La Stalla Etica
Il progetto Stalla Etica®, dove produrre Latte Etico®, è una proposta che rende possibile dare una risposta concreta e misurabile a quelle che sono le perplessità dei consumatori e della classe medica, salvaguardando, anzi migliorando, sia il reddito degli allevatori che la qualità della vita degli animali.
Il consumatore occidentale è sempre più attento al rispetto dei diritti degli animali, alla salvaguardia dell’ambiente e alla propria salute. Il 15 marzo 2016 la Commissione Europea (Eurobarometro 2016) ha pubblicato un’indagine sulla percezione del benessere degli animali condotta presso i cittadini Europei.
- Il 94% dei cittadini pensa che proteggere il benessere degli animali d’allevamento sia importante.
- L’82% pensa che gli animali dovrebbero essere tutelati meglio di quanto non lo siano ora.
- Il 64% degli intervistati vorrebbe avere più informazioni sul trattamento degli animali d’allevamento nel loro paese.
- L’89% crede che la legislazione europea dovrebbe obbligare le persone ad avere cura degli animali usati per fini commerciali.
- Metà dei cittadini dell’Unione Europea guarda le etichette per identificare prodotti con più alti standard di benessere animale ed il 59% è disposto a pagare di più per prodotti migliori.
Questi risultati non sorprendono perché nel “Libro bianco sulla sicurezza alimentare”, pubblicato nel 2000, già era indicato che le persone non desiderano consumare carne e latte proveniente da animali che hanno sofferto.
Accanto a questo desiderio c’è però un aspetto complesso che riguarda la definizione di cosa è il benessere della bovina da latte e, più in generale, degli animali che vivono a stretto contatto con l’uomo. Il rischio gravissimo che si corre è quello dell’antropomorfizzazione, ossia il considerare l’etologia di questi animali come se fosse simile a quella dell’uomo.
Un allevamento che rispetti il diritto delle bovine ad esprimere al meglio il loro naturale comportamento deve presupporre una perfetta conoscenza della loro etologia, condizione che porterebbe anche ad ottenere le migliori prestazioni produttive, riproduttive e sanitarie. Un concetto fondamentale è che il benessere oltre ad essere un fattore etico è anche un requisito della produzione. Un animale che soffre sia fisicamente che psicologicamente non sarà pienamente produttivo e soprattutto avrà un fertilità, una salute e una longevità non ottimali.
Nelle persone cresce sempre più la sensibilità alla propria salute e quindi anche al fatto che non ci siano nel latte e nella carne residui di sostanze chimiche dovute ai trattamenti sanitari effettuati sulle bovine come ormoni, anti-infiammatori e antibiotici. Per quest’ultimo gruppo di sostanze esiste un elevatissimo e obiettivo rischio. Ogni anno muoiono nel mondo 700.000 persone per l’antibiotico-resistenza. Se non si prendono rapidi e seri provvedimenti si stima che nel 2050 tali decessi saliranno a 10.000.000.
All’allevamento della bovina da latte e, più in generale, dei ruminanti viene attribuito, a torto o a ragione, la maggiore responsabilità nella produzione dei gas serra (GHG), ossia di quei gas come l’anidride carbonica (CO2) e il metano (CH4) responsabili dell’innalzamento della temperatura dell’aria del nostro pianeta. Inoltre, la grande quantità di deiezioni da esse prodotte può portare ad un rischio di sovraccarico nei suoli e nelle acque di azoto (N), fosforo (P) e potassio (K).
E’ tuttavia importante ricordare che la bovina da latte può utilizzare, anche se non esclusivamente, e quindi valorizzare alimenti che monogastrici come l’uomo non possono utilizzare, come le fibre (NDF) e l’azoto non proteico, trasformandoli in proteine ad alto valore biologico come la carne e il latte. Tutto ciò restituendo al suolo concimi naturali (collaborazione sistemica).
L’allevamento della bovina da latte o, più in generale, dei ruminanti è accusato, oltre che di inquinare l’aria, il suolo e l’acqua, di utilizzare in modo eccessivo le risorse idriche sia per produrre gli alimenti zootecnici che per la normale gestione dell’allevamento. Tale considerazione può trovare un fondo di verità quando si parla della coltivazione del mais, pianta notoriamente bisognosa di grandi quantità di acqua ma fortemente produttiva. Con le tecniche adottate dalla “Stalla Etica” l’uso dell’acqua necessaria al lavaggio delle corsie di alimentazione e per la sala di mungitura è ridotto al minimo in quanto parte di essa viene recuperata e riciclata in allevamento. Viene inoltre mossa all’allevamento l’accusa di consumare energia. A tal proposito la “Stalla Etica” prevede l’adozione di impianti per la produzione di biogas che utilizzano solo liquame e le ampie superfici dei tetti possono ospitare sia impianti foto-voltaici che solare-termici.
