Recentemente siamo entrati in contatto con una nostra “collega” spagnola, la Revista Frisona Española edita da CONAFE, la Confederazione delle Associazioni della Frisona Spagnola, per uno scambio di informazioni.

Incuriositi, abbiamo colto l’occasione per conoscere meglio la Confederazione e il settore dell’allevamento bovino in Spagna, con le sue caratteristiche peculiari e problematiche, intervistando Sofia Alday Martinez de Cestafe, direttore della Confederazione.

Nonostante la Spagna sia conosciuta maggiormente per la produzione di latte ovino e caprino, il settore dell’allevamento bovino non è trascurabile e ha molte similitudini con l’Italia, ma anche molte differenze.

Innanzitutto le chiederei di spiegarci cosa è CONAFE, quante associazioni ne fanno parte e quante bovine rappresenta.

«CONAFE è la confederazione delle associazioni regionali di allevatori della Frisona spagnola. La Spagna ha diverse regioni autonome e anche le associazioni seguono la stessa organizzazione. Al momento abbiamo 13 membri, ma non tutte le regioni in Spagna hanno associazioni di allevatori di Frisona. Alcune infatti hanno pochi allevamenti di questa razza. La maggior parte della popolazione di Frisona è concentrata nel nord-ovest del paese, ovvero in Galizia, dove si trova l’associazione più grande, che è anche membro della Confederazione. Ma ci sono associazioni con parecchi soci anche in altre regioni, come Asturie, Cantabria, Catalogna, e Castiglia e León.

Gli allevatori non sono membri diretti di CONAFE ma sono membri diretti delle associazioni regionali. Nell’insieme abbiamo 4500 allevatori soci che allevano in totale 460 000 vacche adulte. In generale in Spagna al momento ci sono 10500 allevamenti di bovini da latte dove sono presenti 790 000 vacche con più di 24 mesi di età.

CONAFE rappresenta quindi il 43% dei produttori e il 58% delle bovine in produzione. Lo scorso anno in Spagna gli allevamenti di vacche hanno prodotto 7 milioni di tonnellate di latte. CONAFE rappresenta il 60% della produzione di latte bovino in Spagna.»

Questo latte a cosa è destinato? Alla trasformazione oppure alla vendita come latte alimentare?

«La maggior parte del latte è venduta come latte alimentare. C’è comunque una grande quantità di latte bovino trasformata in yogurt e formaggio ma è una quota minoritaria. Abbiamo infatti una maggiore produzione di formaggio di latte di capra e di pecora.

Sappiamo che in Italia c’è un’alta produzione di latte e formaggio da latte bovino. I nostri produttori dicono che il latte in Italia è pagato meglio rispetto alla Spagna perché la trasformazione gli dà un maggior valore . E’ qualcosa che la nostra industria non è riuscita a fare: non è riuscita a dare più valore ai prodotti del latte bovino. E questo è uno dei problemi che la nostra filiera deve affrontare.»

Qual è la mission della Confederazione?

«Oltre a dare una direzione comune alle associazioni regionali siamo molto focalizzati sui programmi di selezione della Frisona. Gestiamo la valutazione genetica della Frisona in Spagna, il libro genealogico, il pedigree e il database nazionale dei “controlli funzionali”. Ci occupiamo anche della classificazione delle informazioni. Un altro obiettivo è la promozione della razza attraverso mostre zootecniche, sito e Social Media e siamo molto attivi nella formazione. Organizziamo infatti viaggi studio e scuole estive per i giovani allevatori per promuovere questa razza. Abbiamo anche una rivista bimestrale, la Revista Frisona Española, attraverso la quale cerchiamo di fornire informazioni tecniche agli allevatori e condividiamo i risultati delle valutazioni genetiche. Pubblichiamo inoltre interviste ad allevatori o professionisti.»

Quali sono le priorità e difficoltà che gli allevamenti in Spagna stanno affrontando al momento?

«Penso che queste difficoltà siano molto simili a quelle degli altri paesi dell’UE. Ovviamente al momento i costi dei fattori di produzione sono il problema più importante, in particolare per quanto riguarda l’energia e gli alimenti zootecnici. C’è anche la mancanza di manodopera e lo scarso ricambio generazionale. I giovani in Spagna, anche i figli degli allevatori, non vogliono portare avanti il lavoro dei genitori nelle aziende agricole perché vivere nelle aree rurali è molto difficile e ci sono meno opportunità. Uno dei problemi più importanti che gli allevatori hanno avuto in passato, ma anche ora, è sicuramente il prezzo del loro prodotto. Il latte non è stato valorizzato dalle industrie che lo comprano e questo scoraggia i giovani a rimanere in questo settore. Un’altra difficoltà della produzione di latte in Spagna è la scarsa presenza di cooperative di allevatori. La gran parte del latte è gestita da aziende di altri paesi. Ora il prezzo in Spagna non è bassissimo perchè lo scorso anno è stato pubblicato un regolamento che obbliga tutti gli attori della filiera a stabilire un prezzo che sia superiore ai costi di produzione, ma in passato non era così e se gli allevatori non fanno parte di una cooperativa hanno meno potere per negoziare il prezzo del latte.»

A livello nazionale è presente qualche sistema per calcolare e monitorare il costo di produzione del latte?

«C’è un network nazionale degli allevamenti gestito dal Ministero dell’agricoltura che si chiama RENGRATI che ha come scopo anche quello di calcolare il costo di produzione ma al momento il funzionamento è controverso. La Spagna è un paese grande con un sacco di differenze tra nord e sud in termini di sistemi e costi di produzione. Il calcolo del costo di produzione quindi è qualcosa che al momento non abbiamo ancora risolto.»

Per quanto riguarda la Frisona spagnola, in che direzione sta andando la selezione e quali sono i caratteri che state valorizzando?

«Al momento ci stiamo focalizzando sul miglioramento della salute della mandria. Stiamo infatti cercando di selezionare animali che siano più resistenti alle malattie per cercare di ridurre l’uso di antibiotici e stiamo lavorando sull’efficienza alimentare, attraverso la raccolta di dati sull’ingestione di sostanza secca, e sulle emissioni enteriche di metano. Questi sono i caratteri su cui stiamo lavorando di recente. In passato gli allevatori erano invece più interessati ai fenotipi legati alla produzione e alla morfologia, poi abbiamo iniziato a lavorare su caratteristiche funzionali come la fertilità, la facilità al parto, la longevità e la produzione di latte.

Per il futuro, ma anche per il presente, stiamo anche cercando di raccogliere le informazioni in un modo più automatico. In Spagna, specialmente al nord, a causa della mancanza di manodopera sta aumentando il numero di allevamenti che usano la mungitura robotizzata. Questi strumenti stanno generando un sacco di informazioni che non avevamo prima. Dobbiamo quindi implementare un sistema per raccoglierle in modo più automatico. Con questi dati provenienti dai sensori e dai robot di mungitura saremo in grado probabilmente di trovare altri caratteri da selezionare che possano essere vantaggiosi per gli allevamenti.»

Terminiamo così questo breve racconto della filiera dell’allevamento bovino in Spagna, e in particolare di quello della Frisona spagnola. Il confronto con altre realtà a livello mondiale è sempre un momento costruttivo e ricco di spunti, reso ancora più interessante in questo caso dalle molte similitudini tra i nostri due paesi.

Ringraziamo quindi Sofia Alday e Pilar López, del dipartimento di comunicazione di CONAFE, per la loro disponibilità e per le tantissime informazioni che ci hanno fornito!