Origine e diffusione

La razza Romagnola ha origini antichissime, derivando dal “bos Taurus macroceros” (uro dalle grandi corna), bovino che ha avuto la sua culla nelle steppe dell’Europa centro-orientale, originando diverse razze simili per costituzione, tipo, mantello, forma della testa e degli arti.

Sebbene vi sia una teoria predominante ed ufficialmente accettata, diverse sono le ipotesi che circolano sulla nascita di questa razza:

  • La teoria autoctona secondo cui si ritengono tali bovini originari dell’Italia peninsulare, identificandoli con i bovini a corna lunghe raffigurati nelle pitture e nelle sculture etrusche. Secondo questa teoria, la razza sarebbe stata esportata dai Romani nel resto della penisola italiana e nelle zone da loro conquistate.
  • La teoria mediterranea, sostenuta da recenti scoperte genetiche, secondo la quale i bovini podolici sarebbero stati presenti nel bacino mediterraneo già dal Neolitico, venendo introdotti nella penisola italica da Fenici o Cartaginesi.
  • La teoria barbarica, tradizionale e condivisa dall’A.N.A.B.I.C., Associazione Nazionale Allevatori Bovini Italiani da Carne che ne detiene il Libro Genealogico, secondo la quale nel IV sec. d.C. le orde barbariche dei Goti guidate da Aginulfo giunsero in Italia con tutti i loro beni, bovini compresi. Una parte di queste popolazioni si insediò nelle fertili terre della Romagna e dai loro bovini ebbe origine la razza Romagnola. Diffusasi nelle attuali province di Forlì, Ravenna, Bologna, Ferrara e Pesaro, questa razza ha trovato un ambiente favorevole, ricco di foraggi, con un buon clima.

Per secoli l’attitudine principale di questa razza fu quella del lavoro. Per adempierlo, su quelle terre forti e tenaci, occorreva un bovino con anteriore ben sviluppato, struttura solida, ed arti brevi e robusti. La meccanizzazione e l’evoluzione delle tecniche colturali fecero sì che, soprattutto nella seconda metà del XVIII sec., la razza subisse una selezione più indirizzata alla produzione della carne, attitudine incrementata nel tempo e resa elettiva nel bovino romagnolo attuale.

Le caratteristiche morfologiche e funzionali di razza specializzata per la produzione di carne, unitamente ai trascorsi dinamici che ne garantiscono una grande robustezza, hanno posto la Romagnola all’attenzione di allevatori stranieri e, a partire dagli anni ’70, la razza è stata introdotta in vari Paesi esteri quali Gran Bretagna, Irlanda, Canada, Stati Uniti, Nuova Zelanda, Australia, Argentina e Messico.

L’equilibrio tra caratteri da carne e caratteri di allevamento, unitamente ad una estrema resistenza in condizioni ambientali difficili ed alla comprovata qualità delle sue carni, organoletticamente superiori, collocano la Romagnola nel novero delle migliori razze bovine da carne esistenti.

Evoluzione e miglioramento genetico

Nel XVIII sec. inizia l’attività di selezione della Romagnola anche verso la produzione di carne, operazione che nel 1800 trasforma i bovini romagnoli in eccellenti animali a duplice attitudine, carne e lavoro.

Un sostanziale impulso all’evoluzione verso il bovino romagnolo moderno venne dato con la costituzione, intorno alla metà del 1800, di un importante nucleo di miglioramento e selezione della razza presso l’azienda Torlonia di S. Mauro Pascoli. Grazie alla capace opera dell’ingegner Leopoldo Tosi, la razza compì in breve tempo enormi progressi che le consentirono di collezionare importanti affermazioni sia in Italia che all’estero, tanto che alla mostra di Parigi, nel 1900, la Romagnola venne premiata insieme alla Hereford come migliore razza da carne. Dall’azienda Torlonia si irradiarono nell’area di allevamento numerosi riproduttori, tra i quali si rilevarono determinanti soprattutto Medoro ed Eros, in quanto fissarono nella razza la tipologia del bovino specializzato a produrre carne.

La selezione iniziale fu per lo più fenotipica ma anche abbinata alla valutazione delle attitudini funzionali (mediante pesature alle età tipiche) e della capacità di trasmissione dei caratteri desiderati. Soprattutto in occasione di raduni e mercati (ricordiamo in particolare S. Pietro in Vincoli e Lugo) avveniva il confronto tra le progenie dei migliori riproduttori, che può essere considerato una forma semplificata di “progeny test” e che contribuì al miglioramento della razza.

