Lo svezzamento è uno dei passaggi più importanti nella vita di un giovane ruminante, in quanto i vitelli si ritrovano a dover fare affidamento su un aumento della funzionalità del rumine per la crescita e la produzione. Lo svezzamento è spesso accompagnato da una diminuzione dell’ADG (accrescimento medio giornaliero), che potrebbe essere legata ad una diminuzione dell’ingestione di mangime starter e dell’efficienza alimentare, ad un ridotto sviluppo e funzionalità del rumine, o ad una minore digestione dello starter.

Aumentare il quantitativo di latte fornito prima dello svezzamento non elimina necessariamente la diminuzione dell’ADG durante e nel post svezzamento. Ciò suggerisce che la diminuzione post-svezzamento dell’ADG ha una causa multifattoriale e può cambiare con l’età.

Svezzamento precoce o tardivo

L’età di inizio è uno dei fattori più importanti nei piani di svezzamento, poiché uno svezzamento anticipato riduce il costo di un programma che prevede sostituti del latte (MR) e i costi di manodopera ad esso associati, mentre uno svezzamento tardivo conferisce vantaggi in termini di performance dei vitelli. La diminuzione dell’ADG è molto più marcata nei vitelli svezzati precocemente (6 settimane) rispetto ai vitelli svezzati tardivamente (8 settimane). Gli animali svezzati a 8 settimane di età rispetto a quelli svezzati a 6 settimane assumono più mangime starter e introducono più energia digeribile; inoltre presentano maggiori incrementi di peso durante il periodo di svezzamento (0.5 versus 1.0 kg/giorno). Quando l’inizio dello svezzamento viene prolungato dalle 6 alle 8 settimane, i vitelli alimentati con piani nutrizionali con quantitativi elevati di latte mostrano un aumento dell’ingestione di mangime starter e un ADG più alto durante il periodo di svezzamento.

Comprendere i benefici dello svezzamento a età diverse è importante quando si tengono in considerazione il costo del regime alimentare a base di latte e della manodopera come potenziali ostacoli. Un’altra considerazione da fare nella messa a punto dei piani di svezzamento sono le tempistiche.

Svezzamento graduale o improvviso

Lo svezzamento improvviso nei vitelli alimentati con diete ristrette e con diete ad libitum determina un maggior calo della crescita rispetto allo svezzamento graduale. Lo svezzamento graduale incoraggia il consumo di mangime solido prima dello svezzamento, riducendo il ritardo tra la domanda e l’offerta di nutrienti dopo lo svezzamento, minimizzando o prevenendo così un calo della crescita. Nei vitelli con un piano nutrizionale con dosi elevate di alimento (ad esempio, 20% del peso corporeo o ~8 L/giorno per i vitelli di razza Frisona), lo svezzamento graduale può migliorare l’efficienza alimentare, ridurre l’incidenza di malattie future, offrire maggiori opportunità di esprimere comportamenti naturali e potenzialmente migliorare le future performance di lattazione. I vitelli con un piano nutrizionale di alto livello e svezzati a 7 settimane, se sottoposti a un periodo di riduzione graduale presentavano un ADG post-svezzamento e quantitativi di VFA ruminali maggiori rispetto ai vitelli con una riduzione improvvisa o senza alcuna riduzione.

Riassumendo, lo svezzamento graduale ha migliorato l’assunzione di mangime starter e le performance dei vitelli, sebbene esista una grande variabilità nelle tempistiche dello svezzamento; l’effetto dello svezzamento graduale sulla salute e sulla funzionalità del sistema immunitario dei vitelli è meno ben definito.

L’importanza dei biomarker ematici come indicatori

La ricerca attuale sui piani di svezzamento si concentra sull’età o sulle modalità temporali, e sul loro effetto sulla crescita, sulla produttività e sulla salute clinica, tralasciando spesso gli indicatori ematici di salute. Marker ematici di stress da svezzamento possono comparire prima della morbilità clinica o della mortalità. Durante il primo mese di vita, i vitelli mostrano una diminuzione del numero complessivo di globuli bianchi (WBC), neutrofili e linfociti, seguita da un successivo aumento. La variabilità dei parametri ematici nelle prime fasi della vita suggerisce la possibilità che possano essere utili per il monitoraggio dello stress da svezzamento. Ad esempio, l’ematocrito e l’emoglobina possono essere utilizzati efficacemente per determinare l’anemia, la disidratazione e i potenziali livelli di ferro. Anche i linfociti e i neutrofili sono efficaci indicatori di stress. L’utilizzo di strumenti non clinici per valutare lo stress da svezzamento sarà fondamentale per monitorare meglio tale stress e per individuare tempestivamente eventi avversi per la salute. Anche se è nota la variabilità degli indicatori ematici, la loro associazione con la produttività del vitello in salute durante lo svezzamento richiede ulteriori approfondimenti.

