Riceviamo e pubblichiamo il contributo del medico veterinario Adriano Gobbi alle riflessioni che stiamo facendo sul ruolo del veterinario aziendale iniziate il 5 aprile 2024 con una tavola rotonda del titolo “Luci e ombre sul veterinario aziendale” alla quale hanno partecipato Francesco Colombi, Marco Spagnolo, Diego Fabris, Pierluigi Valeri e Alessandro Fantini. Successivamente alcuni colleghi hanno voluto contribuire alla discussione, come Antonio Vitali con l’articolo “Veterinario aziendale: più ombre che luci? L’opinione di di un Medico Veterinario” e Anna Leoni con “La collaborazione tra colleghi è imprescindibile per raggiungere la trasparenza di filiera”. Di seguito condividiamo il nuovo contributo.
La lettera
Buongiorno Dott. Fantini vorrei utilizzare la visibilità che le vostre testate hanno (Rumivet e/o Ruminantia) per condividere con un’ampia platea di veterinari e addetti ai lavori, le mie considerazioni, condivise peraltro da molti colleghi, in merito al presente e futuro del Benessere Animale negli allevamenti e al ruolo che i veterinari avranno in questo contesto.
Sono un medico veterinario che si occupa di consulenza e di certificazioni nel settore alimentare e mangimistico; negli anni ho maturato un’approfondita conoscenza delle filiere animali, ovvero tutto quell’insieme di rapporti, requisiti e sinergie fra allevamenti, industria di trasformazione e GDO che permettono di rispondere alle richieste dei consumatori, differenziando ed in alcuni casi valorizzando le produzioni zootecniche. Ho visto nascere, crescere e diffondersi lo standard CReNBA (convogliato in Calssyfarm), ho contribuito a redigere ed applicare alcuni dei disciplinari utilizzati dagli enti di certificazione per certificare il benessere animale negli allevamenti di bovini e suini, ho effettuato centinaia di valutazioni del benessere animale e della biosicurezza, sia per conto degli enti di certificazione, che come veterinario incaricato dagli allevatori e/o dalle filiere.
Stiamo vivendo un momento di grande fermento di tutto ciò che riguarda il Benessere Animale negli allevamenti, mi riferisco in particolare alla sua evoluzione nel SQNBA (Sistema Qualità Nazionale Benessere Animale) e all’incidenza che esso avrà sulle filiere zootecniche, sui premi PAC e/o su altre forme di finanziamento degli allevatori. Questa evoluzione non riguarda solo gli allevatori e i veterinari ma anche tutti gli stakeholders che a vario titolo sono convolti nella filiera tra cui: industria di trasformazione, GDO, consorzi, associazioni di categoria, cittadini e consumatori, solo per citare i principali, tenendo conto anche di tutta una serie di professioni che vorrebbero inserirsi in questo contesto (zooiatri, agronomi, altri professionisti). In questo contesto complesso e di non facile “lettura”, io al pari di molti colleghi continuiamo a leggere articoli e vedere video dei nostri rappresentanti di società scientifiche, associazioni, federazione, che veicolano messaggi e prese di posizione, molto distanti da quello che la base operativa dei veterinari pensa, mi riferisco in particolare alle figure del “veterinario aziendale” e del “veterinario incaricato”.
Innanzitutto, sembra si voglia creare una divisione fra veterinari di serie A, ovvero i veterinari aziendali, e veterinari di serie B, ovvero “altri veterinari”, quali alimentaristi, veterinari incaricati, veterinari che si occupano di gestione delle filiere, ecc.
Sembra non si voglia dare ascolto alla maggioranza dei veterinari così detti “aziendali” che deontologicamente sono sempre pronti a rispondere del loro operato professionale, ma giustamente non vogliono che gli siano attribuite responsabilità sull’operato degli allevatori loro clienti che come società di diritto operano in totale autonomia decisionale.
Sembra non si voglia dare ascolto ai veterinari così detti “incaricati” che in questi anni hanno favorito l’applicazione e la diffusione degli standard del Benessere Animale e della Biosicurezza negli allevamenti, che vogliono vedere riconosciuta la loro professionalità e specializzazione.
Non si dà ascolto a tutti gli attori coinvolti a vario titolo nella catena del valore che ruota attorno al settore zootecnico, mi riferisco ad esempio, alle associazioni di categoria, alla GDO, all’industria agroalimentare, ad alcune provincie autonome ed altri, che avendo ben presenti tutte le implicazioni pratiche ed operative che l’evoluzione al SQNBA comporta, chiedono di mantenere la figura di un veterinario “incaricato”, anche se a mio avviso la definizione è impropria, meglio sarebbe definirlo come veterinario “esperto del Benessere Animale e della Biosicurezza in allevamento”.
Appare chiaro, stando ai dati disponibili e secondo l’opinione dei molti colleghi che operano sul campo (sia come veterinari “aziendali” che “incaricati”), che far ricadere esclusivamente sul veterinario “aziendale” tutto ciò che ruota intorno Benessere Animale relativamente al SQNBA, PSR, finanziamenti regionali, ecc. creerà delle grosse criticità al sistema con conseguenze difficili da prevedere. Voglio credere che il voler portare avanti questa linea da parte dei nostri rappresentanti, sia dovuto solo alla non corretta percezione della realtà operativa; io assieme a molti colleghi abbiamo provato in diversi modi a far giungere la nostra voce ai nostri rappresentanti nei tavoli di lavoro, ma senza successo evidentemente.
Questo articolo assieme a quello della Dott.ssa Leoni, al video dei colleghi Colombi-Fabris-Spagnolo-Valeri apparsi su Ruminantia e a molti altri interventi, rappresenta un ulteriore tentativo per condivide le scelte strategiche per la categoria con chi ci rappresenta. Siamo tutti veterinari iscritti ai rispettivi ordini (che confluiscono nella federazione nazionale), alle associazioni di categoria e alle società scientifiche, credo che i nostri rappresentanti siano chiamati ad ascoltare e a rappresentare tutti i colleghi non solo i veterinari così detti “aziendali”, per poter cogliere appieno le opportunità che questo contesto presenta per l’intera professione veterinaria. Il mantra della nostra categoria e la mission di chi ci rappresenta dovrebbe essere “condivisione” e non “divisione”!
Adriano Gobbi, medico veterinario