Attualmente la necessità di disporre di soggetti sempre più produttivi e rispondenti alle richieste del mercato ha spinto la selezione verso un tipo di animale più moderno ed effeciente, in cui siano esaltate le caratteristiche legate alla produzione della carne.

Associazione allevatori

Il Libro Genealogico della razza Romagnola è tenuto dall’Associazione Nazionale Allevatori Bovini Italiani da Carne (A.N.A.B.I.C.), riconosciuta quale “Ente selezionatore” ai fini della realizzazione del relativo “Programma genetico”.

Obiettivi e schema di selezione

L’A.N.A.B.I.C., attraverso il proprio Centro Genetico, ha avviato per la razza Romagnola un piano selettivo basato sui più avanzati concetti di miglioramento genetico e produttivo del bestiame.

La selezione ha attualmente lo scopo di produrre soggetti con spiccata attitudine alla produzione di carne (notevole velocità di accrescimento, precocità, resa alla macellazione) con ottime caratteristiche bromatologiche e organolettiche, salvaguardando le capacità di adattamento a sistemi di allevamento pascolativo e la buona attitudine materna.

I riproduttori vengono selezionati attraverso le prove di performance, secondo i seguenti criteri: capacità di accrescimento, muscolosità stima di alte rese alla macellazione ed allo spolpo, nel rispetto della tipicità della razza stessa.

La scelta delle femmine avviene sia in base a criteri morfologici e dell’efficienza riproduttiva, che in funzione dell’attitudine materna, ovvero la capacità di far crescere i propri figli nella fase di allattamento. Lo schema di selezione si avvale inoltre di accoppiamenti programmati dei migliori tori provati sulle migliori vacche indicizzate per la capacità materna, con il più largo ricorso possibile alla F.A. e al trapianto embrionale.

Consistenza

La razza Romagnola ad oggi conta oltre 10.434 capi iscritti al libro genealogico/registro anagrafico distribuiti in circa 320 allevamenti.

 

Fonte: Anabic

 

Caratteristiche morfologiche

Conformazione e tipo:

Tipo da carne di notevole sviluppo somatico, di conformazione armonica, con evidenza del posteriore e dei diametri traversi, vivace, nevrile e docile.

Struttura compatta, sviluppo armonico del tronco, dotato di diametri trasversi spiccati, alla ben espressa muscolosità e alla relativa brevità degli arti. La compatezza non implica grossolanità e deve accompagnarsi alla leggerezza e distinzione della testa e ad arti asciutti e puliti. La scioltezza del movimento ed il temperamento vivace ma docile costituiscono ulteriori elementi utili ad apprezzare i tratti funzionali di una razza che vede nei suoi trascorsi dinamici le ragioni della sua grande versatilità nell’adattamento ad ambienti anche difficili.

Lo standard di razza prevede i seguenti requisiti:

Mantello: Di colore bianco con sfumature grigie soprattutto alle occhiaie, al collo, alle cosce ed alle orecchie. Il colore del mantello è un carattere etnico fondamentale. Nella Romagnola il pelame ha un colore bianco avorio con gradazioni di colore grigio più intense sul treno anteriore particolarmente nei tori. L’aspetto del mantello cambia a seconda delle stagioni. Grazie al clima tendenzialmente continentale della sua terra di origine, la Romagnola deve affrontare inverni rigidi ed estati caldo-umide. D’inverno, pertanto, il pelame si infoltisce molto, assumendo un aspetto quasi lanoso e un colore più scuro. D’estate il pelo diviene più corto e chiaro. Il colore del mantello varia anche in funzione del tipo di allevamento cui il bestiame è assoggettato, essendo solitamente più chiaro nei soggetti stallini rispetto a quelli bradi. Altro carattere etnico è la copiosa frangia di peli che dal sincipite scende verso la fronte. Come in tutte le razze derivate podoliche, anche nella Romagnola il vitello nasce fromentino per diventare bianco verso i tre mesi di età. La persistenza di peli rossi particolarmente alla regione del sincipite è tollerata in soggetti giovani e/o inpossesso di caratteri morfo-funzionali eccellenti. Tale carattere non implica pregresse forme di meticciamento, bensì l’espressione discontinua di geni presenti nel patrimonio di razza. La pigmentazione è ben descritta.