La “Stalla Etica” è un modello integrato dove la genetica, il mangement, l’ambiente, la salute e la nutrizione vengono gestite nel migliore dei modi alla luce delle numerose conoscenze ed esperienze che la ricerca scientifica e le pratiche professionali hanno fin qui accumulato.
Obiettivo del progetto è quello di dare indicazioni pratiche su come costruire e gestire un allevamento ideale di bovine da latte che assicuri a loro il massimo rispetto della loro etologia, crei le condizioni igieniche per prevenire le principali patologie d’allevamento e garantisca la massima sostenibilità intesa come produzione di GHG, inquinanti legati alle deiezioni, consumo delle risorse idriche e dell’energia.
Allo scopo, Ruminantia ha assunto il ruolo di capofila di un gruppo operativo composto di aziende produttrici dei beni strumentali, di docenti e di professionisti per sviluppare un progetto, La “Stalla Etica”, che possa essere una azione concreta a difesa dei diritti degli animali d’allevamento, dell’ambiente, della salute delle persone, dell’agricoltura e dell’industria agro-alimentare.
Pertanto la “Stalla Etica” è un progetto di riqualificazione della produzione di latte bovino verso quanto richiede il consumatore. Le numerose certificazione che la “Stalla Etica” sarà in grado di produrre potranno essere trasformate in claim da parte dell’industria lattiero-casearia generando una maggiore ricchezza di filiera e conseguentemente un maggior prezzo del latte alla stalla dal momento che, come abbiamo visto, per un latte etico o friendly il consumatore è disposto a pagare di più.
Questo vale sia per il latte convenzionale che per quello biologico.
Il progetto è stato presentato il 16 maggio 2017, presso il Centro Fiera del Garda di Montichiari (BS).
Gli ambiti
Sappiamo che ogni aspetto delle performance (fenotipi) degli animali, siano esse produttive, riproduttive e sanitarie ma anche psicologiche, sono gestite dalla seguente equazione:
Fenotipo = genetica + (ambiente + management + sanità + nutrizione)
E’ seguendo questa logica che si è articolato il progetto della stalla ideale.
Genetica
Fino ad ora ha prevalso la tendenza a selezionare le bovine da latte per avere sempre più latte, grasso e proteine. Questa metodologia ha portato ad avere in stalla animali potenzialmente molto delicati, di scarsa longevità, con bassa fertilità e molto sensibili sia alle malattie metaboliche che a quelle infettive. Anche se il potenziale genetico per produrre il latte e i suoi costituenti principali è notevolmente migliorato negli ultimi anni, la crescita fenotipica, ossia la quantità di latte effettivamente munto, il grasso e le proteine, non è proporzionalmente aumentata. Dal Profilo Genetico Allevamento dell’ANAFI si evidenzia come nel 2015 ci fosse una differenza tra latte munto e potenziale genetico di – kg 1521. Per la percentuale di grasso e proteine del latte la differenza era rispettivamente di – 0.32% e – 0.35%. Questo considerevole e cronico gap tra genotipo e fenotipo è dovuto principalmente ad un progressivo aumento dei giorni medi di lattazione dovuto essenzialmente alla scarsa fertilità e al fatto che esistono oggettivi limiti nella nutrizione intesi come conoscenze e disponibilità di nutrienti. Quest’ultimo fattore spiega la considerevole differenza tra fenotipo e genotipo per la produzione di grasso e proteine del latte.
L’alto tasso di rimonta delle bovine dovute a problemi come l’infertilità, le mastiti e le zoppie priva gli allevamenti delle pluripare, notoriamente più profittevoli delle primipare. Un numero medio di lattazioni inferiore a 2.5 e un’età media delle bovine di circa 56 mesi oltre a non avere un senso economico non lo ha neanche da un punto di vista morale.
La “Stalla Etica” consiglia l’adozione di piani d’accoppiamento maggiormente indirizzati ai caratteri funzionali ossia ad una maggiore fertilità, una maggiore resistenza alle malattie e una maggiore longevità. Consiglia inoltre l’indirizzarsi verso razze meno “esasperate” o il ricorso al cross-breeding.
