La concentrazione di urea nel sangue, o blood urea (BU), e la concentrazione di urea nel latte, o milk urea (MU), sono utilizzate come indicatori nutrizionali nei ruminanti perché sono strettamente correlate alla produzione di ammoniaca ruminale (Hennessy e Nolan, 1988) e post-ruminale, quest’ultima associata alla gluconeogenesi, e quindi un valido indicatore dell’utilizzazione dell’azoto nei ruminanti. Poiché l’urea è il principale prodotto finale del metabolismo dell’azoto nei ruminanti, i contenuti di urea nel sangue e nel latte sono buoni stimatori delle escrezioni di azoto (Zhai et al., 2005). Tuttavia, mentre la concentrazione di urea nel sangue non può essere misurata di routine, la MU è più stabile e più facile da campionare rispetto alla BU.

Esiste una stretta relazione tra MUC e BUC osservata sia nei bovini che nei piccoli ruminanti (Roseler et al., 1993; Baker et al., 1995; Butler et al., 1996; Broderick e Clayton, 1997). Diversi studi hanno dimostrato che la MU è correlata all’assunzione di CP della dieta (CPIntake), alla percentuale di proteine degradabili e non degradabili nel rumine, e al rapporto proteine-energia nella dieta (Oltner e Wiktorsson, 1983; Butler et al., 1996). Nelle pecore da latte la concentrazione di urea nel latte (MUC) è altamente e positivamente correlata al contenuto di CP nella dieta e, in misura minore, all’assunzione di proteine. Tuttavia, l’effetto delle fonti energetiche e di carboidrati della dieta sulla MUC delle pecore in lattazione non è chiaro.

Nelle pecore alimentate con diete di livello energetico medio-alto, è stato osservato che la MU era correlata positivamente e in modo fortemente lineare al contenuto di CP della dieta e, in misura minore, all’apporto proteico (Cannas et al., 1998). In precedenti studi su bovini da latte (Broderick, 2003) e caprini (Rapetti et al., 2014) è stata osservato che anche il contenuto energetico della dieta influenza il contenuto di urea nel latte. Infatti, in uno studio di Cannas et al. (2013) che confrontava diete con 1,40 e 1,59 Mcal/kg DM di NEL e 19-20% DM di CP somministrate a pecore in media lattazione, è stato riscontrato un livello di MU inferiore nelle pecore alimentate con la dieta a più alto contenuto energetico.

Le osservazioni ottenute da singoli esperimenti possono essere facilmente confrontate con i risultati di altri studi utilizzando un approccio di meta-regressione o meta-analisi con il quale ottenere un algoritmo più generico da utilizzare empiricamente in contesti ampi e a livello di campo (Sauvant et al., 2005). In un recente studio di Giovanetti (2019) sono stati confrontati i risultati di diversi esperimenti sulla nutrizione energetica e proteica degli ovini da latte con due obiettivi principali:

  1. valutare le relazioni tra la MU e il contenuto o l’assunzione di nutrienti nella dieta di pecore lattifere alimentate con un’ampia gamma di contenuti energetici;
  2. confrontare le stesse relazioni per ottenere un algoritmo utilizzabile in campo attraverso una meta-regressione basata su dati provenienti da diversi studi su pecore da latte alimentate in stalla.

In particolare, sono stati condotti due esperimenti (esperimento 1, E1, ed esperimento 2, E2) con pecore Sarda di media e avanzata lattazione. In entrambi gli esperimenti, gruppi omogenei di cinque pecore ciascuno sono stati sottoposti a tre (in E1) o quattro (in E2) trattamenti dietetici, consistenti in diete pellettate a basso contenuto energetico (diete ad alto contenuto di fibre: 1,2-1,4 Mcal di energia netta per la lattazione (NEL)) e ad alta energia (diete ad alto contenuto di amido: 1,7-1,9 Mcal di NEL), ma con una concentrazione di CP simile (18,4% di sostanza secca (DM), in media). Ogni dieta aveva un ingrediente principale diverso: fiocchi di mais, farina d’orzo, polpa di barbabietola o pannocchie di mais in E1, e farina di mais, erba medica disidratata o bucce di soia in E2. Dai dati ottenuti in questi esperimenti è risultati che il miglior predittore della MU (mg/100 mL) è stato il contenuto energetico della dieta (NEL in Mcal/kg DM), seguito dal rapporto proteina grezza (PG) ed energia come PG/NEL (g/Mcal).

Quando i risultati di questi esperimenti sono stati messi in relazione ad quelli ottenuti da altri studi di letteratura (un database esteso di 8 studi su pecore da latte alimentate in stalla), è stato confermato il valore predittivo del rapporto PG/NEL, ed è stata suggerita un’equazione da utilizzare nella pratica di campo per la stima dell’urea del latte basata sul rapporto proteina grezza ed energia PG/NEL che spiega il 93% della variabilità dell’urea del latte di massa:

urea del latte o MU (mg/dl) = -13. 7 + 0,5 × PG/NEL (g/mcal)   (R2 = 0,93; P < 0,001; Figura 1)

Figura 1 – Relazione fra urea del latte e rapporto proteina ed energia della dieta in g di proteina grezza per Mcal di NEL.

Gli stessi autori hanno messo a disposizione nel lavoro una tabella di riferimento con cui si indicano i valori di urea del latte attesi per livelli diversi di proteina grezza della dieta e concentrazione energetica della razione (Tabella 1).

Tabella 1 – Concentrazioni di urea del latte in funzione delle  concentrazioni di energia e proteine della dieta basate sulla equazione: MU (mg/100 mL) = -13,7 + 0,5 CP/NEL (g/Mcal). L’area grigia (numeri in corsivo) indica valori in cui si presenta un rischio di eccesso proteico, di riduzione della fertilità delle pecore, di compromissione della salute animale a lungo termine e di elevate escrezioni azotate.

Questa ricerca evidenzia che il contenuto energetico della dieta gioca un ruolo fondamentale nel modulare la relazione tra MU e concentrazione di PG nella dieta delle pecore da latte. Pertanto, per evitare interpretazioni fuorvianti, anche l’utilizzo della MU come indicatore dello stato proteico delle pecore dovrebbe tenere conto della concentrazione energetica della dieta.

Poiché l’analisi della MU in campioni di massa provenienti da allevamenti di pecore da latte è facile ed economica, i valori ottimali e massimi di MU qui proposti possono essere uno strumento diagnostico per monitorare lo stato nutrizionale delle pecore in lattazione, al fine di ottimizzare le prestazioni lattiere e riproduttive, limitando al contempo il rilascio di N dalle escrezioni.

La presente nota, la cui bibliografia è disponibile presso gli autori, è una sintesi del lavoro scientifico pubblicato da Giovanetti, V.; Boe, F.; Decandia, M.; Bomboi, G.C.; Atzori, A.S.; Cannas, A.; Molle, G. Milk Urea Concentration in Dairy Sheep: Accounting for Dietary Energy Concentration. Animals 20199, 1118.

 

Autori

Gruppo Editoriale ASPA – Giuseppe Conte, Alberto Stanislao Atzori, Fabio Correddu, Antonio Gallo, Antonio Natalello, Sara Pegolo, Manuel Scerra.