L’obiettivo

Non è chiaro come la salute del vitello venga influenzata dalla transizione allo svezzamento; quindi, comprendere il modo in cui l’età e le modalità temporali di svezzamento interagiscano per influenzare la salute del vitello potrebbe consentire di identificare meglio quali possano essere i piani di svezzamento ottimali.

In questo studio pubblicato a luglio 2023 sul Journal of Dairy Science, di cui vi riportiamo gli elementi fondamentali, è stato ipotizzato che i vitelli svezzati secondo delle modalità più simili a quelle naturali (cioè, svezzati più tardi e in modo più graduale) avrebbero manifestato un maggiore aumento della crescita, dell’ingestione e delle cellule immunitarie ematiche. Gli obiettivi prefissati erano: esaminare gli effetti dell’età dei vitelli al momento dello svezzamento (6 versus 8 settimane) e delle modalità temporali (svezzamento improvviso versus graduale) sulla produzione, sulla salute e sui parametri ematici nei vitelli da latte, e determinare se lo svezzamento improvviso possa dare effetti meno negativi se effettuato in età più avanzata.

Lo studio

Scendendo nel dettaglio, lo studio ha esaminato, in un campione di vitelli di razza Frisona, gli effetti dell’età allo svezzamento e delle tempistiche dello svezzamento sulle performance e sui parametri ematici e di salute. L’esperimento si è basato su un disegno fattoriale 2 × 2 dei trattamenti, nel quale i fattori hanno presi in considerazione sono stati l’età al momento dello svezzamento (precoce versus tardivo) e le tempistiche di svezzamento (improvviso vs. graduale). I vitelli (n = 72), suddivisi in blocchi in base al sesso e al peso alla nascita, sono stati assegnati in modo casuale a uno dei 4 trattamenti (n = 18 per trattamento): precoce-improvviso (EA), precoce-graduale (EG), tardivo-improvviso (LA) e tardivo-graduale (LG). Il sostituto del latte (24% di proteina grezza, 17% di grassi; fino a 1.200 g/giorno) veniva somministrato due volte al giorno; acqua, mangime starter per vitelli (18% di proteina grezza) e fieno di erba medica tritato sono stati somministrati ad libitum. L’assunzione giornaliera di sostituto del latte, di mangime starter per vitelli e di foraggio è stata registrata dalla nascita fino alla fine dello svezzamento. Il peso corporeo, i parametri di salute selezionati, i parametri ematici e i punteggi fecali sono stati raccolti 1 giorno prima dello svezzamento e 1 giorno dopo lo svezzamento. I vitelli hanno ricevuto per via orale un bolo contenente un registratore per la misurazione del pH ruminale (ultimi 3 giorni della transizione allo svezzamento) e il pH ruminale è stato misurato in modo continuativo.

Risultati e conclusioni

I dati sono stati analizzati tenendo in considerazione età, modalità temporali, interazione età x modalità temporali, peso alla nascita e sesso come effetti fissi e data di inizio come effetto casuale. Una maggiore età allo svezzamento aumentava la frequenza respiratoria, mentre i vitelli svezzati gradualmente avevano una frequenza respiratoria inferiore. La frequenza cardiaca era più bassa nei gruppi con svezzamento graduale rispetto a quelli che subivano uno svezzamento più brusco. Il punteggio fecale ha avuto un aumento marginale nei gruppi con svezzamento tardivo mentre è aumentato significativamente nei gruppi con svezzamento graduale. Non è stata rilevata alcuna differenza nella temperatura corporea interna per età, tempistiche o interazione delle due. Durante la transizione allo svezzamento, l’incremento medio giornaliero era inferiore nei vitelli LA rispetto ai vitelli EA e i gruppi svezzati gradualmente presentavano un incremento medio giornaliero maggiore. La variabilità nell’ingestione di cereali, ma non nell’ingestione di foraggio, era maggiore nei gruppi svezzati gradualmente. Il pH medio del rumine è aumentato marginalmente da EG a LG e da LA a LG. Non è stata rilevata alcuna differenza tra i trattamenti nella conta dei globuli rossi o bianchi e nell’emoglobina. La procalcitonina era leggermente più alta nel gruppo LA, mentre l’ematocrito nel sangue aumentava nei gruppi svezzati bruscamente. Nel complesso, la salute dei vitelli appare influenzata sia dall’età che dalle modalità temporali dello svezzamento, sebbene i parametri di salute influenzati dall’età e dalle tempistiche differiscano.

La presente sinossi è tratta dall’articolo pubblicato sul Journal of Dairy Science intitolato “Effects of weaning strategies on health, hematology, and productivity in Holstein dairy calves” di A. R. Wolfe, P. Rezamand, B. C. Agustinho, D. E. Konetchy e A. H. Laarman. https://doi.org/10.3168/jds.2022-22738