Per approfondire: “Selezionare una mandria più sana” di Fabiola Canavesi
Ambiente
Per ambiente s’intende il luogo dove le bovine vivono che comprende quindi la stalla e le superfici esterne adibite a paddock o pascolo. Le dimensioni dell’allevamento, inteso come sommatoria della stalla e delle superfici agricole ad essa connessa, è dimensionato in base alla capacità di smaltimento delle deiezioni che non deve superare i kg 170 di azoto per anno per ettaro. Questo grosso modo corrisponde a 2 vacche da latte, 5 manze con meno di 1 anno, 3.3 manze da uno a due anni, 2.5 manze da riproduzione e 2 vacche adulte per ettaro. L’ambiente è di fondamentale importanza per assecondare il naturale comportamento delle bovine e come fattore di prevenzione di buona parte delle patologie d’allevamento siano esse infettive, metaboliche, traumatiche che parassitarie. La “Stalla Etica” prevede per le bovine adulte la disponibilità di una superficie totale di 20 m2 , comprensiva della corsia d’alimentazione (m2 3) e di quella di riposo (m2 17). L’accesso esterno deve essere disponibile e di almeno m2 4.5 per le bovine adulte, di m 2 3.7 per le manze con un peso > kg 350, di m2 3 per quelle fino kg 350, di m2 1.9 fino a kg 200 e di m2 1.1 fino a kg 100. Le superfici esterne devono essere accessibili se le condizioni meteo lo permettono.
Le soluzioni scelte dalla “Stalla Etica” sono le seguenti:
- Vitellaia: Suddividere gli ambienti in due aree o fasi. Il primo (nursery) per ospitare i vitelli in gabbie individuali per i primi 10 giorni di vita per ragioni sanitarie. Successivamente, prevedere box collettivi dove viene somministrato il latte, sia materno che artificiale, o manualmente o tramite allattatrici automatiche fino ad uno svezzamento a non meno di 90 giorni.
- Rimonta: Si tratta del lungo periodo che va dallo svezzamento al primo parto. Fino a kg 100 di peso predisporre m2 1.5 al coperto e altrettanti all’esterno. Da kg 100 a 200 si passa rispettivamente a m2 2.5 e 2. Dai 200 ai 350 rispettivamente m2 4 e 3. Oltre i kg 350, m2 5 di superficie coperta e m2 3.5 di superficie scoperta a capo. Si consiglia l’adozione del compost barn di cui successivamente sarà decritta la metodologia.
- Vacche adulte: La soluzione prevista è quella del compost barn per l’area di riposo (m2 17) e della corsia d’alimentazione in cemento di m2 3/capo. Il compost barn consiste in una lettiera permanente costituita esclusivamente da deiezioni movimentate giornalmente, o due volte al giorno, con attrezzature (erpice) che permettano la movimentazione e quindi l’arieggiatura e l’innesco delle fermentazioni aerobiche. Tali fermentazioni sono esotermiche consentendo una sensibile riduzione della carica batterica anaerobia e l’asciugamento per evaporazione.
Le dimensioni della stalla etica dovranno prevedere un’abbondante altezza per permettere un’adeguata circolazione dell’aria e un’adeguata luminosità.
Tulle le aree prevedono sistemi di raffrescamento degli animali.
Ambienti di questo tipo, ossia il compost barn e la presenza di superfici esterne accessibili quando le condizioni climatiche lo permettono, consentono alle bovine di esprimere al meglio il loro comportamento naturale inteso come socializzazione e comportamento estrale; con conseguente riduzione al minimo dell’uso degli ormoni per la riproduzione. Questi ambienti garantiscono inoltre il massimo livello d’igiene, condizione necessaria per una riduzione dell’uso di sostanze antimicrobiche (antibiotici e disinfettanti).
Relativamente alla climatizzazione la stalla ideale consiglia di utilizzare il raffrescamento diretto delle bovine nella corsia di alimentazione e nella sala d’attesa della mungitura, con impianti temporizzati di docciatura abbinati a ventilatori orizzontali. Per le superfici di riposo si prevedono ventilatori verticali.
Gli autocatturanti o rastrelliere diffusi su tutta le aree d’alimentazioni sono inutili e dannosi per il comfort psicologico delle bovine. Inoltre, queste attrezzature sono mal viste dai consumatori perché sinonimo di costrizione e sofferenza. Hanno un senso nei reparti dove vengono fecondate le manze, nella fase di transizione e nell’infermeria. Per le vacche in lattazione sono molto funzionali i reparti dotati di autocatturanti all’uscita delle sale o dei robot di mungitura dove separare le bovine bisognose di cure e delle operazioni ginecologiche.