Pigmentazione: Devono presentare pigmentazione nera le seguenti parti: cavità orale, zona perivulvare e perianale, fiocco della coda e del pisciolare, musello, unghioni, punta delle corna e fondo dello scroto. La persistenza di peli rossi limitatamente alla regione del sincipite, la coda grigia e la depigmentazione parziale delle mucose orali sono tollerate in soggetti in possesso di requisiti morfo-funzionali pregevoli.

Cute: Sottile, elastica, facilmete sollevabile. Per ovvi motivi di valorizzazione dell’animale da macello, si punta ad alleggerire il carico di pelle: In particolare la giogaia, pur riconoscendo la sua funzione termoregolatrice, non deve presentarsi troppo abbondante, come pure il pisciolare.

Testa: Distinta, espressiva e leggera, non eccessivamente corta, a profilo rettilineo, con fronte piana, musello largo, corna leggere, non eccessivamente lunghe, a forma di lira e a sezione rotonda. E’ consentita la decornificazione. Le dimensioni della testa, rapportate a quelle generali del soggetto, devono denotare leggerezza e distinzione manifestando, ben marcati, i caratteri sessuali secondari. Il profilo fronto-nasale deve essere rettilineo o leggermente concavo; la fronte ampia; gli occhi vivaci, non a fior di testa ma profondi nelle orbite, con palpebre “a mandorla”; il musello deve essere ampio, i masseteri potenti. La giogaia deve essere leggera alla regione della gola, come leggere devono essere devono essere le corna, a lira media nella vacca e a semiluna nei tori, di colore ardesia nei giovani e bianco-giallastre alla base e nere in punta, negli adulti. Gli orecchi sono ampi, portati orizzontalmente, estremamente mobili.

Collo: Corto, muscoloso, con gibbosità alquanto pronunciata nei tori, muscoloso nelle femmine. Giogaia leggera. Collo potente e muscoloso, con cute ricca di pliche, si presenta maggiormente muscoloso nel maschio, anche in giovane età. La giogaia deve essere leggera.

Spalle: Larghe, muscolose, ben aderenti al tronco, parallele al piano sagittale mediano e giustamente angolate. Le spalle devono essere ampie, coperte da una abbondante coltre muscolare, mostrare continuità armonica con le regioni contigue, oltre a presentare un giusto angolo articolare (115-120ø) tra scapola e omero.

Garrese: Largo e muscoloso. La regione deve manifesarsi larga, muscolosa, pianeggiante, in parallelo con l’attitudine produttiva della razza, riflettendo una spiccata muscolosità generale e deve fondersi armoniosamente nelle regioni contigue.

Dorso: Dritto, lungo, largo e muscoloso. Regione di fondamentale importanza in quanto i muscoli che ne compongono la base anatomica danno tagli di prima qualità, ricchi di tessuto muscolare e poveri di connettivo, primi tra tutti il grande dorsale ed il longissimus dorsi, che concorre anche alla valorizzazione della regione lombare. Il dorso deve evidenziare la massima muscolosità possibile, tanto da manifestare la doppia convessità, fondendosi con le regioni contigue del garrese e dei lombi, senza discontinuità alcuna.

Lombi: Spessi, diritti, lunghi, larghi e muscolosi. Linea dorso-lombare rettilinea. Oltre al longissimus dorsi fanno parte della regione anche i muscoli sottolombari che costituiscono tagli di prima qualità, quali filetto e controfiletto. Al pari del dorso i lombi devono essere marcatamente muscolosi, pieni, lunghi e spessi. La linea dorsale deve presentarsi rettilinea o lievemente inclinata in senso antero-posteriore (particolarmente nei maschi adulti). Questa conformazione denota vigore strutturale e tono della muscolatura ottimali.

Petto: Largo e muscoloso. Valido elemento di valutazione della capacità toracica, deve essere ampio e potente, muscoloso, disceso, pieno.

Torace: Ampio e profondo, con costato arcuato, coperto da masse muscolari. Regione di fondamentale importanza nel determinare lo sviluppo della gabbia toracica, e quindi l’adeguata funzionalità per cuore e polmoni, è un importante indice di robustezza costituzionale. Nella Romagnola le coste sono ben arcuate, disposte verticalmente, e l’altezza del torace è sempre preponderante rispetto alla distanza sterno-suolo.

