Il Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP è una certificazione che cresce e ha grandi prospettive di sviluppo per il futuro. È quanto emerge da una prima analisi dei numeri del 2022 della nostra certificazione, prima IGP italiana sulla carne bovina fresca riconosciuta ufficialmente dalla UE nel 1998 e che quest’anno festeggia 25 anni.

Lo scorso anno i capi bovini certificati sono stati 18.311, il dato più alto degli ultimi 6 anni con un leggero aumento rispetto al 2021. Oggi la filiera del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP conta 997 macellerie, 77 mattatoi e 123 laboratori di sezionamento, oltre a 3.218 allevamenti distribuiti in Umbria (600), Lazio (544), Toscana (503), Marche (494), Campania (385), Abruzzo (364), Emilia Romagna (257) e Molise (71). Questi numeri dimostrano che il Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP rappresenta, sempre di più, la realtà zootecnica del bovino da carne del centro Italia.

Il prodotto trasformato va sempre più forte

Questa tendenza, in linea con il 2021, mostra un aumento costante delle aziende di prodotti trasformati che prevedono, tra gli ingredienti, carne certificata di Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP (come hamburger, ragù, bresaola, tartare, pasta ripiena) e che, pertanto, necessitano dell’autorizzazione del Consorzio di Tutela per l’utilizzo della denominazione protetta e del marchio. Il trend costantemente in crescita è sinonimo di un mercato che non solo si muove sempre di più verso i prodotti trasformati, ma che punta in maniera sempre più importante su materie prime di qualità.

Il futuro fra luci e qualche ombra

“Il trend generale che emerge dal 2022 del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP – afferma Andrea Petrini, direttore del Consorzio di tutela – è positivo e in ripresa dopo le difficoltà degli ultimi anni legate anche alla pandemia, ma i problemi non mancano e sono soprattutto esterni alla filiera. Se da un lato il mercato sembra dare chiari segnali di apprezzamento per le produzioni tipiche e di qualità, dall’altro questi stessi prodotti, come la nostra carne certificata, subiscono maggiormente l’aumento dei costi di produzione e dei servizi. Il nodo per il futuro è legato in maniera indissolubile a questi aspetti esterni alla filiera, che condizionano la redditività delle aziende e la competitività commerciale delle produzioni”.

“In questo contesto – aggiunge Petrini – è giusto sottolineare l’impegno di tutti gli attori della filiera che stanno facendo del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale una delle IGP più importanti nel quadro delle certificazioni italiane. Per sostenere questo trend positivo, dovremo continuare a far conoscere e promuovere la nostra carne e la nostra filiera, combattendo anche la mala informazione e le mode del momento”.