IN BREVE
• Il metodo Carbon Agri, basato sulla Label Bas Carbone francese, creata dal Ministero per la Transizione Ecologica, certifica i progetti per una bassa emissione di carbonio (low-carbon) delle aziende di bovine da latte e di bovini da carne e quelle a seminativi.
• I progetti low-carbon durano cinque anni. Dopo un iniziale esame del bilancio di carbonio dell’azienda, il titolare dell’azienda ed il suo consulente redigono un piano d’azione per la mitigazione delle emissioni. Le tonnellate di CO2eq evitate (ridotte o rimosse) sono calcolate in seguito a un esame finale.
• La France Carbon Agri, una compagnia creata dalla associazione allevatori francese, è il collegamento tra agricoltori, consulenti delle associazioni, Ministero e finanziatori dei progetti per una bassa emissione.
• Le compagnie che hanno finanziato i progetti Label Bas Carbone hanno diverse strategie, tra cui la riduzione dell’impronta di carbonio dell’intera catena di valore, compensare le emissioni oppure avviarsi ad una minore emissione di gas ad effetto serra.

Introduzione

Nel 2015 il Governo francese ha pubblicato la strategia a “basso carbonio”, una road map per conseguire gli obiettivi di riduzione delle emissioni. La Francia si propone di raggiungere la neutralità di carbonio entro il 2050, che significa una riduzione di quattro volte le emissioni di gas ad effetto serra (GHG) del 1990. Coerentemente a questo obiettivo, il Ministero per la Transizione Ecologica ha redatto un piano strategico per convertire l’obiettivo generale in azioni concrete. Tra queste si trova il Label Bas Carbone, creato nel 2018. Questo sistema di certificazione è gestito dal Ministero e dalle sue amministrazioni periferiche. L’obiettivo del sistema è quello di sviluppare nei vari settori in Francia progetti per una bassa emissione di GHG (low-carbon projects) e di attrarre fondi per finanziare questi progetti. Con questo sistema il Governo francese vuole incoraggiare tutti i settori a ridurre le emissioni di GHG e a incrementare il sequestro di carbonio, come nel caso del settore forestale e di quello dell’agricoltura. Il primo metodo (o schema) validato dal Ministero per la Transizione Ecologica è stato il metodo Carbon Agri, che riguarda la produzione della carne bovina, del latte e dei seminativi.

Come funziona la Label Bas Carbon?

Con un decreto del 2018, un progetto Label Bas Carbon è definito come un progetto di durata breve che riduce le emissioni o sequestra carbonio. Le tonnellate di CO2eq evitate (ridotte o sequestrate) vengono determinate confrontando la situazione nel momento in cui il progetto low-carbon è stato implementato con la situazione precedente in cui il progetto non è stato ancora implementato. Il decreto stabilisce inoltre quali sono i requisiti che deve avere un progetto Label Bas per risultare idoneo. Le emissioni di GHG o il carbonio sequestrato devono essere monitorati per la durata del progetto e, al suo termine, devono essere verificate da un’entità esterna. Inoltre, devono essere considerati altri indicatori per stimare gli effetti socioeconomici e ambientali. Il progetto deve anche tener conto del rischio che il progetto non fornisca i risultati fissati. Anche se è probabile che le pratiche a bassa emissione continuino dopo il termine dei progetti, non bisogna ignorare che possano essere interrotte dopo il termine. Ad esempio, i prati potrebbero essere rotti per fare spazio alla costruzione di una strada. Tutti i settori possono presentare delle procedure che, prima di essere validate, sono esaminate dagli stakeholder e da esperti. Una volta validate, i progetti possono essere implementati e diventano perciò progetti Label Bas Carbon. Al termine le emissioni evitate sono verificate da un auditor indipendente e riconosciute dal Ministero. Al momento della stesura di questo articolo le procedure settoriali approvate dal Ministero sono 13: tre nel settore forestale, due in quello delle costruzioni, uno in quello dei trasporti, uno nell’ambiente marino e sei nel settore dell’agricoltura. Le sei procedure relative al settore agricolo riguardano aziende zootecniche, seminative e frutticole.

