A livello globale la zootecnica è responsabile del 14,5% delle emissioni antropiche, considerando il totale delle emissioni di gas climalteranti imputate al settore zootecnico, l’allevamento dei caprini e degli ovini ha un peso del 6,5%. Nonostante il comparto caprino non sia quindi uno di quelli più impattanti a livello ambientale, anch’esso deve ridurre la sua impronta carbonica. L’allevatore, attraverso le scelte gestionali della propria azienda, rappresenta l’attore principale di questo intento, potendo trarre vantaggi dall’identificazione dei punti critici aziendali, con risvolti positivi anche da un punto di vista economico. La produzione di latte e formaggio utilizza delle risorse ambientali e determina il rilascio nell’ambiente di gas e prodotti con potere inquinante. Uno dei metodi più comunemente utilizzati per valutare tali input e output è quello del Life Cycle Assessment (LCA), che può prendere in considerazione diverse categorie d’impatto. L’emissione di gas climalteranti è senz’altro quella più utilizzata.

Il metodo LCA è stato utilizzato in 8 aziende di capre da latte coinvolte nel progetto PSR DEMOCAPRA – Divulgazione partecipativa di modelli gestionali sostenibili per l’allevamento della capra da latte in Lombardia mediante strumenti innovativi, finanziato dalla Regione Lombardia (FEASR-Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 Misura 1 Operazione 1.2.01), con l’obiettivo di quantificare l’impatto ambientale della produzione di latte e formaggio di capra. Le emissioni di gas serra (o “Carbon Footprint” = impronta carbonica), calcolate a partire da dati di inventario sulle produzioni e acquisti, sono state espresse come kg di CO2 equivalenti e ripartite su diverse unità funzionali: un chilogrammo di latte corretto per grasso e proteina (FPCM), un chilogrammo di formaggio ed un ettaro di superficie aziendale.

Il campione di aziende lombarde considerate nella sperimentazione differiva per consistenza del bestiame (in media 137 capre per azienda:), razze di capre allevate (cosmopolite ed autoctone) e orientamento produttivo (vendita latte, caseificazione o entrambi). La superficie agricola utile (SAU) media delle aziende (56,7 ha) veniva destinata per un terzo al pascolo ed alla produzione di erba medica, rivelando un’autosufficienza foraggera piuttosto elevata (74%).

L’emissione di gas climalteranti delle 8 aziende è risultata assai variabile, passando da 1,12 a 3,05 kg di CO₂ equivalenti/kg latte corretto. Nonostante l’impatto ambientale sia risultato essere inversamente proporzionale alla quantità di latte individuale prodotto, sono state osservate delle situazioni ambientali differenti e riconducibili alle scelte gestionali ed alimentari delle diverse aziende. Le emissioni di metano enterico e l’acquisto di alimenti sono risultati essere i principali driver dell’impatto ambientale della produzione di latte di capra, con un peso compreso fra il 30 ed il 40% a seconda del contesto aziendale considerato. Tuttavia è da sottolineare come l’aumento dell’autosufficienza alimentare sia un aspetto nei confronti del quale l’allevatore ha margine d’azione, così come nei confronti delle emissioni dagli stoccaggi e di quelle di campo, che rappresentano altri importanti hotspot della produzione di latte caprino. L’emissione di metano enterico è invece più difficile da contenere, in quanto vi è una quota fissa di metano imputabile al metabolismo delle capre.

Lo studio ha evidenziato inoltre come un allevamento di tipo semi-estensivo e la presenza nel gregge di razze locali, facciano conseguire i peggiori risultati da un punto di vista ambientale per chilogrammo di latte corretto ma non per ettaro di superficie, poiché la grande disponibilità di suolo consente di “diluire” il carico emissivo (azienda H= 3,05 kg di CO₂ equivalenti/kg di latte corretto; 669 kg di CO₂ equivalenti/ha). L’impatto ambientale della produzione di formaggio di capra è risultato essere superiore a quello della produzione di latte ma con un andamento ad esso sovrapponibile, essendo per il 90% imputabile alla produzione della materia prima, e per il restante 10% al processo di caseificazione.

Questo studio ha evidenziato come il management aziendale abbia un ruolo chiave nella riduzione del carico emissivo della produzione di latte e formaggio di capra. L’incremento produttivo deve infatti essere accompagnato da un miglioramento dell’autosufficienza alimentare e da una gestione razionale delle deiezioni a livello di stoccaggio e distribuzione in campo.

 

Sinossi tratta da: “Valutazione della sostenibilità ambientale della produzione di latte e formaggio caprino mediante approccio LCA”

Large Animal Review 2020, 26:293-298; www.largeanimalreview.com/index.php/lar/article/view/192/106

 

Autori:

Celozzi Stefania1, Mattiello Silvana1, Battini Monica1, Bailo Giovanni1, Bava Luciana1, Tamburini Alberto1, Valsecchi Irene1, Zucali Maddalena1

  1. Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali – Produzione, Territorio, Agroenergia, Università degli Studi di Milano, Via Giovanni Celoria 2, 20133 Milano, Italia.