Negli ultimi sei mesi il Centro genetico dell’Associazione Allevatori Bovini Italiani Carne ha sviluppato un’importante modifica che favorirà una maggiore valorizzazione della carne del Gigante bianco delle razze autoctone
“La domanda è in ripresa. Il numero dei capi allevati è un po’ diminuito e questo ha favorito la vendita dei vitelli. Per la Chianina la crisi non è ancora del tutto superata, ma si vede un lumicino in fondo al tunnel”.
Stefano Pignani, direttore di ANABIC (Associazione Nazionale Allevatori Bovini Italiani Carne – vai al sito) guarda con una legittima dose di prudenza l’inversione di tendenza sull’andamento di mercato della razza Chianina, che non più tardi di un anno fa registrava invece una profonda crisi dovuta soprattutto all’importante aumento dei costi di produzione ed energetici a carico degli allevatori.
“ANABIC non ha mai smesso di seguire con grande attenzione e preoccupazione questa difficile fase vissuta dalla Chianina, il cosiddetto Gigante Bianco delle razze autoctone italiane – puntualizza ancora Pignani – mettendosi subito a disposizione degli allevatori per ascoltare in prima battuta le loro richieste, finalizzate ovviamente a trovare soluzioni alla crisi che stavano vivendo”.
“Proprio dagli allevatori di Chianina – interviene Andrea Quaglia, responsabile del Centro genetico ANABIC – è arrivato l’invito a migliorare l’indice genetico dei torelli testati in performance test per dare maggiore impulso alla valorizzazione della razza. Così, elaborando tutti i dati scaturiti dalle relative prove effettuate sui torelli di Chianina che si trovano presso il nostro Centro genetico di Perugia, abbiamo modificato, migliorandolo, l’indice in modo da esaltare le caratteristiche della razza sia in termini di tipicità che di capacità produttive. È un lavoro molto recente che ci ha impegnato in questi ultimi sei mesi e che sarà introdotto per la prima volta a dicembre in occasione delle prossime prove. A questa novità – continua Quaglia – se ne aggiunge una ulteriore: l’indice diventerà infatti genomico e, oltre ai dati raccolti presso il Centro genetico, si otterrà analizzando anche l’esame dei profili genetici dei vitelli. Grazie al progetto I-BEEF e alla Banca del Dna che abbiamo creato in ANABIC, abbiamo potuto genotipizzare gran parte degli animali testati al Centro genetico: questi dati ci consentiranno di migliorare l’accuratezza degli indici utilizzando la tecnologia oggi disponibile”.
“Il valore delle razze rappresentate da ANABIC – conclude il direttore Pignani – non riguarda solamente una tradizione millenaria che si tramanda di generazione in generazione nei territori dove vengono allevate, rappresenta anche un presidio importante a tutela della biodiversità e dell’ambiente, rispondendo pienamente a quel concetto di sostenibilità a cui oggi si fa sempre più riferimento”.
ANABIC conta circa 5.000 allevamenti di bovini da carne associati dove si allevano bovini appartenenti alle razze Chianina, Marchigiana, Maremmana, Podolica e Romagnola per una consistenza complessiva di circa 160.000 capi distribuiti in 18 diverse regioni dal Nord al Sud del Paese: il 70% degli allevamenti è estensivo, quindi totalmente al pascolo.