Il metodo Carbon Agri

Le aziende che adottano il metodo Carbon Agri per certificare i progetti low-carbon sono ad indirizzo zootecnico da carne o da latte oppure praticano colture erbacee. Con questo metodo, si prende in esame l’intera azienda per stimare la quantità di GHG evitata, adottando l’Analisi del Ciclo di Vita (LCA). L’analisi termina ai cancelli dell’azienda, ossia tutte le attività che avvengono dopo che il prodotto l’azienda, come la trasformazione, non sono prese in considerazione; l’unità funzionale è rappresentato dai kg di CO2eq per kg di prodotto. Questa fase del processo è messa in evidenza nella figura 1.

Lo scenario di partenza (baseline) è determinato con un audit iniziale dell’azienda che è condotto da un consulente adottando una metodologia approvata dal Ministero. Una volta determinata la baseline, sulla base dei risultati dell’audit, il consulente e il conduttore dell’azienda preparano un piano d’azione scegliendole le pratiche più appropriate estratte da un menù di strategie disponibili. Le pratiche scelte riguardano tutti gli aspetti tecnici e organizzativi dell’azienda, compresi i mezzi tecnici, il consumo di elettricità e di carburanti, la coltivazione dei campi, la fertilizzazione, la gestione dell’allevamento, la gestione degli alimenti e delle deiezioni, con l’obiettivo di ridurre le emissioni dei GHG; inoltre, si prende in considerazione anche la gestione del suolo, allo scopo di aumentare il sequestro di carbonio. Il progetto ha una durata di cinque anni. Durante i quali il consulente monitora l’andamento del progetto, in particolare, con una visita a metà percorso. Inoltre verifica se il progetto è sulla traiettoria di riduzione delle emissioni prefissata e se il conduttore dell’azienda conferma il suo impegno nel portare avanti il progetto.

Al termine del progetto il consulente fa un altro audit per determinare la quantità di carbonio evitato, o riducendo le emissioni o aumentando il sequestro. La quantità di carbonio evitato è espressa in unità di prodotto. Una versione semplificata della formula è la seguente:

  • quantità di GHG guadagnate dalla stalla di bovini da latte: impronta di carbonio iniziale del latte x produzione di latte iniziale;
  • impronta di carbonio finale del latte x produzione di latte finale;
  • quantità di GHG guadagnate dalla stalla di bovini da carne: impronta di carbonio iniziale della carne x produzione di carne iniziale
  • impronta di carbonio finale della carne x produzione di carne finale;
  • quantità di GHG guadagnate dalle coltura da reddito: impronta di carbonio iniziale della quantità di colture da reddito x produzione di colture da reddito iniziale;
  • impronta di carbonio finale delle colture da reddito x produzione di colture da reddito finale;
  • aumento del carbonio sequestrato: sequestro di carbonio iniziale x superficie iniziale;
  • sequestro di carbonio finale x superficie finale.

La formula completa considera anche l’anno di implementazione delle pratiche di riduzione o sequestro, in quanto prima iniziano maggiore deve essere l’impatto sulle emissioni di GHG. Per soddisfare i requisiti imposti dal sistema Label Bas Carbone nei progetti low-carbon sono monitorati anche altri indicatori: biodiversità, emissioni di ammoniaca, qualità dell’acqua, produzione di energia rinnovabile, consumo di soia, irrigazione, superficie coperta da vegetazione e quantità di prodotto venduto direttamente al dettaglio.

