Sopravvissuti al Covid, oramai assuefatti ai bollettini di guerra, soprattutto quotidianamente alle prese con il carovita, gli italiani si affacciano sul nuovo anno con un’inattesa fiducia e aspettativa, anche se accompagnate da timore e inquietudine.
È la fotografia degli italiani scattata attraverso le due indagini dell’Ufficio Studi Coop condotte a dicembre 2022: la prima, “L’anno che verrà”, su un campione rappresentativo della popolazione italiana in collaborazione con Nomisma e la seconda “Planning 2023 and Beyond” sulla community di esperti del sito italiani.coop.
E’ comunque innegabile che gli ultimi anni (ed in particolare gli ultimi mesi di crescita dei prezzi) abbiano lasciato ferite profonde nel Paese. Il 18% delle famiglie dichiara nel 2022 di aver fatto fronte a un permanente disagio alimentare (circa 9 milioni) e 1 italiano su 4 teme la vera povertà per il 2023, cioè non avere soldi per cibo, trasporto, abiti e scuola. Sono soprattutto gli imprevisti a mettere a repentaglio questa fragile armonia; il 66% del campione non saprebbe come far fronte a una spesa improvvisa e non rimandabile di 850 euro. Non stupisce allora che il 70% degli intervistati se disponesse all’improvviso di 10 mila euro, non esiterebbe a dirottarli subito nel salvadanaio.
A giocare un ruolo decisivo come argine alle difficoltà del presente sono gli affetti e la vita familiare: tra i buoni propositi per il nuovo anno il 56% degli italiani indica di voler trascorrere più tempo in famiglia adottando uno stile di vita più “lento”, concentrandosi anche sulla cura di se stessi con un ritorno tra i fornelli (29%) e una fuga dal fast food (il 15% lo farà di meno o smetterà).
La società dei sobri consumi
Proiettando questa disposizione d’animo sul fronte dei consumi, è inevitabile la rinuncia al superfluo per garantirsi l’essenziale. Se circa un italiano su due spera di mantenere stabili le proprie spese familiari nel 2023, comunque il 45% conta di spendere di più per le bollette e il 32% per cibo e bevande; il tutto a scapito di ristoranti e altri locali e spettacoli e cultura.
Per far fronte all’aumento dei prezzi, l’80% degli italiani cambierà anche le proprie abitudini alimentari orientandosi verso diete più salutari e senza carne (meatless), più sobrie e certamente “zero waste” e “no frills”. Secondo il 40% dei manager Food & Beverage intervistati il 2023 sarà un anno all’insegna della sobrietà ed essenzialità alimentare. Sugli scaffali le novità del 2023 saranno la pasta e le farine prodotte con grani antichi o con prodotti low carb e maggiore contenuto di proteine. E se dovesse rinunciare a quella vera, già oggi, secondo il rapporto Coop, un italiano su cinque ai prodotti di origine vegetale preferirebbe la carne coltivata in vitro.
La GDO e l’insostenibile peso dell’inflazione
Grazie soprattutto alla parziale riduzione dei prezzi del gas, il 2023 sarà secondo il rapporto un anno di stagnazione ma non di decrescita (+0,2% le previsioni del Pil 2023 su 2022 secondo i manager italiani) con una inflazione ancora sostenuta ma inferiore a quella del 2022 (+6,1% secondo i manager italiani). Gli andamenti più recenti motivano anche un andamento positivo dei consumi (al netto dell’inflazione) che le ultime previsioni collocano all’1,4% rispetto al 2021.
A preoccupare maggiormente sono invece soprattutto i consumi e i risultati economici della filiera alimentare. Se infatti dopo un anno di aumenti record, le previsioni dei manager stimano un primo rallentamento dei prezzi entro l’estate, l’inflazione dei beni alimentari lavorati resterà elevata (+6,7% medio nel 2023), si ridurranno i volumi acquistati dalle famiglie nella Gdo (-0,9%) e si conferma il peggioramento della redditività delle imprese industriali e, soprattutto, distributive (lo teme il 66% dei manager del settore) con conseguente calo degli investimenti (37%) e ricadute anche sul fronte occupazionale (27%).
Innovazione e ristrutturazione sono secondo l’indagine Coop la ricetta necessaria per uscire da questa difficile crisi sia nell’organizzazione dei processi aziendali (lo afferma il 38%), sia nel prodotto e nel servizio (32%) fino ai canali e alla rete di vendita (26%).
E in questo la Marca del Distributore sembra davvero una panacea in grado di risolvere i problemi, mentre rimangono intoccabili la sostenibilità ambientale e sociale delle azioni e dei prodotti.
Per saperne di più è possibile visitare qui la pagina del Rapporto Coop 2022: italiani.coop/rapporto-coop-2022-anteprima-digitale
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