Per approfondire: “Compost barn“
Impianti di mungitura
La mungitura è un momento fondamentale nelle vita delle bovine, sia per lo stress che ne può derivare che per il rischio potenziale di mastite a cui viene esposta la mammella. Sia essa effettuata in sala mungitura o da robot, deve essere veloce così da non sottrarre tempo alla bovina per esprimere il suo naturale comportamento. La mungitura deve essere accurata ed effettuata da macchine perfettamente funzionanti per ridurre al minimo il rischio di mastite e da personale addestrato ed aggiornato.
Management
Per fare sì che le bovine siano nella massima condizione di benessere in tutte le loro fasi si devono realizzare due condizioni fondamentali. La prima è che non devono avere paura dell’uomo, condizione facilmente verificabile se la bovina si fa toccare. La seconda sono i gruppi. La bovina è un animale sociale che vive in branchi dove la gerarchia è molto importante. Ogni spostamento da un gruppo all’altro è motivo di ristabilimento della gerarchia per cui questa operazione va effettuata solo lo stretto indispensabile.
Sanità
Prevenire e curare le malattie è uno dei principi fondamentali per la difesa dei diritti delle bovine e per la tutela del loro benessere. Pur tuttavia è necessario un uso razionale dei farmaci che devono quindi essere gestiti attentamente e solo dietro prescrizione del veterinario d’allevamento per ridurre al minimo il ricorso agli antibiotici, sostanze particolarmente rischiose per l’antibiotico resistenza, e agli altri farmaci per minimizzare il rischio di residui negli alimenti d’origine animale. Le opportune misure di prevenzione genetiche, nutrizionali, ambientali e manageriali esercitano un ruolo fondamentale. I momenti in cui la bovina è esposta ai rischi sanitari sono le prime settimane di vita e la fase di transizione, dove si concentrano il maggior numero di patologie e di fattori predisponenti della sindrome della sub-fertilità e di scarsa efficienza del sistema immunitario.
Esistono inoltre patologie gravi e invalidanti che riducono la longevità funzionale, come la mastite (clinica e sub-clinica) e la dermatite digitale, che trovano nell’igiene di stalla e della mungitura e in una corretta nutrizione (sistema immunitario) i maggiori fattori di prevenzione. La vaccinazione è lo strumento profilattico fondamentale per prevenire molte delle patologie infettive e quindi per tutelare la salute delle bovine. Tale pratica contribuisce a ridurre sensibilmente l’uso delle sostanze antimicrobiche riservandone la scelta quando realmente indispensabile. Sono assolutamente da evitare gli usi metafilattici degli antimicrobici nella vitellaia per le malattie enteriche e respiratorie. Negli ultimi anni si è diffusa in allevamento la pratica di utilizzare sistematicamente antibiotici alla messa in asciutta delle bovine a prescindere dell’accertamento della presenza di una infezione mammaria. Tale pratica è sicuramente da sostituire con la “selective dry cow therapy”, ossia l’uso di antimicrobici solo su bovine con mammelle infette al momento della messa in asciutta.
Per approfondire: “Terapia delle infezioni mammarie in asciutta“
Nutrizione
La nutrizione è quella scienza che studia gli apporti dei nutrienti necessari al buon funzionamento delle funzioni vitali come il mantenimento, la crescita, la riproduzione e la produzione di latte. Negli ultimi anni si è sviluppato il concetto della “precision feeding”, ossia di come ridurre al minimo l’apporto delle sostanze nutritive per comunque soddisfare a pieno i fabbisogni delle bovine. Tale metodologia ha sostanzialmente due finalità. La prima è quella di contenere i costi dell’alimentazione. La seconda è quella di diminuire il più possibile il contenuto di azoto, fosforo e potassio nelle deiezioni e quindi aumentare la sostenibilità delle produzioni. L’applicazione pratica dell’alimentazione di precisione è possibile grazie ai software applicativi del Cornell Net Carboydrate and Protein System.
Una branca della nutrizione è quella clinica ossia la scienza che studia come utilizzare i nutrienti o meglio le molecole presenti negli alimenti o sintetizzate per migliorare lo stato di salute e la fertilità. Sappiamo che l’energia, alcuni aminoacidi, certi acidi grassi, alcuni macro e microelementi e le vitamine se opportunamente dosati, a volte in deroga ai fabbisogni nutritivi, possono aiutare la bovina a superare momenti di stress metabolico o a migliorare l’efficienza del suo sistema immunitario.
Per approfondire:
“Impatto ambientale associato alla produzione del latte bovino: sfide e opportunità“, a cura di Andrea Vitali.
