Il quarto “Rapporto Ambiente” redatto dal Sistema Nazionale a rete per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), presentato a febbraio a Roma con la partecipazione del Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, fornisce un’analisi dettagliata sullo stato dell’ambiente in Italia. Questo rapporto mira a valutare i trend ambientali positivi e negativi nel paese, nonché a identificare aree di stabilità e settori che necessitano di ulteriori indagini e miglioramenti.
Complessivamente, il quadro delineato nel rapporto è positivo, ma richiede un’attenzione costante e un impegno continuo. Gli indicatori utilizzati nel Rapporto Ambiente sono fondamentali per monitorare il progresso verso gli obiettivi stabiliti dal Green Deal europeo, dall’Agenda 2030, dalla Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile e dall’Ottavo programma d’azione ambientale.
Di seguito riportiamo alcune informazioni riguardanti il settore agricolo.
Sostenibilità agricola, sicurezza alimentare e agricoltura biologica
L’agricoltura sostenibile è essenziale per garantire la sicurezza alimentare e la protezione delle risorse naturali. In Italia, l’adozione di pratiche agricole sostenibili è stata incoraggiata da politiche nazionali e regionali. Tuttavia, resta un lungo percorso da compiere per affrontare le sfide ambientali.
L’analisi della evoluzione delle superfici agricole con metodi di produzione biologica consente di conoscere la diffusione sul territorio delle pratiche colturali agronomiche più idonee a garantire un buon livello di qualità ambientale e di biodiversità, la salubrità degli alimenti e il benessere degli animali da allevamento.
L’obiettivo nazionale del 25% della superficie a biologico entro il 2027, definito nel Piano Strategico Nazionale Politica Agricola Comune 2023 – 2027, si caratterizza per essere più ambizioso rispetto all’analogo obiettivo europeo (definito dalla Strategia Farm to Fork), fissato al 2030.
Nel 2022, il SINAB (Sistema di Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica) indica che l’agricoltura biologica in Italia ha raggiunto una superficie coltivata di 2.349.880 ettari, coinvolgendo circa 92,8 mila operatori biologici. Il biologico interessa il 18,7% della superficie agricola utilizzata (SAU) e il 7,3% del numero di aziende agricole (Censimento ISTAT 2020). Negli ultimi 32 anni l’andamento è stato crescente sia in termini di operatori sia di superficie coltivata, in controtendenza rispetto allo storico declino della superficie agricola utilizzata in Italia. A livello europeo, l’Italia è tra gli stati membri più virtuosi: la superficie agricola biologica complessiva dell’UE27 è circa il 10% della SAU.
Nel complesso, l’agricoltura biologica italiana si concentra prevalentemente in cinque regioni: Sicilia, Puglia, Toscana, Calabria ed Emilia-Romagna, che vanno a rappresentare, nell’ordine, il 56% della superficie agricola biologica nazionale e il 54% degli operatori biologici. In particolare, le regioni: Toscana, Calabria, Sicilia, Marche, Basilicata e Lazio hanno già convertito almeno il 25% delle superfici agricole al regime di produzione biologica. Per quanto riguarda le tipologie di colture, i prati e i pascoli, le colture foraggere destinate agli animali e i cereali rappresentano i principali orientamenti produttivi del biologico.
Secondo dati recenti, l’Italia ha registrato un aumento del 6% nell’uso di pratiche agricole sostenibili negli ultimi cinque anni, con un totale di 300.000 ettari di terreno dedicati all’agricoltura biologica.
Fonti rinnovabili e efficienza energetica
Il settore agricolo italiano ha fatto progressi significativi nell’adozione di fonti energetiche rinnovabili. Nel 2021, la produzione di energia rinnovabile nel settore agricolo è aumentata del 15% rispetto all’anno precedente, raggiungendo una quota del 20% del mix energetico complessivo del paese.
Gli investimenti nelle energie rinnovabili nel settore agricolo hanno portato a una riduzione del 25% delle emissioni di gas serra derivanti da attività agricole nell’ultimo decennio.
Biodiversità agricola e gestione del suolo
Nonostante gli sforzi per la conservazione della biodiversità agricola, l’Italia ha registrato una perdita del 10% della diversità delle colture tradizionali negli ultimi dieci anni, principalmente a causa della conversione dei terreni agricoli in aree urbane e industriali.
Per consumo di suolo si intende il suolo consumato a seguito di una variazione della copertura: da una copertura non artificiale a una artificiale. Il consumo di suolo netto registrato nel corso del 2022 ha riguardato circa 7.677 ettari di territorio, causando la perdita spesso irreversibile di aree naturali seminaturali e agricole e dei loro rispettivi servizi ecosistemici.
Dal 2006 al 2022 il consumo di suolo in Italia è aumentato di oltre 120.000 ettari, quasi il 40% dei quali concentrati prevalentemente nelle regioni del Nord in particolare Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Tale incremento che allontana ancora di più dall’obiettivo di azzeramento del consumo netto di suolo, previsto dall’Ottavo Programma di Azione Ambientale, mostra una preoccupante inversione di tendenza dopo i modesti segnali di rallentamento fatti registrare lo scorso anno.
Riduzione delle emissioni di gas serra
Le emissioni di gas serra dall’agricoltura italiana sono diminuite del 15% dal 2010, principalmente grazie alla riduzione delle emissioni di metano e ossido di azoto derivanti dalla gestione dei rifiuti organici e dall’allevamento.
Tuttavia, nel 2021 si è registrato un aumento dell’8% delle emissioni di gas serra rispetto all’anno precedente, soprattutto a causa dell’incremento delle emissioni di ammoniaca dallo stoccaggio dei rifiuti organici.
In sintesi, l’agricoltura e l’allevamento in Italia sono soggetti a molteplici sfide ambientali, ma anche a opportunità di miglioramento attraverso l’adozione di pratiche sostenibili e l’innovazione tecnologica. La gestione efficace delle risorse naturali e la riduzione dell’impatto ambientale sono fondamentali per garantire la sostenibilità del settore agricolo nel lungo termine.