Durante il meeting congiunto tra le Commissioni AGRI ed ENVI del Parlamento Europeo di lunedì 7 gennaio, si è tenuto il dibattito sulla sentenza che la Corte di Giustizia europea ha emanato riguardo alle tecniche di mutagenesi nella quale essa stabilisce che gli organismi ottenuti mediante queste tecniche sono OGM e, in linea di principio, sono soggetti agli obblighi previsti dalla direttiva sugli OGM, la 2001/18/CE. Tali organismi dovrebbero quindi essere soggetti a procedure di autorizzazione, consentendo alle grandi imprese di continuare a investire in queste tecniche; tra le autorità legislative, si ritiene anche che la sentenza della Corte non fornisca la necessaria chiarezza sugli aspetti legislativi per i ricercatori, gli innovatori e gli accademici dell’UE.

La sentenza di fatto è l’output della Corte di Giustizia conseguente ad un invito da parte del Conseil d’État francese, in seguito ad un ricorso vertente sulla normativa francese presentato dal sindacato agricolo Confédération paysanne ed altre otto associazioni a difesa degli interessi dell’agricoltura contadina, a stabilire, in sostanza, se gli organismi ottenuti mediante mutagenesi siano OGM e se siano soggetti agli obblighi presi è visti dalla direttiva sugli OGM. La sentenza ha lasciato molte perplessità nel mondo dell’industria (si veda, ad esempio, la posizione di Assosementi sulla questione) così come nel mondo della scienza e della ricerca, che si è unita per la salvaguardia delle tecniche di riproduzione di precisione tramite un position paper, sostenuto al momento da 93 istituti di ricerca.

E ieri i parlamentari europei sono tornati a discutere della sentenza, in un incontro che non aveva come finalità il voto di nuove norme, ma piuttosto un vero e proprio scambio di idee e domande di chiarimento alla Commissione Europea, in presenza di un rappresentante. Non è stato dunque raggiunto un esito specifico. Una delle difficoltà che la sentenza comporta, oltre alle sfide che si pongono per il mondo della ricerca e dell’industria, così come per i consumatori e gli agricoltori, riguarda l’inserimento di tali disposizioni in un contesto in cui il clima sta cambiando e le sfide per il futuro agroalimentare, anche e soprattutto in termini quantitativi per poter soddisfare una popolazione crescente, saranno molte. Rimane chiaro che la futura Commissione Europea dovrà tenere conto di tutte questo.

Molti gli interventi da parte degli europarlamentari. L’On. Jan Huitema chiede un dibattito più pragmatico, data l’impronta molto emotiva di alcuni interventi precedenti che sottolineano come in realtà la sentenza rappresenti un limite allo sviluppo dell’agricoltura oppure come la sentenza della Corte, in realtà, sia stata saggia ai fini della valutazione del rischio e della sicurezza alimentare. Secondo Huitema, per essere concorrenziale l’Unione Europea ha necessità di selezione in fase di allevamento, anche per quanto riguarda il settore biologico, soprattutto per la ricerca di specie resistenti alle malattie. Quello che i parlamentari in generale chiedono è l’avere delle linee guida sulle soluzioni da adottare in questo contesto, anche per dare maggiore accesso alle piccole aziende che non ne avrebbero la possibilità, se le premesse sono quelle della sentenza. Altro intervento interessante quello dell’On. Paolo De Castro che evidenzia la necessità di definizioni chiare per “transgenesi” e “mutagenesi”, termini ben diversi tra di loro, soprattutto per quei prodotti che, grazie alla mutagenesi, riescono a rendere l’organismo indipendente da prodotti chimici come i pesticidi.

Non sono state definite scadenze da parte delle Commissioni parlamentari per ottenere i chiarimenti della Commissione Europea. Il dibattito rimane dunque aperto.

Per vedere il meeting, clicca qui.