IN BREVE
Una ricerca recentemente apparsa sulla rivista scientifica “Veterinary Science” ha preso in esame in che modo gli allevatori di pecore e gli attori del settore zootecnico nel Regno Unito (UK) comprendono e concettualizzano ciò che gli scienziati definiscono “benessere animale positivo“, esplorando la loro consapevolezza del concetto e le modalità con cui lo interpretano. I partecipanti sono stati reclutati utilizzando un approccio di campionamento intenzionale “a valanga”, con il risultato di intervistare 25 allevatori di pecore e 11 attori del settore (veterinari, organizzazioni agricole, consulenti e filiera). Per raccogliere i dati, è stato utilizzato un approccio combinato che prevedeva interviste semi-strutturate e un workshop facilitato tra aprile 2021 e marzo 2022. I dati sono stati quindi analizzati tematicamente utilizzando un processo di codifica ibrido di tipo induttivo e deduttivo. I risultati hanno suggerito che le percezioni degli allevatori e degli attori del settore nello studio riguardo al benessere positivo differiscono dai discorsi accademici contemporanei, evidenziando la necessità di migliorare conoscenza e comunicazione su questo tema.
Introduzione
La scienza del benessere animale continua a evolversi man mano che nuove ricerche ampliano la nostra comprensione dei modi migliori per soddisfare le esigenze e i desideri degli animali da allevamento e garantire loro una buona qualità di vita. Inizialmente, gli scienziati hanno proposto definizioni basate su singoli attributi e valori, tra cui esperienze soggettive, strategie di adattamento, funzionamento biologico, armonia, vita naturale e ambienti e cure adatti.
Successivamente, la ricerca si è concentrata maggiormente su esperienze soggettive e funzionamento biologico, e sull’espressione di comportamenti naturali. L’attenzione sulle esperienze soggettive, inizialmente focalizzata per lo più su quelle negative, come dolore e sofferenza, si è ora spostata verso la considerazione di esperienze positive degli animali, come piacere e soddisfazione, come parte della determinazione della qualità della vita di un animale. Questo “nuovo approccio” è definito “benessere animale positivo“. Ma quanto è noto questo concetto di benessere positivo tra gli allevatori di pecore e gli attori del settore nel Regno Unito? E quali sono le implicazioni per lo scambio di conoscenze e la pratica?
Lo studio
Per rispondere a questa domanda è stato condotto uno studio con metodo di campionamento detto “a valanga”, ovvero ai partecipanti iniziali è stato chiesto di raccomandare altri allevatori, portando a un effetto valanga. Sono state utilizzate piattaforme di social media (X, precedentemente Twitter e Facebook) per ampliare la portata. Gli attori del settore sono stati reclutati tramite segnalazioni, sfruttando le reti professionali dei ricercatori per identificare le principali parti interessate nel settore ovino. Il campione finale comprendeva 25 allevatori di pecore e 11 attori del settore.
Per gli allevatori, è stato adottato un approccio di campionamento intenzionale per garantire la rappresentanza di Scozia, Inghilterra e Galles al fine di cogliere eventuali variazioni regionali. Gli undici attori del settore rappresentavano una sezione trasversale del settore ovino, tra cui due veterinari, un agente di certificazione della filiera, tre consulenti agricoli (due specializzati in ovini e uno generale) e un ricercatore accademico. Sono stati coinvolti anche altri quattro attori della filiera, tra cui tre del settore della lana e uno del settore della carne, per offrire punti di vista dalla filiera del valore. I sociologi giustificano la dimensione del campione di circa trenta intervistati come una dimensione appropriata che consente potenzialmente a temi e sottotemi di emergere dai dati, generando così nuove conoscenze.
Dunque la dimensione del campione di trentasei, raggiunta in questo studio, rientra nella soglia accettabile per le metodologie sociologiche. Sono state condotte dapprima delle interviste individuali e poi un workshop per esplorare più dettagliatamente ulteriori punti salienti identificati durante il processo di intervista e testare l’attendibilità delle risposte raccolte.
Risultati e conclusioni
Nel complesso, circa 7 degli allevatori hanno equiparato il benessere positivo a “bestiame positivo”, mentre sei di loro hanno espresso definizioni di “buon benessere animale” associate alle “cinque libertà”. Al contrario, la maggior parte degli attori del settore (6) ha espresso interpretazioni associate a elevati standard di benessere (che vanno oltre le pratiche minime raccomandate) ed esperienze mentali positive (3). I discorsi emergenti hanno rivelato il collegamento tra autoidentità, identità sociale e cosa sia il benessere positivo, l’importanza dello scambio di conoscenze e la necessità di indicatori pratici attraverso la riformulazione del linguaggio.
I risultati hanno suggerito che la consapevolezza del benessere positivo come concetto era in gran parte bassa tra la maggior parte degli agricoltori, ma gli attori del settore hanno mostrato un livello di consapevolezza più vario.
Questa disparità di consapevolezza sembra essere correlata alla struttura del linguaggio, specialmente per gli agricoltori che suggeriscono che il loro “linguaggio agricolo” era profondamente legato alle loro pratiche di allevamento e ai loro valori personali. Il linguaggio, quindi, sembra essere una barriera principale che limita il flusso di conoscenze sul benessere positivo tra gli agricoltori. Inoltre, a livello di settore, gli attori che sono consapevoli del benessere positivo sono ancora nella fase di interiorizzazione di questa conoscenza piuttosto che di sua diffusione attiva. Le risorse di finanziamento sono state viste come un fattore abilitante chiave per migliorare la diffusione delle conoscenze sul benessere positivo.
C’è una chiara necessità di migliorare e potenziare le strategie di diffusione della conoscenza, in particolare nel Regno Unito, dove si stanno conducendo molte ricerche sul benessere positivo degli animali.
La presente sinossi è liberamente tratta dall’articolo “Discourses on Positive Animal Welfare by Sheep Farmers and Industry Actors: Implications for Science and Communication” doi: https://www.mdpi.com/2306-7381/11/10/452