“Sostenibilità ambientale e redditività aziendale, binomio possibile“, a cura di Oreste Vignone.
La “Stalla Etica” può essere l’antidoto per arginare il problema della riduzione del consumo di latte e derivati da parte di consumatori sempre più attenti ai temi etici del benessere animale e della sostenibilità. Questa sensibilità, oltre a mettere in difficoltà gli allevatori, priva la fasce più sensibili dell’umanità, come le donne gestanti, i bambini e gli anziani, dei preziosi nutrienti contenuti nel latte.
La “Stalla Etica” può produrre una serie di certificazioni che possono essere utilizzate sia nell’ambito della certificazione volontaria che nelle “etichette narranti” per informare i consumatori che il latte proveniente da un determinato allevamento è stato prodotto nel pieno rispetto del benessere delle bovine, con un uso razionale dei farmaci e nella massima sostenibilità ambientale. Tali certificazioni posso essere:
- Certificato veterinario di benessere.
- Bilancio energetico.
- Consumo delle risorse idriche.
- Produzione di GHG.
- Produzione di inquinanti eutrofizzanti (N,P e K).
Per approfondire: “Il claim, uno strumento per comunicare le distintività di prodotto ai consumatori“, a cura di Alessandra Merola.
La reputazione negativa degli allevamenti intensivi presso l’opinione pubblica sembra stia inesorabilmente crescendo. Molte delle motivazioni sono irrazionali perché la gente ha una percezione del benessere degli animali, d’affezione e da cibo, identica a quella che ha per sé stessa (antropomorfizzazione). Inoltre, l’allevamento intensivo è accusato di utilizzare grandi quantità di acqua e d’energia, e di inquinare l’aria di gas ad effetto serra e d’ammoniaca e le acque superficiali con azoto, fosforo e potassio. Nel dibattito globale gli allevamenti intensivi sono da molti ritenuti co-responsabili del grave fenomeno dell’antibiotico resistenza a causa del presunto largo uso di antibiotici che essi fanno.
Ai numerosi e ormai frequenti attacchi che i media fanno all’allevamento intensivo, le filiere del latte e della carne in genere reagiscono smentendo integralmente ed altrettanto duramente le accuse dei giornalisti e delle associazioni animaliste ed ambientaliste. Si sta pertanto esasperando uno scontro “muro contro muro” dove il dialogo ed il compromesso non trovano le condizioni per trasformare una polemica in uno scambio costruttivo.
Il modello ideale di allevamento della bovina da latte che anche il nostro paese sta pedissequamente seguendo è quello dove l’obiettivo è di produrre più latte possibile per superficie investita e per capo allevato, seguendo integralmente le regole dell’economia di scala. In questi allevamenti, la produzione pro-capite e complessiva, l’igiene del latte e le sue caratteristiche chimico fisiche stanno migliorando continuamente. La genetica ha selezionato le bovine per questa tipologia di allevamento, le stalle sono state costruite per perseguire questo obiettivo e lo stesso sta avvenendo per la nutrizione degli animali e per la loro gestione, anche sanitaria.
Il nostro paese oggi è in grado di produrre questo latte “commodity” e competere, quasi, ad armi pari con le zootecnie da latte più avanzate del mondo, anche se il punto di pareggio, o break even, è molto più alto di quello di tante zootecnie europee, e per molte ragioni.
Pur tuttavia l’Italia, da un tempo antecedente alla nascita dell’attuale modello di produzione del latte bovino, ha costruito la sua filiera del latte trasformato su formaggi, e non solo, basati sulla tradizione, sulla narrazione e su peculiarità organolettiche uniche al mondo. Circa la metà del latte bovino prodotto in Italia viene utilizzato per produrre formaggi a denominazione d’origine. Questo ci ha permesso fino ad ora di avere un prezzo del latte alla stalla sicuramente superiore a quello delle nazioni del mondo più competitive nella produzione del latte.
Oggi questo gap si sta progressivamente riducendo e l’offerta di prodotti DOP, IGP e STG e PAT, non sta cogliendo il rapido mutare dell’idea che il consumatore si è fatta dell’allevamento della bovina da latte.
Parallelamente a tutto questo, l’attuale modello di allevamento della vacca da latte sta rendendo complessa la gestione di alcuni aspetti fondamentali, come la fertilità e la longevità funzionale ed alcune patologie come quelle podali e mammarie.
Il progetto Stalla Etica® di Ruminantia, dove produrre Latte Etico®, è una proposta che rende possibile dare una risposta concreta e misurabile a quelle che sono le perplessità dei consumatori e della classe medica, migliorare la qualità della vita delle bovine e salvaguardare l’ambiente. Il tutto mantenendo, se non aumentando, la redditività della produzione primaria del latte bovino.
