Ci piace raccontare storie di allevatori e di attività agro-alimentari in continua evoluzione. Racconti di persone che hanno avuto una buona idea, piccola o grande che sia, e sono riusciti a portarla avanti con tenacia e convinzione. Queste testimonianze danno suggerimenti e coraggio per trovare alternative concrete a ciò che viene spesso percepito come inevitabile e scontato.

Oggi vogliamo raccontare la storia de La Granda, associazione e consorzio della provincia di Cuneo, che è riuscita a dare un valore in più alla carne dei bovini di razza Piemontese quando sembrava non ce ne fosse bisogno, in quanto già ampiemente apprezzata.

La Granda è anche un presidio Slow Food in riferimento alla tutela della carne di bovini di razza pura Piemontese. Molta della carne di questo consorzio è venduta nel circus del buon gusto e dell’italianità di Eataly.

Prima di ascoltare quanto ci ha raccontato il carismatico e visionario Sergio Capaldo, il buiatra che nel 1996 ebbe l’idea di fondare l’associazione, vediamo alcuni numeri e regole de La Granda.

I soci sono poco meno di 80 allevatori, tutti piemontesi e tutti allevatori di animali di questa razza, obbligatoriamente iscritti al libro genealogico (ANABORAPI) che la tutela e che detta l’agenda della selezione genetica.

Per ottenere l’eccellenza dalla carne di Fassona, nome di “battaglia” di questa razza, il disciplinare di produzione prevede rigide regole scritte per raggiungere anche un’elevata sostenibilità di questo allevamento, un alto benessere animale e sociale e la riduzione al minimo dei rischi di contaminazione chimica e biologica dell’ambiente e delle carni.

Riportiamo alcune delle regole del disciplinare più significative:

  • Gli allevatori devono avere tutti la linea vacca-vitello, si fa uno svezzamento naturale a oltre 6 mesi d’età e i maschi vengono castrati in età giovane.
  • E’ vietato l’utilizzo di insilati e alimenti OGM per l’alimentazione degli animali e non è consentito l’uso dei farmaci allopatici. Si raccomanda invece l’ampio ricorso alla profilassi vaccinale ed alla nutrizione funzionale.
  • Nel disciplinare sono vietati molti alimenti, come la soia e i panelli delle oleaginose, e l’integrazione per gli animali all’ingrasso. Sono però presenti alimenti obbligati come il Saccharomyces cerevisiae, l’Aspergillus oryzae e il lino integrale.

Interessante è la scelta de La Granda dell’agricoltura simbiotica, ossia l’associare composti biologici al terreno per rendere più forti e rigogliosi i raccolti, eliminando la necessità di dover ricorrere alla concimazione chimica.

Ma ora sentiamo ciò che Sergio Capaldo ci ha raccontato!

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Abbiamo voluto raccogliere anche la testimonianza di uno degli allevatori soci de La Granda. Il nostro accompagnatore, Andrea Romero, ci ha consigliato Carlo Isaia di San Pietro del Gallo.

Ci sono bastati pochi minuti per essere travolti dal suo entusiasmo e ci siamo accorti che Andrea aveva ragione perché Isaia ha quella che può essere definita una gestione passionale della terra e degli animali. Con Carlo abbiamo lungamente parlato di come alimenta le sue 60 fattrici e annessa prole, ricercando alimenti di qualità superiore nell’ambito di quelli ammessi dal disciplinare. Grande la cultura agronomica di Carlo Isaia, che è molto entusiasta dei risultati dell’agricoltura simbiotica ed anche consapevole di quanto sia importante, seppur molto complesso, sposare la coltura, ma anche la cultura, del prato stabile.

In questo allevamento si destinano gli erbai polifiti coltivati alle fattrici e ai giovani animali mentre i prati stabili vengono usati sia verdi che affienati all’ingrasso. Nell’azienda di Carlo, anche se non è biologica, non si utilizzano concimi chimici e agrofarmaci, e per la salute degli animali non si esita a ricorrere alla nutrizione funzionale.

La lunga mattinata passata in compagnia di Sergio Capaldo e Carlo Isaia ci ha insegnato di quanto possa “pagare e appagare” la passione per un lavoro. Un’iniziativa come quella de La Granda ci è sembrata essere in grado di stimolare un forte entusiasmo e senso d’appartenenza, anche nel fare una cosa giusta per la gente e il nostro pianeta. Questo modo di porsi verso se stessi, la collettività e il mercato è corredato da una serie sterminata di testimonianze di successo.