Coinvolgimento degli agricoltori nei progetti low-carbon

Attraverso una serie di programmi europei, nazionali e regionali i produttori di carne bovina sono stati coinvolti in diversi progetti low-carbon. Nella maggior parte dei casi l’adesione alla partecipazione a questi progetti e alle fasi successive è stata ottenuta tramite le organizzazioni locali, come le Camere d’Agricoltura, le associazioni di allevatori, le cooperative e le società di consulenza. Il progetto europeo LIFE Beef Carbon, con gli adattamenti alle realtà regionali, ha consentito di quantificare l’impronta di carbonio della carne in Francia e di individuare le migliori pratiche per ridurre le emissioni GHG o per aumentare il sequestro di carbonio. A tale scopo, i consulenti utilizzano il programma CAP’2ER, sviluppato dall’Istituto Allevamenti francese (IDELE), che segue la metodologia indicata dall’IPCC. La stima è fatta su scala aziendale e tiene in considerazione le emissioni legate agli input, alla gestione della stalla, alla conservazione dei reflui zootecnici e alla
produzione interna degli alimenti per gli animali. La stima tiene conto, inoltre, del sequestro di carbonio.

Caso studio di un allevamento di bovini da carne francese

I primi passaggi di un progetto low-carbon sono un esame della situazione iniziale e la preparazione di un piano di azione. Prendiamo l’esempio di una azienda certificata Label Bas Carbone; la baseline al 2021 era la seguente:

  • 95 vacche nutrici;
  • 185 ha di superficie utilizzata, dei quali 20 ha erano destinati a colture da reddito e 32 ha a prati permanenti;
  • 36 mesi l’età al primo parto;
  • 1,2 UBA per ettaro era il carico di bestiame;
  • la produzione di peso vivo era di 291 kg per UBA;
  • 14,1 kg CO2eq/kg di carne prodotta era l’impronta di carbonio iniziale.

L’allevatore assieme al consulente ha preparato un piano d’azione che prevedeva l’aumento della superficie a catch crop da 12 a 27 ha, la riduzione dei fertilizzanti chimici, il miglioramento dell’alimentazione e della gestione degli animali per accorciare da 395 a 380 l’interparto e la produzione di energia rinnovabile mediante pannelli fotovoltaici. Per valutare quale sarebbe stato l’impatto di un simile piano d’azione il consulente, mediante il programma CAP2ER, ha fatto una simulazione, in base alla quale l’impronta di carbonio della carne dovrebbe scendere da 14,1 a 12,1 kg di CO2eq/kg di peso prodotto e quella delle colture da reddito da 1242 a 564 kg di CO2eq/ha; inoltre, il surplus di azoto dovrebbe ridursi da 85 a 55 kg di N per ettaro di superficie coltivata. In termini di chilogrammi di CO2eq evitati, il progetto dovrebbe consentire di evitare 608 t di CO2, comprese 30 t di carbonio sequestrato e 578 t di CO2eq di emissioni ridotte.

Come pagare gli agricoltori? FCAA, un esempio di aggregatore nazionale

Tra i maggiori obiettivi del Label Bas Carbone c’è quello di attrarre finanziamenti verso i progetti lowcarbon francesi. A tal fine le associazioni allevatori hanno deciso di costituire la France Carbon Agri (FCAA), una compagnia che ha il compito di mettere in relazione agricoltori, agenzie di consulenza, il Ministero per la Transizione Ecologica e le compagnie interessate all’acquisto di crediti di carbonio (Figura 2). In questo modo, si ritiene che le decisioni riguardanti il finanziamento dei progetti lowcarbon (ad esempio la fissazione del prezzo del credito di carbonio) rimangano in capo agli agricoltori e non siano lasciate agli operatori a valle.