La Stalla Etica® di Ruminantia ritiene che un nuovo modello d’allevamento intensivo sia possibile se si agisce sulla selezione genetica, sugli ambienti di stalla, sulla gestione anche sanitaria degli animali, sulla nutrizione e sulla gestione dell’energia, delle risorse idriche e dei reflui zootecnici.
La Stalla Etica® di Ruminantia è in grado di generare claim che l’industria lattiero-casearia od il caseificio aziendale può inserire nell’etichetta e sulle confezioni dei prodotti del Latte Etico®.
La Stalla Etica® di Ruminantia non va in contrapposizione con l’attuale modello di allevamento intensivo ma ne è la naturale evoluzione. Noi riteniamo che l’allevamento estensivo sia un’ottima soluzione per le così dette aree marginali od interne del nostro paese, dove il preservare l’allevamento è uno degli aspetti propedeutici all’evitare l’abbandono del territorio con le sue tradizioni e per incentivare l’occupazione. L’allevatore delle aree interne e marginali è il primo garante della tutela dell’agrobiodiversità e dell’ambiente, e per tale attività va remunerato non sovvenzionato.
Quello della Stalla Etica® è un progetto di riqualificazione dell’allevamento intensivo che prevede interventi nella selezione genetica, nella nutrizione, nella gestione, nella sanità e nell’ambiente. Questi ambiti altro non sono che i vari valori dell’equazione del fenotipo:
Fenotipo = genetica + (ambiente + sanità + nutrizione + gestione)
La versione 2.0 del Manuale della Stalla Etica® può aiutare gli allevatori e l’industria lattiero-casearia ad avere un migliore e più approfondita comprensione del progetto.
Clicca qui per scaricare la nuova versione del Manuale della Stalla Etica®.
F.P.A. srl di Anguillara Sabazia (RM) è proprietaria esclusiva dei marchi “Stalla Etica” e “Latte Etico” e li può concedere in uso.
La versione 1.0 delle istruzioni per l’uso della Stalla Etica è disponibile qui: ISTRUZIONI PER L’USO
I consumi di carne e dei prodotti fatti con il latte sono in netta e costante diminuzione in quei paesi dove buona parte della popolazione si è affrancata dai bisogni primari e dove tra le priorità dei cittadini ci sono l’attenzione alla salute, all’ambiente e ai diritti degli animali. A livello globale, invece, i consumi di questi alimenti sono in crescita in quanto tipicamente le popolazioni che escono dalla fame e dalla miseria modificano il loro comportamento alimentare inserendo nella propria dieta, e in quantità crescenti, il latte e la carne. Questi popoli hanno la consapevolezza che le proteine e i grassi di origine animale danno dei sensibili vantaggi alla loro salute e al loro benessere, anche se spesso il loro abuso può creare seri danni alla salute. Fin dagli albori della storia umana il consumo di questi alimenti è stato riservato quasi esclusivamente agli individui di più alto rango, mentre alla parte più povera della popolazione era riservata una dieta molto simile a quella definibile ai giorni nostri come vegetariana. La storia ha ben documentato gli effetti nocivi sulla salute umana provocati da questi comportamenti alimentari estremi e la medicina all’unanimità vede nella “dieta mediterranea” il miglior modo di nutrirsi, modulando il rapporto tra alimenti di origine animale e di origine vegetale in funzione della fase della vita.
Il costante monitoraggio dei consumi degli alimenti di origine animale ci mostra ciò che sta avvenendo negli ultimi anni in Italia. Nel periodo 2012-2016, secondo la fonte Ismea-Nielsen, il consumo di latte è calato mediamente del 7%, con punte di -15.8% nelle famiglie con più alto reddito e di – 21% negli under 34 anni. In calo anche i consumi di formaggio che nel solo 2016 hanno subito una riduzione del 4.5%. Identica la tendenza alla riduzione nel consumo delle carni. Negli ultimi 10 anni si è infatti passati dai kg 25 ai kg 17 pro-capite.
