai colleghi laureati nel secolo scorso ma anche ai colleghi più giovani che abbiano voglia di condividere una riflessione.
Abbiamo studiato la Medicina Veterinaria, scoprendone la bellezza e la complessità al procedere degli studi. Le motivazioni erano e sono le più diverse ma pensiamo che per tutti alla base vi sia stato l’interesse e la passione per il mondo animale, per i suoi segreti, per la sua forza, per la sua fragilità e per la sua interazione con l’uomo. Dopo un lungo corso di studi, abbiamo provato ad esercitare la professione iniziando un po’ da dove è capitato e da lì in avanti ognuno ha costruito la propria storia e bene o male la propria vita. Medicina pubblica, in tutte le sue declinazioni; libera professione nei più disparati settori; lavoro dipendente presso enti e aziende private.
Ma della forza e della motivazione iniziale che cosa è rimasto? Ci sembra che al cambiare del mondo, anche noi si sia cambiati e spesso, assorbiti dalla vita e dalla sua complessità, abbiamo avuto pochi momenti di riflessione sulla natura e il cambiamento della nostra professione, della nostra scienza. Spesso l’interesse economico, il prestigio e la carriera personale hanno giocato un ruolo determinante, invadente e a volte invalidante.
Ci siamo formati su delle basi di conoscenza che derivavano da due precisi punti di riferimento: l’importanza e la funzione che ogni animale aveva nel contesto sociale e la necessità di garantire alla collettività prodotti di origine animale salubri e contatti senza pericoli.
In altri termini tutti gli animali andavano curati per la loro funzione (lavoro, custodia, caccia, produzione, difesa), tutti gli alimenti di origine animale dovevano aiutare la crescita fisica della popolazione senza provocare danni e animali domestici e uomini dovevano poter convivere senza rischi.
Il Medico Veterinario si era conquistato, a ragione, un ruolo centrale, anche se spesso misconosciuto, in una società che stava rapidamente cambiando.
Poi con la fine dei conflitti mondiali e con la vertiginosa trasformazione di un modello sociale che era rimasto immutato per secoli, le campagne, con i loro contenuti, si sono rapidamente svuotate, le città si sono riempite di ex contadini e il modello sociale si è trasformato, trasfigurato. Secoli di fame andavano sfamati subito, la GDO muoveva i suoi primi passi e richiedeva grandi quantità di alimenti. Bisognava produrre tanto e in fretta; si sviluppavano le grandi industrie alimentari e sorgevano nuove cooperative agricole. In questo nuovo contesto la Medicina Veterinaria doveva rispondere a nuove sollecitazioni ed imparare a governare concentrazioni di animali fino a qualche anno prima inimmaginabili.
Nelle campagne si passava dalla cura di ogni singolo animale alla cura degli allevamenti. Virus, batteri e parassiti diventavano fattori scatenanti non di singole patologie ma di sindromi; nascevano le patologie condizionate. In questo nuovo contesto il Medico Veterinario era diventato uno strumento, un mezzo di produzione, un elemento decisivo del profitto.
La Medicina Veterinaria Pubblica era chiamata a nuove sfide derivanti dalla aumentata concentrazione di capi allevati in ogni unità produttiva, dalla necessità di controllare e rendere non pericolosi i processi di trasformazione garantendo la salubrità dei prodotti di origine animale e quindi il benessere e la salute della popolazione. Il commercio e gli scambi internazionali, generavano innumerevoli normative, spesso protezionistiche, che richiedendo alla Medicina Pubblica competenze burocratiche e assunzioni crescenti di responsabilità, allontanavano il Medico Veterinario dalle problematiche di allevamento e gli assegnavano crescenti compiti di vigilanza anziché di indirizzo, rendendolo sempre più esterno ed estraneo alla fase produttiva.
Nelle città la nuova solitudine dell’uomo e la riduzione della natalità, determinata dal modello sociale urbano, tutt’altro che mutualistico, determinava la crescita esponenziale degli animali da compagnia e la loro antropizzazione; cani, gatti, uccelli, pesci, animali esotici servivano sempre di più a colmare la solitudine; nasceva la pet terapy di massa.
Quello che vorremmo fare, non per prestigio personale ma nella convinzione della necessità di questa ripresa di funzione, è di riposizionare il ruolo del Medico Veterinario nell’attuale contesto sociale, culturale e produttivo.
Sebbene la nostra sia una Scienza con confini estremamente larghi, non vogliamo invadere il campo dei colleghi che si occupano di animali di affezione e di quelli impegnati nella medicina pubblica, anche se ci piacerebbe averli al nostro fianco con le loro peculiarità; ci piacerebbe ad esempio che i colleghi che si occupano di Medicina Pubblica puntassero a riconquistare un ruolo di indirizzo, condividendo e comprendendo le necessità delle imprese e che i colleghi che si occupano di Animali da Compagnia avviassero una riflessione sull’accanimento terapeutico e sul ruolo fondamentale che potrebbero avere nell’educazione dei proprietari di animali, liberandoli dai sensi di colpa riposizionando in modo coerente all’attuale modello di sviluppo l’affetto e le attenzioni che dedicano ai loro animali.
Da parte nostra, Medici Veterinari che a vario titolo si occupano di animali allevati con la finalità di fornire alimenti all’uomo, vorremmo poterci confrontare liberamente sia con la Medicina Pubblica, che con le Associazioni dei Consumatori, per interrompere il corto circuito che si è generato tra la necessità di applicare norme e leggi che riguardano gli animali allevati e la sacrosanta richiesta di trasparenza di consumatori evoluti che desiderano scegliere in modo consapevole i propri cibi.
Appare abbastanza evidente che questi due mondi fatichino a dialogare e a creare punti di incontro basati su necessari compromessi; ci sembra che il problema nasca dalla mancanza di un anello di congiunzione tra il mondo produttivo e quello dei consumatori, ognuno con le proprie peculiarità, sensibilità ed esigenze. Pensiamo di poter essere l’anello mancante della catena non nel ruolo di strumenti di produzione ma in quello di Medici Veterinari. Siamo convinti che la grande maggioranza degli allevatori, sarebbe disponibile ad adottare diverse metodiche di gestione delle proprie imprese a fronte di un reddito soddisfacente e certo, determinato a partire dai costi di produzione, abbandonando la ricerca spasmodica del miglior profitto al minor costo. Ci pare che inseguire i record produttivi, le performance economiche più elevate, porti più o meno velocemente il sistema a dover rispondere di fenomeni esterni (impatto ambientale, compatibilità sociale) verso i quali è senza alcuna difesa. Dietro la filosofia vegana e gli stili di vita vegetariani e il movimento animalista, rispettabili nel rispetto delle libertà individuali, troviamo una industria chimica/biologica pronta a sfornare carne, latte e uova innaturali.
L’allevamento del bestiame, corretto da alcune distorsioni, rappresenta, particolarmente per quanto concerne i ruminati, il miglior presidio conservativo del territorio e della biodiversità. Certamente un contributo importante può venire anche dagli allevamenti di suini ed avicoli, oggi in gran parte gestiti dall’industria alimentare ma forse proprio per questo più vicini al mondo dei consumatori e più sensibile alle loro richieste.
In conclusione l’idea è quella di avviare una società di Medici Veterinari senza l’etichetta della Medicina Pubblica, del Reddito, degli Animali da Compagnia, nella quale discutere le criticità dei singoli settori e produrre delle proposte che rendano compatibili le istanze dei vari soggetti sociali che direttamente o indirettamente si interfacciano al mondo animale.
Roberto Preti, Medico Veterinario libero professionista