Ventre: Ampio e sostenuto. La modernizzazione del tipo della Romagnola passa anche attraverso una riduzione volumetrica dell’addome, che deve essee sostenuto, rendendo la linea inferiore pressochè rettilinea, ricercando un’adeguata capacità addominale nella maggior lunghezza del tronco, a tutto vantaggio del peso e della resa.

Fianchi: Pieni, ben raccordati con le regioni contigue. La regione, pari, non deve presentare asimmetrie che denotino rilasciamenti o smagliature della tunica addominale.

Groppa: Lunga, larga, coperta di grandi masse muscolari, orizzontale o con lieve inclinazione antero posteriore; spina sacrale non rilevata; coda sottile, con attacco regolare, discendente fino al garretto. Sulla superficie e muscolosità della groppa non si transige, data la primaria importanza della regione nel produrre tagli di prima qualità. L’inclinazione antero posteriore della groppa è più accentuata rispetto alle razze Chianina e Marchigiana. Il codale deve essere piatto, la coda lunga almeno fino al garretto. I diametri trasversali, sia anteriori e bistrocanterici che posteriori, sono accentuati, predisponendo ad una bassissima incidenza dei problemi di parto anche nelle primipare.

Coscia: Profonda, larga, muscolosa, convessa.

Natica: Spessa, muscolosa, marcatamente covessa. Queste regioni, di importanza primaria nel bovino da carne, sono particolarmente sviluppate nei soggetti romagnoli di ambo i sessi. La muscolatura, tendenzialmente brevilinea, è compatta e con profili marcatamente convessi delle due regioni.

Arti anteriori: Appiombi corretti, braccio ed avambraccio muscolosi, stinco solido e leggero.

Arti posteriori: Appiombi corretti, gamba molto muscolosa, garretto asciutto e forte, stinco solido e leggero.

Piedi: Forti, ben serrati, con talloni alti. La Romagnola è una razza apprezzata per la solidità dei suoi arti e piedi. Gli arti, sia anteriori che posteriori, devono presentarsi asciutti, con articolazioni robuste e nette, bene in appiombo. Il piede è di medie dimensioni, giustamente angolato, con tessuto corneo ben pigmentato, forte, ben chiuso e con talloni alti. Il movimento deve essere sciolto e armonico.

Mammella: Sviluppata, vascolarizzata, a base larga. Quarti regolari. Spugnosa al tatto. Capezzoli ben diretti e di giuste dimensioni per l’allattamento. La vacca Romagnola è in grado di allevare il proprio vitello senza problemi fino allo svezzamento, anche a regimi alimentari poco favorevoli. La mammella deve avere buona capacità, con arti armonicamente sviluppati e capezzoli di giuste dimensioni per far sì che l’allevamento del vitello, specie nei primi giorni dopo il parto, possa avvenire senza problemi.

Testicoli: Proporzionati, ben sviluppati e discesi nello scroto.

Caratteri incompatibili con i criteri identificativi della razza:

  • Mantello di colore diverso da quello bianco avorio con sfumature grigie tipico della razza;
  • Presenza di macchie (a sede fissa e/o variabile) e/o sfumature estese di colore diverso da quello tipico della razza.
  • Totale mancanza di pigmentazione cutanea e apicale.
  • Assenza di corna su base genetica.
  • Cornatura (se presente) diversa da quella a lira/semiluna media tipica della razza.

Approfondimenti 

La razza Romagnola è registrata come “Presidio Slow Food“. Nell’ambito di tale progetto è stato stilato un disciplinare di allevamento che ha riunito un gruppo di allevatori, che allevano in modo tradizionale i bovini, praticando nei mesi estivi il pascolo libero e alimentando i propri animali con prodotti esclusivamente naturali. Il Presidio è sostenuto da Regione Emilia Romagna, Comunità Montana dell’Acquacheta, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna e l’area di produzione individuata è la provincia di Forlì-Cesena. Per ulteriori informazioni in merito cliccare qui.

Fonte: ANABIC, Slow Food, Agraria.org

Un particolare ringraziamento a Chiara Matteucci e Matteo Ridolfi dell’Associazione Nazionale Allevatori Bovini Italiani da Carne (A.N.A.B.I.C.) per la gentile concessione delle foto.