La crisi economica globale iniziata nel 2008 ha avuto molti ripercussioni sulla capacità di spesa delle famiglie italiane. Ad essa è stata attribuita la maggiore responsabilità per il graduale abbandono nella dieta dei prodotti di origine animale, generalmente più costosi di quelli vegetali. Altre giustificazioni sono state trovate nella sempre più rara classica “prima colazione” e nel dilagare del veganesimo, comportamento alimentare estremo a cui i media danno ampia visibilità. Infine, sembrerebbe in aumento il numero delle persone intolleranti e allergiche al latte, o solo al lattosio, e alle carni rosse, nonostante la “pesante” polemica in seno alla classe medica sui metodi clinici utilizzati per diagnosticarle. Ognuna di queste ragioni ha ovviamente una responsabilità in questo crollo dei consumi ma non tale da giustificare integralmente la situazione.
Negli ultimi anni il numero delle persone che utilizzano internet e i social media è cresciuto in modo esponenziale. Un’umanità così “connessa” dialoga ormai in tempo reale e le opinioni, o meglio il “sentire collettivo”, nascono e si modificano indipendentemente dalle opinioni diffuse dei media classici come televisioni e stampa, dalla politica e da chi in passato aveva la possibilità, grazie alla propria notorietà e carisma, di condizionare le opinioni di fasce importanti della popolazione. I social media, in particolare, possono avere effetti rapidi e importanti.
L’attuale sentire collettivo è questo:
- La gente pensa che le bovine da latte soffrano negli allevamenti perché costrette ad una vita lontana dal loro comportamento naturale.
- La gente pensa che non sia giusto che non possano sempre pascolare.
- La gente pensa che allevare le vacche inquini il pianeta e sottragga enormi quantità di risorse idriche.
- I medici attribuiscono agli allevamenti la maggiore responsabilità per l’antibiotico-resistenza.
La sensibile riduzione dei consumi di latte e carne può avere conseguenze molto gravi sulla salute delle persone, soprattutto delle donne gestanti, dei bambini e degli anziani, e sulla sopravvivenza della nostra zootecnia.
Ruminantia ritiene che la sensibilità dei consumatori verso la tutela dell’ambiente e il diritto degli animali d’allevamento di vivere una vita la più vicina possibile a quella che avrebbero fatto in natura, siano le principali ragioni che spingono sempre più persone ad eliminare dalla loro dieta il latte e la carne. Sensibilità peraltro già palesemente sottolineata nel 2000 nel “Libro bianco” della comunità europea sulla sicurezza alimentare.
La domesticazione dell’Uro (Bos Primigenius), avvenuta circa 10.000 anni fa, stabilì di fatto un patto di reciproco vantaggio tra la specie umana e questo animale progenitore di tutti i bovini. Un patto talmente importante che ha garantito la diffusione di queste due specie su tutto il pianeta e che ha condizionato reciprocamente la loro evoluzione. Gli uomini, dotati della possibilità di digerire il lattosio fino all’età adulta, avevano la possibilità di inserire stabilmente nella loro dieta le proteine di alto valore biologico del latte, alcuni importanti minerali, vitamine e acqua pulita perchè depurata dal ruminante. I bovini hanno invece ottenuto la possibilità di diffondersi sulla terra e non estinguersi, e non necessariamente a causa dell’uomo. Il patto ha permesso di trasformare le fibre dei vegetali, indigeribili all’uomo, in latte e carne e di avere letame per la terra. L’ingresso di sempre maggiori quantità di latte e di carne nella dieta dell’uomo ha favorito un ulteriore sviluppo del cervello soprattutto nei bambini dove esso continua, a differenza di quasi tutte le altre specie animali, nei primi anni di vita proprio in virtù delle sostanze contenute in questi alimenti.
Il Latte Etico
Ruminantia ritiene che un equilibrio sia possibile perché il patto possa continuare anche in un mondo sempre più antropizzato, con una popolazione umana che a breve raggiungerà i 10 miliardi e in cui la tutela dell’ambiente è diventata una priorità inderogabile come il rispetto del diritto degli animali ad avere una vita dignitosa.
Il Latte Etico è quello prodotto nella Stalla Etica, dove vengono fatte scelte di genetica, gestione, nutrizione, salute e ambiente d’allevamento che possano contemporaneamente rassicurare le ansie etiche delle persone, migliorare oggettivamente la qualità della vita delle bovine da latte e garantire un reddito adeguato agli allevatori. Il latte etico ha anche l’obiettivo di tutelare la dignità umana che passa prioritariamente per il benessere economico sia dei titolari degli allevamenti che dei loro dipendenti. Nel manifesto del latte etico non verrà mai utilizzato il termine benessere che è già la mission di ogni allevatore, veterinario e zootecnico in quanto un animale che non sta bene (malessere) rappresenta per l’allevatore un danno economico. Per noi il benessere è semplicemente un requisito della produzione. La medicina veterinaria ha la missione di garantire, con diverse finalità, il benessere delle singole bovine. Gli zootecnici sanno strutturare gli allevamenti e la nutrizione con questa finalità. Quando si stabilisce l’identikit del buon allevatore che guadagna bene del suo lavoro, si individua semplicemente quello che cura al meglio il benessere delle singole bovine.
