Negli allevamenti da latte la gestione dei vitelli è spesso un aspetto trascurato, sebbene i giovani animali rappresentino il futuro della mandria. La salute e la gestione dei vitelli sono infatti fondamentali per ottenere degli animali adulti sani e di conseguenza produttivi.

Purtroppo però mancano linee guida per gli operatori del settore. Il Progetto FABELLO (FAttori gestionali associati alla salute ed al BEnessere del viteLLO), finanziato dal Piano di Sviluppo 2019-21 dell’Università degli Studi di Milano, ha come scopo quello di indagare la situazione inerente la gestione della vitellaia a livello nazionale e di creare delle linee guida il più possibili utili agli operatori del settore. La prima fase del progetto ci ha permesso, mediante un questionario, di approfondire aspetti inerenti la somministrazione del colostro, del latte e dei primi alimenti solidi. Inoltre, è stata osservata la differente gestione inerente alle stabulazioni e alle operazioni dedicate alla cura dei vitelli.

All’indagine hanno aderito 119 aziende dislocate sul territorio nazionale (Figura 1): 108 in Nord Italia, 4 aziende in Centro Italia, 5 aziende in Sud Italia, 1 azienda in Australia e un’azienda con provenienza non dichiarata. In particolare, 86 delle aziende partecipanti sono situate in Lombardia; principalmente nelle provincie di Lodi (18 aziende), Cremona (15 aziende), Milano (13 aziende) e Brescia (11 aziende).

Figura 1 – Distribuzione geografica delle aziende che hanno risposto al questionario.

Il 61% del totale delle aziende che hanno partecipato al questionario hanno una mandria di almeno 101 capi in lattazione ed il 64,7% applica un metodo di allevamento definibile intensivo.

Gestione della vitellaia

La DIRETTIVA 2008/119/CE DEL CONSIGLIO del 18 dicembre 2008 che stabilisce le norme minime per la protezione dei vitelli fornisce delle linee guida generali per la gestione della vitellaia ma libera scelta viene lasciata ai singoli allevatori. Infatti, sono molteplici le tipologie di gabbiette utilizzate in modo singolo oppure combinato; il 21,9% delle aziende dichiara di utilizzare box multipli mentre il 21,0% utilizza la gabbietta singola a terra e il 13,5 % la gabbietta singola rialzata. Il 66,4% delle aziende rispetta l’Articolo 3, punto a della Direttiva CE 2008/119 e alleva i vitelli in gabbiette singole fino a 8 settimane, mentre il 27,7% mantiene gli animali in stabulazione individuale anche oltre il limite definito per legge e il 5,88% non utilizza mai le gabbiette singole.

Purtroppo, solo il 16,8% delle aziende dichiara di non presentare malattie mentre il 52,9% delle aziende segnala fenomeni di diarrea, il 22,7% problematiche respiratorie e il 7,56% entrambe le problematiche.

I tassi di mortalità dei vitelli sono molto differenti nelle diverse stalle. Sul totale delle aziende, la mortalità perinatale, ovvero dalla nascita entro le prime 24 ore di vita dell’animale, mostra un valore medio pari a 3,36 ± 3,87%, mentre la mortalità dalle 24 ore di vita fino allo svezzamento fa registrare un valore medio di 3,97 ± 4,15%. La mortalità totale fino allo svezzamento corrisponde a 6,76± 6,79% e il 26,9% delle aziende registra una mortalità totale superiore al 10%.

Nelle aziende considerate nel presente studio, il 41,2% del totale separa i vitelli dalla madre entro la prima mezz’ora di vita e comunque il 74,8% lo fa entro le tre ore dalla nascita. Secondo Zucali et al (2013), la separazione deve essere la più tempestiva possibile, e comunque entro le 12 ore dalla nascita, per ridurre il rischio per il vitello di contrarre infezioni dalla madre e in particolare per prevenire la contaminazione con le feci materne, che possono essere fonti di Mycobacterium avium ssp. paratubercolosis. Inoltre, secondo Zucali et al (2013), una separazione tempestiva è fondamentale per ridurre il rischio di esposizione ai patogeni e per controllare l’assunzione di colostro. Secondo Flower e Weary (2000), invece, i vitelli separati dalla madre dopo 14 giorni di vita mostrano un peso tre volte più elevato ed un comportamento più socievole rispetto ai vitelli separati poco dopo la nascita.

