Origine e diffusione

La capra di Montecristo rappresenta l’unica popolazione caprina che vive allo stato selvatico in Italia da epoca antica. La sua presenza sull’isola è opera dell’uomo, ma non è facile ricostruirne la storia. Per capire l’origine di queste capra, facciamo un salto indietro nel passato, quando le capre sono state introdotte in Europa attraverso il Mediterraneo ed il corso del Danubio. Con gli spostamenti, gli animali venivano spesso rilasciati sulle isole come riserva di cibo a cui poter attingere durante la navigazione. Si ipotizza che la prima introduzione di capre nell’Isola di Montecristo risalga alle prime fasi del processo di domesticazione degli animali, quando questi erano ancora molto simili al progenitore ancestrale, ipotesi giustificata dalla somiglianza di alcune capre di Montecristo alla capra selvatica della Turchia e del Medio Oriente, da cui le capre domestiche sarebbero derivate. Alcuni autori sostengono invece che sia stata opera dei monaci benedettini che hanno vissuto sull’isola dal V al XVI secolo portando con loro delle capre domestiche. C’è poi chi pensa che l’isola possa essere stata “naturalmente abitata da capre selvatiche”. Tuttavia, le uniche testimonianze documentate di eventuali introduzioni riguardano la fuga di cinque capre importate dal Montenegro nel 1900 circa, anno in cui l’isola, di proprietà della casa reale, veniva gestita come riserva di caccia e luogo di vacanza dei reali, ed un possibile rilascio di capre del Caucaso. Semplicemente, si può pensare che siano avvenuti più eventi di introduzione di capre in epoche diverse.

La protezione delle capra di Montecristo ha avuto inizio nel 1971 con l’istituzione di Riserva Naturale dell’Isola di Montecristo. La conservazione di questo animale è coerente con quanto previsto per il gruppo A della classificazione dei Caprini inselvatichiti dall’IUCN Caprine Specialist Group, e questo è stato uno dei motivi che hanno portato l’Isola a diventare una riserva naturale statale, acquisendo il “Diploma Europeo per le aree protette”.

Consistenza

La popolazione ircina è stata oggetto di monitoraggi finalizzati alla definizione della consistenza minima (1992; 2003-2006; 2008-2019) ed alla produzione di una stima di popolazione mediante il metodo distance sampling (2010-2017).

Capi presenti sull’isola: 200-300.

Caratteristiche morfologiche

In generale, la popolazione della capra di Montecristo è caratterizzata da una grande variabilità genetica derivata probabilmente dagli incroci con le capre domestiche. Le caratteristiche variano nella morfologia delle corna dei maschi e nella colorazione dei mantelli. Spagnesi et al., (1986) hanno fornito una base per la definizione dei principali tipi di mantello (secondo osservazioni dirette effettuate da luglio a settembre del 1975-1977). Nella figura 1 è riportata la classificazione dei mantelli: A-B: agrimi; C: pictus; D-E-F: Montecristo chiaro e scuro; G: crema; H: mantello con pezzature bianche; I: nero; L-M-N: mantello invernale.

Figura 1. Classificazione dei mantelli della capra di Montecristo secondo Spagnesi et al. (1986): A-B: agrimi; C: pictus; D-E-F: Montecristo chiaro e scuro; G: crema; H: mantello con pezzature.

Sebbene sull’isola siano stati registrati fenotipi agrimi e pictus, che richiamano le colorazioni del mantello della capra selvatica, la maggior parte delle capre afferivano al tipo denominato Montecristo-chiaro. Ciò è stato confermato in questi ultimi anni durante il lavoro svolto nel contesto del “Progetto Life + Montecristo2010”, quando molti mantelli sono stati nuovamente esaminati e classificati. Costantemente assenti nella popolazione isolana sono, invece, le corna spiralate, nonché le appendici cutanee note come lacinie o tettole, caratteristiche di molte capre domestiche.

Femmine: statura media, il peso medio è di 22-30 kg e l’altezza al garrese è di circa 60 cm. Il mantello presenta strisce scure meno accentuate e le corna sono lunghe 15-20 cm. Sono in genere prive di barba. Il periodo di gestazione è di 5-6 mesi ed i parti avvengono tra febbraio-marzo (rari i parti gemellari).

Femmina e maschio giovane

Maschi: statura più grande rispetto a quella delle femmine, la lunghezza varia da 53 a 82 cm e l’altezza al garrese è di 58-73 cm. Il peso medio è di 33-50 kg. Le corna sono molto sviluppate e formano una scimitarra rivolta all’indietro, sono lunghe 50-60 cm e presentano una stretta chiglia sulla superficie anteriore; gli anelli di accrescimento sono poco visibili e molto spaziati. Le corna continuano a crescere, con una pausa durante l’inverno, fino all’età di 10-11 anni.

Il becco

Indagine genetica

Negli ultimi anni sono state condotte analisi genetiche sulla capra di Montecristo, per ricostruirne un’identità più precisa. Nell’ambito del progetto Life Montecristo2010 è stata approfondita la caratterizzazione genetica della popolazione insulare, potenziando il set di marker rispetto alle analisi del 2006, per ottenere un quadro più ampio della variabilità genetica della popolazione ircina e includendo, per l’analisi del DNA mitocondriale, anche campioni museali della collezione ISPRA. E’ stata inoltre verificata la natura di alcuni nuclei di capra esistenti ex-situ, considerati originari di Montecristo, per indagare se questi potessero rappresentare una potenziale sorgente di fondatori fruibile in caso di necessità.

Curiosità

Queste capre selvatiche vivono in piccoli branchi e non hanno nemici; la mortalità avviene quindi per vie naturali. In merito alle vocalizzazioni (belati), il grido di allarme di queste capre è una sorta di starnuto simile ad una “pernacchia”. La capra di Montecristo si nutre di erica (Erica arborea e Erica scoparia) e rosmarino (Rosmarinus officinalis), ma si ciba anche di foglie e ramoscelli di ailanto (Ailanthus altissima), specie esotica sottoposta ad un drastico intervento di riduzione dal parte dell’Ex corpo Forestale dello Stato che gestisce la Riserva Naturale di Montecristo. Le esigenze alimentari della capra selvatica hanno impedito il rinnovamento del leccio (Quercus ilex), modificando così uno dei più caratteristici ambienti insulari italiani. Risulta pertanto prioritaria la messa in atto di un programma che stabilisca un equilibrio tra la popolazione caprina e la vegetazione autoctona, in modo da evitare danni causati da un’eccessiva azione di pascolo.

 

Il materiale di questo articolo è stato acquisito da un estratto del “Piano di gestione e conservazione della capra di Montecristo: sintesi del contesto e azioni” a cura dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, del Parco Nazionale Arcipelago Toscano, del Dipartimento di Biologia dell’Università di Fiorenze e del Reparto Carabinieri Biodiversità di Follonica, nell’ambito del progetto RESTO CON LIFE .

Sitografia: www.islepark.it