Ruminantia è ben conscia della “trappola” culturale dell’antropomorfizzazione. Quello che l’uomo pensa essere la condizione psico-fisica ideale per se non lo è necessariamente per gli animali che vivono con lui. Gli animali hanno un loro equilibrio etologico che va rispettato e che è spesso diverso da quello che l’uomo pensa essere quello ottimale. La selezione operata dall’uomo sulle molte specie domesticate è stata maggiormente finalizzata alle sue esigenze. Agli animali così detti d’affezione ha richiesto fedeltà ed affetto, a quelli che lo affiancano nello sport performance e a quelli destinati a produrre e diventare cibo sempre maggiori produzioni. Il modo di costruire gli allevamenti ha avuto come prima priorità quella di trovare un equilibrio tra benessere e facilità di gestione. La specie bovina si è negli anni naturalmente selezionata anche nella capacità di adattarsi agli ambienti, alla nutrizione e al management offerti dall’uomo, spesso deviando dalla loro etologia originaria. Oggi la scienza ha chiarito, anche se non definitivamente, questo aspetto e il fallimento delle performance produttive, riproduttive e sanitarie e quindi economiche di molte bovine, soprattutto di razza frisona, ne è la più tangibile testimonianza. E’ oggettivamente difficile sostenere sia economicamente che davanti alla gente la ridotta vita produttiva, l’elevato tasso di eliminazione e la medicalizzazione sistematica delle bovine da latte.
Il latte etico può essere sia convenzionale che biologico. Le uniche differenze tra le due produzioni sono pertanto legate al tipo di alimenti utilizzati.
La Stalla Etica è un approccio olistico, o meglio plurifattoriale, a tutti questi aspetti senza cadere nella “trappola” dell’antropomorfizzazione. Il “sentire collettivo” ritiene essere ideale, per il rispetto del diritto delle bovine di avere un’ottima qualità della vita, il pascolamento o l’allevamento estensivo. Questa tecnica d’allevamento è auspicabile per valorizzare le produzioni su territori non coltivabili e con scarsa disponibilità d’acqua. Un pascolamento non razionalizzato può avere effetti devastanti sull’ambiente, che possono evolvere fino alla desertificazione. L’allevamento genericamente definito intensivo fu scelto dall’uomo anche per difendere meglio la salute delle bovine e dell’ambiente. La stalla offre alle bovine un sicuro riparo dalla intemperie, una difesa verso i predatori, cibo e acqua sempre disponibile e permette di evitare il contatto con i parassiti e un maggiore controllo per la diffusione di malattie infettive, alcune delle quali trasmissibili all’uomo. Molto complessi da risolvere sono invece i due aspetti del precoce allontanamento del vitello dalla madre e dell’uccisione delle bovine ormai non più produttive. Su questi due temi la sensibilità dei consumatori è piuttosto forte. Il vitello viene precocemente allontanato dalla madre, spesso subito dopo il parto, per assicurane la salute e quindi la maggiore possibilità di sopravvivenza. La gente ritiene che questo comportamento sia molto negativo e come tale esecrabile. Ancora più complesso e ricco di argomenti psicologici e antropologici è il tema dell’uccisione degli animali allevati per produrre cibo. L’uomo si è evoluto come predatore. Infatti, prima dell’avvento dell’agricoltura era esclusivamente un cacciatore e gli attuali bovini discendendo dall’Uro sono ancora classificabili come prede.
Obiettivi
Gli obiettivi del Latte Etico saranno pertanto:
- Garantire alla bovina da latte in ogni fase del suo ciclo produttivo il massimo rispetto della sua etologia.
- La riduzione della produzione dei gas serra (CO2, NH4 e N2O) e delle sostanze eutrofizzanti (N, P e K).
- La riduzione del consumo delle risorse idriche (water footprint).
- Dare un contributo positivo alla produzione d’energia attraverso le rinnovabili (fotovoltaico e biogas).
- L’uso razionale dei farmaci (antibiotici, ormoni e antinfiammatori) e dei sanitizzanti.
- Garantire agli allevatori e a tutti gli operatori d’allevamento un reddito dignitoso.
Cibo sano e abbondante per tutti nel rispetto dell’ambiente, del diritto delle bovine di avere una vita degna di essere vissuta e della dignità economica degli allevatori.