FCAA riveste quindi diversi ruoli: agisce quale rappresentante degli agricoltori. È delegata, perciò, a svolgere tutte le attività amministrative per richiedere al Ministero la concessione della Label Bas Carbone. FCAA svolge il ruolo di aggregatore a livello nazionale, lavorando con gli stakeholder locali e gli allevatori. Il ruolo di aggregatore rivestito da FCAA fa risparmiare tempo agli agricoltori, che non devono impegnarsi nella presentazione del progetto. Inoltre, fa risparmiare denaro, perché l’audit indipendente è gestita in modo collettivo; ossia l’audit esterna viene fatta su un campione di aziende e non per ogni singolo progetto, come avverrebbe se fosse presentato in modo indipendente. FCAA gestisce la presentazione della pratica al Ministero per ottenere la certificazione Label Bas Carbone e il riconoscimento del credito di carbonio. Fa inoltre da tramite con i funzionari del Ministero per eventuali adattamenti del metodo e per rispondere a tutti i requisiti legali. Fa da tramite con gli auditor esterni nel momento della verifica delle riduzioni delle emissioni. Propone i progetti lowcarbon alle compagnie che intendono contribuire alla transizione ecologica finanziando i progetti degli agricoltori. Da parte sua, FCAA fornisce: una mappa ove collocare i progetti, una quantificazione delle tonnellate di CO2eq che vengono evitate, una descrizione delle azioni di riduzione delle emissioni e un elenco dei benefici aggiuntivi. Per formalizzare questa collaborazione, FCAA redige un primo contratto con gli agricoltori e associazioni che li assistono e un secondo contratto con gli acquirenti delle tonnellate di CO2eq evitata. Questi contratti fissano gli obblighi di tutte le parti, compreso il prezzo d’acquisto del credito di carbonio venduto da FCAA. Al momento della stesura di questo articolo, il prezzo era fissato a 40€/t CO2eq, comprendente 32€/t per l’allevatore, 5€/t per l’agenzia che fornisce l’assistenza tecnica e 3€/t per FCAA. A dicembre 2023 sono stati presentati al Ministero tre progetti e un quarto era in fase di presentazione. Questi quattro progetti coinvolgono 2500 allevatori di tutte le regioni della Francia e permettono una riduzione delle emissioni o di sequestro di carbonio di 550 tonnellate per i cinque anni. Il ricavo medio dovrebbe essere di 17.600 € per azienda. Ogni azienda mette in partica dalle quattro alle cinque azioni di mitigazione, riguardanti soprattutto la gestione del suolo e dell’allevamento. FCAA sta inoltre iniziando a lavorare con agricoltori che non hanno bestiame.

Le strategie delle compagnie: compensazione o acquisto

Il Label Bas Carbone certifica le riduzioni di emissione. L’acquisto di questi certificati da parte di compagnie o enti pubblici è considerato come un acquisto per la fornitura di un servizio che serve, in particolare, a compensare (offset) le emissioni residue della compagnia oppure a contribuire volontariamente alla mitigazione dei cambiamenti climatici. Per queste ragioni i certificati Label Bas Carbone sono venduti sul mercato volontario. Per evitare un doppio conteggio, una volta che i certificati sono acquistati da una compagnia, questa non li può cedere ad un’altra e il suo nome viene scritto su un registro detenuto dal Ministero. Le compagnie che acquistano questi certificati appartengono a svariati settori, compresi l’agroindustria e la ristorazione. Ve ne sono però anche altri interessati, come quello bancario, del lusso o dell’energia. Le compagnie hanno inoltre diverse strategie riguardanti la riduzione delle emissioni. C’è una categoria di compagnie che si prefiggono di ridurre le emissioni di GHG lungo tutta la filiera. Fanno parte di questa categoria: quelle che intendono ridurre le emissioni che provocano direttamente e possono controllarle, quelle che vogliono ridurre il loro consumo energetico, oppure quelle che puntano a ridurre le emissioni alla produzione e al trasporto dei prodotti o servizi che utilizzano oppure al consumo dei prodotti della stessa compagnia. Ad esempio, la Lidl France ha scelto di pagare i propri fornitori che avviano progetti Label Bas Carbon nelle loro aziende. Vi è un’altra categoria di compagnie che acquistano crediti di carbonio Label Bas Carbone per certificare la compensazione delle proprie emissioni residue oppure per comunicare il loro impegno nella transizione ecologica. Tuttavia, anche se i certificati Label Bas Carbone si trovano sul mercato volontario, la distinzione tra mercato volontario e mercato obbligatorio diventa sempre meno chiara, così come risulta a seguito di due leggi approvate dal Parlamento Francese. La prima legge stabilisce che le compagnie aeree devono compensare le emissioni prodotte con i voli interni a partire dal 2024; la seconda legge riguarda gli impianti energetici a carbone. Con la crisi energetica, il Governo Francese ha autorizzato una deroga sino all’inverno per tali impianti, a patto di compensare le loro emissioni. Il prezzo fissato dal Governo per queste compensazioni è di 50€ per tonnellata di CO2eq ed è obbligatorio finanziare progetti low-carbon francesi.