Alimentazione dei vitelli

Per quanto riguarda il colostro, il 96,6% delle aziende ha dichiarato di utilizzarlo sempre. Il metodo di somministrazione più utilizzato è il biberon (74,8% delle aziende), seguito dalla sonda esofagea (12,6% delle aziende). Il 68,9% delle aziende somministra colostro fresco della madre mentre il 15,1% utilizza solo quello della scorta aziendale congelato. Relativamente alle tempistiche di somministrazione del colostro, è stato dichiarato un valore minimo di somministrazione del colostro che corrisponde a 0 ore (immediatamente alla nascita) fino ad un massimo di 30 ore; quest’ultimo valore è da considerare eccessivo. Infatti, nello studio condotto da Zucali et al (2013) i vitelli sono stati separati dalla madre mediamente dopo 1,76±2,58 ore, e comunque non oltre le 12 ore. Mediamente il colostro viene somministrato dopo 3,03 ± 4,38 ore e, sempre secondo Zucali et al (2013), il dato è confortante: è infatti dimostrato che l’assunzione del colostro deve avvenire entro le 4 ore dalla nascita per poter assicurare un buon assorbimento delle immunoglobuline materne attraverso l’epitelio intestinale. Dopo questo intervallo di tempo, le capacità di assorbimento diminuiscono sensibilmente.

In particolare, è buona norma garantire al vitello, nelle prime due ore di vita, l’assunzione di almeno 3 kg di colostro di buona qualità (IgG < 50 g/L) per la razza frisona (Fantini, 2019). Dopo il colostro, il 51,3% delle aziende utilizza latte in polvere ricostituito e il 29,4% latte vaccino appena munto, mentre la somministrazione di latte per il 50,4% delle aziende avviene con secchio dotato di tettarella e per il 35,3% con secchio. Fondamentale ma spesso trascurata è la disponibilità d’acqua: il 47,9% delle aziende dichiara di garantire accesso libero fin dalla nascita. Secondo Wickramasinghe (2019), i vitelli che hanno accesso libero all’acqua fin dalla nascita bevono circa 300 g in più di latte e tendono quindi a raggiungere un maggiore peso corporeo e circonferenza toracica, e riescono a digerire meglio l’alimento somministrato.

L’indagine svolta tramite i questionari ha permesso di creare una fotografia aggiornata della gestione della vitellaia in Italia, aspetto purtroppo poco approfondito. In particolare, nella fase successiva del progetto sono stati indagati aspetti fondamentali inerenti la gestione della vitellaia quali qualità del colostro, pulizia degli ambienti e strumenti dedicati ai vitelli, analisi della qualità dell’aria delle gabbiette ospitanti i vitelli e microclima.

Bibliografia

Zucali M., Bava L., Tamburini A., Guerci M., Sandrucci A.; 2013. Management Risk Factors for Calf Mortality in Intensive Italian Dairy Farms, Italian Journal of Animal Science, 12:2, e26.

Wickramasinghe H. K. J. P., Kramer A. J., Appuhamy J. A. D. R. N.; 2019.Drinking water intake of newborn dairy calves and its effects on feed intake, growth performance, health status, and nutrient digestibility. Journal of Dairy Science 102:377–387

Flower F C. 1 , Weary D M.; 2001. Effects of early separation on the dairy cow and calf: 2. Separation at 1 day and 2 weeks after birth. Applied Animal Behaviour Science;70(4):275-284.

Autori: Serena Bonizzi, Luciana Bava, Anna Alfea Sandrucci, Maddalena Zucali.

Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali-Produzione, Territorio, Agroenergia, Università degli Studi di Milano.