Schemi di certificazione in Europa – Proposta della Commissione Europea e progetto LIFE Carbon Farming

Nel 2022 la Commissione Europea ha pubblicato la sua proposta per un quadro unitario di certificazione delle rimozioni di carbonio. Come per il Label Bas Carbone, il quadro funziona con un panel di esperti che verificano il metodo proposto e con l’intervento di un auditor esterno. Inoltre, lo schema proposto tiene in considerazione altri indicatori di sostenibilità, oltre alla riduzione delle emissioni di GHG, e considera i temi della addizionalità e del sequestro per periodi sufficientemente lunghi. Però, al contrario del Label Bas Carbone, la proposta avanzata dalla Commissione certifica solamente il sequestro di carbonio ma non la riduzione delle emissioni. Contemporaneamente sono stati avviati una serie di progetti europei che hanno come obiettivo quello di sviluppare progetti low-carbon in larga scala. Tra di essi c’è il LIFE Carbon Farming coordinato dall’IDELE che è iniziato nel 2021 e termina nel 2027. Questo progetto coinvolge sei Paesi: Francia, Belgio, Germania, Spagna, Italia e Irlanda. L’obiettivo del progetto è di ridurre l’impronta di carbonio delle aziende che partecipano e di dare un riconoscimento agli allevatori per le tonnellate di CO2eq che evitano. È stato costruito un meccanismo di riconoscimento comune tra i partecipanti dei sei Paesi. Poiché esiste già un progetto low-carbon in Francia, il progetto LIFE Carbon Farming dovrebbe agevolare la costruzione di una metodologia comune per calcolare le riduzioni delle emissioni o il sequestro di carbonio e fornire alla Commissione Europea un feedback dal mondo operativo.

Conclusioni

Il finanziamento della transizione verso un’agricoltura a basse emissioni di carbonio è un tassello fondamentale nella strategia europea che porti il nostro continente ad essere il primo a raggiungere la neutralità di carbonio per il 2050. Il Label Bas Carbone creato dal Ministero per la Transizione Ecologica francese è un modo per destinare fondi verso progetti a bassa emissione di carbonio in Francia. Il quadro Label Bas Carbone offre una garanzia riguardo alla qualità dei progetti attraverso la verifica delle emissioni ridotte e il monitoraggio di altri indicatori ambientali. Al momento della stesura dell’articolo, 1250 aziende che producono carne bovina, latte e vegetali hanno ottenuto il Label Bas Carbone mediante il metodo Carbon Agri. Su scala più ampia, anche la Commissione Europea ha deciso di costituire un quadro di certificazione. Questo quadro però considera solo la rimozione del carbonio dall’atmosfera e non la riduzione delle emissioni. Ciò pone la questione di come lo standard attuale potrà essere integrato. Inoltre, con l’aumentare del numero di progetti low-carbon si renderà necessario rendere più chiare le opportunità di finanziamento e come devono essere considerate tra compensazione, contributo o riduzione delle emissioni.

Il presente articolo è una traduzione, a cura di Giacomo Pirlo, dell’originale “Schemi di certificazione in Francia – pagare gli allevatori che
riducono l’impronta di carbonio” Anaïs L’Hôte Institut de l’Elevage (IDELE), Parigi, Francia

Bibliografia

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Proposal for a regulation of the European Parliament and of the Council establishing a Union certification framework for carbon removals. Brussels, 30.11.22- COM(2022) 672 final.